Cosa succede in città- Pagina 183

L’integrale delle Sinfonie di Mendelsshon nella direzione di Daniele Gatti all’Auditorium RAI

Atteso ritorno a gennaio, all’Auditorium RAI di Torino, del direttore Daniele Gatti, dopo l’integrale delle Sinfonie di Brahms e delle Sinfonie di Schumann. Recentemente designato prossimo direttore musicale della Staatkapelle di Dresda, affronterà il nuovo corpus sinfonico completo di Felix Mendelssohn- Bartholdy.

I concerti all’Auditorium RAI in programma sono tre: mercoledì 11 e giovedì 12 gennaio sono previste le Sinfonie n.1 e n.3. Lunedi 16 gennaio, in serata unica fuori abbonamento, Daniele Gatti affronterà la Sinfonia n.2 detta “Lobgesang”. Il ciclo delle Sinfonie si concluderà giovedì 19 e venerdì 20 gennaio con quelle n.4 e n.5.

La programmazione delle cinque Sinfonie di Mendelssohn tutte insieme, nell’arco di due settimane, offre l’occasione di indagare l’immagine del compositore, che è considerato “il più classico dei romantici”. Composte in un arco di sedici anni, fra un’adolescenzaenfant prodige e una fiorente maturità, i cinque capolavori si collocano tra l’accettazione dei modelli storici e le sperimentazioni di forme e linguaggi nuovi, rispecchiando il passaggio di un’intera cultura, dalla Classicità al Romanticismo.

La Sinfonia n.1 in do minore op. 11 fu composta nel 1824, quando Mendelssohn aveva appena quindici anni, arrivando dopo una serie di tentativi di sinfonie per orchestre ad archi eseguite in ambito domestico. Quattro anni dopo, nel 1828, l’opera ebbe il suo battesimo a Londra con il compositore stesso sul podio. Fu uno straordinario successo.

Più che al primo Beethoven, questa Sinfonia guarda ai tardi modelli di Haydn (Sinfonia in do minore n. 95) e di Mozart (Sinfonia in sol minore K. 550). All’interno di una forma artigianale si individuano già diversi tratti personali, quali la vitalità ritmica e il trattamento dell’orchestra orientato verso timbri fiabeschi romantici nel primo movimento, l’Allegro molto. Il secondo movimento, l’Andante, si espande in una tranquilla cantilena, che si può considerare una forma di un rondò variato. Il Minuetto è ricalcato sul modello mozartiano e si ispira a una meditazione spirituale quasi religiosa. L’ultimo movimento, l’Allegro con fuoco, presenta delle correlazioni ritmiche che saranno uno dei tratti essenziali della musica sinfonica di Mendelssohn.

Subito dopo l’esecuzione di questa Sinfonia, Mendelssohn, partito per un viaggio in Scozia, tra Edimburgo e i luoghi cari a Maria Stuarda, trovò ispirazione per la Sinfonia n. 3 in la minore op. 56, detta “Scozzese”. Mendelssohn si recò in Scozia in compagnia dell’amico di famiglia Carl Klingemann, scrittore, librettista e consigliere di legazione a Londra. L’itinerario del viaggio condusse i due amici a Edimburgo, dove approdarono nel luglio del 1829 e rimasero particolarmente impressionati dall’Holyrood Palace. Il giovane Mendelssohn, ammiratore del teatro di Schiller, non poté mancare nel visitare i luoghi storici dedicati a Maria Stuarda, fra cui le rovine della cappella, dove venne incoronata la sventurata Regina. Mendelssohn abbozzò il primo tempo della Scozzese nel corso del suo soggiorno romano del 1831, contemporaneamente alla creazione dell’embrione della “Sinfonia italiana”.

L’opera sinfonica detta “Scozzese”, dedicata alla Regina Vittoria,fu terminata molti anni più tardi, nel 1842, divenendo l’ultima Sinfonia da lui composta, anche se la numerazione dell’editore non corrisponde alla cronologia delle opere, essendo la Scozzese nota come terza sinfonia. La sua esecuzione si tenne nell’estate del 1842 presso la Società Filarmonica di Londra, ancora una volta sotto la guida dello stesso compositore.

