Cosa succede in città- Pagina 216

Torino, Porta Nuova e Banksy. Quando il liberty del passato incontra il contemporaneo

Era da un poche non mi capitava di essere in anticipo. 

Forse una giornata con meno impegni del solito, oppure qualche ingorgo meglio gestito per le strade, magari linaspettata puntualità dei trasporti pubblici, fatto sta che mi sono ritrovata a Porta Nuova quasi unora prima del previsto.
Ho subito pensato ad un articolo letto in precedenza riguardo allesposizione “The World of Banksy The immersive experience”, dedicata allo “street artist “più famoso al mondo: come non approfittarne?
Cerco la Sala degli Stemmi, spazio che rientra nel più ampio progetto di rinnovamento che coinvolge anche il piano superiore della stazione, dedicato allarea “lounge”.
Mi divincolo tra la folla che si muove in maniera vettoriale, il ritmo generale è sostenuto, chi controlla ancora una volta il tabellone degli orari, chi è appena sceso dal treno e non vede lora di uscire allaria aperta; vi sono anche delle scolaresche, mi fermo a guardare i piccoli delle elementari che addentano bramosi il proprio panino, mentre le maestre li osservano attente, in piedi, vicine al pianoforte.
Gli altri passanti non notano quella scena, passano oltre indifferenti, così come si fa con i bisognosi sotto i portici o con “i tipi loschi” vicino ai binari.
Le medesime cose che ignoriamo sono quelle che giudichiamo con più fervore.
Mi ridesto dai pensieri, scanso un paio di passanti che altrimenti mi avrebbero investita, con la loro valigia trolley rumorosa e lo sguardo fisso di chi deve compiere unimpresa impossibile da cui dipende la salvezza dellumanità. Arrivo finalmente a destinazione, e mi accingo a intraprendere il percorso espositivo.
Un tappeto rosso a terra e delle cordicelle dorate mi indicano lingresso, nonostante la pienezza di Porta Nuova, non c’è nessuno in coda.
Le opere esposte non sono originali, si tratta di copie  e riproposizioni di “murales” realizzzati da giovani “street artists”: assolutamente nessun problema, poiché siamo ben lontani dallideologia di Foucault, secondo cui “lautore/artista” si erge su un piedistallo di intuizione creativa che lo eleva in un rapporto gerarchico con la gente comune”, al contrario, allepoca attuale della riproducibilità dellopera darte, “vince” il pensiero barthesiano: con Banksy  ci troviamo di fronte “alla morte stessa” dell’ “autore/artista”.


