Cosa succede in città- Pagina 30

Vitamine Jazz chiude la stagione

Con la 423ma vitamina si concluderà giovedì 27 giugno all’OspedaleSant’Anna di Torino
la settima stagione di “Vitamine Jazz” varate nel 2017 dalla Fondazione Medicina a Misura di
Donna con la direzione artistica di Raimondo Cesa.
Le “Vitamine Jazz” sono il più articolato, ampio e longevo programma al mondo di esecuzioni
di jazz realizzate in un ospedale.
Le note del jazz hanno dato il benvenuto alla vita nei reparti maternità, hanno accompagnato
le pazienti al day hospital oncologico durante le cure chemioterapiche e hanno ingannato il
tempo dell’attesa nelle sale d’aspetto e al pronto soccorso.
La 423ma vitamina avrà come protagonista il:
Nebiolo – Colla Duo
in
“Music Talks”.
Il duo formatosi nel 2020 propone un repertorio easylistening per voce e chitarra: alcune tra
le più famose bossa nova, come Desafinado o Wave, standard jazz di Gershwin e Porter con
l’aggiunta di qualche canzone del panorama pop italiano e internazionale (Estate, Englishman
In New York..). Il trait d’union sono gli arrangiamenti delicati che donano a tutti il repertorio
un carattere elegante e intimo, tipico degli Home Concert. Music Talks è sì un concerto ma è
anche un talk: i brani suonati saranno incoronati da alcuni aneddoti e curiosità, così da
accompagnare l’ascoltatore in un bel viaggio, alla scoperta di musica nuova.
Appuntamento giovedì 27 giugno alle 10.30 in via Ventimiglia 3 nella sala Terzo Paradiso.
Aura Nebiolo
Inizia a cantare prima ancora di iniziare a parlare ma è intorno ai tre anni che si avvicina alla
musica, con un corso propedeutico di pianoforte. Ha sei anni quando si esibisce al pianoforte per la
prima volta; lo studio del pianoforte classico proseguirà fino all’adolescenza. A dodici anni scopre
l’amore per il canto, studiando prima con insegnanti privati poi al Civico Istituto Verdi di Asti, dove
si avvicina al Jazz sotto la guida del trombettista Alberto Mandarini. In quegli anni incomincia ad
esibirsi nei locali astigiani come vocalist, continuando a studiare e a seguire masterclass. Dopo la
maturità classica, interrompe gli studi musicali per frequentare l’Università del Piemonte Orientale
per poi laurearsi in Chimica nel 2014. Dopo la laurea capisce che la vita in un laboratorio chimico
non faceva per lei e decide di buttarsi seriamente nella musica. Si iscrive al triennio di Canto Jazz
presso il Consevatorio Ghedini di Cuneo, sotto la supervisione di Tiziana Ghiglioni e Luigi
Martinale e nel 2018 si laurea con lode con una tesi sulla ricerca della propria individualità musicale
e l’evoluzione delle forme nel jazz, con l’aiuto del pianista genovese Gianluca Tagliazucchi. Proprio
grazie agli approfondimenti per la stesura della tesi, si appassiona alla scrittura e alla composizione,
decidendo di proseguire il percorso accademico con un biennio di Composizione Jazz. Si laurea
quindi con lode nel 2021 in Composizione ed Orchestrazione presso il Dipartimento di Jazz, Nuove
Tecnologie e Linguaggi Musicali del Conservatorio di Musica “Antonio Vivaldi” di Alessandria,
con il M° Enrico Fazio. Ha collaborato tra gli altri con il quintetto di ottoni parmense Parma Brass
con concerti in tutto il centronord Italia e all’estero, con l’Orchestra Sinfonica di Asti e suonando
con musicisti del panorama italiano e straniero tra i quali Daniele Tione, Matteo Curallo, Fabio
Giachino, Luigi Martinale, Dino Cerruti, Enrico Ciampini, Mauro Battisti, Luigi Bonafede, Paolo
Franciscone, Gianni Virone, Stefano Riggi, Fulvio Albano, Tino Tracanna, Pippo Colucci, Felice
Reggio, Ken Scharf, Alberto Mandarini, Flavio Boltro, Gianni Dallaturca, Dino Piana.. Il 12 maggio
2022 esce A kind of Folk, il suo primo disco da compositrice ed arrangiatrice, per l’etichetta ABeat
Records e a dicembre 2021 è uscito Singin’ Gershwins, disco in trio con Maurizio Vespa al
vibrafono e Enrico Ciampini al contrabbasso con musiche dei fratelli Gershwin. È docente di canto
moderno, pop e jazz, presso l’Istituto Nostra Signora delle Grazie a Nizza Monferrato, presso il
Music Studio di Montemagno e presso il Civico Istituto Verdi di Asti.
Francesco Colla
Francesco Colla si diploma in chitarra classica presso il conservatorio “A. Vivaldi” di Alessandria
studiando con il M° Ignazio Viola. Successivamente frequenta il biennio ad indirizzo concertistico
sotto la guida del M° Luigi Biscaldi presso lo stesso istituto. Si perfeziona con il M° Giulio
Tampalini presso L’Accademia della Chitarra di Brescia e con il M° Frédéric Zigante presso il
Conservatorio di Alessandria e con i M°Dora Filippone presso il Conservatorio di Torino e il M°
Christian Saggese. Si esibisce come solista e con diverse formazioni cameristiche: in duo con la
chitarrista Silvia Masoero ed anche in trio, con i chitarristi Francesca Pasini e Daniele Giacobbe e
con la flautista Simona Scarrone e il violinista Andrea Bertino. Ha suonato in numerosi eventi tra
cui la rassegna chitarristica internazionale “Six Ways”, rassegna chitarristica internazionale “Intorno
alla Chitarra” inoltre “Stagioni di Musica da Camera” del Civico Istituto Musicale “L. Rocca” di
Alba. Alla chitarra, Francesco Colla ha aperto i concerti di Ganesh del Vescovo, Giulio Tampalini,
Kazuhito Yamashita, Magdalena Kaltcheva, il Vivaldi Trio e il Duo Caputo-Pompilio.
Parallelamente al percorso classico studia chitarra moderna e jazz con Sherley Bailey (Berklee
College of Music di Boston) inoltre con Francis Coletta (Music Conservatory di Friburgo) e con
Pino Russo e Marco Soria (Centro Jazz di Torino). Ha altresì studiato armonia e improvvisazione
con il pianista e compositore RAI Ettore Righello. Si esibisce in quartetto con la cantante Loredana
Cortese, il contrabbassista Giorgio Boffa e il batterista Cristian Longhitano e con il progetto
Virtualduo con Cristian Longhitano alla batteria. All’attività artistica affianca quella didattica come
docente presso l’Istituto Musicale “Giuseppe Verdi” di Asti, l’Istituto Musicale “V. Caffa Righetti”
di Cortemilia e il Liceo Artistico “B. Alfieri” di Asti

