Cosa succede in città- Pagina 363

Oltre 6500 guariti in Piemonte, altre 30 vittime

Il bollettino della Regione di martedì 5 maggio delle ore 17

6.564 PAZIENTI GUARITI E 2.671 IN VIA DI GUARIGIONE

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia, sono 6.564: 518 (numero di guarigioni invariato rispetto a ieri) in provincia di Alessandria, 267 (+6 ) in provincia di Asti, 346 (+6) in provincia di Biella, 721 (+17) in provincia di Cuneo, 538 (+1) in provincia di Novara, 3.437(+192) in provincia di Torino, 296 (+6) in provincia di Vercelli, 372(+16) nel Verbano-Cusio-Ossola, 69 (+2 ) provenienti da altre regioni.

Altri 2.671 sono “in via di guarigione”, ossia negativi al primo tampone di verifica, dopo la malattia e in attesa dell’esito del secondo.

I DECESSI SALGONO COMPLESSIVAMENTE A 3.216

Sono 30 decessi di persone positive al test del “Coronavirus Covid-19” comunicati nel pomeriggio dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 3 al momento registrati nella giornata di oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente dall’Unità di crisi può comprendere anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora di 3.216 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi su base provinciale: 583 ad Alessandria, 189 ad Asti, 165 a Biella, 263 a Cuneo, 273 a Novara, 1.433 a Torino, 164 a Vercelli,  113 nel Verbano-Cusio-Ossola, 33 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Sono 27.774 (+152) le persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte: 3.606  in provincia di Alessandria, 1.629 in provincia di Asti, 993 in provincia di Biella, 2.559 in provincia di Cuneo, 2.394 in provincia di Novara, 14.018 in provincia di Torino, 1.149 in provincia di Vercelli, 1.067 nel Verbano-Cusio-Ossola, 247 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 112 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 155.

I ricoverati non in terapia intensiva sono 2307.

Le persone in isolamento domiciliare sono 12.861.

I tamponi diagnostici finora eseguiti sono 181.316 , di cui 98.750 risultati negativi.

 

“Riaprire il Maria Adelaide per fronteggiare il coronavirus”

Il Consiglio Comunale di Torino ha approvato ieri un ordine del giorno (firmato dai consiglieri Raffaele Petrarulo e Aldo Curatella) con il quale si chiede a Sindaca e Giunta di adoperarsi presso la Regione Piemonte affinché possa essere riaperto l’ospedale Maria Adelaide di lungo Dora Firenze come struttura destinata ai pazienti Covid.

Il documento evidenzia come la struttura, dismessa nel 2016, ma ancora in condizioni accettabili, potrebbe essere ripristinata in tempi brevi e messa a disposizione dei malati del torinese, operando come ospedale di secondo livello, liberando posti in altre strutture sanitarie della Città.

Recentemente, l’ospedale era stato utilizzato nell’ambito del piano Emergenza Freddo.

Nel corso del dibattito sono intervenuti i consiglieri Viviana Ferrero, Fabio Versaci, Eleonora Artesio, Osvaldo Napoli, Francesco Tresso, Silvio Magliano.

Test sierologico agli Asili Notturni per volontari e senza fissa dimora

La Onlus Asili Notturni Umberto I di Torino è da sempre, per sua natura, al servizio dei più deboli: senza tetto, barboni e senza fissa dimora; una distinzione che un tempo non avrebbe avuto alcun senso, ma che oggi paradossalmente un senso ce l’ha perché è frutto di una società che genera nuove categorie di emarginati e di persone che vivono alla periferia del mondo.

In questo difficile momento storico – ci dice Sergio Rosso, presidente degli Asili Notturni di Torino – è
ovvio che l’attenzione verso le fasce più fragili della nostra società implica uno sguardo ancora più ampio
finalizzato a comprendere la gravità che il COVID 19 costituisce per costoro e per i volontari che se ne
occupano e che, vivendo in una sorta di promiscuità, rappresentano incolpevolmente delle vere e proprie
mine vaganti del tanto temuto contagio.