Di tuttaltro spessore è la figura che rappresenta lartista britannico, egli è uno sciamano che incarna la coscienza collettiva archetipica del “clan”, le sue opere sono la materializzazione dei nostri dubbi, dei nostri pensieri, quando guardiamo i suoi lavori in realtà ci troviamo a fronteggiare le nostre stesse domande, senza tuttavia trovare risposte. Larte di Bansky offre spunti di riflessione senza compromessi, attraverso semplici e diretti “stencil egli annulla le differenze di classe e di “status” sociali, pone gli spettatori tutti sullo stesso piano, ci rende individui pensanti, membri di una medesima società.
I suoi graffiti sono ironici, intelligenti, immediati, talvolta giudicati eccessivi e accusati di minare letica e lestetica di icone culturali e personaggi così “eroici” da divenire “cliché” ( “Kissing Copper” o “Mother Theresa”). Personalmente non condivido tale chiave di lettura, solamente non siamo abituati ad una “terapia durto dello spettatore”, non trovo Bansky poco rispettoso, anche perché egli stesso è ben consapevole del suo ruolo nella psiche culturale, al contrario è un artista attento e brillante, e il cinismo delle sue parole deve spingerci a rifiutare latteggiamento tipico dei “buoni borghesi” –parafrasando De Andrè-.
“I più grandi crimini del mondo non sono commessi da persone che infrangono le regole, ma da persone che seguono le regole. Perché le persone che obbediscono agli ordini lanciano bombe e massacrano villaggi. Per prevenire crimini gravi, è nostro sacro dovere non fare ciò che ci viene comandato di fare, questa è lunica certezza.” ( Banksy, “Wall and Piece”, p.50)
Non è il primo a scagliarsi contro la razionalità che porta alla distruzione, i Dada di Henri Cartier Bresson combattevano la logica che aveva lasciato alla gente gli orrori della guerra, essi sostenevano che “l’unica via di salvezza era il rifiuto della logica per abbracciare l’anarchia e l’irrazionalità”. Con Banksy  non si arriva a tanto, lirrazionale che egli rappresenta non è altro che la realtà dei fatti raffigurata spoglia di perbenismo e talvolta mutuata in metafora – i “ratti” ripresi da Blek le Rat non sono altro che raffigurazioni animalesche dell’ “uomo comune”. –  Ho trovato del Dada in questa mostra, ma ovviamente nel significato profondo insito nelle opere proposte, non nellestetica delle raffigurazioni: qui le figure sono vivide e pulsanti, protagoniste di un contemporaneo “realismo sociale” che si staglia sulle pareti e si riflette nel nostro sguardo, le creazioni di Banksy  fissano lo spettatore e –attraverso unironica pena del contrappasso – lo mettono spalle al muro, lo rendono impotente e incapace di discostarsi.
Lintera opera dellautore britannico può essere osservata da più punti di vista: in “continuum” con la nascita della Street Art, come emblema di un filone artistico che tuttora stenta ad essere riconosciuto come arte a tutti gli effetti e come mezzo di diffusione di notizie attuali, le sue raffigurazioni infatti compaiono allimprovviso e si diffondono con la stessa rapidità di un messaggio su internet.
Le origini delloperato di Banksy  vanno ricercate a Bristol, dove intorno agli anni Ottanta compaiono le prime tracce di questa specifica espressione artistica, tipica di giovani esponenti appartenenti alla media e bassa classe urbana. Nel medesimo luogo si forma il “Barton Youth Club”, noto come sorta di “rifugio per delinquenti”, si tratta di un gruppo di giovani che fanno riferimento a John Nation. Questultimo rimane affascinato dai numerosi e colorati “murales” di Amsterdam, osservati durante un viaggio di lavoro; il suo interesse presto si tramuta in “reportage” fotografico, poi decide di condividere la sua scoperta con i giovani del Club, mostrando loro le medesime immagini scattate di suo pugno. Delloriginario gruppo di artisti di Bristol fanno parte, tra i tanti, 3D, Zboys, SP27, Mr Jago e lo stesso Bansky.
Allinizio i membri della compagnia utilizzano la medesima tecnica, sia per concretizzare le opere, sia per apporre le loro firme ( il “tagging”): il colore viene spruzzato sui muri o sui supporti attraverso un “aerosol”.
È proprio Banksy  ad allontanarsi dalla consuetudine, differenziandosi per lutilizzo degli “stensil”, strumenti che andranno a caratterizzare i suoi elaborati.
Mentre ci si avvicina alla mostra, non solo vanno tenute in considerazione tutte le riflessioni di cui sopra, ma in più non va dimenticata lantica lezione duchampiana, che ha in effetti cambiato – e stravolto- la storia dellarte: con i suoi “ready-made”, il sommo artista Dada abolisce qualsiasi significato o valore alla manualità dell’artista, l’artista, non è più colui che sa fare cose con le proprie mani, ma colui che sa proporre nuovi significati alle cose, anche per quelle già esistenti.
Come si suol dire, cari lettori, me la sono proprio goduta questa esposizione.
Oltrepassato il tappeto rosso, mi addentro nel percorso segnato dalle pareti appositamente erette per ospitare “murales” a grandezza naturale e copie incorniciate; predispongo il giusto stato danimo, ossia quello di osservare la realtà con i suoi contrasti, con le sue ironie e con la follia crudele tipica della specie umana.
Tutti i lavori che vedo mi colpiscono, tutti meriterebbero una lunga e attenta riflessione, ma il tempo scorre spietato, mi riservo di ritornare su ciò che più mi coinvolge al termine del percorso, come spesso faccio alle mostre che visito.
Tra le varie riproduzioni scelgo su quali risoffermarmi: in primisLaugh now”, evidente riferimento ad un “cult” del cinema per i coscritti della generazione di Bansky, “Planet of Apes”, lopera ci spinge a riflettere sul tema delloppressione. Le scimmie, nostri predecessori secondo la teoria evoluzionistica di Darwin, vengono esposte negli zoo e sottoposte a orribili esperimenti, è questo il rispetto che mostriamo ai nostri antichi antenati? È davvero quella umana la specie più evoluta?
In Sales ends” lautore invita a esaminare lattuale società dei consumi. Diverse figure velate, riferibili alliconografia religiosa, si disperano e pregano davanti ad una scritta pubblicitaria: “Lo sconto finisce oggi”, con questo gesto drammatico le astanti rappresentano lo zelo con cui le società contemporanee riconoscono i prodotti di consumo. Sempre alla stessa tematica appartiene “Christ with shopping”, attacco clamoroso non solo al consumismo in generale, ma, nello specifico, al Natale, festa cristiana volta allesaltazione della pace e degli affetti, ora tramutata in occasione di isteria consumistica di massa.