Il “Pannunzio” ricorda Soldati a 25 anni dalla scomparsa

Venerdì 28 giugno alle ore 17 sulla pagina Fb del centro Pannunzio il prof. Pier Franco Quaglieni ricorderà  insieme a Edoardo Massimo Fiammotto MARIO SOLDATI a 25 anni dalla scomparsa . “Sarà una grande emozione per me dopo due mesi di forzato silenzio. Grazie alle amiche ed amici che vorranno ascoltarci: cercheremo di non essere banali”, commenta Quaglieni.

6000 dosi di “latte sospeso” per le neomamme grazie al calendario “Profumo di vita”

A donarle le associazioni benefiche Alsil Onlus e Legal@rte

Il 25 giugno a Torino, presso il Centro di Ascolto Caritas “Due Tuniche” di Corso Mortara, l’ALSIL Onlus in collaborazione con l’Associazione Legal@rte ha recapitato alla Caritas Diocesana “Oltre 150 confezioni di “latte sospeso per un totale di circa 6000 dosi ripartite alle neomamme in difficoltà“, spiega Luca Pantanella, presidente dell’Associazione per la Legalità e la Sicurezza sul Lavoro.

Il latte in polvere per neonati è stato raccolto da dicembre a maggio, grazie alla generosità di quanti, acquistandone una confezione lasciata presso le farmacie aderenti all’iniziativa, hanno ricevuto in dono il calendario 2024 Profumo di vita #neldirittodelbambino”.

Il calendario, giunto alla settima edizione, è parte integrante del progetto artistico-sociale ‘Profumo di vita’ curato da Roberta Di Chiara e ideato nel 2017 dall’Associazione Legal@rte, costituita da un gruppo di appartenenti alla Polizia di Stato, con la fotografa torinese Elena Givone.

Vogliamo creare un momento di riflessione sul tema della violenza assistita da minori in famiglia“, chiosa Luca Pantanella. “Il bambino è uno ‘spettatore obbligato’ di qualsiasi tipo di maltrattamento espresso in atti di violenza fisica, verbale o psicologica. Soprattutto su figure di riferimento per lui affettivamente significative“.

A Barriera di Milano la XV edizione di Teatrocomunità in Festival

Sino al 7 luglio un ricco programma di concerti e spettacoli teatrali, compresa la rassegna/stage “La città delle donne”.

L’associazione culturale Chorós, è promotrice di una serie di eventi che coinvolgono gli abitanti del quartiere invitati a prender parte a installazioni artistiche e performance teatrali.

Sabato 22 Giugno è stata inaugurata l’installazione site-specific dell’artista Carlo Galfione, a cura di Lorena Tadorni, realizzata sulle colonne esterne della struttura di Teatro Marchesa ed è andata in scena una delle rappresentazioni intitolata: “La Città delle Donne – Dialoghi con Le Antenate”.

 

Se nell’installazione è stato chiesto agli abitanti del quartiere di portare immagini o suggestioni rappresentate poi su teli installati sulle colonne del Teatro, nello spettacolo teatrale “La Città delle Donne – Dialoghi con Le Antenate”, gli attori, magistralmente guidati dalla regista Maria Grazia Agricola, hanno analizzato testi di scrittrici, a partire da Vera Brittain, Virginia Woolf, Isabel Allende, Simone Weil, Simone De Beauvoir, Gioconda Belli, Anna Magnani, per poi digerire suggestioni e amalgamarle alle loro storie personali.

Il risultato è una riflessione sulla condizione femminile che riproduce un vero e proprio dialogo delle donne e tra le donne. Lo spettacolo, che ricorda quasi una seduta psicanalitica, è un vero e proprio turbinio in continuo movimento dove si affrontano temi come l’affermazione personale, il femminicidio, la rinuncia per il bene della famiglia, e il sacrificio per il bene comune. Non manca la presenza maschile che talvolta racconta l’orrore del femminicidio, e in altri momenti, con tenerezza esplora il ricordo della propria madre.

Il livello di intensità dello spettacolo, dove non ci si ferma un solo attimo, e la bravura degli attori in scena, dimostra come la regista Agricola, coadiuvata dall’aiuto regista Marianna Barbaro, per l’occasione anche luminosa attrice, sia riuscita a coinvolgere gli abitanti di quartiere in un percorso artistico commovente. Agricola sembra suonare una melodia utilizzando gli attori come note e le scenografie suggestive come silenzi.

Questo tipo di Teatro, dove l’attore si fa anche autore, si definisce biografia teatrale di teatro comune. E rappresenta un ottimo connubio di lavoro artistico in funzione del lavoro sul territorio per l’accoglienza e l’integrazione. Tutti sono invitati a prenderne parte, anche senza conoscenze teatrali pregresse.

Ecco dunque tutti gli appuntamenti in programma.

Dal 2 al 7 Luglio 2024 stage: “La Città delle Donne”

Laboratorio di una settimana, a cura di un’équipe di registe e drammaturghe rivolto a giovani attrici/attori, operatori, rappresentanti di associazioni, docenti di scuola. Il laboratorio ha l’obiettivo di raccontare e sperimentare le pratiche artistiche che, durante il festival, hanno dato vita agli spettacoli: a partire dal lavoro sulla biografia teatrale di Choros (Maria Grazia Agricola con Marianna Barbaro) al lavoro sul corpo di Giulietta De Bernardi alla scrittura poetica di Daniela Parafioriti. E poi il lavoro di attrici: Antonella Delli Gatti e Lucia Falco, di cantante e musicista: Costanza Bellugi e infine la pratica curatoriale di Lorena Tadorni nell’ambito dei processi artistici.

