Cosa succede in città- Pagina 222

Di notte ai “Musei Reali” con “Club Silencio” per il “Festival dello sviluppo sostenibile 2022”

Giovedì 20 ottobre, ore 19

L’iniziativa promette una serata di grandi suggestioni, ma anche di riflessione (il che non guasta mai, anzi!) su temi di grande attualità quali quelli relativi alla “sostenibilità ambientale”. “Una notte ai Musei Reali” è promossa da “Club Silencio” (“Associazione Culturale no profit” con sede a Torino in corso Massimo d’Azeglio 60, specializzata nella promozione e valorizzazione dei Musei e degli edifici storici attraverso visite serali), in collaborazione con i “Musei Reali”“ASviS” (“Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile”) e con il patrocinio della Città di Torino e di Regione Piemonte. L’appuntamento è per giovedì 20 ottobre prossimo, alle 19, in piazzetta Reale 1, a Torino, dove “in notturna” si apriranno le porte dei “Musei Reali” per il “Festival dello sviluppo sostenibile 2022”, il più grande evento a livello nazionale, rivolto alla più ampia diffusione di una cultura vicina alle tematiche ambientali. Obiettivo, quello di contribuire a “realizzare – dicono i responsabili – un cambiamento culturale e politico che consenta all’Italia di attuare l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite’ e centrarne i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs)”. E proseguono: A testimoniare la mission di ‘Club Silencio’ vi è anche l’impegno a ottenere la certificazione ISO 20121, che attesta i dati di sostenibilità ambientale delle iniziative organizzate. Per questo motivo, al termine della serata saranno presentati anche i dati relativi all’impatto ambientale degli eventi realizzati da ‘Una notte ai Musei Reali’”.

Completamente declinata, quindi, sui temi di carattere ambientale, l’evento partirà dalle 19 nel “Cortile Reale”, dove verranno sviluppati quiz, installazioni interattive VR Experience “volte a divulgare e sensibilizzare il pubblico sui temi chiave dello sviluppo sostenibile, con applicazioni, giochi e video in realtà virtuale coerenti alle macrotematiche dell’iniziativa e mediante attività di ‘gamification’ con ‘Mytopya’ per costruire la propria città del futuro”.

Al centro dell’evento, anche la mostra fotografica Focus on Future – 14 fotografi per l’Agenda ONU ideata dalla direttrice dei “Musei Reali” Enrica Pagella in un viaggio inedito attraverso 200 scatti che raccontano le situazioni di fragilità del nostro pianeta. Come da tradizione, durante “Una Notte ai Musei Reali”, sarà inoltre visitabile il primo ed il secondo piano di “Palazzo Reale”, l’“Armeria Reale” e la “Cappella della Sindone”. In agenda anche altre interessanti iniziative.

In occasione della serata sarà, infatti, possibile partecipare all’inaugurazione progettuale dell’“Osservatorio Generazione 2030” sul rapporto tra giovani e obiettivi di sviluppo sostenibile, nell’ambito di un progetto che durerà per tutta la stagione 2022/2023 di “Club Silencio”. Inoltre, fra  le attività a cura di Urban LAB*, con “37.20 – Patrimoni naturali per Torino” saranno distribuite mappe della città di Torino per narrare come natura e comunità si incontrano nell’obiettivo di generare nuovi spazi, nuovi usi e nuovi modi di vivere la città in maniera più sostenibile. Attraverso la proiezione Flying on urban rivers – Po, Dora, Sangone, Stura di Lanzo sarà poi possibile assistere ai filmati che raccontano l’osservazione in volo dei quattro fiumi torinesi durante diverse stagioni dell’anno. Non mancherà infine la sensibilizzazione alla cura e all’empatia verso ciò che ci circonda, grazie alla collaborazione nata con “Delbac Bonsai” per diffondere la filosofia del bonsai e stimolare l’empatia con la natura.

“Dalle nostre indagini – conclude Alberto Ferrari, fondatore e presidente di ‘Club Silencio’ – emerge come gli eventi da noi progettati abbiano una particolare presa sui giovani. Per questo motivo, ci siamo dati come obiettivo, quello di creare nuove occasioni di informazione, ma anche di dialogo con le grandi istituzioni della Città sui principali temi di attualità che ruotano proprio attorno alle nuove generazioni. A partire dall’ambiente, ma senza dimenticare i temi di attualità che ogni giorno scorrono sotto i nostri occhi nei telegiornali e più in generale attraverso il mondo dell’informazione”.

Per info: “Musei Reali”, piazzetta Reale 1, Torino; tel. 011/19560449 o www.museireali.beniculturali.itg

g.m.

Nelle foto:

–       “Palazzo Reale” di notte

–       “Club Silencio VR Experience”

–       “Club Silencio music” 

Il maestro Fabio Luisi dirige l’Orchestra RAI nell’inaugurazione della stagione con la “Resurrezione” di Mahler

Più di 180 musicisti saranno coinvolti nel concerto inauguraledella stagione dell’Orchestra RAI mercoledì 19 ottobre prossimo.Verrà eseguita l’opera sinfonico-corale simbolo della spiritualità trionfatrice sulla morte, la Resurrezione di Gustav Mahler, che vede protagonista l’Orchestra Sinfonica della RAI di Torino e il suo direttore emerito Fabio Luisi. Sul palco anche il Coro del Teatro Regio di Torino diretto da Andrea Secchi e le voci soliste delle soprano Valentina Farcas e del contralto Wiebke Lehmkuhl.

La pagina di Mahler è particolarmente significativa per la recente storia della RAI di Torino, essendo stata eseguita già nel gennaio 2006 sotto la bacchetta di Raphael Fruhbeck di Burgos, per la riapertura dell’Auditorium RAI dopo otto anni di restauri. Negli anni successivi fu riproposta nel marzo 2014 da Jurai Valcuha e nel gennaio del 2020 da James Conlon, entrambi direttori principali della compagine.

La sinfonia, che coinvolge più di 110 strumentisti sul palco, cui si aggiungono settanta voci e due cantanti soliste, rappresenta un ritorno alla normalità di una grande orchestra come quella della RAI, dopo la programmazione a ranghi ridotti resasi necessaria a causa della pandemia.

La Seconda sinfonia è stata composta tra il 1888 e il 1894 quando Mahler era direttore del Teatro dell’Opera di Budapest e Amburgo e costituisce il lavoro che ha richiesto al compositore il tempo di gestazione più lungo. L’opera risulta, infatti, un grandioso monumento corale, iniziato da un ragazzo di 28 anni e terminatosei anni dopo da un uomo di trentaquattro, già affermato.

Mahler aveva raggiunto la consapevolezza del suo crescente ruolo come direttore d’orchestra, ruolo capace di conferirgli una autorità decisamente nuova.

I primi tre movimenti furono diretti dallo stesso compositore il 4 marzo 1895 a Berlino, senza particolare successo. La prima esecuzione integrale, il 13 dicembre dello stesso anno, a Berlino decretò un immenso successo di pubblico, dovuto all’aggiunta del Lied per contralto.

La serata inaugurale in programma all’Auditorium  RAI ha fatto registrare il tutto esaurito e il concerto sarà poi  proposto anche al teatro Nuovo Giovanni da Udine, venerdì  21 ottobre prossimo, in occasione del 25esimo anniversario della costruzione del teatro principale del capoluogo friulano.

La Sinfonia n. 2 in do minore per soli Coro e Orchestra, nota con il titolo di “Resurrezione”, fu scritta nello stesso periodo della Prima Sinfonia, tra il 1888 e il 1894.

La risoluzione di Mahler di completare la Sinfonia testimonia una sensibilità non lontana dalla volontà di riaffermazione contenuta nell’eterno ritorno di Nietzsche. Raramente la musica ha tentato, con più pathos, di superare se stessa e Mahler, per la prima esecuzione berlinese del 1896, cedendo alle insistenze del giovane critico e compositore Max Maschalk, stese un programma propedeutico all’ascolto della Seconda Sinfonia. L’esordio dell’opera è dominato da scabri frammenti della scala in do minore, che paiono quasi “arrampicarsi” su qualcosa che li respinge. La vitalità cupa dei bassi non si interrompe nel momento in cui legni e ottoni espongono un loro movimento di marcia. L’atmosfera tragica è allontanata dalla cantabilità degli archi, che deriva da Lieder coevi.

In origine la seconda Sinfonia era stata pensata quale conclusione della Prima Sinfonia in Re maggiore, del marzo 1888. La pagina sarebbe stata completata provvisoriamente e dotata di un titolo a se stante, “Totenfeir”, ovvero rito funebre, modellato sull’esempio del poema sinfonico. Il Totenfeier avrebbe trovato un seguito soltanto nel 1893. Proprio nella metà  di quell’anno l’opera non riusciva a progredire, in attesa di essere conclusa. Lo stesso Mahler intuiva che, in una forma di grandi proporzioni, con l’impiego di un’orchestra colossale, spettasse alla parola redentriceil compito di completare l’idea musicale, che arrivò nel 1894, quando il compositore assistette, alla fine del marzo 1894, alla cerimonia funebre in onore di Hans con Bulow, direttore d’orchestra appena scomparso, che aiutò molto Mahler nel periodo di Amburgo.