È per questo motivo che Sergio Rosso, a sua volta sempre a contatto con le persone a più alto rischio
sanitario, si è fatto promotore e fautore di un progetto che entro martedì 5 maggio realizzerà i primi 150 test
ai quali ne seguiranno altri 1000 entro la fine di giugno, al fine di testare i senza fissa dimora, i volontari e
gli ospiti in generale, sia della storica sede in via Ormea che in quella nuova di via Ravenna 8.

In questa ultima sede, che gli Asili Notturni gestiscono da poco più di 10 giorni, è stata avviata nella fase
emergenziale un progetto rivolto all’accoglienza di fasce deboli e protette, compresi nuclei familiari di
genitori e bambini, contemplando 40 posti letto in camere da 2 e 4 letti per dei soggetti no COVID che
necessitano di quarantena, o no COVID in anamnesi o non testati con contatti dubbi per positività COVID o
con sintomatologia aspecifica.

La prima fase di effettuazione del test sierologico ha avuto inizio il 30 aprile e si concluderà martedì 5
maggio.

Il dottor Maurizio Onoscuri, Pneumologo, spiega che questi test, qualitativi o rapidi, si basano sulla tecnica
di immunocromatografia e danno una risposta, positiva o negativa, in tempi molto brevi, solitamente entro
15 minuti. Sebbene non validati per la diagnosi di malattia attiva da COVID (per formulare con certezza
questa diagnosi è indispensabile eseguire il tampone naso-faringeo, al momento non facilmente effettuabile),
i test sierologici possono rilevare la presenza di anticorpi anti Corona Virus nel sangue: gli anticorpi precoci,
definiti IgM, sono prodotti nella fase iniziale dell’infezione e si ritrovano nel sangue a partire, in media, da 4
a 12 giorni dopo la comparsa dei sintomi, tendono a scomparire nel giro di qualche settimana. Altri
anticorpi, detti IgG, sono prodotti più tardivamente e si ritrovano nel sangue a partire da 2-3 settimane dopo
l’infezione o la malattia e permangono poi per molto tempo.

La positività per gli anticorpi IgM può far sospettare che un individuo sia contagioso e permette di
indirizzarlo ad eseguire il tampone, ancorché asintomatico.

La positività delle IgG evidenzia una pregressa malattia/contagio. La negatività di tutti gli anticorpi
escluderebbe precedenti malattie/contagi, tenendo però conto del limite di questi test che possono dare
risultati falsi negativi, in particolare nel periodo iniziale della malattia.

Per saperne di più: www.asilinotturni.org

Nasce #Maninalto, un progetto  per insegnare ai bambini a lavarsi le mani

Mai come quest’anno la Giornata mondiale dell’igiene delle mani ha un senso, se si pensa al periodo di grave emergenza legata al Covid-19. Il Ministero della Salute ha emanato alcune disposizioni per difenderci e contenere la diffusione di COVID-19: primo tra tutti il “lavaggio delle mani”. L’O.M.S. ci ricorda che lavarsi le mani è l’arma più efficace per ridurre le infezioni ed il 5 maggio è stata scelta come data per la Giornata Internazionale dell’igiene delle mani.

Ora nasce #MANINALTO, un progetto dell’ospedale Mauriziano e dei Lions Club destinato alle scuole dell?infanzia e delle Primarie per insegnare ai bambini a lavarsi le mani, ovvero un’azione educativa rivolta ai piccoli delle scuole, che coinvolge genitori ed insegnanti sotto forma di gioco del teatro sociale per abituare i nostri figli al gesto del lavarsi le mani in modo corretto ed efficace.

#MANINALTO ha per attori alcuni simpatici ed originali personaggi, quali il Dottor Gel, Sherlock Soap e le sue due agenti “Milavo” e “Lemani”, nati da un’idea dell’Associazione culturale Compagnia del Caffè di Torino (fondatrice Sara Bagnato) ed ora anche reinterpretata da operatori sanitari del gruppo salutearte che accompagnano i piccoli protagonisti in una avvincente indagine.