Costi iscrizione e partecipazione (cifra simbolica): 50 euro

DIREZIONE ARTISTICA 

Maria Grazia Agricola con Marianna Barbaro e la collaborazione artistica di Duccio Bellugi Vannuccini.

Collaborazione di Lorena Tadorni per la curatela dei percorsi d’arte

27 giugno 2024,

Teatro Marchesa, Corso Vercelli 141

Ore 21: Gruppo Vocale  Gli Abbaini

CHI DICE DONNA…

Direzione artistica: Floriana D’Andrea

CHI DICE DONNA… è un percorso di ritratti, suoni e parole attraverso l’immaginario collettivo sulla femminilità. All’inizio una veloce proiezione di foto di donne mito. Poi le canzoni, prese da un repertorio di musica leggera e i testi, di autrici famose o nati dall’esperienza quotidiana delle donne del gruppo. Il viaggio tocca i luoghi comuni, gli stereotipi che accompagnano ogni donna da quando è bambina e poi adolescente, fanciulla, moglie, madre, fino alla vecchiaia. Un viaggio che, con il ritmo e la leggerezza delle canzoni e la profondità dei testi intrattiene, fa sorridere e riflettere, non senza una buona dose di autoironia.

Ingresso: € 6,00

 

28 giugno 2024,

Teatro Marchesa, Corso Vercelli 141

Ore 21: CONTRASTO

TUA GILDA

(Dite al treno che io passo una volta sola)

 

di e con ELENA CASCINO, MARTA CORTELLAZZO WIEL e ALICE PIANO

Gilda è una donna pura di cuore dalle forme sinuose e provocanti. innamorata di un uomo, finito in carcere per ricettazione, lo “mantiene come un signore” vendendo il proprio corpo.

Lo spunto drammaturgico si sviluppa a partire da “LA GILDA del MAC MAHON”, una raccolta di racconti del 1959 di G. Testori.

Il lavoro delle tre attrici nasce dalla consapevolezza che ancora oggi esistono molteplici “Gilde”; da qui la rielaborazione del testo in chiave pop. In scena si gioca, a partire dal linguaggio testoriano, su femminilità e ironia di una donna devota.

Ingresso: € 6,00

29 giugno 2024,

Teatro Marchesa, Corso Vercelli 141

Ore 21: ANTONELLA DELLI GATTI

Distribuzione Tedacà

IL MARE A CAVALLO con ANTONELLA DELLI GATTI

drammaturgia originale:     Manlio Marinelli

regia:                                     Luca Bollero

disegno luci:                          Antonio Stallone

costumi di scena:                  Atelier Enrica Daidone

prodotto in collaborazione con Casa degli Alfieri / Toto

Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato hanno riconosciuto nel 2018 il valore civile e artistico dello spettacolo.

Il Mare a cavallo dà voce a Felicia Bartolotta, madre di Peppino Impastato, dilaniato da una bomba sulla ferrovia Trapani-Palermo il 9 maggio del 1978. Peppino è stato ucciso dalla mafia, che fin da subito cerca di depistare le indagini con l’accusa di terrorismo.

Felicia non si dà pace, rifiuta la regola del silenzio che la vuole chiusa nel suo dolore e rompe con la famiglia del marito. Lo spettacolo prende avvio dai funerali di Felicia: dalla bara, mentre si svolgono le esequie, la donna guarda i compaesani e racconta nuovamente la sua vicenda.

Ingresso: € 6,00

 

 

30 giugno 2024,

Teatro Marchesa, Corso Vercelli 141

Ore 21: COSTANZA BELLUGI IN CONCERTO

Chiedo scusa se parlo di Maria – Donne che cantano e donne canzonate.

Costanza Diotima Bellugi: ideazione del progetto, voce.

Luca Cognetti: chitarre.

Con la preziosa collaborazione di Franco Castelli e Vittoria Russo.srrovia T

Rap

Un concerto che parli di donne. Canzoni che descrivano l’universo femminile. In Italia, nell’arco di tutto il secolo scorso, ne sono state composte a centinaia, per la maggior parte da uomini: ognuna di queste canzoni apporta

una verità, piccola o grande, legata al mondo delle donne. Il mosaico che questi canti compongono è un’opera ricca di contraddizioni. Le canzoni che abbiamo scelto hanno origini anche molto diverse tra loro e arrivano fino ai giorni nostri: alcune derivano dal mondo del cantautorato (Endrigo, De Angelis, Margot), altre dal mondo

della musica leggera e nazional-popolare, che il più delle volte rappresenta il canale “istituzionale” attraverso il quale proiettare l’immagine della donna reiterata nel corso della storia. –

Ingresso: € 6,00

Lori Barozzino 

Merz e Minato, due nuovi “ambasciatori” per la città

Da  oggi, festa del patrono San Giovanni, Torino ha due nuovi “ambasciatori”..  Il loro compito sarà rappresentare e promuovere nel mondo la nostra città. Questa mattina, durante la cerimonia nella Sala Rossa di Palazzo Civico c il sindaco Stefano Lo Russo e la presidente del Consiglio comunale Maria Grazia Grippo hanno consegnato l’onorificenza a Maria Beatrice Merz e a Valerio Minato.

Il sindaco Stefano Lo Russo: “il riconoscimento rappresenta non soltanto un ringraziamento per l’attività in cui due concittadini illustri si distinguono ma anche la richiesta di aiutarci a raccontare e promuovere la nostra città. Molto spesso di noi torinesi si dice che siamo bravi nel fare le cose ma meno nel raccontarle: questo è il compito nel quale, da oggi, chiederemo il loro impegno”.

Ecco la motivazione del riconoscimento a Maria Beatrice Merz, presidente e direttrice della fondazione intitolata al pittore, scultore e noto esponente torinese dell’arte povera Mario Merz: “Per aver notevolmente contribuito all’attività di ricerca sull’arte contemporanea, che da vent’anni trova nella Fondazione Merz un attivo e prolifico laboratorio di idee e un luogo di incontro e confronto per artisti nazionali e internazionali”.