La finalità della Sinfonia era quella di rievocare atmosfere e impressioni di un viaggio giovanile in modo tale da donare unità concettuale e continuità narrativa ai quattro movimenti della forma sinfonica, Andante con moto, Allegro poco agitato, Vivace non troppo e Allegro vivacissimo.

 

Edizione 22 per il Premio Inedito Colline di Torino

Tra guerre, pandemia e crisi energetiche il PREMIO INEDITO COLLINE DI TORINO taglia il traguardo della ventiduesima edizione.  In una realtà dominata dalla paura, il metaverso è uno spazio virtuale dove trovare rifugio ed esprimere la propria creatività. È questo l’input che caratterizza la nuova grafica del Premio InediTO – Colline di Torino,  il cui bando scadrà il 31 gennaio 2023. Il concorso letterario talent scout, punto di riferimento in Italia, è dedicato alle opere inedite in lingua italiana e a tema libero, ed è l’unico a rivolgersi a tutte le forme di scrittura: poesianarrativasaggisticateatrocinema e musica.

Possono partecipare autori già affermati o esordienti, di ogni età e nazionalità. Il premio, organizzato dall’associazione culturale Il Camaleonte di Chieri (TO) e diretto dallo scrittore Valerio Vigliaturo, ha coinvolto in questi anni migliaia di iscritti da tutta Italia e dall’estero (Europa, Stati Uniti, America centrale, Sud America, Africa, Asia, Australia), a conferma anche della dimensione internazionale acquisita.

Il Comitato di Lettura è presieduto dal poeta Valentino Fossati, la Giuria dalla scrittrice Margherita Oggero, e ne hanno fanno parte: Milo De Angelis, Mia Lecomte, Piersandro PallaviciniUbah Cristina Ali FarahAndrea Donaera, Giulia Muscatelli, Federico Vercellone, Susanna Mati, Roberto Latini, Lisa Ferlazzo Natoli, Laura Muscardin, Marco Bonini, Fausto (Coma Cose) e dai vincitori della passata edizione. (Mentre fra i giurati delle passate edizioni si annoverano: Umberto Piersanti, Paola Mastrocola, Luca Bianchini, Andrea Bajani, Aurelio Picca, Davide Ferrario, Morgan, Paolo Di Paolo, Cristiano Godano dei Marlene Kuntz, Maurizio Cucchi, Maria Grazia Calandrone, Enrica Tesio, Elisabetta Pozzi, Teresa De Sio e Willie Peyote).

Il Premio sostiene e accompagna i vincitori delle varie sezioni, senza abbandonarli al loro destino, verso il mondo dell’editoria e dello spettacolo, attraverso il montepremi di 8.000 euro destinato alla pubblicazione, promozione e produzione delle opere, e i premi speciali “InediTO Young” destinato agli autori minorenni e “InediTO RitrovaTO” a un’opera inedita di uno scrittore non vivente (conferito nelle passate edizioni a Primo Levi, Alfonso Gatto, Italo Svevo e Alessandro Manzoni). 

 

Ad aprile la designazione dei finalisti che riceveranno una scheda di valutazione e saranno presentati a maggio al Salone del Libro di Torino, mentre la premiazione si svolgerà a giugno attraverso la consegna dei premi e un reading dedicato alle opere dei vincitori (cui hanno partecipato in passato ospiti prestigiosi come Giorgio Conte, Franco Branciaroli, Eugenio Finardi, David Riondino, Francesco Baccini, Alessandro Haber, Gipo Farassino, Arturo Brachetti, Rita Marcotulli, David Riondino, Red Ronnie e Lella Costa. Mentre, in collaborazione con il Salone OFF, sono stati ospitati a Chieri gli scrittori Marc Augé, Andrea Vitali, Giuseppe Catozzella e Michela Marzano).