Dopo la celebre cerimonia funebre del primo movimento, anche chiamato Totenfeir”, Mahler voleva uno stacco di alcuni minuti per segnare il polo negativo da cui risalire per approdare alla Resurrezione celebrata nel finale.

La prima tappa è rappresentata dal secondo movimento, la cui dolcezza fa pensare alla frase di Adorno, derivata dal DocktorFaustus di Mann, in cui si afferma che “la musica di Mahler accarezza esternamente i capelli a quanto si rivolge”. Il terzo movimento ha funzione di Scherzo e si fonda sulla melodia di un Lied composto in precedenza, “La predica di Sant’Antonio ai pesci”, ricavata da una celebre raccolta di canti popolari. In questo movimento, di grande impatto emotivo, l’affiorare e l’inabissarsi dei pesci dà origine a una ronda sinistra in seguito all’entrata in scena di oboe, clarinetto e timpani.

L’entrata del Coro è preparata da una calma piena di promesse. Ritornano i richiami, in lontananza, dei corni, prolungati dagli interventi dei flauti. Quando la voce della natura, simile a una voce di uccello, si è spenta, sorge la voce umana con le parole dell’idea di Klopstock.

Mahler ancora una volta in questa Sinfonia ha dato prova di essere un profondo innovatore della forma sinfonica, portando, con le sue opere, il sistema tonale a esprimere al massimo le proprie possibilità.

La stagione dell’Orchestra Sinfonica della RAI è in programmamercoledì 19 ottobre alle 20.

Replica giovedì 20 ottobre prossimo, sempre all’Auditorium RAI, alle 20.30

MARA MARTELLOTTA

 

Auditorium RAI Arturo Toscanini di Torino

Piazza Rossaro

Tel 011/ 8104653

biglietteria.osn@rai.it

Dal palco alla strada. I buskers di Rai2 in piazza a Torino

Martedì 18 ottobre ore 18.00 Piazza Carignano

A tre mesi dal successo televisivo di Dalla strada al palco – il programma dedicato agli artisti di strada condotto da Nek, andato in onda a luglio in prima serata su Rai2 – i buskers torinesi si ritrovano per riportare la loro arte dov’è nata: in strada, nel cuore della loro città, dando vita a un’esibizione corale di performance, musica e canzoni.

Dopo i lunghi mesi di pandemia che li hanno tenuti separati dal loro pubblico e un’estate che li ha visti protagonisti in televisione e nei rispettivi tour in Italia e in Europa, gli artisti di strada torinesi riscalderanno l’atmosfera di quest’inizio autunno regalando alla loro città un’occasione unica per godere dal vivo delle loro performance.

Un modo per ricordare che l’arte di strada non è solo un trampolino per il successo, ma un punto d’arrivo (e ripartenza), un vero e proprio stile di vita, un modo per vivere in un tour permanente e creare nuove connessioni tra artisti e cittadini.

Per questa ragione, la loro reunion prende il nome Dal palco alla strada: una vera e propria festa estemporanea, un variopinto percorso di emozioni e messa in comune di talenti e repertori da condividere con i passanti.

Gli artisti di strada, spesso poco considerati per la loro vocazione nomade e marginale rispetto al clamore dei talent, ci ricordano a ogni angolo di strada e nelle piazze che l’ecosistema di una città non è fatto solo di arredi urbani, ma è soprattutto un’architettura emotiva, fatta di atmosfere, voci, immagini e incontri.

Si esibiranno in Piazza Carignano martedì 18 ottobre alle 18.00 sotto la direzione artistica di Un Tortellino (membro del coordinamento artisti di strada di Torino):

Emmanuel Victor (il virtuoso chitarrista vincitore di Dalla strada al palco), Arianna Campagna (danzatrice aerea), Carolina Cardini (cantante lirica), Luca D’Amato (pianista), Alessia Fabiano (cantante), Jonnie (cantautrice), Lukelly (ballerino di tip tap), Mattia Maio (disegnatore performativo), Davide Meli (chitarrista, in streaming da Saragozza) Alina Mertic (marionettista), Pietro Poggio in arte Okiso (manipolatore di sfere), Marco Zollo (cantante e chitarrista).

Inseguendo il Liberty in città

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Oltre Torino: storie miti e leggende del torinese dimenticato

È l’uomo a costruire il tempo e il tempo quando si specchia, si riflette nell’arte

L’espressione artistica si fa portavoce estetica del sentire e degli ideali dei differenti periodi storici, aiutandoci a comprendere le motivazioni, le cause e gli effetti di determinati accadimenti e, soprattutto, di specifiche reazioni o comportamenti. Già agli albori del tempo l’uomo si mise a creare dei graffiti nelle grotte non solo per indicare come si andava a caccia o si partecipava ad un rituale magico, ma perché sentì forte la necessità di esprimersi e di comunicare.Così in età moderna – se mi è consentito questo salto temporale – anche i grandi artisti rinascimentali si apprestarono a realizzare le loro indimenticabili opere, spinti da quella fiamma interiore che si eternò sulla tela o sul marmo. Non furono da meno gli autori delle Avanguardie del Novecento che, con i propri lavori “disperati”, diedero forma visibile al dissidio interiore che li animava nel periodo tanto travagliato del cosiddetto “Secolo Breve”.
Negli anni che precedettero il primo conflitto mondiale nacque un movimento seducente ingenuo e ottimista, che sognava di “ricreare” la natura traendo da essa motivi di ispirazione per modellare il ferro e i metalli, nella piena convinzione di dar vita a fiori in vetro e lapislazzuli che non sarebbero mai appassiti: gli elementi decorativi, i “ghirigori” del Liberty, si diramarono in tutta Europa proprio come fa l’edera nei boschi. Le linee rotonde e i dettagli giocosi ed elaborati incarnarono quella leggerezza che caratterizzò i primissimi anni del Novecento, e ad oggi sono ancora visibili anche nella nostra Torino, a testimonianza di un’arte raffinatissima, che ha reso la città sabauda capitale del Liberty, e a prova che l’arte e gli ideali sopravvivono a qualsiasi avversità e al tempo impietoso. (ac)

 

Torino Liberty

Il Liberty: la linea che invase l’Europa
Torino, capitale italiana del Liberty
Il cuore del Liberty nel cuore di Torino: Casa Fenoglio
Liberty misterioso: Villa Scott
Inseguendo il Liberty: consigli “di viaggio” per torinesi amanti del Liberty e curiosi turisti
Inseguendo il Liberty: altri consigli per chi va a spasso per la città
Storia di un cocktail: il Vermouth, dal bicchiere alla pubblicità
La Venaria Reale ospita il Liberty: Mucha e Grasset
La linea che veglia su chi è stato: Il Liberty al Cimitero Monumentale
Quando il Liberty va in vacanza: Villa Grock

 

Articolo 6. Inseguendo il Liberty in città 

Buongiorno cari lettori, curiosi e desiderosi di scoprire la città con sguardo attento, come promesso la scorsa settima continuo con l’indicarvi altri splendidi luoghi Liberty presenti a Torino.

Riprendiamo il nostro tour con La Casa da fitto Maciotta, corso Francia 32, angolo via Bagetti, una palazzina da reddito che è stata commissionata a Fenoglio da Baldassarre Maciotta, Attilio Costa, Melchiorre Lanzo. La scansione della facciata, con i balconi sfalsati, richiama sia la tradizione barocca cittadina, sia soluzioni innovative, testimoniate dal grazioso balconcino sul profilo angolare con balaustre in ferro battuto dell’ultimo piano, sottostante ad un piccolo terrazzo a gazebo, con i ferri battuti delle ringhiere. Su via Bagetti il piano in meno dell’edificio è sostituito da una mansarda sotto il tetto a volta, al terzo e quarto livello compaiono due ampie finestre rettangolari incorniciate da sottili colonne e, nella parte superiore, da una volta curva. I motivi floreali si mostrano nei timpani delle finestre e nei motivi del ferro battuto dei balconi. Sempre nel 1904 viene costruita Casa Perino, via San Francesco d’Assisi 18, che si fa gioiosamente notare per il bovindo angolare e le decorazioni di finestre, balconi, abbaini. Del 1905, tra le vie San Donato e Le Chiuse, in via Balbis 1, Casa Padrini segna in parte un ritorno all’eclettismo, accanto al gusto decorativo Liberty: l’edificio è su due piani, che diventano tre nella parte angolare, con due ordini di bovindo, al terzo piano un terrazzino in stile eterogeneo. I balconi, dichiaratamente in stile Floreale, presentano una linea in cemento al primo piano, la ringhiera in ferro battuto al secondo piano, al terzo solo in ferro. Dello stesso anno è Casa Audino & Rinaldi, di via Madama Cristina 78, angolo via Donizzetti, un palazzo di quattro piani, con la presenza del mattone paramano a partire dal secondo piano. Di Casa Florio, via Monte di Pietà 26, del 1907, esistono solo più le facciate. I due corpi di fabbrica sono raccordati da una smussatura angolare realizzata grazie a un bovindo sormontato da una cupola, e risultano perfettamente perpendicolari; assai ampie le vetrate del piano terreno e dell’ammezzato.