Beatrice Merz ha ringraziato il sindaco, la presidente del Consiglio Comunale e “tutta la città che ci accoglie e ci viene a trovare. Il nostro ruolo – ha detto – è lavorare in questa città ma portarla nel mondo. Torino – ha aggiunto- è stata sempre per tutta la mia famiglia un punto di partenza e un punto di approdo, con questo ruolo intendo far sì che lo diventi ancora di più”.

Valerio Minato, fotografo, è invece l’autore di numerosissimi scatti di Torino. Premiato lo scorso 25 dicembre dalla Nasa per la foto della Basilica di Superga con alle spalle il Monviso e la luna, E’ “ambasciatore”  “per aver immortalato con occhio attento e dedizione l’anima e la bellezza di Torino, creando un tesoro visivo per i torinesi e non solo. La sua dedizione alla città si riflette in ogni dettaglio delle sue fotografie, trasmettendo l’amore per Torino a chiunque le guardi”.

“Faccio il lavoro più bello che possa immaginare, nella città che mi ha accolto vent’anni fa – ha commentato Valerio Minato -. Una città che ho iniziato ad amare e a fotografare in ogni suo angolo, un hobby poi diventato col tempo un’occupazione a tempo pieno. In questi ultimi mesi i miei scatti mi hanno portato molte cose belle e questo riconoscimento è sicuramente tra queste”.

La Città  di Torino ha istituito il titolo di ambasciatore nel mondo delle eccellenze del territorio torinese nel 2020 per destinarlo a cittadini, torinesi e non, che si siano distinti per il loro contributo allo sviluppo e all’immagine del territorio torinese. Gli ambasciatori vengono inseriti in un apposito albo e hanno il compito di rappresentare e di promuovere le eccellenze del territorio e del patrimonio artistico, architettonico e culturale che Torino può offrire a turisti, istituzioni e imprese di tutto il mondo.

(foto Città di Torino)

I portici, che invenzione!

I privilegiati passaggi di Torino realizzati in quattro secoli di storia

Caldo rovente, freddo e pioggia, i portici sono un passaggio sicuro in qualsiasi stagione e a qualsiasi temperatura. Adornati da bei negozi, eleganti ristoranti e bar, librerie e ogni tipo di esercizio commerciale, queste gallerie sono un rifugio protetto, ma anche una ariosa e piacevole veranda sulla citta’. A Torino ne abbiamo ben 18 chilometri, di diversi stili e materiali, quelli in pietra grigia di via Po che sfociano da una parte su piazza Castello e dall’altra su piazza Vittorio Veneto, i razionali di via Roma costruiti in marmo, quelli di via Cernaia e via Pietro Micca (la Diagonale) realizzati con uno stile eclettico e decorati da soffitti colorati.

Quale e’ stata la genesi dei portici torinesi? E perche’ furono costruiti?

La ragione era “nobile” ovvero permettere ai regnanti e alla coda aristocratica di passeggiare per la citta’ stando sempre al riparo. La costruzione dei portici, tuttavia, rientrava anche in un preciso disegno politico che voleva trasformare Torino da una citta’ di provincia in una rispettabile capitale, in un luogo rappresentativo e magnifico; costituiscono, inoltre, un fenomeno architettonico unico che ha dato vita ad una zona pedonale molto estesa, la piu’ grande d’Europa. I primi portici di Torino risalgono al periodo medievale ed erano siti a piazza delle Erbe, oggi Palazzo di Citta’, ma solo nei primi anni del 1600 per volonta’ di Carlo Emanuele I di Savoia venne realizzato il porticato di piazza Castello con un progetto di Ascanio Vittozzi, artefice di altre importanti ristrutturazioni.

L’edificazione prosegui’ con gli archi che arrivano fino a piazza San Carlo mentre un secolo dopo vennero ridisegnati, da Benedetto Alfieri, quelli di piazza Palazzo di Citta’. Nel 1800, poi, furono completate le volte di Piazza Castello, piazza Carlo Felice e piazza Statuto e per creare una uniformita’ strutturale e di design anche le due stazioni ferroviarie di Torino, Porta Nuova e Porta Susa, vennero dotate di deliziosi portici.

Negli anni ’30 del secolo scorso ci fu la ristrutturazione dei porticati di un tratto di via Roma in seguito alla demolizione e alla ricostruzione completa di alcuni isolati che vide la rimozione di diversi antichi impianti romani e medievali collocati poi nei musei cittadini. Tra gli ultimi (in senso temporale) passaggi coperti edificati ci sono quelli di piazza Bodoni, piu’ semplici e sobri rispetto agli analoghi monumentali e maestosi.

La storia dei portici di Torino, dunque, copre quattro secoli di storia, rappresenta la volonta’ di fare di Torino una citta’ monumentale, il proposito di creare un modello architettonico urbano funzionale ed originale, ma anche fiero e sorprendente grazie alla varieta’ degli stili di questi iconici passaggi, da quelli piu’ regali a piazza San Carlo a quelli vivaci e particolareggiati di via Pietro Micca. I piu’ famosi e amati rimangono, comunque, quelli di via Po, realizzati da Amedeo di Castellamonte in pieno periodo Sabaudo, che mettono in comunicazione la parte vecchia di piazza Castello con il Po e la Collina regalando a chi li percorre scorci di unica bellezza.

Il fascino e il valore razionale dei portici ha colpito molti personaggi celebri come Mark Twain che diceva, nel 1880: «si cammina dall’una all’altra di queste spaziose vie sempre al riparo” o Giorgio De Chirico che affermava “Questi portici danno alla città l’aria di essere stata costruita apposta per le dissertazioni filosofiche”.

Il loro charme e’ indiscutibile, ma e’ evidente anche la loro vocazione sociale, sotto i portici, infatti, le persone passeggiano, si incontrano, frequentano i caffe’ e i ristoranti sempre protetti dalla pioggia, ma anche dai bollenti raggi del sole estivi. Queste vie privilegiate simboleggiano il cuore di Torino, la sua storia, la vita sobria e allo stesso tempo vibrante di questa unica citta’.