Ancora una volta liconografia religiosa viene usata per riflettere sulla scomoda e terrificante realtà dei fatti: “Toxic Mary” è una serigrafia in cui la Vergine sfama il Bambino con una bottiglietta di rifiuti tossici, con questa peculiare e terrificante Sacra Rappresentazione Banksy denuncia i conflitti bellici combattuti per ovvi motivi economici, nascosti da motivazioni religiose sfocianti nel fanatismo.
Di particolare impatto è “Napalm (cantt beat that feeling)”, realizzata con olio ed emulsione su tela; impossibile non riconoscere la ripresa della celeberrima fotografia di Kim Phuc, scattata durante la guerra del Vietnam. La bambina al centro dellopera di Banksy – e centrale anche nella foto di Phuc-  è tenuta per mano da due conosciutissime icone culturali. Topolino e Ronald McDonald avanzano imperterriti, sorridono mentre la vittima si dispera e quasi inavvertitamente si fanno beffe del disastro della guerra. I due personaggi ci distraggono, attirano la nostra attenzione e dirigono la simpatia dellosservatore dalla vittima alloppressore.
Non vi accompagnerò, cari lettori, opera dopo opera, commentando ogni singola raffigurazione, al contrario, spero con queste indicazioni di avervi incuriosito e di avervi fornito una generale chiave di lettura per approcciarvi ad un genere artistico così peculiare come quello della Street Art.
Tuttavia sarebbe ingiusto terminare tale pezzo senza menzionare una delle immagini più iconiche di Banksy : “Girl with balloon”.
Il lavoro è stato scoperto sul muro della scalinata della South Bank di Londra nel 2002;   lelemento chiave dellelaborato è la speranza, che si erge vittoriosa nonostante le cupe e avverse condizioni di vita degli individui. Bansky volutamente utilizza ambienti sporchi  e trascurati per rappresentare gli attuali tempi difficili, ma al contempo egli sottolinea come la felicità sopravviva imperterrita alla sofferenza.
Lamore predicato dallanonimo streeet artist è il palloncino rosso sangue che vola leggero nel vento, non sappiamo se la bambina lo ha perso, non sappiamo se una qualche folata lo sta portando verso la manina tesa ad afferrarlo, sappiamo però che esso rappresenta un bisogno umano fondamentale, motivo per cui esso merita e deve essere coltivato.
Non vi sono risposte che si possano trarre dalle opere di Banksy , solo sollecitazioni a migliorare noi stessi, in nome di unumanità che sia degna di portare questo nome.

ALESSIA CAGNOTTO

Settimana dell’Osteopatia, in 24 studi a Torino una visita gratuita ai pazienti con sintomi da Long-Covid

 DAL 18 AL 24 APRILE 

Torino, 11 aprile 2022 – Prende il via la seconda edizione di CronOs, Cronicità e Osteopatia: dal 18 al 24 aprile, in occasione della Settimana Internazionale dell’Osteopatia, 24 studi a Torino e 37 in tutto il Piemonte apriranno le porte per una visita gratuita ai pazienti con sintomi riconducibili al Long-Covid o la cui cronicità è peggiorata in seguito alle restrizioni per la pandemia. Il progetto, promosso dal ROI – Registro degli Osteopati d’Italia, ha l’obiettivo di informare i cittadini sul supporto che l’osteopatia può offrire ai pazienti che presentano disturbi cronici e di dare impulso alla ricerca scientifica in questo specifico campo della salute.

È possibile prenotare la propria visita sul sito cronos.roi.it. I pazienti potranno individuare l’osteopata aderente all’iniziativa più vicino a loro attraverso la mappa interattiva disponibile qui. Una volta effettuata la scelta, i pazienti potranno contattare direttamente l’osteopata per fissare la visita gratuita, chiamando il numero riportato nella sua scheda.

Per Long-Covid si intende una condizione clinica caratterizzata da segni e sintomi eterogenei che permangono o si sviluppano dopo quattro settimane dall’infezione acuta da SARS-CoV-2. Le manifestazioni cliniche sono molto variabili e oggi non esiste un consenso unanime sulle loro caratteristiche, anche se è possibile distinguere manifestazioni generali come astenia, mialgie, artralgie, debolezza generale e manifestazioni organo-specifiche come dispnea, tachicardia, cefalea e reflusso. “Inoltre, anche le norme promosse per il contenimento della pandemia hanno avuto conseguenze molto importanti sulla salute dei pazienti” ha dichiarato Paola Sciomachen, Presidente del ROI. “La sospensione degli abituali controlli di salute, lo stress, il mantenimento di posture scorrette durante lo smart working e l’interruzione dell’attività fisica sono solo alcune delle cause che hanno condizionato il nostro stile di vita e che possono aver originato o peggiorato disturbi cronici che l’osteopatia può contribuire a trattare” ha aggiunto Paola Sciomachen.