Un caratteristico bovindo angolare è coronato da una cupola, in cui si apre una finestra ovale. Il portone d’ingresso è impreziosito da discrete decorazioni floreali e ghirlande. Eleganti le finestre tripartite, basse e larghe, del mezzanino. Casa Bellia, progettata nel 1907, si trova in via Lugaro 4. L’edificio presenta un bellissimo portone, realizzato in ferro battuto, con alberi di melograno e frutti e foglie, all’interno di una cornice a coda di pavone. In via Belfiore 67, Casa Caro è un notevolissimo esempio di stile Liberty, realizzata – nel 1907 – su tre piani di color giallo, con decorazioni molto sobrie, limitate ad un festone di stucco che collega le finestre, alcune con esili balconcini, dell’ultimo livello. In particolare è da notare lo stretto balcone del primo piano, completamente fuori asse rispetto al sottostante portone d’ingresso. I due edifici di via Cibrario 61 e 63, del 1909, costituiscono un unico corpo di fabbrica, tanto che la denominazione corretta è Case Rama, il nome rimanda al committente. Gli elementi decorativi testimoniano richiami a un tardo Liberty e soprattutto un’adesione alla Sezessionstil viennese, per le linee squadrate, a cui si adeguano i disegni dei balconi. Una lapide ricorda che in questo palazzo abitò e morì -il 9 agosto 1916 – il grande poeta torinese Guido Gozzano, il maggiore esponente del Crepuscolarismo. Nel 1909 Fenoglio appronta un’altra Casa Rey, in corso Re Umberto 60. Il fronte su corso Re Umberto è imponente, squadrato e decorato con grandi capitelli e ricchi bovindi, sulla via Lamarmora il palazzo si fa più lineare e austero, mentre a metà dell’isolato, su via Governolo, un po’ rientrante, vi è un corpo di fabbrica leggermente più basso. Nel 1909, in prossimità della diagonale di via Pietro Micca, ma già su piazza Solferino, l’Ingegnere costruisce la monumentale sede torinese delle Assicurazioni Generali Venezia: l’imponente ed elegante facciata arricchisce di per sé l’intera piazza; gli spazi interni, ricchi di reminiscenze floreali, riflettono un modello di funzionalità e di solidità, come ci si deve aspettare dal ruolo specifico di una tale committenza. Nei due anni successivi l’Ingegnere realizza la palazzina della Società Edilizia Torinese, di via Bertola 29, affacciata sui giardini Lamarmora: due corpi di fabbrica a “L” ispirati al gusto eclettico, con splendide vetrate al piano terra e all’ammezzato che alludono alla Sezession viennese. Per gli altri due piani, che diventano tre nella parte angolare, il prospetto è caratterizzato dall’elegante rosso del mattone paramano. Del 1909 è Casa Padrini, di via Principi d’Acaja 20, quattro livelli più piano rialzato e abbaini; unico bovindo su tre piani che, più in alto, diventa base per un terrazzino. A livello del primo piano e sotto il tetto risalta una grande fascia vegetale con mele e pere al posto dei fiori; i vetri cattedrali sono chiaro aggancio al Liberty. Sotto la linea di gronda si evidenziano decorazioni in litocemento. Nell’androne si nota l’elegante motivo comune tra il ferro battuto della ringhiera della scala e dei lampadari. Nel 1911 Fenoglio progetta Casa Daneo, di via San Secondo 33/35, la cui facciata è ricca di ornati tra il Liberty e il Neobarocco. Si tratta di un edificio a tre piani, che presenta gli abbaini soltanto al civico 33, con la facciata in mattone paramano.  Anche il mondo dell’industria non rimane indifferente al fascino del Liberty.

La stessa FIAT, nata a Torino nel 1899, commissiona il suo primo stabilimento all’architetto Alfredo Premoli che, tra il 1904 e il 1906, in corso Dante realizza l’edificio industriale, dove l’acronimo della casa automobilistica torinese è chiaramente incorniciato da motivi floreali stilizzati agli angoli delle cornici in litocemento poste sulla sommità.  Fenoglio è il progettista in Barriera di Milano della fabbrica Michele Ansaldi, poi Fiat San Giorgio e quindi Fiat Grandi Motori, vero e proprio nucleo primario dell’intero complesso tra via Damiano, corsoVercelli, corso Vigevano e via Carmagnola. Nel 1900 Fenoglio lavora per la Fabbrica Termotecnica di via Mongrando 48, in zona Vanchiglietta, realizzata all’insegna dell’economicità e della semplificazione dei particolari decorativi e costruttivi, pur salvaguardando l’ampiezza degli spazi e la luminosità interna, garantita da grandi lucernari e dalle grandi e ravvicinate finestre. Nel 1901 Fenoglio lavora al progetto della nuova conceria Fiorio di via Durandi 10, angolo via Vidua, specializzata nella lavorazione di pelli di capre e di montoni. Della ristrutturazione dell’edificio (costruito nel 1837) si occupa Fenoglio che permea della sinuosità Liberty alcuni elementi, specie la ringhiera che circonda il tetto piano. Nel 1905, l’Ingegnere si dedica alla progettazione dei lavori della nuova sede dell’Opificio Venchi S. & C. di corso Regina Margherita 16, nel quale si producono biscotti, caramelle, cioccolato, e le famose “Nougatine”, bonbon a base di nocciole tritate e caramelle, ricoperte di cioccolato extra fondente. Inaugurato nel 1907, l’edificio è caratterizzato da finestre alte e strette, e dall’alternanza tra il bianco e il grigio scuro della decorazione. In via Mantova, zona Regio Parco, nell’isolato compreso tra Lungodora Firenze e via Modena, dal 2001 è in funzione lo Space, il teatro della Compagnia Sperimentale Drammatica che ospita festival, rassegne e manifestazioni di livello internazionale. In pratica il fabbricato non ha cambiato destinazione d’uso, poiché quella era la sede della celebre casa di produzione Ambrosio-Film, la prima in assoluto d’Italia, nata grazie all’intraprendenza e allo spirito d’iniziativa di Arturo Ambrosio, che, nel 1913, si avvalse della collaborazione di Pietro Fenoglio per il progetto degli Stabilimenti dell’Ambrosio-Film. Ora che abbiamo percorso la città e l’abbiamo conosciuta un po’ meglio, possiamo tornare alla nostra abitazione, sia che si tratti di un palazzo Liberty o di un edificio moderno, casa propria è sempre il miglior nido che esista.

Alessia Cagnotto

Bio-Grafia, un progetto in Barriera

Barriera di Milano si arricchisce di un progetto noto come BIO-GRAFIA, che avrà luogo al Teatro Marchesa, in  corso Vercelli 141

 

Barriera di Milano viene animata da un progetto noto come BIO-GRAFIA promosso dall’associazione Choros. Andrà in scena fino a domenica 16 ottobre lo spettacolo intitolato “Le sorelle”, che rappresentano in maniera chiara la metodologia di lavoro sulla biografia teatrale promossa da questa Associazione,  in collaborazione con Università Paris 8, Associazione Arta e Theatre di Soleil di Parigi, con cui l’Associazione  ha ricevuto nel 2021 il riconoscimento speciale da parte del MIC Ministero della Cultura, Direzione generale dello spettacolo.

Si tratta di un lungo viaggio nella periferia dell’esistenza, sospesa tra sogno, speranza, momenti di felicità  e disillusioni, in cui la scrittura degli interpreti diventa drammaturgia e si intreccia in uno spettacolo in cui è  presente un passaggio continuo tra italiano e francese, capace di rendere ancora più intenso il ritmo della scrittura scenica.

Dal 25 ottobre al 3 novembre prossimi Maria Grazia Agricola e Duccio Bellugi Vannuccini, storico attore del Theatre di Soleil di Parigi, condurranno un laboratorio aperto per gli operatori e la cittadinanza, proponendo la metodologia delle maschere balinesiapplicata alla biografia teatrale. Il laboratorio, i cui partecipanti verranno individuati attraverso una call pubblica, sarà propedeutico al grande evento corale in programma a metà dicembre.

Due le giornate di performance aperte al pubblico, il 29 e 30 ottobre prossimi.

Da ottobre a dicembre l’artista Cosimo Veneziano condurrà un laboratorio di scenografia partecipata a cura di Lorena Tadorni, in cui le biografie degli abitanti, tradotte in immagini da Veneziano, realizzate da studenti e studentesse delle Scuole Tecniche San Carlo, diventeranno le scenografie dell’appuntamento corale finale.

Il progetto avrà luogo al teatro Marchesa, in corso Vercelli 141, con spettacoli, laboratori e eventi a titolo gratuito.

MARA MARTELLOTTA

Per informazioni  infochoruscomunita@gmail.com

Rock Jazz e dintorni: Rocco Hunt e Gianluca Petrella

GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA

Lunedì. Al Teatro Colosseo l’Orchestra austriaca K&K Phiolharmoniker, rivisita il repertorio cinematografico di John Williams.

Martedì. All’Off Topic si esibisce Il Muro del Canto. Al Concordia di Venaria arriva Rocco Hunt. Allo Ziggy suonano i GBH. All’Hiroshima Mon Amour si esibisce il rapper Faiv.

Mercoledì. Al Circolo dei Lettori viene presentato l’album “My Nirvana” del violoncellista albanese Redi Hasa. All’Hiroshima Mon Amour è di scena Nayt.  Al teatro Concordia di Venaria prima di due serate consecutive per la coppia rap Gemitaiz e MadMan.