Maria La Barbera

Zucchero & co – L’impronta della dolcezza

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Dopo il debutto dello scorso autunno alla ventunesima edizione del Festival della Scienza di Genova, sbarca alle Settimane della Scienza di Torino, dal 19 giugno al 19 luglio, lo speciale laboratorio ludico-educativo di divulgazione scientifica firmato Eridania: un coinvolgente viaggio attraverso gli elementi nutritivi, con particolare attenzione allo zucchero in tutte le sue forme, per comprenderne le origini e peculiarità, sfatarne i falsi miti e imparare come inserirlo in un’alimentazione quanto più equilibrata e bilanciata.

Lo sapevate che anche gli zuccheri sono carboidrati come quelli contenuti nel pane o nella pasta? Ma allora quante diverse tipologie di zucchero esistono? Basta un piccolo cambiamento nella struttura molecolare ed ecco che si passa, ad esempio, dal glucosio al fruttosio e a una diversa funzione metabolica. E allora che cosa rende speciale il saccarosio, lo zucchero alimentare più comune?

Queste alcune delle tematiche che verranno affrontate a “Zucchero & co – L’impronta della dolcezza”, il laboratorio sul mondo della dolcificazione che Eridania, in collaborazione con Cooperativa Ossigeno e insieme a Associazione CentroScienza Onlus, presenterà alle Settimane della Scienza di Torino e rivolto a un pubblico di tutte le età con un focus particolare sulle giovani generazioni.

Il progetto “Zucchero & co” sarà proposto al pubblico dal 19 giugno al 19 luglio e si svolgerà all’interno della Biblioteca AGROVET di Grugliasco (Via Largo Paolo Braccini 2, Grugliasco – TO). La partecipazione è gratuita ed è rivolta ai centri estivi al mattino e al pubblico organizzato in gruppi al pomeriggio (i gruppi devono essere composti da un minimo di 10 persone a un massimo di 25). Per tutti la prenotazione è obbligatoria inviando una mail a settimane@centroscienza.it (Per maggiori informazioni: Tel 011 8394913 – WhatsApp 375 6266090).

La collaborazione nell’ambito delle Settimane della Scienza con il Dipartimento e la Biblioteca di Scienze Veterinarie rappresenta una scelta di valorizzazione dei luoghi di apprendimento e innovazione, in linea con le strategie di apertura alla comunità e al territorio. L’obiettivo condiviso è quello di favorire la diffusione della conoscenza, promuovere la salute e il benessere e coinvolgere attivamente la comunità, con una particolare attenzione ai più giovani.

Il laboratorio, che ha debuttato l’autunno scorso alla ventunesima edizione del Festival della Scienza di Genova coinvolgendo oltre 1.700 partecipanti, è strutturato come un interessante viaggio attraverso gli elementi nutritivi, con particolare attenzione allo zucchero in tutte le sue forme, per comprenderne le origini e peculiarità e sfatarne i falsi miti attraverso divertenti attività interattive. Tra schede didattiche, esperienze sensoriali, esperimenti di fisica e divertenti quiz, bambini, studenti e appassionati di ogni età potranno scoprire gli aneddoti e le curiosità che caratterizzano questo dolcissimo ingrediente, imparando quali siano le tecniche di produzione –– e come inserirlo in una dieta corretta. Tra gli obiettivi principali dell’iniziativa, infatti, vi è quello di imparare a distinguere fake news e notizie attendibili, così da capire quale sia la via migliore per scegliere un’alimentazione quanto più equilibrata e bilanciata, senza rinunciare a un pizzico di dolcezza.

Dopo la bellissima esperienza dello scorso autunno al Festival della Scienza di Genova, siamo felici di riproporre l’iniziativa anche quest’anno, nell’ambito di un’importante manifestazione come le Settimane della Scienza di Torino – ha dichiarato Alessio Bruschetta, AD di Eridania ItaliaL’impegno che, come azienda, ci assumiamo nel campo dell’alimentazione responsabile parte anche dalla vicinanza ai consumatori: questo genere di attività a carattere ludico-educativo ci consentono di sensibilizzare un pubblico vario e di ogni età attraverso un’azione di divulgazione scientifica in grado di dare basi strutturate alle scelte di consumo. I consumatori sono sempre più attenti e ricercano maggiori informazioni sul prodotto

da acquistare, a maggior ragione se questo finirà sulle loro tavole. È perciò fondamentale informarli adeguatamente, accompagnandoli e aiutandoli a distinguere le fake news dalle notizie vere e attendibili”.

Il futuro chiede dolcezza”: Eridania si prende cura del domani a 360 gradi

La responsabilità che si assume Eridania nel campo della corretta nutrizione è parte di un impegno globale dell’azienda nel perseguire obiettivi di sostenibilità aziendale trasversali, dal packaging ai trasporti, dai consumi energetici alle iniziative in campo sociale.

La sostenibilità di Eridania non va intesa in un’ottica unicamente ambientale, ma è un elemento intrinseco in tutte le attività: quelle che hanno a che fare con l’ambiente, con il territorio, ma anche con la salute e con il benessere delle persone. Proprio in questo concetto risiede la chiave della campagna permanente lanciata nel 2022 “Il futuro chiede dolcezza”: un manifesto dell’impegno di Eridania e un appello alle persone a fare ciascuno la propria parte per addolcire il futuro del nostro Pianeta. In una visione più estesa di sostenibilità, che non sia solo ambientale, ma anche sociale e nutrizionale, Eridania è da ormai 4 anni accanto alla Croce Rossa Italiana per contribuire a dare supporto e sostegno a persone in difficoltà socioeconomica e nuclei familiari fragili e con le scuole elementari con il programma “A scuola di dolcezza” volto a parlare di educazione alimentare e di consumo responsabile dello zucchero.

Amanda Sandrelli, Francesco Mazzonetto e Gianluca Luisi: incanti e decanti a Villa della Regina

La terza edizione del Festival Internazionale “Musica Regina in Villa”, ideata e diretta dal Maestro Francesco Mazzonetto, si avvia verso la conclusione e Domenica 23 giugno chiude con l’omaggio al Maestro Ezio Bosso.