Il progetto, articolato in tre incontri formativi, è stato riadattato alle urgenti misure sanitarie restrittive che hanno obbligato alla sospensione degli incontri scolastici. Si è però sfruttato con successo il nuovo format di educazione a distanza.

Utilizzando un video appositamente creato dal gruppo salutearte https://www.youtube.com/watch?v=V72HF814P-Y (in cui Dottor Gel, Sherlock Soap e gli agenti Milavo e Lemani fanno vedere i corretti movimenti del lavaggio delle mani), nonché il materiale didattico in formato power point, gli insegnanti hanno creato, per i loro piccoli alunni, delle video-lezioni incentrate sul lavaggio delle mani.

Ideatore del progetto il dottor Salvatore Piazza, chirurgo vascolare dell’ospedale Mauriziano di Torino e socio del Lions Club Torino Solferino, che, insieme ad altri nove club del distretto 108 IA1 (Governatore dottor Libero Zannino), promuovono e sostengono #MANINALTO.

Le scuole aderenti all’iniziativa sono state:  Istituto comprensivo statale Alvaro – Gobetti di Torino, Istituto Comprensivo statale Vivaldi – Murialdo di Torino, Istituto Comprensivo statale Aristide Gabelli di Torino, Scuola Primaria Pestalozzi di Torino, Scuola paritaria materna San Michele Arcangelo di Mappano, Scuola Primaria Don Fontan di Bardonecchia, Scuola BEST (Bilingual European School) di Torino, Scuola paritaria Protette San Giuseppe di Torino, Istituto Comprensivo di Cumiana.

Segue il progetto l’Azienda Ospedaliera Ordine Mauriziano di Torino (Direttore Generale dottor Maurizio Dall’Acqua) col gruppo aziendale salutearte Mauriziano (referente dottor Pino Fiumanò), garante per la metodologia di teatro sociale e di comunità, best practice europea, anche nei contesti sanitari ed educativi, per le buone pratiche che promuovono la salute ed il ben-essere attraverso l’arte ed il teatro.

#MANINALTO nasce attorno ad una consapevolezza emersa dai recenti progressi scientifici delle neuroscienze: il nostro cervello è fatto per trarre maggiore profitto più da quello che “facciamo”, meglio se in un contesto giocoso e di condivisione (il fare, l’esperienza condivisa), che non da quello che sentiamo e ascoltiamo (la lezione frontale, la teoria).

La drammatica esperienza sanitaria Covid 19 ha cambiato il nostro modo di vivere; il semplice gesto del lavaggio delle mani rimarrà di importanza fondamentale nelle nostre misure di prevenzione; il progetto #MANINALTO proseguirà negli anni con la formazione educativa dei nostri bambini, i futuri adulti, anche eventualmente con delle video – lezioni mediate dagli insegnanti.

Non era una stecca ma nemmeno un filotto

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PAROLE ROSSE  di Roberto Placido / Non ricordo di essere mai ritornato su una “puntata” di Parole Rosse ma questa volta non potevo proprio esimermi. Perché l’avevo promesso a diversi lavoratori del Teatro Regio che non hanno condiviso quanto raccontato in “La stecca” dello scorso 6 aprile. Hanno scritto, sul mio profilo Facebook, alcuni molto gentilmente, avendo un rapporto di stima e cordialità, altri in maniera molto risentita ma comunque civile. Ci ritorno, perché non mi sottraggo mai ad un confronto, per precisare alcune cose e per allargare la questione a tutto il settore della cultura di Torino ed in parte dell’intera regione.

 

Approfondendo l’argomento sono venute fuori cose interessanti, altre curiose ed una sensazione che ho evidenziato in quanto ho già scritto. Andando con ordine, non è vero che i lavoratori hanno rifiutato la cassa integrazione, mi scuso per l’imprecisione, quando l’ho scritto lo erano già. Non lo sapevo né lo sapevano le persone con le quali mi ero confrontato in quanto il provvedimento, le disposizioni lo permettono, è stato retroattivo dal mese di marzo.