Sono oltre 24 milioni gli italiani che attualmente convivono con malattie croniche e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha stimato che oltre l’80% della spesa pubblica per la salute è indirizzato alle cure e alla gestione del paziente cronico. “Tra gli interventi sanitari volti alla cura e alla presa in carico dei pazienti cronici, l’osteopatia riveste un ruolo sempre più importante, integrandosi pienamente nel Sistema Sanitario Nazionale. Nel Piano Nazionale della Cronicità, il Ministero della Salute sottolinea che nel trattamento di pluripatologie è importante la collaborazione tra diversi professionisti sanitari e la gestione del paziente nella sua interezza. Con il progetto CronOs il ROI vuole fornire una risposta concreta in questo senso e sottolineare il suo ruolo come attore di primo piano nel campo della Sanità italiana.” ha spiegato Paola Sciomachen.

Secondo uno studio epidemiologico realizzato nel 2019 da Lattanzio Monitoring & Evaluation per il ROI e condotto su un campione di 770 osteopati, le prime tre esigenze cliniche riferite dai pazienti che si rivolgono all’osteopatia sono una migliore convivenza con la cronicità (77% del campione), suggerimenti pratici per gestire la malattia (50%) e il bisogno di presa in carico (48%). La continuità terapeutica e la soddisfazione del paziente sono riconducibili innanzitutto ai benefici del trattamento (per il 91% degli intervistati), l’instaurarsi di una relazione di fiducia (67%) e la sintonia tra osteopata e paziente (49%).

Registro degli Osteopati d’Italia (ROI)
Il Registro degli Osteopati d’Italia (ROI) è l’Associazione più rappresentativa e più antica del settore a livello nazionale. Nasce nel 1989 con l’obiettivo di stimolare la diffusione e la valorizzazione dell’osteopatia in Italia. L’Associazione promuove la ricerca in campo osteopatico, l’aggiornamento e la formazione professionale dei suoi iscritti, a garanzia della qualità e della sicurezza delle prestazioni offerte. È un’Associazione privata senza fini di lucro che svolge attività di autoregolamentazione, autodisciplina, rappresentanza e coordinamento degli associati. Inoltre, il ROI indirizza e definisce i criteri formativi e la deontologia professionale. Il ROI conta oltre 4.000 osteopati iscritti.

www.registro-osteopati-italia.com

 

“Play 2022” Sarà un anno tutto da giocare alla Reggia di Venaria

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Due mostre “giocose”, tanto per iniziare, in programma fino al 18 settembre

Venaria Reale (Torino)

Che bell’idea festeggiare un piacevole anniversario sotto il segno del “gioco”! Tanto più se gli anniversari sono due. E dunque giochi d’ogni tipo e genere, d’ogni età e provenienza, giochi “da nobili” e giochi da “comuni mortali”, giochi d’acqua e di strada o giochi sotto il tendone di un circo. Capita alla Reggia della Venaria Reale, che quest’anno festeggia i suoi primi 15 anni di apertura al pubblico e i suoi 25 dalla dichiarazione Unesco di “Patrimonio Universale dell’Umanità”. Dunque: “Reggia! Liberi tutti”, come recita lo slogan del ricco programma di iniziative riunite sotto il titolo di “Play 2022. Un anno tutto da giocare”. Del resto, si sa che, storicamente, Regge e Residenze Reali sono state (eccome!) anche paciosi “luogo di svago e loisir” oltre che centri importanti e severi di “pouvoir”. E allora, dicono i responsabili, “in un momento in cui la pandemia obbligava se non a rinunciare, almeno a ridefinire fortemente l’attività ludica, ci è parso che fosse opportuno riflettere proprio su di essa”.