Il premio è inserito da diverse edizioni nella manifestazione Il Maggio dei libri promossa dal Centro per il Libro e la Lettura, ha ottenuto in passato il contributo e l’alto patrocinato del MIBACT, e nella scorsa edizione il contributo di Regione Piemonte, Consiglio Regionale del Piemonte, Città di Chieri e Città di Moncalieri, il patrocinio e contributo in servizi della Città di Torino, il patrocinio di Città Metropolitana di Torino e Città di Chivasso, il sostegno di Fondazione CRTCamera di commercio di TorinoAmiat Gruppo Iren e la sponsorizzazione di  Aurora Penne. I partner sono Film Commission Torino Piemonte, Premio Lunezia, Festival Internazionale di Poesia “Parole Spalancate” di Genova, Biblioteche Civiche Torinesi, SBAM (Sistema Bibliotecario dell’Area Metropolitana di Torino), Officina della Scrittura, Indyca Film, l’agenzia L’Altoparlante, e da questa edizione il Glocal Film Festival di Torino e la compagnia teatrale l’Accademia dei Folli. 

Direttore Valerio Vigliaturo

Per il bando completo consultare il sito: www.premioinedito.it – info@premioinedito.it

LEARN MORE – 3336063633

Rock Jazz e dintorni a Torino: Steve Wynn e i Figli di Guttuso

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 

Martedì. Al Jazz Club si esibiscono gli Almostone. Al Blah Blah è di scena Liede.

Mercoledì. Al Jazz Club Jam session blues condotta dal chitarrista Fast Frank. Al Blah Blah si esibisce Johnny DalBasso.

Giovedì. Al Jazz Club suonano i Dionysian in versione acustica. All’Hiroshima Mon Amour è di scena Tutti Fenomeni. Al Dash si esibisce l’Ukuele Turin Orchestra. Alla Falegnameria è di scena il cantautore Renzo Rubino. All’Off Topic comincia il festival “Situazione?” con protagonisti:Jacopo Perosino, Protto e Sabrina Pallini. Al Blah Blah suona il trio Lame.

Venerdì. Al Magazzino di Gilgamesh si esibiscono gli Hot Dogs. Steve Wynn dei Dream Syndicate si esibisce al Folk Club. Al Jazz Club suona l’Om Quartet. Al Magazzino sul Po sono di scena i Senza Coloranti Aggiunti e il pisano Toru. All’Askatasuna sono di scena i Nerosud. Al Blah Blah suonano i Diplomatics. Allo Ziggy si esibiscono i Mai Mai Mai. Allo Spazio 211 sono di scena dARI e Melody Fall. Per “Situazione?” al Off Topic suonano La Trappola di Dalian, Fattosano e Baobab!.

Sabato. Da Gilgamesh si esibiscono i Freubers In The Sky. Al Blah Blah festeggiano i 35 anni di attività i Figli di Guttuso. Al Jazz Club suona il quartetto di Marco Varvello. Allo Ziggy punk con i Dick Dastardly’s preceduti dai Housebroken. Al Magazzino sul Po si esibiscono i Cazale con Monkey Sound. All’Azimut Marzio Zorio presenta il “Concerto per quattro battiti”.

Domenica. Al Jazz Club si esibiscono i Sound Remember Vaughan.

Pier Luigi Fuggetta

Garibaldi, un’icona pop. Oggi chiude la mostra

Garibaldi non è solo un personaggio della storia, ma una figura popolare. Lo troviamo nelle pubblicità, nei film e in canzoni come quelle di Sergio Caputo o degli Statuto.

La narrazione del mito che si è sviluppata attorno alla figura dell’Eroe dei due mondi è il filo conduttore della mostra ‘Hero. Garibaldi icona pop’ ,  al Museo Nazionale del Risorgimento Italiano, aperta fino all’8 gennaio 2023 a Torino.

Curata dal direttore del Museo, Ferruccio Martinotti la mostra racconta attraverso 300 oggetti la memoria che Garibaldi ha lasciato nelle decine di Paesi in cui ha vissuto e combattuto. Esposti giocattoli,  banconote uruguayane, ceramiche inglesi, pipe in terracotta bottiglie di whiskey e fotoromanzi.