Venerdi 21 giugno, nei Giardini di Villa della Regina, compare un pianoforte a coda suonato a quattro mani. Il tempo è sospeso e la città, che corre frenetica verso il fine settimana, si scorge dall’alto. Quella a cui assisto è una lezione di bravura concertistica perfettamente governata dai Maestri Francesco Mazzonetto e Gianluca Luisi, e a una storia della sera raccontata alla maniera dei cantastorie con la voce elegante e suadente di Amanda Sandrelli. Va così in scena lo storico duello musicale tra Mozart e Clementi. La serata fa parte del programma del Festival Internazionale “Musica Regina in Villa” fortemente voluto dal suo direttore artistico, il Maestro Mazzonetto. Ma come ci siamo arrivati? Ho la possibilità di incontrare i protagonisti la mattina dopo. I volti dovrebbero essere stanchi, invece vedo i tratti rilassati di chi ha appena fatto qualcosa che ama e porta avanti con passione. Vedo tre artisti, ma soprattutto vedo una bella amicizia. E allora parto dalla più classica delle presentazioni.

Come vi siete conosciuti? Ho l’impressione che questo spettacolo non sia frutto di un incontro casuale destinato a non aver seguito.

Sandrelli: ho conosciuto Francesco tramite mio figlio che suona il pianoforte. Loro si sono incontrati in una master class e son diventati amici. Poi ci siamo incontrati tra genitori ed è nata un’amicizia anche tra noi. Francesco è un talento naturale e la possibilità di lavorare con lui è per me un privilegio. Notavo ieri come non tutti gli artisti si commuovano e abbiano il piacere di ritrovare il talento in un ragazzo così giovane. A me sembra così naturale, eppure non è così. Ci sono maestri, registi o attori addirittura irritati dalla bravura in una persona giovane. Io invece se scorgo il talento me ne innamoro e, se è possibile fare qualcosa insieme, lo considero un regalo. Il maestro Luisi invece l’ho conosciuto tramite Francesco e vederli insieme è meraviglioso.

Luisi: ho conosciuto Francesco una decina di anni fa, nel 2016, a 16 anni, è venuto al concorso di Osimo dove sono direttore artistico. Gli consegnai un premio speciale per il pezzo che portò: la sonata Op 22 di Schubert. Posso dire di conoscerlo sin dal suo esordio artistico, e ho visto I suoi primi successi. É un pianista maturo che suona non solo con talento ma con intelligenza e maturità. Si sa interfacciare con il mondo dell’arte di oggi. Gli artisti sono artisti del proprio tempo e lui ha la capacità di proporsi anche creando un festival con tante sfaccettature che non sono solo quelle della musica classica ma che sfociano anche nella contemporaneità. Francesco è un artista moderno. Nel suo ultimo disco per Sony, dove interpreta autori italiani poco suonati, lui dimostra un interesse culturale che è nato e cresciuto in conservatorio ma che si affaccia su un panorama decisamente internazionale.

Mi ero ripromessa di non usare il cliché dell’età. Non amo sentir parlare di giovane musicista o giovane scrittore a 26, 28 o 30 anni. Mazzonetto anagraficamente è giovane, ma ha un percorso ormai spianato a livello internazionale, costellato di successi e di conferme anche da mostri sacri come Uto Ughi, che lo ha invitato al suo festival. E poi appare subito chiaro, dal piglio con cui parla del Festival Regina in Musica, come lui lavori davanti e dietro le quinte per organizzare, promuovere e presentare. E allora facciamo un bilancio di questa 3 edizione?

Mazzonetto: non potrei che essere soddisfatto. Ad oggi abbiamo avuto una grande risposta del pubblico nonostante la pioggia. E vedo che le persone hanno capito che a giugno hanno un appuntamento fisso con la bellezza architettonica e musicale. Questo festival si sta affermando nel palinsesto culturale della città. E Villa della Regina è un luogo di accoglienza. Non ho scelto a caso questo posto. Io volevo far vivere ai torinesi un palazzo che è stato chiuso e dimenticato per troppi anni.

Sandrelli: le cose belle possono stare insieme. In Italia siamo pieni di risorse artistiche e a volte ci sono luoghi di cui non ci prendiamo cura. Questo festival aiuta a scoprire e sistemare un luogo: qui l’arte aiuta l’arte.

Mazzonetto: io sono grato agli sponsor che ci hanno sostenuti e accolti qui. L’ho detto ieri: sono raggi di sole tra nuvole nere. Questo è un luogo di pace e di ascolto. L’ho visto nel pubblico del festival. E anche la scelta dei protagonisti di ogni serata non riguarda solo la qualità a livello artistico ma anche a livello umano. Ho cercato di portare qui artisti sinceri, onesti anche perché queste sono qualità che il pubblico riconosce subito. Se uno finge, vieni scoperto. E quando ho pensato al duello tra Mozart e Clementi, ho scelto subito Amanda come voce narrante.

Già, un duello tra due mostri sacri della musica: Wolfgang Amadeus Mozart e Muzio Clementi. Come avete costruito questo spettacolo?

Sandrelli: Francesco mi ha mandato due articoli e da quelli ho iniziato a documentarmi. Ho cercato di imbastire un discorso teatrale e poi insieme ai maestri ci siamo confrontati per capire come il testo potesse servire alla musica e come la musica potesse completare il testo. Alla fine ho inserito una lettera di Mozart che ci restituisce un uomo che chiedeva di essere ascoltato. Mozart è stato dipinto come un esaltato, uno sbruffone, e per carità c’era anche questo. Ma nelle sue lettere, che io leggo e rileggo, si scopre un lato tanto umano quanto commovente.

Non sveliamo troppo di questo spettacolo, chi legge potrebbe intercettarlo in futuro e decider di venire a sentirlo. Perché non lo abbandonate, vero? Questo lavoro va portato nelle scuole. O magari si potrebbe portare I ragazzi in un auditorium cittadino…

Mazzonetto: ci sto lavorando parlandone con presidi e istituzioni. E a dir la verità posso dirti che in molte aule magne delle scuole ci sono bellissimi pianoforti che nessuno suona mai. Porteremo avanti il progetto, c’è molto da fare ma a me la stanchezza di tutto il lavoro che ne deriva non mi pesa.

Sandrelli: e qui la giovane età aiuta!