Giovedì. Al Cafè Neruda suona il trio di Luigi Tessarollo con ospite il pianista Fabio Giachino. Al Blah Blah si esibiscono i White Hills. Al Magazzino sul Po Gianluca Petrella propone dal vivo con i suoi Cosmic Renaissance, il disco “ Universal Language”. Al Maffei sono di scena Jacopo Acquafresca, Drongheda, Pietra Tonale.

Venerdì. Al Diavolo Rosso di Asti suona Pino Scotto, icona dell’hard rock italiano. Al Folk Club si esibisce il quartetto Sex Mob del trombettista Steven Bernstein. Al Circolo della Musica di Rivoli è di scena la cantautrice irlandese Wallis Bird. Allo Spazio 211 suonano Les Amis D’Afrique e Afrodream.

Sabato. Allo Ziggy sono di scena i The Catechists e The Ossuary. Al Blah Blah si esibiscono i Sasquatch.  Al Folk Club è di scena il cantautore americano Michael McDermott. Al Bunker suonano i Mai Mai Mai.

Domenica. Al Concordia di Venaria si esibisce l’australiano Xavier Rudd.

 

Pier Luigi Fuggetta

 

“The Others”, ecco il programma musicale

 

#TIASPETTOFUORI

THE OTHERS ART FAIR 2022

XI edizione 

3 – 6 novembre 2022

Padiglione 3, Torino Esposizioni – Via Petrarca 39 b

 

PRESS KIT E FOTO: THE OTHERS 2022

 

Ospiti a The Others alcuni fra i maggiori dj del momento, per un lungo weekend 

di arte e sonorità contemporanee

 

L’appuntamento è a Torino dal 3 al 6 novembre

 

Locandina The Others Art Fair 2022

 

Torino, 13 ottobre 2022 L’XI edizione di The Others conferma la sua identità multidisciplinare e aggregante anche nell’Area Garden del Padiglione 3 di Torino Esposizioni, proponendo una programmazione musicale ricercata e d’avanguardia, una selezione di prelibatezze culinarie e i drink del magazzino più alternativo di Torino. The Others Sound, il programma musicale curato per il secondo anno da TUM animerà gli spazi esterni della fiera fino a tarda notte, da giovedì 3 novembre fino a domenica 6 novembre.

 

Quattro appuntamenti che vedranno in consolle dj e artisti di fama nazionale e internazionale, tra i nomi più interessanti del momento, per un viaggio dall’elettronica al jazz che intende trasformare la rassegna in un crossover tra tutte le espressioni della creatività. Un lungo weekend per immergersi nel mondo dell’arte lasciandosi travolgere anche dalle infinite sperimentazioni del sound più contemporaneo.

 

Ecco il programma: 

 

Giovedì: 

Ritual

Pho Bho records showcase

 

Etichetta indipendente nata a Bergamo ora con sede a Torino. Natura indefinita, linguaggio istintivo, antichi ritmi, nuovi suoni. Musica non convenzionale, riconoscibile al primo ascolto. Ormai onnipresenti nei migliori party della penisola.

 

Venerdì: 

Feel da bazz

Skip / Marc / Flavinio 

 

La bass music è un termine usato per descrivere i diversi generi di musica elettronica che a partire dagli anni ’80 in poi hanno influenzato il Regno Unito. Grancassa e linea di basso prominente, in consolle con alcuni dei nomi più rappresentativi del genere.

 

Sabato: 

Floating

Tagliabue / Luce Clandestina / A Hand

 

Il flusso sonoro, sinuoso, lento, seducente e profondo, si galleggia, sospesi, la materia a tratti impercettibile a tratti ci avvolge e ci stringe. Joseph Tagliabue da Milano, Luce Clandestina una delle dj più interessanti del panorama italiano, A-Hand label manager e producer per Details Sound. Immergetevi.

 

Domenica: 

Black is Back

Angie BacktoMono / Andrea Passenger / Red Rob

 

Le radici profonde della black music, jazz, r’n’b, soul, disco, funk. Un viaggio nel suono nero, che urla emancipazione e rivolta, dagli anni 60 a oggi, a domani. Musica con una storia, musica che muove gli animi, e i corpi.

 

 

Per saziare la fame atavica e repentina (onnivora, vegetariana e vegana) saranno presenti Jango Bistrot, Rock Burger e Van Ver Burger, al bancone del bar la crew di Magazzino sul Po.

 

 

www.theothersartfair.com

 

Otis Taylor torna in Italia: unica data al Folk Club di Torino

XXXIV Stagione

 Prima Parte: 25 settembre – 23 dicembre 2022

DOMENICA 16 OTTOBRE 2022 ORE 21.30
TORNA IN ITALIA DOPO 16 ANNI – UNICA DATA ITALIANA
OTIS TAYLOR
Ingresso Intero 30 € | Ridotto Under 30 15 € | Streaming 6 €