Fatta la precisazione vengo agli altri aspetti, più che rifiutare la cassa integrazione, cosa che non è possibile da parte dei lavoratori, dopo ferie ed eventuali permessi, ed in particolare la richiesta, legittima per carità ma che non tiene conto, a mio parere, dei conti del Regio e della situazione straordinaria che stiamo vivendo e cioè di mantenere, nella sostanza, l’intero stipendio attraverso il cosiddetto “smart working”. Richiesta non accolta dal sovrintendente Sebastian Schwarz e che ha fatto risentire alcuni membri delle fondazioni bancarie, ma sulle fondazioni ci torno dopo. Altri enti lirici l’hanno fatto, come La Scala di Milano o come l’ente cagliaritano che si è inventato un corso di inglese, a casa, per gli orchestrali. Capisco che ridurre lo stipendio è sempre un problema e che per alcuni, con impegni, mutui e affitti, rischia di diventare un dramma ma , lo ripeto, non siamo in una situazione normale.

Pretendere o lamentare, in altri settori, che non si può usare la mensa e che bisogna portarsi il mangiare da casa è lo stesso atteggiamento. I lavoratori hanno lottato, per la mensa, per i diritti, per i contratti, per le garanzie ma oggi il problema è difendere il posto di lavoro, superare la drammatica situazione e proporre, con un grande sforzo collettivo, una progettualità e un’innovazione indispensabili alle quali devono dare il contributo anche i lavoratori. In discussione non c’è solo il Regio ma la sopravvivenza dell’intero settore culturale. La stragrande maggioranza delle realtà vive di entrate dagli spettacoli, che al momento si sono azzerate e di, sempre più esigui, contributi pubblici. Un settore esiste se sono presenti dalle più piccole associazioni alle medie fino alle grandi Fondazioni culturali come Regio, Cinema, Stabile. Non può esistere se rimangono in vita solo le più importanti. Allora è necessario uno sforzo collettivo, altri ne hanno già scritto e parlato, di idee, progettualità, capacità di affrontare questa grande e problematica situazione. Bisogna mettere intorno ad un tavolo, evito volutamente i termini Task Force, Cabina di Regia, Comitato di esperti vari, tuti i soggetti, istituzioni, fondazioni, e gli esponenti del mondo della cultura, per affrontare e superare la situazione.

E’ necessaria una grande visione solidaristica che riguardi non solo chi è garantito da un contratto di lavoro con o senza cassa integrazione. Ci si salva e si va avanti se si agisce insieme e non uno per uno (cit.). Chiudo, come ho iniziato, con il Teatro Regio. Dopo scambi di commenti, opinioni e lunghe telefonate con alcuni lavoratori ed i loro rappresentanti, i sindacati mi hanno fatto pervenire, li ringrazio, un documento che hanno naturalmente inviato ai vertici della Fondazione Teatro Regio. Documento condivisibile in larghissima parte ma dal quale traspare chiaramente l’assenza di dialogo tra il sovrintendente e le stesse organizzazioni sindacali e questo non va assolutamente bene. Con i lavoratori ci si confronta e ci si scontra ma non si può pensare che gli si comunica solo le intenzioni e decisioni. La situazioni del Regio era già “pandemica” ed atteggiamenti non adeguati alla situazione, da parte di tutti, possono risultare esiziale. Nelle Fondazioni bancarie molti pensano che le risorse vadano destinate per la sanità e per chi fa fatica a sopravvivere e non per quelli che loro considerano “privilegiati”.

Ecco perché bisogna lanciare dei messaggi di chiarezza, comprensione, disponibilità, pur nel sacrificio, atti a superare questo momento. Bisogna aiutare i pochi “amici” veri della cultura presenti nelle Fondazioni bancarie. Così come mi auguro e spero che i vertici del Teatro Regio, a cominciare dal Presidente del Consiglio d’Indirizzo, il Sindaco Chiara Appendino, il Sovrintendente Sebastian Schwarz abbiano presentato alle stesse, al ministero le richieste dei contributi necessari per affrontare i problemi passati e quelli più recenti. Il mondo della Cultura può dimostrare, facendo diventare questo cataclisma un’opportunità, di chiedere non solo contributi, con un atteggiamento, da parte di alcuni, questuante, ma di proporre una grande progettualità innovativa per affrontare le grandi problematiche e cambiamenti che il Covid 19 ha generato. Le associazioni si trovano di fronte al “progetto della vita” nel senso che da esso può dipendere la loro sopravvivenza.