In che modo? Tanto per iniziare si è pensato di partire con due, davvero suggestive, mostre – play director e voce narrante l’eterno ragazzo col ciuffo all’insù, Arturo Brachetti – visitabili nelle “Sale delle Arti” fino al prossimo 18 settembre. “Dalle piazze alle Corti. Storie di giochi e spettacoli tra ‘700 e ‘800”, la prima, e “Foto in gioco! Un racconto di 18 fotografi italiani” la seconda. Curata da Silvia Ghisotti e Andrea Merlotti – la magistrale ambientazione scenica è per entrambe, di Peter Bottazzi – in collaborazione con il “Museo Nazionale del Cinema” di Torino e la “Biblioteca del Seminario Vescovile di Asti”, la prima rassegna propone alcune significative rappresentazioni di giochi e spettacoli tra Corti, teatri e piazze da Torino capitale sabauda alla provincia, presentando rare testimonianze iconografiche del ‘700 e ‘800. Corti e piazze. In tempi di pace, il gioco non conosceva prescrizioni di spazi.

Proprio a Torino, capitale dello Stato Sabaudo, in piazza Castello, di fronte all’attuale Palazzo della Regione, capitava non di rado di assistere (allora come oggi!) all’esibizione di attori e cantanti, giocolieri e funamboli, e c’erano anche i cantastorie che recitavano nei pressi dell’antistante Palazzo Madama. Gazzette e diari dell’epoca raccontano che i più bravi ed originali potevano esser chiamati addirittura a recitare a Corte per i sovrani e per divertire i principini: un variegato universo di uomini e donne di spettacolo, raccontato in mostra utilizzando preziose opere conservate nelle “Residenze Reali Sabaude” e in collezioni pubbliche e private piemontesi.

Accanto a dipinti, provenienti da “Palazzo Madama” e dai “Castelli” di Racconigi e di Agliè, sono esposti rarissimi manifesti conservati nella “Biblioteca del Seminario Vescovile” di Asti, esemplari di quelle prime locandine pubblicitarie che acrobati, giocolieri, cavallerizzi e artisti di strada o di “circo” (che proprio allora muoveva i primi passi) affiggevano nelle città dove si esibivano.

Fra le opere esposte, ricordiamo un affollato calligrafico “Spettacolo in piazza Castello”, opera di un seguace di Giovanni Michele Graneri, un importante “teatrino di marionette” del XVIII secolo e la sezione della mostra dedicata alle “lanterne magiche”, alle “scatole ottiche” e ai “fantascopi”, provenienti dal “Museo Nazionale del Cinema” di Torino. Sono invece 120 gli scatti realizzati da 18 firme fra le più grandi della fotografia italiana degli ultimi decenni, assemblate alla Reggia nella seconda mostra “Foto in Gioco!”, curata da Giangavino Pazzola ed organizzata insieme a “CAMERA-Centro Italiano per la Fotografia”. Immagini in bianco e nero e a colori, la scena resta l’Italia “ma con un salto di tre secoli” da quella dei sovrani assoluti a quella del boom economico fino al nostro presente”.

Dal fantastico “Paese dei Balocchi” di Luigi Ghirri, solo per citarne alcune, alle immagini di sapore neorealista del bolognese Nino Migliori fino all’orientaleggiante trompe l’oeil di “Super Show 2” di Giovanni Gastel o all’acrobatico “Circus 2000”della siciliana Roselena Ramistella. Ma sempre gioco é. E lo sarà per tutto l’anno, con mostre già programmate, insieme a conferenze, eventi e spettacoli che proseguiranno fino all’inverno 2022-’23.

Gianni Milani

 

“Play 2022. Un anno tutto da giocare”

Reggia di Venaria, piazza della Repubblica 4, Venaria Reale (Torino); tel. 011/4992300 o www.lavenaria.it

Fino al 18 settembre

Orari: dal mart. al ven. 9,30/17 – sab. dom. e festivi 9,30/1830

Nelle foto (Fonte: “Consorzio Residenze Reali Sabaude”)

–       Seguace di Giovanni Michele Graneri: “Spettacoli in piazza Castello”, olio su tela, 1750 ca.

–       Arturo Brachetti

–       Pittore bambocciante piemontese: “Spettacolo di lanterna magica”,1740-’60 ca.

–       Roselma Ramistella: “Circus 2000”, Courtesy l’artista a “Studio Trisorio”

–       Nino Migliori: “Bimbi al mare”, stampa pigmenti puri su carta, 1954, Fondazione Nino Migliori

70 anni di Brigata alpina “Taurinense”, conferenza storica

Amici Biblioteca Nazionale di Torino

Nel 150° anniversario degli Alpini e nel 70° di costituzione della Brigata alpina Taurinense, l’auditorium Vivaldi appuntamento con  una grande festa con la storia, i valori e le gesta degli Alpini più simbolici ed esemplari, protagonisti straordinari delle nostre montagne e dei più impegnativi eventi del nostro passato.