Quando parlate di ascolto, ammetto ieri di aver scoperto un Mozart diverso. Nella freschezza di alcuni passaggi ci ho sentito note jazz e sentori modernissimi, come se quei brani fossero stati scritti ieri.

Luisi: perché la musica è contemporanea e si fa nel momento in cui suoni. Riproduciamo Mozart ma siamo noi e siamo nel 2024. Il nostro modo di suonare non sarà mai quello del 1700 e la nostra interpretazione non assomiglierà mai a quella del suo tempo. Si studia e si studia tanto, si fa ricerca ma il compito dell’interprete, come diceva Busoni, è quello di ridare vita all’opera e di ricrearla. Il compositore dà indicazioni che contengono il senso, cosa ci ha volute dire. Immagina il messaggio in una bottiglia. Sta all’interprete scoprire quel messaggio e trasmetterlo al pubblico. Vede, spesso mi criticano definendomi performer. Mi chiedono come mai non compongo, che poi in realtà io compongo anche. Ma ci sono musicisti che compongono senza comunicare niente. Anche il performer può creare. Non si limita a eseguire. Entra in un pezzo, ne comprende lo stile dell’autore, attraversa l’opera e la restituisce. Alla fine è come se l’avesse creata lui stesso. Certo ci vuole coraggio.

In che modo serve il coraggio?

Luisi: Liszt diceva che la più grande virtù di un musicista è il coraggio. Ma il coraggio non è solo andare davanti al pubblico e vincere l’ansia da palco, ma affrontare qualcosa di diverso, di nuovo.

Sandrelli: bellissima anche la frase di Mahler “la tradizione è custodire il fuoco, non venerare le ceneri”.

Come in Teatro quando affronti un classico…

Sandrelli: esattamente come in Teatro. Ti svelo un segreto. Tu porti in scena un personaggio e dopo la prima o anche dopo cinquanta repliche, lo fagociti e lo digerisci. E se il regista è bravo ti dirà che non può più dirti come fare un gesto o dire una battuta, perché tu conosci quel personaggio meglio di lui. Tu lo puoi far rivivere.

Cosa che non sempre riesce. Ho visto allo Stabile uno Shakespeare con musica elettronica e avrei voluto prendere a testate la produzione.

Sandrelli: perché non basta mettersi i giubbini di pelle o la musica elettronica per modernizzare Shakespeare. Che poi non c’è niente da modernizzare. Ci sono opere che raccontano dinamiche universali che travalicano il tempo. Ma quei testi li devi leggere cento volte o finché non hai capito il messaggio del suo autore. Ti devi mettere in ascolto. Però lascia che ti dica una cosa: a volte si può uscire da teatro anche senza aver capito un’opera. Ti metti in ascolto e poi ti chiedi: mi è piaciuta? A volte non c’è niente da capire.

Mazzonetto: veniamo da un secolo dove la musica doveva essere capita. Spesso la gente è intimidita dalla musica classica perché crede di non comprenderla. Ma questo è un retaggio del passato dove spesso la musica è stata descritta in termini poco comprensibili. Abbiamo la responsabilità oggi di riportare la musica al pubblico. A volte capita che la gente applaude quando il brano non è ancora concluso. A me non dispiace perché sento che quell’applauso nasce da un sentimento che non ti permette di trattenerti.

Maestro Mazzonetto, lei Domenica 23 chiude il Festival ricordando il Maestro Ezio Bosso. Lei ha avuto modo di studiare con lui, magari in quelle lezioni aperte che faceva a Palazzo Barolo?

Mazzonetto: andavo a quelle lezioni, aspettavo che terminasse e poi passavamo il tempo a chiacchierare e discutere. Avevo conosciuto Ezio prima di Sanremo, avevamo lo stesso manager, e lui mi ha insegnato come si potesse vedere un altro modo per rapportarsi alla musica. All’epoca registravo il primo cd per Sony, lui mi consigliò una melodia di Gluck trasferita da Sgambati. Successivamente scoprii che per lui questo brano fu molto importante perché proprio con questo aveva ripreso a suonare il pianoforte dopo una lunga degenza. Nel mio secondo CD, uscito poco fa sempre per Sony, ho inserito un brano di Ezio. Era una persona che riempiva una stanza, con una cultura immensa. L’ambiente accademico non è stato in grado di cogliere a pieno il valore che Ezio poteva portare alla musica. L’apparizione sanremese fu criticata mentre Ezio aveva compreso il valore che un’ospitata potesse avere per la divulgazione. Da quando ho ideato questo Festival nel 2022, inserisco sempre momenti per ricordarlo.

E se domani, prima di avvicinarsi al pianoforte lei dovesse ripensare a un consiglio di Ezio Bosso, cosa le verrebbe in mente?

Mazonetto: Che la musica si fa tutti insieme.

Sandrelli e Luisi devono correre a prendere un treno. Mazzonetto resta qui a coccolare la sua creatura, l’international Music Festival Regina in Villa, e a metterla poi a riposo sino al prossimo anno. E Torino? Torino farebbe bene a tener d’occhio questo suo enfant prodige che sulla carta avrà anche 26 anni, ma sulle spalle ha il fardello necessario per prenderci per mano e guidarci verso altre storie, sensazioni e duelli. L’unica cosa che serve a noi è un pizzico di coraggio per scoprire e una buona dose d’ascolto per lasciarci sorprendere.

Lori Barozzino

 International Music Festival Regina in Villa

c/o Villa della Regina

Domenica 23 Giugno ore 20

Concerto Omaggio a Ezio Bosso

Francesco Mazzonetto (pianoforte), Stefano Aiolli (violoncello), Anton Gerasimov (violino)

Il biglietto è quello per visitare Villa della Regina.