A 16 anni dal suo ultimo concerto in Italia, proprio al FolkClub, finalmente, dopo innumerevoli tentativi, ritorna finalmente al Club questo gigante del Blues e della musica mondiale. Definito il più rilevante bluesman del nostro tempo dall’autorevole rivista Guitar Player. Qualunque sia lo strumento da lui suonato, ciò che rimane impresso dei suoi show è l’immediatezza e la spontaneità nel rendere vivide vicende basate su storia e verità. Ritenuto uno degli artisti blues più innovativi e impegnati socialmente degli ultimi 20 anni, il suo repertorio è basato essenzialmente su brani emotivamente carichi, spaziando dal politico al personale. Otis Taylor è considerato uno degli artisti blues più affermati dei nostri tempi; vanta numerose collaborazioni con artisti di altissimo livello come il chitarrista inglese rock-blues Gary Moore, l’armonicista Charlie Musselwhite e il pianista jazz Hiromi Uehara. Tantissime le sue nomination e i premi ricevuti nei più prestigiosi Awards come “Miglior Artista Blues”, “Miglior Album Blues” e “Best Instrumentalist” nella categoria banjo.
Con Otis Taylor è sempre meglio aspettarsi l’inaspettato. Mentre la sua musica – una fusione di stili che affonda le proprie radici nella loro forma più grezza – discetta di questioni forti come omicidio, senzatetto, tirannia e ingiustizia, il suo stile personale è spensierato. “Io sono bravo con l’oscurità, ma non sono una persona particolarmente infelice“, dice di sé. Parte del fascino di Taylor sono i suoi tratti caratteriali contrastanti. Ma è proprio questo elemento sorprendente che lo rende uno degli artisti più avvincenti affermatisi in questi ultimi 20 anni. In effetti, la rivista Guitar Player scrive: “Otis Taylor è probabilmente l’artista blues più rilevante del nostro tempo.” Che si tratti della sua strumentazione unica (spesso alterna banjo e violoncello), o del suono improvviso di una voce femminile, o di una canzone apparentemente ottimista che prende improvvisamente una svolta pessimista, ciò che rimane coerente nella musica di Otis è una narrazione commovente, basata sulla verità e sulla storia. Al suo sesto album, “Double V”, Taylor si lascia andare in racconti intimi mentre la sua musica è un’escursione uditiva ispirata a un’infanzia non convenzionale. Otis Mark Taylor nasce a Chicago nel 1948. Dopo che suo zio viene ucciso a colpi di arma da fuoco, la sua famiglia si trasferisce a Denver, dove nasce e coltiva il suo interesse di adolescente per il blues e il folk. Entrambi i suoi genitori sono grandi appassionati di musica; “Sono cresciuto con musicisti jazz” racconta. “Mio padre lavorava per le ferrovie e conosceva un sacco di jazzisti. Era un socialista e un vero bebopper.” Sua madre, Sarah, una donna dura come le unghie, di tendenze liberali, aveva un debole per Etta James e Pat Boone. Il giovane Otis spende il proprio tempo al Denver Folklore Center, dove acquista il suo primo strumento, un banjo. Lo suona mentre va al liceo in sella al suo monociclo. Il Denver Folklore Center è anche il luogo in cui ascolta per la prima volta Mississippi John Hurt e il country blues. Impara anche a suonare chitarra e armonica e forma i suoi primi gruppi: The Butterscotch Fire Department Blues Band e successivamente la Otis Taylor Blues Band. Si avventura per un breve periodo a Londra per fare ritorno negli Stati Uniti alla fine degli anni ’60. Il suo successivo progetto è il T&O Short Line con il leggendario cantante/chitarrista dei Deep Purple Tommy Bolin. Dopo un periodo con i 4-Nikators e gli Zephyr, nel 1977 Otis si prende una pausa dal mondo della musica e dà il via ad una carriera di successo come antiquario e come allenatore fonda una affermata squadra di ciclisti professionisti. Dopo anni di sollecitazioni dal suo mentore musicale -il bassista Kenny Passarelli- nel 1995 Otis torna infine sul palco, in un’intima saletta del Boulder Colorado’s “Hill” district, e viene raggiunto dal sideman delle stelle, Kenny Passarelli, e dall’asso della chitarra Eddie Turner. Un giornalista scrive: “…la combinazione era magica, lo stile di canto unico di Taylor si fondeva perfettamente con il virtuosismo rock di Passarelli e i riff tinti rock-roll di Turnet.” I rimandi rispetto a questa comparsata sono così forti che Taylor decide di tornare sulla scena musicale, suonando date scelte accuratamente con Passarelli e Turner. Due anni dopo pubblica “Blue Eyed Monster”, che convince il pubblico del blues e segna l’emergere di un cantautore che ha, usando le sue parole “…un modo per dire qualcosa che pare essere più intenso“. Nel 1998 fa sollevare più di un sopracciglio con l’album “When Negroes Walked the Earth”, pieno di testi impenitenti, strumentazione cruda e messaggi strazianti. La rivista Playboy lo descrive come “blues minimalista coi modi di John Lee Hooker.” I critici e gli appassionati di musica notano che il suo talento di vivido narratore e chitarrista affermato si sono solidificati. Nell’estate del 2000 ottiene una borsa di studio in composizione al Sundance Institute di Park City, nello Utah. Se le prime due registrazioni di Taylor hanno incantato il mondo della musica, il pubblico viene letteralmente rapito da “White African” (2001), il suo album più diretto e una dichiarazione personale sulle esperienze degli afroamericani, tra cui il linciaggio del bisnonno e la morte dello zio. La brutalità diventa la principale tematica delle sue canzoni che esplorano senza timori la storia delle ingiustizie nelle relazioni razziali e sociali. Con questo disco Taylor apre ufficialmente una via. Guadagna quattro W.C. Nomination e vince il premio come “Best New Artist Debut”. “White African” è a malapena uscito nei negozi di dischi quando Otis inizia a scrivere le canzoni che finiranno nell’album “Respect The Dead”, pubblicato nel 2002, che lo rende un contendente per due Handy Awards nel 2003: “Miglior artista acustico” e “Album di blues contemporaneo”. L’anno successivo piega di nuovo le convenzioni con il suo debutto per Telarc Records, “Truth Is Not Fiction” che porta Taylor in una direzione decisamente elettrica, quasi psichedelica, forgiando un suono che viene descritto come “trance-blues”. I critici musicali restano davvero affascinati e il disco riceve elogi sontuosi da USA Today, New York Times, Washington Post, NPR e viene nominato nel sondaggio dei critici di Downbeat come “Album Blues dell’anno”. L’album viene rapidamente seguito da “Double V”, che segna il suo esordio come produttore e una collaborazione con sua figlia Cassie, che canta meravigliosamente e suona il basso. L’album gli vale una seconda vittoria nel sondaggio dei critici di Downbeat come “Album Blues dell’anno”, per il secondo anno consecutivo (è l’unico caso!), mentre Rolling Stone, The New Yorker, Blender e CNN danno tutti il loro “pollice-in-su”. Ma forse il riconoscimento più significativo quell’anno arriva da Living Blues Reader’s Poll, che premia Taylor (insieme a Etta James) con il premio “Best Blues Entertainer” nel 2004. Telarc pubblica “Below the Fold” -settimo CD di Taylor- nell’estate del 2005. L’album è un insieme di canzoni stilisticamente variegate che puntano a un centro basato sul blues ma inondato di sfumature del country degli Appalachi e di un rock lunatico e psichedelico. Una volta ancora, i critici sono entusiasti e Downbeat dà all’album quattro stelle, sottolineando che Taylor “ha un’anima da poeta, con un profondo rispetto per la storia dei neri d’America e una curiosità incrollabile per la condizione umana.” The New Yorker soprannomina il suo sound “Velvet Underground Railroad” e prosegue proclamando che “Otis può ronzare ma non sta mai fermo, e quando si muove si dirige sempre verso posti che non hai mai visto.” A fine anno, “Below the Fold” arriva alla posizione numero 12 nella lista dei 20 migliori album del Chicago Tribune. E nel caso che il suo brillante stile di scrittura e la sua voce dannata non fossero stati sufficienti ad attirare l’attenzione di pubblico e critica, Taylor ha anche dimostrato le sue sopraffine doti strumentali con due nomination consecutive ai Blues Music Awards (2005 e 2006) come Migliore Strumentista nella categoria banjo. Oltre ai tradizionali tour e registrazioni, attualmente Taylor guida un programma scolastico dedicato al blues chiamato “Writing the Blues”. Concepito dalla moglie, è rivolto alle scuole di ogni ordine e grado di tutto il paese, fino alle università, per offrire consigli, illuminare e guidare gli studenti rispetto alla musica blues. “Comincio sempre chiedendo loro di scrivere cosa li rende tristi; paure, delusioni, perdite… qualunque cosa. È semplicemente fantastico leggere alcune di queste pepite, di questi pensieri incredibili. Sono spesso frasi semplici ma così reali, così tristi, così vere, così pure.” Per Taylor, è una squisita opportunità per entrare in contatto con altri e aiuta gli altri a connettersi con il proprio io, permettendo loro di fare la propria parte nel garantire che il blues e la capacità di condividere esperienze di vita continuino nelle prossime generazioni. Taylor risiede a Boulder, in Colorado, dove vive con la moglie.
www.otistaylor.com

“Complimenti, prof.! Lei non cambia mai!”

Diario minimo urbano…vedere e ascoltare per credere

Gianni Milani

Mi capita spesso. E, devo essere sincero, per un verso mi rallegra e mi fa il “pieno” di narcisistico piacere. Per un altro, però… però però. Mi dà anche un po’ di fastidio. Eh, la fate semplice voi. Perché? Ve lo dico subito. Perché mi costringe, qualche minuto dopo l’avvenuto “complimento” a fare i conti con la nuda e cruda verità. Il tempo passa e, per chi è vissuto ben bene a cavallo fra la metà del secolo breve e il terzo millennio  in corso, con i piedi ormai saldamente piantati a molte miglia dalla giovinezza e, in numero considerevole, dalla mezza età (non quella dantesca del mezzo del cammin di nostra vita che ai tempi del Sommo Poeta equivaleva pressappoco alle trentacinque primavere)  il conto degli anni sul groppone si fa un tantinino pesante. Di solito rispondo ma quindi ero già vecchio allora! Dai, a quanti di voi sarà capitato. E per voi mi riferisco a quelli che si ritrovano a par mio nello spazio temporale problematico (per vari motivi che vi lascio immaginare) di cui prima parlavo. Però, complimenti! Li porta proprio bene i suoi anni! In tanti ce lo siamo, almeno una volta nella vita (confessatelo!) sentito dire all’esplicita dichiarazione della nostra età. E, perbacco, l’ho detto, fa pure piacere. Ma significa anche quanto sei vecchio! E questo, confessiamocelo, fa un po’ meno sorridere. Diciamo pure pane al pane e vino al vino! Qualche mattina fa l’ennesima riprova. Solita sgranchiatina di gambe per rodare e oliare le giunture. Il giardino a due passi da casa. Imbocco via Rosta (che ancora oggi lo scemotto che l’ha trasformata con un geniale colpo di pennello in “via Crosta” non s’è ancora deciso – o chi per lui – a cancellare), allungo, si fa per dire, il passo fino al solito bar per il solito caffè, quand’ecco, all’angolo con via Bianzé, un ciuffo scatenato di capelli ricci affrontare su una vecchia (anche lei!) due ruote la curva – direzione corso Francia con la grinta e l’abilità di uno spavaldo trapezista voleggiante e pienamente a suo agio a dieci metri d’altezza. Manco fosse Top Gun – Filippo Ganna da Verbania. Ci guardiamo. Gli occhi si cercano nella memoria. Una frazione di tre, dico, tre secondi. Martina, gridacchio (grido e ridacchio). Prof., ma allora mi ha riconosciuta! Battuta ben comprensibile. Sarà passata una ventina abbondante d’anni, dall’ultima volta che ci eravamo visti. Terza (non ricordo più la sezione) alla media “Pascoli” di piazza Bernini. Allora lei avrà avuto un tredici anni, oggi ne ha trentasei. Insegna per una cooperativa che si occupa (mi pare d’aver capito) di disagio minorile alla vicina media “Nigra”. Bravissima alunna, intelligente, socievole, sveglia, perspicace. Ottimo elemento. Sarà anche, non ne ho dubbi, un’ottima insegnante. Salutoni, baci (io con tanto di fedele mascherina al naso) e abbracci. E mamma? E il fratellone? Gira che ti rigira si arriva al (solito) dunque. Ma, prof., sa che lei è sempre uguale! Non dimostra proprio i suoi anni! E solita, amara risposta. Sarà che già vent’anni fa dimostravo più anni di quelli che avevo! Grazie, comunque, Martina. E’ stato bello rivederti. E bello anche l’immediato riconoscerci a vicenda. Al primo colpo d’occhio. Oggi i miei primissimi alunni, se conto anche quelli delle prime supplenze ante-laurea, saranno tutti fra i 40 abbondanti e i 50. Quelli della “Pascoli” li vedo abbastanza di frequente. Compresi i loro genitori, più o meno miei coetanei. Abitiamo tutti in zona. Un abbraccio ancora e poi Martina scappa, vola, sempre alla Top Gun – Filippo Ganna da Verbania. Deve correre a lezione. Io mi avvio per il solito caffè. Mi sento felice. Felice di aver visto Martina. Felice, penso, di aver seminato per strada, negli anni, parole e parole che hanno in fondo lasciato buoni segni. Certo, rimane il doppio rimbombo nel cuore di quel solito “complimento” – “avvertimento”. Complimenti, prof., lei proprio non dimostra la sua età! Ma quanti anni sono passati? Quanti ne porto sulle spalle! Hai un bel dire – a parte i soliti inghippi alla schiena, alle spalle, alle gambe che quando mi alzo da una sedia ci vanno dieci minuti per fargli riprendere il giro – mi sento ancora lo spirito dei ven’anni! Lo spirito, sì! Ma tutto il resto? E via! Mi vengono in mente le parole del caro vecchio Mark Twain La vita sarebbe infinitamente più felice se potessimo nascere all’età di ottant’anni e gradualmente avvicinarci ai diciotto. Non male. Ma a queste preferisco pur sempre la bizzarra genialità di quelle della grandissima Alda Merini  Ci sono adolescenze che si innescano a novant’anni. Mitica Alda! Lo volesse il Cielo!