14 aprile alle ore 11.00

Green pass rafforzato e mascherina FFP2 richiesti.

Priorità alle prenotazioni a eventi@abnut.it

“Noi siamo con voi per la pace e la giustizia”

Il prossimo martedì 12 aprile si terrà un incontro intitolato “Noi siamo con voi per la pace e la giustizia”.

Sulla locandina pubblicata sotto,  sono annunciati e illustrati sia il programma, sia i relatori, sia i soggetti che hanno organizzato e patrocinato l’evento. Come potere vedere, dunque, l’iniziativa è stata voluta e condivisa da un amplissimo arco di “Soggetti”, tanto religiosi, quanto sociali, quanto istituzionali, il che la rende – almeno in parte – abbastanza unica e significativa.

Giampiero Leo a nome degli organizzatori
Noi credenti non possiamo mai accettare la guerra, anche se per ogni giorno che passa ci sembra di poter far poco. Non possiamo accettare questa guerra fratricida che coinvolge due nazioni che hanno tanto in comune, a partire dalle radici cristiane e proprio per questo sentiamo con ancor maggiore partecipazione il dramma del popolo ucraino invaso, costretto all’esilio, sottoposto ai bombardamenti e alle violenze di ogni genere. La guerra è terribile, perché spesso sfugge a chi l’ha dichiarata e – come un fuoco – si allarga in modo incontrollabile. Non accettare la guerra – e ancor di più abituarci alla guerra – ci impegna a pregare e agire per la pace e per la giustizia. Sottolineiamo infatti che la pace senza giustizia non solo è di per se stessa precaria, ma può costituire anche una terribile mortificazione della stessa dignità umana. La preghiera, questa nostra preghiera, è anche una protesta per la violenza del conflitto e verso chi lo ha ultimamente scatenato per brama di potere e indifferenza alla legalità e alle regole di convivenza internazionali, ma soprattutto vuole essere la richiesta ai nostri Padri che ci diano il grande dono della pace. Non ci si può rassegnare al fatto che la guerra si incancrenisca per mesi o per anni in Ucraina, come in altre parti del mondo, mentre muoiono tanti uomini, donne e bambini. In questo nostro incontro pregheremo tutti insieme per quella pace a cui non rinunceremo mai, certi che la pace è il nostro ideale supremo, perché la pace è la ragione stessa dell’essere credenti.

Gusti e sapori del Piemonte all’aeroporto

 

PRESENTATO IL NUOVO ASSORTIMENTO REGIONALE

NEL DUTY FREE HEINEMANN ALL’AEROPORTO DI TORINO

Si è svolta  presso il Duty Free shop Heinemann di Torino Airport, la presentazione del nuovo assortimento merceologico che arricchisce l’offerta di prodotti regionali all’interno dell’Aeroporto. La nuova offerta, che si estende su circa 200 mq e comprende 23 fornitori con oltre 300 nuovi prodotti selezionati, intende rappresentare al meglio le eccellenze enogastronomiche del Piemonte. Gebr. Heinemann, gruppo attivo a livello mondiale nel settore del Travel Retail, gestisce dal 2015 con la sussidiaria Heinemann Italia circa 1000 mq di spazio commerciale “walk-through” situati nell’area partenze dell’Aeroporto di Torino, subito dopo i controlli di sicurezza, e rafforza così la partnership con Torino Airport e con il territorio.

 

“All’interno degli aeroporti l’esperienza, il ruolo e la responsabilità degli operatori commerciali internazionali come Heinemann – dichiara Fulvio Fassone Amministratore Delegato di Heinemann Italia – deve essere anche quello di supportare la diffusione del Made in Italy nel mondo e in particolare di agire da motore di export delle produzioni di qualità del territorio di appartenenza. Per questo negli ultimi mesi, per dare ancora più spinta al rilancio economico anche dei piccoli produttori regionali piemontesi, Heinemann Italia in partnership con SAGAT, società di gestione dello scalo torinese, si è attivata per selezionare e inserire nel suo assortimento alcune tra le eccellenze del territorio nella produzione vinicola, gastronomica e dolciaria che rispecchino la tradizione e che diano nel contempo la possibilità anche a piccole aziende di essere presenti su un palcoscenico internazionale come solo un aeroporto può essere. L’obiettivo è quello di creare una “passenger experience” di alto livello che permetta ai viaggiatori di conoscere anche realtà non sempre presenti nel panorama internazionale e di portare a casa con sé un piccolo ma gustoso assaggio del Piemonte”.