Coronavirus: in Piemonte oltre seimila guariti, in calo le vittime

Il bollettino della Regione Piemonte delle ore 19 di domenica 3 maggio

6.132 PAZIENTI GUARITI E 2.540 IN VIA DI GUARIGIONE

Oggi pomeriggio l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia, sono 6.132 (188 in più di ieri): 518 in provincia di Alessandria (+ 0), 261 in provincia di Asti (+12 ), 321 in provincia di Biella (+2), 687 in provincia di Cuneo (+16), 534 in provincia di Novara (+6), 3.122 in provincia di Torino (+119), 288 in provincia di Vercelli (+5), 334 nel Verbano-Cusio-Ossola (+31), 67 provenienti da altre regioni (-3).

Altri 2.540 sono “in via di guarigione”, ossia negativi al primo tampone di verifica, dopo la malattia e in attesa dell’esito del secondo.

I DECESSI SALGONO COMPLESSIVAMENTE A 3.164

Sono 20 i decessi di persone positive al test del “Coronavirus Covid-19” comunicati nel pomeriggio dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 13 al momento registrati nella giornata di oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente dall’Unità di crisi può comprendere anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora di 3.164 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi su base provinciale: 576 ad Alessandria, 187 ad Asti, 165 a Biella, 255 a Cuneo, 265 a Novara, 1.409 a Torino, 162 a Vercelli, 112 nel Verbano-Cusio-Ossola, 33 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Sono 27.507 (+ 190 rispetto a ieri) le persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte: 3.592 in provincia di Alessandria, 1.620 in provincia di Asti, 980 in provincia di Biella, 2.544 in provincia di Cuneo, 2.374 in provincia di Novara, 13.839 in provincia di Torino, 1.145 in provincia di Vercelli, 1.056 nel Verbano-Cusio-Ossola, 247 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 110 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 169 (- 9 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 2484 (- 3 rispetto a ieri)

Le persone in isolamento domiciliare sono 13.018

I tamponi diagnostici finora eseguiti sono 173.385 , di cui 93.939 risultati negativi.

Alle Molinette visiere in 3D prodotte in proprio

Il laboratorio della chirurgia maxillo-facciale  del professor Guglielmo Ramieri alle Molinette è stato riconvertito per la stampa di  visiere protettive in 3d da destinare al dipartimento di scienze chirurgiche

Grazie alle nuove tecnologie,  un ingegnere da remoto è in grado di progettare le visiere e stamparle a distanza direttamente in reparto. Gli stessi file sono già stati “esportati” in altre strutture ospedaliere del mondo.

Il laboratorio è sorto lo scorso anno proprio per sperimentare nuove metodiche chirurgiche con il 3D in supporto, ad esempio per la ricostruzione dei volti, ma oggi si dedicherà alle necessità dovute all’emergenza covid.

Le tecnologie informatiche hanno permesso di trasformare il lavoro normalmente svolto da un ingegnere fisicamente presente in ospedale in una postazione virtuale che consente di realizzare in remoto l’elaborazione dei progetti 3D e la modellazione dei dispositivi, mentre la stampa additiva continua invece ad essere realizzata all’interno del reparto.
In questo modo, grazie alla presenza di due stampanti 3D è stata avviata la produzione di visiere protettive, immediatamente disponibili una volta assemblate, destinate al personale medico ed infermieristico dei reparti chirurgici.
Queste visiere non sostituiscono le indispensabili mascherine, ma rappresentano una prima barriera in grado di proteggere gli occhi e le mucose della bocca, creando una schermatura per tutto il volto contro le infezioni da contatto.
Un piccolo contributo che può essere particolarmente prezioso per supportare il personale del Dipartimento di Scienze Chirurgiche e che rappresenta un segno di solidarietà del laboratorio 3D verso il personale sanitario impegnato in prima linea.