Gianni Milani

Tornano le Giornate Fai d’autunno

Sabato 15 e domenica 16 ottobre 2022

Visite a contributo libero in 700 luoghi inaccessibili o poco valorizzati di 350 città italiane. Alla scoperta di un patrimonio sorprendente e inaspettato, che è in ogni angolo del Paese

Elenco dei luoghi visitabili e modalità di partecipazione su www.giornatefai.it

TANTI LUOGHI APERTI IN PIEMONTE

 

Sabato 15 e domenica 16 ottobre 2022 tornano, per l’undicesima edizione, le Giornate FAI d’Autunno, il grande evento di piazza che il FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano ETS dedica ogni anno, d’autunno, al patrimonio culturale e paesaggistico del nostro Paese, animato e promosso dai Gruppi FAI Giovani, con la partecipazione di tutte le Delegazioni, i Gruppi FAI e i Gruppi FAI Ponte tra culture diffusi e attivi in tutta Italia.

I Delegati e Volontari della Fondazione, come ogni anno, metteranno a disposizione energia, creatività ed entusiasmo per svelare agli italianila ricchezza e la varietà del patrimonio di storia, arte e natura che è in ogni angolo di questo Paese, sorprendente e inaspettato, e che non consiste solo nei grandi monumenti o nei musei, ma anche in edifici e paesaggi inediti e sconosciuti, luoghi speciali che custodiscono e testimoniano piccole e grandi storie, culture e tradizioni, che sono a pieno titolo “il nostro patrimonio”, e che perciò tutti siamo chiamati a curare e a proteggere per le generazioni presenti e future, com’è nella missione del FAI, cominciando innanzitutto a conoscerli, per scoprirne il valore.

Sono oltre 700 le proposte in 350 città d’Italia, in tutte le regioni: meraviglie da scoprire, nascoste in luoghi poco conosciuti e solitamente inaccessibili, che raccontano storia e natura dell’Italia, spaziando dall’archeologia all’architettura, dall’arte all’artigianato, dalla tradizione alla memoria, dall’antico al moderno, dalla città alla campagna. Dai palazzi delle istituzioni alle architetture civili ospedali, carceri, scuole e università, e perfino porti da chiese e conventi a dimore private, ville e castelli, da siti archeologici a moderni centri di ricerca, dai borghi immersi nella natura a parchi, giardini e orti in città, dai villaggi operai ai laboratori artigianali e alle industrie del made in Italy: tutto questo, e molto altro, è il patrimonio culturale dell’Italia che il FAI svela al pubblico in due giorni di festa, di divertimento, ma anche di apprendimento e sensibilizzazione.

Ai partecipanti verrà suggerito un contributo non obbligatorio a partire da 3 euro, che andrà a sostegno della missione e dell’attività del FAI (l’elenco dei luoghi aperti e le modalità di partecipazione all’evento sono consultabili sul sito www.giornatefai.it). Chi lo vorrà, potrà sostenere ulteriormente il FAI con contributi di importo maggiore oppure con l’iscrizione annuale, sottoscrivibile online o in piazza in occasione dell’evento (box sotto per dettagli).

Le Giornate FAI d’Autunno si svolgono nell’ambito della campagna di raccolta fondi “Ricordiamoci di salvare l’Italia” che il FAI organizza nel mese di ottobre e si inquadrano nell’ambito delle iniziative di raccolta pubblica di fondi occasionale (Art 143, c 3, lett a), DPR 917/86 e art 2, c 2, D Lgs 460/97). A coloro che decideranno di partecipare verrà suggerito un contributo non obbligatorio a partire da 3 euro, utile a sostenere la missione di cura e tutela del patrimonio culturale italiano della Fondazione. Sarà possibile inoltre sostenere la Fondazione con l’iscrizione annuale, online o in piazza in occasione dell’evento, un gesto concreto in difesa del patrimonio d’arte e natura italiano. Gli iscritti al FAI o chi si iscriverà in occasione dell’evento potranno beneficiare dell’accesso prioritario in tutte le aperture e di aperture e visite straordinarie in molte città e altre agevolazioni e iniziative speciali.

Per l’elenco completo dei luoghi visitabili e le modalità di partecipazione consultare il sito www.giornatefai.it.

Con le Giornate FAI dAutunno 2022 si avvia la collaborazione tra FAI e ANCI – Associazione Nazionale Comuni Italiani nell’ambito di un Accordo recentemente firmato, volto a sviluppare e diffondere buone pratiche e a sensibilizzare i Comuni Italiani sulla salvaguardia e valorizzazione del patrimonio culturale e paesaggistico italiano.

Tra le aperture e gli itinerari più interessanti proposti in PIEMONTE:

TORINO

In occasione delle Giornate FAI d’Autunno verranno aperti 5 luoghi che custodiscono importanti biblioteche:

Campus Einaudi e la sua biblioteca storico-economico-giuridica

Il Campus Luigi Einaudi dell’Università degli Studi di Torino, progettato dall’archistar Norman Foster, è stato inaugurato nel 2012 e inserito dalla CNN tra i 10 edifici moderni più spettacolari del mondo.Ospita la biblioteca Norberto Bobbio, la seconda più grande del Piemonte e una delle più importanti in Italia in ambito accademico, nata dalla fusione di 4 grandi biblioteche: Ruffini, Patetta, Solari e Cognetti. A questo nucleo storico si è aggiunta nel 2016 la biblioteca europea Gianni Merlini. È collocata su 4 piani e le collezioni sono interamente a scaffale aperto, salvo i libri antichi e rari conservati in 8 stanze climatizzate; possiede più di 28.000 libri antichi e numerosi fondi di persona.

Curia Maxima con la sua biblioteca storico-giuridica

Fin dal 1879 il Comune di Torino, proprietario del complesso della Curia Maxima, ha concesso locali a titolo gratuito per la sede del Consiglio dell’Ordine Avvocati e per la costituenda biblioteca. Negli anni il piccolo nucleo librario iniziale è stato ampliato grazie a lasciti e donazioni di enti e autorità e grazie all’impegno del Consiglio che lo ha implementato con collane, riviste giuridiche e monografie. La proposta del FAI verrà completata dalla visita alle aule già sedi delle Assise che ospitarono storici processi come quello per i Martiri del Martinetto e quello alle Brigate Rosse.

Accademia di Agricoltura con la sua biblioteca storico-naturalistica

Ingresso dedicato agli iscritti FAI

Antica dimora nell’Ottocento di Eleonora dei conti Massel, il palazzo è stato ceduto da Sofia di Cacherano di Bricherasio, ultima erede, all’Istituto Salesiano per le Missioni, il quale ne vendette una parte nel 1951 all’Accademia di Agricoltura. La sua biblioteca possiede circa 6.000 volumi, 20.000 opuscoli e 900 testate di periodici, delle quali 50 ancora correnti, di argomenti che spaziano dalle scienze agrarie e naturali alla veterinaria, all’economia, alla giurisprudenza, alla meccanica agraria, etc. e che provengono da varie donazioni e collezioni raccolte nel tempo, oltre a circa 500 libri antichi, di cui 8 cinquecentine.

Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione con la sua biblioteca storico-militare

Il Palazzo Arsenale è uno dei più imponenti edifici torinesi e ospita oggi il Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito. La biblioteca del Comando, nonché Biblioteca militare del Presidio di Torino, su determinazione dello Stato Maggiore dell’Esercito, trae le sue origini da quella sorta presso la Reale Accademia Militare di Torino, nata nel 1678 per volere di Madama Maria Giovanna Battista di Savoia–Nemours. Il suo patrimonio librario comprende un fondo antico (1483 – 1829) e uno più moderno (1830 – nostri giorni). È presente, anche, una cospicua dotazione di materiale archivistico legato all’attività della Regia Accademia Militare, dal 1816 al 1943, tra cui alcune pagelle dell’Allievo Camillo Benso Conte di Cavour.

Biblioteca “Silvio Curto” del Museo Egizio

Il primo nucleo librario da cui ebbe origine la Biblioteca risale al 1824 in concomitanza con la nascita del Museo stesso; si tratta però di poche opere anche se di gran pregio, come la Description de l’Egypte della spedizione Napoleonica, i Denkmaeler di Lepsius e i Monumenti dell’Egitto e della Nubia del Rosellini. A partire dagli anni Cinquanta del Novecento grazie a doni da parte di studiosi, ma soprattutto a una massiccia campagna di acquisti, la Biblioteca divenne un importantissimo e imprescindibile strumento di lavoro per tutti coloro che studiavano la collezione museale, nonché una delle uniche biblioteche egittologiche in Italia. La collezione è specialistica e tratta argomenti quali egittologia, papirologia, museologia e studi più approfonditi sul patrimonio culturale in generale.