 

“Siamo felici di poter offrire ai nostri passeggeri un ventaglio di proposte enogastronomiche del Piemonte anche presso il Duty Free shop Heinemann dell’Aeroporto – commenta Andrea Andorno, Amministratore Delegato di Torino Airport -. Siamo convinti che il nuovo assortimento di eccellenze regionali porti un valore aggiunto alla nostra ampia offerta commerciale legata al territorio: sempre più in coerenza con un ruolo dell’aeroporto quale ‘biglietto da visita’ del proprio territorio, in vista dei crescenti flussi di turisti internazionali che ci attendiamo nei prossimi mesi e che contraddistingueranno questa nuova fase dello scalo, ci rende davvero orgogliosi poter offrire a molte eccellenze regionali la possibilità di essere conosciute all’estero”.

 

L’evento è poi proseguito nella Sala VIP Piemonte Lounge dell’Aeroporto dove gli ospiti intervenuti hanno potuto degustare i prodotti in una cornice suggestiva che si affaccia sulla pista con le Alpi a fare da sfondo.

 

Rock Jazz e dintorni: Blanco e gli Skatalites

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 

Lunedì. Al Concordia di Venaria Claudio Baglioni recupera il concerto di qualche mese fa previsto al Regio.

Martedì. All’Otium Pea Club si esibisce lo Swing Quartet del clarinettista Paolo Dutto. Al Jazz Club il duo composto dal sassofonista Fuat Sunay e dal bassista Paul Zogno.

Mercoledì. Al Cafè Neruda suona il sassofonista Diego Borotti con Mattia Barbieri batteria, percussioni elettronica, con il progetto “Aqua et focus”. Al Concordia di Venaria doppia data “sold out” per Blanco. Al Blah Blah si esibiscono i Supersuckers. Al Jazz Club jam session blues con il chitarrista Max Arrigo. All’Hiroshima Mon Amour suonano gli Skatalites.

Giovedì. Al Teatro Alfieri si esibiscono i Big One cover band dei Pink Floyd. All’Hiroshima si esibisce Panda Dub. Al Jazz Club suonano i Melty Groove mentre al Cafè Neruda sono di scena gli Unit Four. Al Magazzino di Gilgamesh si esibiscono i cantautori SoloDiego e Beky.

Venerdì. Al Jazz Club suona il duo Casati &Sartoris. All’Arteficio si esibisce il trio della vocalist Caterina Accorsi. All’Hiroshima è di scena il rapper Anastasio. Al Molo di Lilith suona il trio del chitarrista manouche Marco Parodi. Al Cap 10100 si esibisce il The Jazz RapSody Collective. Allo Spazio 211 canta Giorgieness mentre al Maffei la vocalist LaHasna con Elia. Al Cafè Neruda suonano i Magazzino San Salvario. Allo Ziggy si esibiscono gli In.Con.Tra.Da. Da Gilgamesh è di scena la Prisko Bros Band mentre al Blah Blah suonano i Magnetics.

Sabato. Al Magazzino di Gilgamesh i Let’s Beat propongono in versione acustica i brani dei Beatles. Al Concordia di Venaria si esibisce Rkomi. Al Jazz Club suona il quartetto di Piergiorgio Elia.Allo Spazio 211 è di scena il cantautore Folcast. Al Blah Blah sono di scena i Blou Daville mentre allo Ziggy si esibisce La Banda Alchemica.

Domenica. Al Jazz Club suona il trio di Don Diego Geraci.

Pier Luigi Fuggetta

Cia Agricoltori: buon cibo a tutti in tempo di crisi

Domenica 10 aprile, Cia Agricoltori delle Alpi chiama a raccolta produttori agricoli, consumatori, istituzioni e giornalisti al mercato contadino in piazza Palazzo di Città a Torino

 

Agricoltori, consumatori, istituzioni e giornalisti in piazza Palazzo di Città a Torino, domenica 10 aprile, per difendere il bene comune del cibo e del lavoro. L’appuntamento è per le 11 al mercato contadino di Cia Agricoltori delle Alpi. Un incontro-conferenza stampa per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sulla drammatica situazione di numerose aziende agricole, che rischiano la chiusura a causa dell’insostenibile aumento del costo dell’energia e delle materie prime per l’alimentazione degli animali.

«In questa situazione – osserva il presidente di Cia Agricoltori delle Alpi, Stefano Rossotto -, i prodotti alimentari sicuri, gli animali e la forza lavoro rischiano di sparire. Non vogliamo un’agricoltura fantasma, oppure ridotta ai minimi termini. Difendiamo il lavoro e la qualità del cibo sulle nostre tavole, informando il consumatore su quanto sta accadendo all’agricoltura e al mercato alimentare».