Gianluigi De Marchi: giornalista, Cavaliere e campione del mondo di lettere pubblicate dai giornali

RITRATTI TORINESI  

 

Gianluigi De Marchi, nato a Celle Ligure nel 1944 da genitori genovesi sfollati, è sempre stato legato alla cittadina di Camogli, dove i suoi bisnonni e trisnonni facevano gli armatori. Camogli rimane per lui, come afferma il titolo di un libro, la città “dei mille bianchi velieri”, in quanto all’epoca si trattava di una località attrezzata ad ospitare lo sviluppo del settore navale. Il padre di Gianluigi De Marchi era agente di cambio e scriveva una rassegna borsistico settimanale, attività che è stata in seguito tramandata al figlio che, al conseguimento della maturità, ha iniziato ascrivere una rassegna borsistica settimanale supervisionata dal padre. Proprio di borsa, economia e finanza ha continuato a occuparsi per le maggiori testate nazionali, quali Il Tempo, La Repubblica, il Corriere della Sera e il Sole 24 Ore oltre a varie riviste del settore.

“Il mio impegno – afferma Gianluigi De Marchi – è sempre stato quello di cercare di spiegare in maniera semplice le questioni complesse, perché ritengo che i giornalisti debbano farsi comprendere da tutti in un linguaggio accessibile e corrente. Non amo lo sfoggio di cultura con termini inglesi non sempre comprensibili. Da anni sono collaboratore del Torinese, un quotidiano online, sul quale affronto gli argomenti sempre di maggiore attualità, della borsa, della finanza e dell’andamento economico nazionale. Ho anche scritto articoli sugli oroscopi, tratteggiandoli con particolare ironia”.

“Una nomina di cui sono orgoglioso è quella di Cavaliere – continua De Marchi – che mi è stata conferita dopo due anni di istruttoria dal Prefetto Cafagna, e presentata dalla onlus Muse, associazione della quale faccio parte da più di vent’anni che si occupa della facilitazione e integrazione dei bambini extracomunitari nelle scuole. Muse fa coesistere i bambini attraverso la comunicazione non verbale, coinvolgendoli in attività di danza, canto, mimo e disegno, tutte iniziative che non comportano l’utilizzo della lingua. Si tratta di un progetto di carattere internazionale che risale agli anni Cinquanta, ideato dal musicista Yehudi Menuhin, per integrare popolazioni arabe e israeliane, evidenziando come possa sempre esserci un dialogo a partire dai bambini. A Torino sono circa una quarantina le scuole che hanno aderito al progetto. I presidi di questi istituti hanno concesso due ore settimanali per questo tipo di attività. Generalmente le scuole interessate sono situate nei quartieri torinesi più ‘difficili’”.

Gianluigi De Marchi può fregiarsi anche di altri titoli ricevuti in passato, come quello di Campione del Mondo per il maggior numero di lettere pubblicate dai giornali, ottenendo anche il Guinnes Award (Guinness dei primati). Nel 2022 sono uscite 12 lettere nell’arco di una settimana. Nel 2005 ha vinto 150mila euro partecipando con successo alla trasmissione “Chi vuol essere milionario”, condotta da Gerry Scotti, e ha donato metà della vincita alle associazioni che sostiene da sempre: La lega del Filo d’Oro, per i bambini più sfortunati, è AMREF, una lega fondata da popolazioni africane per aiutare i loro connazionali in difficoltà. Per i suoi 75 anni ha inventato, spronato dai suoi nipotini, il personaggio Nonno Scemo, che ha ottenuto un buon successo di visualizzazioni sulla piattaforma YouTube, dove sono presenti più di 450 “teatrini” in stile umoristico-demenziale. De Marchi è stato anche l’inventore dell’Oigoloro (Orologio, se letto al contrario), un gioco di parole derivante dal suo utilizzo se posizionato di fronte a uno specchio, in modo da poter leggere correttamente l’ora quando ci si trova dal barbiere o davanti a uno specchio per la toilette femminile.

 

 

 

 

Mara Martellotta

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San Giovanni al museo: aperture straordinarie

Come ogni anno, la Fondazione Torino Musei invita i torinesi a celebrare la Festa di San Giovanni, Santo Patrono della città, trascorrendo la giornata alla GAM, al MAO e a Palazzo Madama.

Per l’occasione lunedì 24 giugno la GAM e il MAO saranno aperti, inoltre le collezioni permanenti dei tre musei civici e le esposizioni collegate saranno visitabili alla tariffa speciale di 1€.

Aggiungendo 1€ si potranno visitare anche le mostre temporanee Italo Cremona. Tutto il resto è profonda notte e Expanded – I paesaggi dell’arte alla GAM e Tradu/izioni d’Eurasia Reloaded al MAO.

La tariffa a 1€ si applica anche ai possessori di Abbonamento Musei.

Cosa si può visitare:

 

  • Alla GAM: oltre alle collezioni permanenti, il pubblico potrà visitare le mostre temporanee Jacopo Benassi. Autoritratto criminale in Wunderkammer, Italo Cremona. Tutto il resto è profonda notte (+1€), Expanded – I paesaggi dell’arte (+1€)

  • Al MAO: i visitatori possono scegliere fra le cinque gallerie delle collezioni permanenti e Tradu/izioni d’Eurasia Reloaded (+1€).

 

  • A Palazzo Madama: oltre alle collezioni permanenti, i visitatori potranno visitare le mostre temporanee La meraviglia della seta e del peltro a Torino e Teatri e teatrini. Le arti della scena tra Sette e Ottocento nelle collezioni di Palazzo Madama.

LE VISITE GUIDATE

Diverse le visite guidate proposte da Teatrum Sabaudiae: di seguito i dettagli.

 

GAM

15:00 –> Mostra Italo Cremona – visita guidata

15:00 –> Lettere dalla notte – workshop

16:30 –> Lettere dalla notte – workshop

16:30 –> Mostra Italo Cremona – visita guidata

Costo delle visite guidate: 7 € a partecipante (+ biglietto di ingresso 1 €)

Costo dei workshop: 5 € a partecipante (+ biglietto di ingresso 1 €)

 

MAO

ore 15:00 –> Mostra Trad u/i zioni d’Eurasia Reloaded

ore 16:30 –> Visita tematica: Cina e Paesi islamici dell’Asia

Costo delle visite guidate: 6 € a partecipante (+ biglietto di ingresso 1 €)

 

PALAZZO MADAMA

15:00 –> Visita tematica: Da castello a museo

16:30 –> Visita tematica: Il Palazzo delle Madame Reali

Costo delle visite guidate: 6 € a partecipante (+ biglietto di ingresso 1 €)

Info e prenotazioni: 011 5211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com