CIRIÈ (TO)

Cappella di Robaronzino

Tra le molte cascine sorte nei secoli scorsi nelle campagne che circondano il centro abitato di Devesi (frazione di Ciriè), quella di Robaronzino è una delle più antiche e delle più belle. La struttura originale del complesso, che ancora oggi è circondato su tre lati dall’antico muro di cinta in pietra e mattoni, risale al XVII secolo. I primi documenti che citano Robaronzino come cascina risalgono a fineSeicento, ma questo complesso visse le più importanti vicende della sua storia nella prima metà del Settecento, quando il banchiere Antonio Faccio di Carignano ne acquisì la proprietà (1735) e costituì una cappellania presso la chiesa della cascina (1741). La Cappella, che all’esterno si presenta semplice e lineare, è all’interno un vero gioiello barocco: l’altare, attribuibile a Bernardo Vittone, è coronato da candelabri e putti lignei; pregevolissimi stucchi di maestri luganesi ornano la chiesa; l’abside è decorata da una tela che raffigura l’Immacolata Concezione; le pareti laterali presentano quattro grandi tele, opera del pittore Pietro Francesco Guala.

RUBIANA (TO)

Pinacoteca Comunale Francesco Tabusso

Allestita nel 2016 nelle sue forme attuali, la Pinacoteca Comunale sorge nel centro di Rubiana. Nei locali dell’antica cappella di ciò che fu un convento di suore, oggi l’arte contemporanea fornisce una lettura unica del territorio della Valle di Susa attraverso le opere dei più rilevanti artisti contemporanei piemontesi. La visita darà modo di approfondire la conoscenza dell’opera del pittore Francesco Tabusso e leggerla in dialogo con molti altri artisti che con il Maestro hanno condiviso importanti percorsi comuni.

Villa Tabusso

Ingresso dedicato agli iscritti FAI

Villa Tabusso sorge in una borgata del Comune di Rubiana, sulle pendici del Colle del Lys. Circondata da un bel parco, è ancora oggi luogo di villeggiatura della famiglia del pittore Francesco Tabusso, che qui trascorse gli anni della sua adolescenza, iniziando a dipingere nello studio dell’ultimo piano. L’edificio di tre piani, progettato nel 1906, è un tipico esempio di Liberty alpino di inizio Novecento. Acquistata da Alfredo Tabusso – nonno del Maestro – nel 1927 è sempre stata luogo di riferimento della famiglia, che qui sfollò durante la guerra. La villa, normalmente chiusa al pubblico, verrà aperta in occasione delle Giornate FAI d’Autunno con un percorso che comprende gli spazi pubblici e lo studio del terzo piano, nel quale l’artista iniziò il proprio cammino artistico.

ALESSANDRIA

Casa del Mutilato

La Casa del Mutilato della Provincia di Alessandria è stata progettata dall’Architetto Venanzio Guerci e commissionata dall’allora presidente dell’associazione Vittorio Nicola. I lavori presero avvio nel 1938 e venne inaugurato nel 1940. Si tratta di un esempio assai rappresentativo di arte razionalista dell’epoca; le finestre della facciata, in particolare, sono squadrate nel pieno rispetto dei canoni dello stile allora in voga, ma alleggeriscono la visuale le tre finestre della balconata con arco a tutto sesto. Il modernismo dell’edificio è evidente soprattutto nell’illuminazione della scala interna, assai imponente, ricoperta all’interno di marmo bianco di Carrara. Nel complesso il progetto riflette la solennità, la grandiosità e la commistione tra funzionalità e magnificenza tipici dell’edilizia pubblica di quel periodo. Di grande pregio la decorazione della sala delle adunate nella cui abside compare una grande pittura murale dedicata al sacrificio dei mutilati ad opera di Alberto Caffassi. All’interno del bene, solitamente chiuso al pubblico, si potrà ammirare anche una mostra dal titolo NATURA MIRABILE.

Chiesa di San Giacomo della Vittoria

La Chiesa di San Giacomo della Vittoria è un gioiello storico-artistico, simbolo architettonico per la città di Alessandria dell’epoca rinascimentale. L’edificio primitivo, iniziato nel 1392, venne dato agli agostiniani nel 1405 dopo breve officiatura dei preti secolari. Agli agostiniani si devono i lavori di riplasmazione architettonica e ridecorazione eseguiti fra i secoli XVIII-XIX. La chiesa oggi si presenta ad aula unica con volta a botte e abside poligonale, mentre le pareti perimetrali sono scandite da tre archi per lato; il rivestimento marmoreo dei pilastri è riconducibile a un intervento novecentesco. La volta presenta motivi decorativi ad affresco e cornici in stucco dorato riconducibili agli anni ’50-’60 dell’Ottocento. Degno di particolare nota è ciò che rimane dell’originaria decorazione trecentesca ad affresco: la Madonna del latte del 1395 attribuito al pittore lodigiano detto ‘Maestro di Ada Negri’.

MORANO SUL PO (AL)

La Grangia di Pobietto e il Museo della Civiltà risicola

Frutto di aggregazioni e rifacimenti che si sovrappongono nell’arco dei secoli, la grangia di Pobietto, fondata nel 1185, è una grande tenuta agricola organizzata secondo il modello delle grange monastiche. Storicamente parte di un sistema di tenute dipendenti dall’Abbazia di Lucedio, è un organismo in continua evoluzione e nel corso dei secoli ha subito modificazioni e ampliamenti determinati dall’evoluzione delle tecniche e dei processi agricoli. Aveva una struttura a corte chiusa fortificata, protetta da un alto muro perimetrale con l’ingresso difeso da una torre-porta. Il complesso posto al centro delle aree coltivate, era formato da una serie di edifici che comprendevano le stalle, le officine, i magazzini, il mulino, la cappella e l’abitazione del “grangerius”. Nel Novecento, quando il riso diventò la coltivazione principale, furono costruiti fuori dalla corte i dormitori che ospitavano le mondine e i lavoratori stagionali delle risaie, dove oggi è collocato il Museo della Civiltà risicola e dell’ambiente di pianura, che contiene una ricca collezione di attrezzi e macchine relativi alla coltivazione e al trattamento del riso, iniziata nel 1989 già a cura del comune di Morano sul Po, e successivamente implementata dalla famiglia Canepa, tuttora affittuaria.

MASIO (AL)

Castello di Redabue

Posto in una zona teatro per secoli di lotte per il possesso del Monferrato, il Castello di Redabue venne edificato nel XIII secolo. Oggetto di scontri e saccheggi tra le famiglie dei Paleologo e dei Visconti, nel 1440 fu distrutto da Facino Cane, assoldato da Teodoro II di Monferrato. Nuovamente nel Seicento il castello costituì uno dei punti nevralgici durante due guerre di successione del Monferrato provocate dalle ambizioni dei Savoia. Più volte perduto e ripreso dagli spagnoli contro i franco savoiardi di Vittorio Amedeo II, subì grossi danneggiamenti fino al Settecento quando il Monferrato divenne di casa Savoia. Oggi al suo interno rimangono, alcuni archi di tufo alternati a mattoni databili intorno al XIII secolo, le torri merlate e una torre quadrata scostata dal corpo principale. Dal 1830 l’edificio e tutta la tenuta vennero acquistati dalla famiglia Doria Lamba che vi stabilì la sua residenza estiva. Completamente restaurato all’inizio dell’Ottocento e solitamente non visitabile, è ricco di spazi particolarmente scenografici: quelli completamente ristrutturati dell’antica cantina, l’adiacente chiesa disegnata dallo Juvarra, alcuni saloni del Castello, il giardino antistante, il bellissimo parco di circa dieci ettari caratterizzato da lunghi viali e grandi prati.

OVADA (AL)

Palazzo Spinola e Chiesa Santa Maria delle Grazie

Palazzo Spinola, costruito nella seconda metà del XVII secolo, è parte di una grande struttura che comprende un’area delimitata da via San Paolo, Piazza San Domenico, Vico Oratorio e via Ripa. In quest’area, oltre al palazzo signorile, si trovano cortili, porticati, locali di servizio, scuderie e cantine. L’ingresso all’edificio immette in spaziosi locali di rappresentanza da cui si sale al piano nobile, dove si trovano ambienti luminosi dai soffitti decorati. La Chiesa Santa Maria delle Grazie, oggi San Domenico (più conosciuta come Chiesa dei padri Scolopi), realizzata nel 1481 sulla struttura di una precedente chiesa romanica a sua volta eretta sui resti di un nucleo protocristiano, subì diversi interventi di restauro al termine dei quali vennero riportate a vista le originali strutture romaniche. All’interno diverse tele, tra cui una attribuita al Fiasella. L’imponente austerità del palazzo unitamente alla facciata della chiesa formano una spettacolare e scenografica quinta alla piazza su cui si affacciano.