Oltre a Rossotto, sono attesi in piazza anche il presidente regionale di Cia Agricoltori del Piemonte, Gabriele Carenini, e il direttore provinciale di Cia Agricoltori delle Alpi, Luigi Andreis. Ma i veri protagonisti della giornata saranno gli agricoltori, che offriranno latte  ai consumatori di passaggio, invitandoli a riflettere sulla gravità delle condizioni in cui si trovano ad operare e mostrando i bilanci ormai economicamente insostenibili delle loro aziende.

Un dialogo diretto tra produttori agricoli e consumatori, in mezzo ai banchi del mercato contadino, con il coinvolgimento di amministratori pubblici e rappresentanti istituzionali, oltre che di giornalisti e operatori della comunicazione, chiamati a interrogarsi su come mettere al sicuro l’agricoltura e garantire il cibo a tutti in tempo di crisi.

 

La vita alla corte della Regina Margherita

Domenica 10 aprile Palazzina di Caccia di Stupinigi

LIFE

 

Domenica 10 aprile l’appuntamento con le rievocazioni storiche alla Palazzina di Caccia di Stupinigi è un viaggio nella vita di corte e di villeggiatura di inizio Novecento. Le sale barocche, progettate da Juvarra come gran teatro dei fasti di Diana, mute testimoni dei fasti napoleonici, diventano dal 1909 al 1919 il rifugio estivo della prima vera Regina d’Italia, Margherita di Savoia, l’ultima illustre e regale abitante della Palazzina.

In quel periodo Margherita, vedova di Umberto I, era di fatto la regina madre di Casa Savoia. “Life, istantanee di vita di corte” metterà in scena uno spaccato della corte della Regina Margherita con il via vai di ospiti, dame di compagnia e il personale di servizio negli appartamenti. Personaggio di enorme popolarità (a lei venne addirittura intitolata una pizza), con Margherita si consumano gli ultimi fasti di Stupinigi come residenza reale con l’andirivieni di parenti, principi, principesse e ospiti di lusso che arrivavano a bordo delle prime sontuose carrozze a motore. La prima regina dell’Italia unita era appassionata di montagna, di motori – aveva addirittura un fornito garage suddiviso in auto di campagna e auto di città – e anche di arredamento, tanto che riempì la Palazzina di Stupinigi di una gran quantità di mobili e arredi di stili diversi.

L’evento, in programma dalle 10 alle 18,30, è realizzato in collaborazione con i rievocatori de “Le vie del tempo” ed è compreso nel costo del biglietto.

 

In occasione di LIFE, anche l’attività di “Disegniamo l’arte” esplora la corte della Regina Margherita: dopo una visita alla Palazzina, il laboratorio di disegno dal vero, allestito nel salone centrale, prevede la copia dal vero di veri e propri “Tableaux vivants”, quadri viventi, con i rievocatori che, come i modelli delle antiche accademie, si mettono in posa per i piccoli partecipanti. Il laboratorio è in programma alle ore 15,45 (durata: 1 ora e 30 minuti).

 

INFO

Palazzina di Caccia di Stupinigi

Piazza Principe Amedeo 7, Stupinigi – Nichelino

www.ordinemauriziano.it

Giorni e orario di apertura: da martedì a venerdì 10-17,30 (ultimo ingresso ore 17); sabato, domenica e festivi 10-18,30 (ultimo ingresso ore 18).

Biglietti: intero 12 euro; ridotto 8 euro

Gratuito: minori di 6 anni e possessori di Abbonamento Musei Torino Piemonte e Royal Card

Life è compreso nel biglietto di ingresso. Per Disegniamo l’arte l’attività ha un prezzo di 5 euro (oltre il costo del biglietto). La prenotazione per l’attività è obbligatoria entro il venerdì precedente al numero: 011 6200634

Quando il Pd torinese insegue Fruttero & Lucentini…

DI AUGUSTO GRANDI

Prendi due politici del Pd e mettili a scrivere un “noir” ambientato tra Torino e Langa.

E, per completare il quadro, inserisci il tutto negli ultimi giorni di campagna elettorale che hanno portato alla guida di Torino il loro compagno Stefano Lo Russo (ora Stefano L’ucraino). Poteva uscirne un polpettone illeggibile, una squallida operazione di propaganda partitica ammantata di un raccontino giallo per nascondere i veri obiettivi. Invece Michele Paolino, con la collaborazione di Sergio Chiamparino, è riuscito a scrivere una storia gradevole, leggibile anche al di fuori delle sezioni del partito o delle bocciofile di riferimento.

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