Coronavirus, verso quota seimila guariti. Ma non si fermano ancora vittime e contagi

Il bollettino della Regione delle ore 18

 

5.944 PAZIENTI GUARITI E 2.512 IN VIA DI GUARIGIONE

 

Oggi pomeriggio l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia, sono 5944 (272 in più di ieri): 518 in provincia di Alessandria (+ 32), 249 in provincia di Asti (+23 ), 319 in provincia di Biella (+13), 671 in provincia di Cuneo (+47), 528 (+31) in provincia di Novara, 3003 (+ 105) in provincia di Torino, 283 (+ 10 ) in provincia di Vercelli, 303(+10 ) nel Verbano-Cusio-Ossola, 70 (+1) provenienti da altre regioni.

Altri 2512 sono “in via di guarigione”, ossia negativi al primo tampone di verifica, dopo la malattia e in attesa dell’esito del secondo.

 

I DECESSI SALGONO COMPLESSIVAMENTE A 3.144

Sono 33 i decessi di persone positive al test del “Coronavirus Covid-19” comunicati nel pomeriggio dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 17 al momento registrati nella giornata di oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente dall’Unità di crisi può comprendere anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora di 3144 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi su base provinciale: 574 ad Alessandria, 182 ad Asti, 165 a Biella, 253 a Cuneo, 264 a Novara, 1400 a Torino, 161 a Vercelli, 112 nel Verbano-Cusio-Ossola, 33 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

 

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Sono 27.317 (+ 550 rispetto a ieri) le persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte: 3579 in provincia di Alessandria, 1617 in provincia di Asti, 979 in provincia di Biella, 2532 in provincia di Cuneo, 2369 in provincia di Novara, 13.202 in provincia di Torino, 1140 in provincia di Vercelli, 1049 nel Verbano-Cusio-Ossola, 245 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 178 (- 1 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 2487 (-62 rispetto a ieri)

Le persone in isolamento domiciliare sono 13.052

I tamponi diagnostici finora eseguiti sono 170.109 , di cui 92.136 risultati negativi.

Ecco il rapporto del Poli: “Scuole aperte, Società protetta”

Il gruppo di lavoro coordinato dal Politecnico di Torino che sta aggiornando i primi risultati del progetto “Imprese aperte, lavoratori protetti” con nuovi approfondimenti tematici per aree di applicazione delle modalità proposte per le riaperture delle attività nella Fase 2, ha pubblicato il Rapporto “Scuole aperte, Società protetta”.

La scuola e i servizi educativi per la prima infanzia sono infatti altrettanto cruciali delle attività produttive per la ripresa del Paese. Il sistema educativo risponde a problemi di conciliazione famiglia-lavoro per i genitori, ma soprattutto ai diritti costituzionali dei bambini e ragazzi a ricevere un’istruzione e ad avere accesso alle risorse per il pieno sviluppo delle proprie capacità. Esigenze e diritti che sono stati, forse inevitabilmente, compressi in queste settimane con conseguenze negative che hanno allargato le disuguaglianze sociali tra bambini. La letteratura internazionale è unanime nel sottolineare l’importanza per tutti i bambini, ma soprattutto per i più svantaggiati economicamente e socialmente, o con qualche disabilità, di esperienze educative extra familiari precoci.

Il rapporto prende dunque in considerazione queste dimensioni, oltre ad affrontare sotto il profilo tecnico-scientifico la prevenzione e mitigazione del rischio di trasmissione del contagio da SARS-CoV-2 nell’ambito del sistema scolastico dall’obbligo ma anche nel sistema educativo per la fascia 0-6 anni, che ormai fa parte a pieno titolo del sistema istruzione anche a livello normativo.

Potete leggere il rapporto al link: http://www.impreseaperte.polito.it/i_rapporti/scuole_aperte_societa_protetta