FRINCO (AT)

Castello di Frinco

L’abitato di Frinco ha origini probabilmente nel IX secolo a seguito dell’invasione dei Franchi prima dell’anno 800, ma è documentato solo dal 1117 mentre il castello dal 1288. Dopo diverse vicissitudini storiche e passaggi di proprietà, intorno al 1960 inizia il degrado del castello,quando viene acquistato da un’azienda agricola che vi impianta un allevamento di pollame. Conseguente al suo fallimento, l’edificio viene sequestrato, posto all’asta e acquistato da privati nel 1992. Inizia così un travagliato iter di investimenti mancati e speculazioni che ritardano fondamentali lavori di restauro. Nel 2011 una frana ne mette a rischio la sicurezza e a febbraio 2014 si verifica il crollo di una porzione significativa dell’edificio che precipitata sull’abitato. Nel 2019 viene acquistato dal Comune che nel 2020 inizia i lavori di ripristino. In occasione delle Giornate FAI si visiteranno diverse aree e sale messe in sicurezza dopo i primi restauri e la collaborazione con il Politecnico di Torino, che ha dato una svolta per il rilancio del castello.

SOSTEGNO (BI)

Percorso tra le chiese

In occasione delle Giornate FAI d’Autunno verrà proposta una passeggiata, con partenza dal Municipio, alla scoperta di cinque importanti chiese e oratori del borgo di Sostegno, di epoche differenti e con caratteristiche particolari. Tra questi, la Chiesa Parrocchiale di San Lorenzo, con impianto delle chiese barocche, a un’unica navata e con cappelle e altari laterali, in cui l’altare maggiore è dedicato a San Lorenzo, patrono del paese. La sua cupola subì un parziale cedimento strutturale nel 1923: ciò determinò il suo rifacimento qualche anno dopo e affrescata dal pittore Giuseppe Ferrero, che già aveva decorato la precedente. Sono rappresentati momenti della vita di San Lorenzo: i personaggi sono stati raffigurati traendo spunto da alcuni abitanti di Sostegno.

ROSAZZA (BI)

Alla scoperta del borgo di Rosazza

In occasione delle Giornate FAI verrà proposta una camminata durante la quale si potranno ammirare le bellezze di Rosazza, definito da molti il borgo più misterioso d’Italia, che sorge lungo una stretta striscia di terra tra la Valle del Lys e la Valsesia, circondata dalle Alpi Pennine. Ciò che colpisce di questo borgo sono le sue eccentriche strutture, prima fra tutte il Castello, fatto erigere dal Senatore Federico Rosazza. Questo luogo, oltre le singolari apparenze, è custode di tradizioni e mestieri legati alla vita della valle, usanze che vanno via via scomparendo.

Municipio e Torre Ghibellina, Castello e Casa Natale di Federico Rosazza

Ingresso dedicato agli iscritti FAI

Gli iscritti FAI potranno visitare le due torri, del Castello e civica, e la stanza natale del senatore Federico Rosazza. Progettato da Giuseppe Maffei, il Municipio spicca per il colonnato che arricchisce il portico antistante l’edificio. Le colonne, trattate con acido nitrico, si alternano, formando una pregevole bicromia, a quelle costruite in sienite grigia. Il campanile della vecchia chiesa fu trasformato in torre civica con l’aggiunta di una merlatura ghibellina e di un terrazzino circolare. Il Castello, anch’esso progettato da Giuseppe Maffei e oggi di proprietà privata, ha chiari riferimenti all’Esoterismo e alla Massoneria. Colonne, architravi e statue richiamano gli antichi templi di Paestum. Alcuni di questi manufatti furono travolti dall’alluvione del 1916, portati a valle dalle acque del torrente e posizionati in seguito nel Parco Comunale. La torre, a pianta circolare, è sormontata da una merlatura guelfa e una scala di 100 gradini in pietra conduce alla cima. Nella casa natale di Federico Rosazza sarà visitabile la sua stanza da letto con l’affresco che rappresenta la volta stellata in cui una stella è stata dipinta al contrario come da tradizione legata alla Massoneria.

GARESSIO (CN)

Laboratorio personale di Giorgetto Giugiaro

Ingresso dedicato agli iscritti FAI

Visita eccezionale, riservata agli iscritti FAI, della bottega-laboratorio personale di Giorgetto Giugiaro – mai aperta al pubblico – dove il noto designer di auto ha iniziato a disegnare, apprendendo i segreti dell’arte dell’affresco dal padre. Il luogo è inserito nel cuore di Garessio, suo paese natale e splendido borgo medievale, tutto da scoprire.

ALBA (CN)

Chiesa S.S. Cosma e Damiano

Ingresso dedicato agli iscritti FAI

Costruita su resti di mura e pavimentazioni romane, la Chiesa barocca dei Santissimi Cosma e Damiano (due medici fratelli vissuti tra III e IV secolo d.C.) è di origine molto antica e la si trova già menzionata in documenti del XII secolo. Verrà poi completamente ricostruita nel Settecento a partire dalle fondamenta e verrà aggiunto negli stessi anni il campanile. Il corpo della chiesa presenta un planimetrico schema longitudinale a unica navata, intervallato simmetricamente da due cappelle laterali. L’altare maggiore presenta solo parte delle sua conformazione settecentesca, in marmi policromi a colori tenui, essendo stato smembrato. In questo periodo l’edificio è chiuso per lavori di restauro; in occasione delle Giornate d’Autunno gli iscritti FAI potranno eccezionalmente visitare, su prenotazione, i lavori di cantiere, in fase di ultimazione, con la guida di esperti.

SALUZZO (CN)

Storie di sogni e sognatori al cimitero di Saluzzo
Il percorso cimiteriale proposto dalla Delegazione FAI di Saluzzo trova le sue origini nel passato del territorio del marchesato di Saluzzo. Infatti, nella città quattrocentesca, nell’attuale Chiesa della Consolata è ancora visibile un affresco dell’antica Danza della Morte, soggetto iconografico ricorrente nella decorazione dei luoghi di sepoltura. In un vortice inarrestabile, gli scheletri dei trapassati trascinano con sé vescovi, sovrani, dame, nobili, guerrieri, mercanti, prelati, contadini, artigiani, bambini, ciascuno con i segni distintivi della propria condizione umana. La storia della civiltà ha però insegnato un modo diverso per superare la tragicità della danza: la visione del futuro tramite l’arte, la medicina, la musica, la filantropia, in poche parole la condivisione dell’esperienza maturata. Per ricordare alcune figure di uomini e donne eccezionali, i luoghi del loro ultimo riposo sono stati abbelliti con vere e proprie opere d’arte, solitamente trascurate dai visitatori. Con la regia di Anna Maria Faloppa riscopriremo la bellezza di un’arte commissionata a raccontare un sogno oltre la vita, con la visita a una serie di tombe monumentali/semplici sul filo del recupero della cultura otto/novecentesca.

NOVARA

Scurolo della Basilica di San Gaudenzio

Lo scurolo di San Gaudenzio si trova nell’omonima Basilica, al di sotto della nota Cupola antonelliana. Non vi sono elementi per connettere il progetto della Basilica di Pellegrino Pellegrini (anni 60 del Cinquecento) con qualche idea di cripta o altro. Per la realizzazione dello scurolo si attesero circa 100 anni e dopo diverse proposte progettuali si giunse dal 1673 al 1692 al completamento della costruzione e della splendida decorazione pittorica di Stefano Maria Legnani, detto il Legnanino. Si hanno due scale di accesso ai lati, utili per un più regolato flusso dei devoti, ma anche spettacolari nell’impianto spaziale. La soluzione in alzato, garantisce una visibilità maggiore della custodia del santo lasciando inalterato lo spazio della liturgia nella chiesa. Le visite proposte durante le Giornate FAIpermetteranno di ammirare un ambiente eccezionale, solitamente interdetto al pubblico. Lo scurolo con la sua pianta ottagonale dominata dal marmo nero e dal marmo giallo costituisce infatti una vera e propria eccellenza artistica del territorio, che colpisce non solo per il suo grande apparato scenico, ma anche per la grande solennità di cui è permeato.

BORGOSESIA (VC)

Industrie Toscanini

Immerse tra i boschi e i torrenti della Valsesia, l’Industria Toscanini, fondata nel lontano 1920, era una piccola azienda che produceva coltelli dai manici in legno destinati a essere venduti nei mercati locali. A questo primo prodotto si aggiunsero col tempo: assi da bucato, spazzole, taglieri, sedie e, infine, i portabiti che determinarono la prima vera svolta produttiva e creativa. L’industria si ampliò, l’innovazione dei macchinari si accompagnò con l’evoluzione dei materiali e il concetto di un moderno design alla ricerca della perfezione estetica nella funzionalità del prodotto. Oggi nello stabilimento situato nella piccola frazione Isolella di Borgosesia si producono portabiti in legno e plexiglass – frutto di anni di studio, brevetti e di accurata esecuzione – per i più importanti nomi della moda globale. In occasione delle Giornate FAI d’Autunno i visitatori avranno l’eccezionale possibilità di visitarne l’interno e assistere al modernissimo ciclo produttivo realizzato con macchinari di ultima generazione.

Elenco completo dei luoghi aperti in PIEMONTE,

giorni e orari di visita e modalità di partecipazione su:

https://fondoambiente.it/il-fai/grandi-campagne/giornate-fai-autunno/i-luoghi-aperti/?regione=PIEMONTE

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