Carolina arriva per la prima volta al Teatro Colosseo dopo l’Epifania

Domenica 8 gennaio ore 15 e ore 18
CAROLINA

Un Natale favoloso…a teatro!
poltronissima € 37,50 | poltrona A € 29,50 | galleria € 29,50 | galleria B € 23,50
Direttamente dalla tv in teatro, dal vivo, per vivere la magia del Natale nel più caloroso dei modi: Carolina arriva per la prima volta al Teatro Colosseo con il suo spettacolo “Un natale favoloso…a teatro” che racchiude i più grandi successi di Carolina e dei suoi simpatici amici elfi, che trasporteranno grandi e piccini in una entusiasmante storia natalizia.
A questo link il comunicato stampa
Tutte le informazioni sul sito www.teatrocolosseo.it e sui profili social del Teatro.

Carolina “la rossa – bordeaux”, più bordeaux che rossa… indimenticabile!

COSA SUCCEDE(VA) IN CITTÀ 

“La trappola dei ricordi”

Gianni Milani

In tutta la mia vita, ne ho avute solo cinque! Ehi, ehi… cosa sono questi risolini? E poi chissà, quanti di voi ne avranno avute anche meno! Io sono arrivato a cinque…e tutte conquistate con gran sudore e una fatica che non vi dico. Del resto, sono sempre stato un po’… come dire …un po’ “lentino”. In tutti i casi quattro erano italiane e una francese. Ma la prima, la “Carolina” è davvero, ancor oggi, in assoluto, quella che mi ha dato più soddisfazioni. Indimenticabile! Sarà, come si dice, perché il primo amore non si scorda mai. Bella! Per me era davvero il massimo. Rossa, tendente al bordeaux. Più bordeaux che rossa. Pensate, sono passati più di quarant’anni (alla faccia!) e mi ricordo ancora il numero di … targa. Di targa, sì! Ma che sono quelle facce? Cosa avevate capito? Tutte le macchine hanno, e hanno sempre avuto, una targa. Anche se cambiate per formulazione nel corso degli anni. E io di quelle parlavo. Di macchine! Chissà cos’avevate capito! Che? Fidanzate? Ma no! E di quelle, poi, ne ho avute ben più di cinque. Non faccio per vantarmi … ma almeno almeno (aspetta un po’) … almeno sei! Sorvoliamo. Bene, la targa dicevo. Eccola: TO M56851. Stampata a fuoco nella mente e nel cuore. Ancora targa nera con sigla della provincia ben in vista. Quale macchina? Embé! Una “brillante” FIAT 127 prima serie, mantenuta in listino dall’allora gloriosa casa torinese dal 1971, come erede dell’ormai obsoleta 850, fino al 1987. Due porte, ampio bagagliaio e adeguata spaziosità, “Auto dell’Anno 1972”, opera di Rodolfo Bonetto (nipote del pilota Felice) e di Pio Manzù (figlio dello scultore Giacomo) che morì trentenne nel ’69 in un incidente automobilistico, proprio mentre si recava a Torino per la presentazione ufficiale della “maquette”. Correva l’anno 1974. La “Carolina” (non so perché, mi venne subito da personalizzarla e chiamarla affettuosamente così) era il mio grande regalo di laurea: 110/110 con lode alla torinese Facoltà di Lettere. Rossa – bordeaux, più bordeaux che rossa. A consegnarmela, senza pacco regalo né fiocco, fu papà Renzo. Era di luglio, se non erro. Appuntamento in corso Settembrini, allora ancora Mirafiori Nord, settore Carrozzerie/Verniciatura. Entro di buon mattino in un grande mare, Parking – auto. Tutte pronte alla consegna o alla vendita. Pensate che solo di 127, nel ’74 la Fiat ne aveva sfornate un bel milione tondo tondo! A venirmi incontro, lungo lungo magro magro, tuta blu (da “Baracchino Fiat”, che col vestito della domenica sembrava quasi lui il padrone della “fabbrichetta”, tant’era uomo raffinato e di classe), sorriso con malcelata ansia incorporata, il parin, come i più giovani colleghi della “Verniciatura” chiamavano il babbo, ormai quasi alle soglie della pensione. In mano un mazzo di chiavi. Eccole, la macchina ti aspetta lì. Si realizzava un sogno. Ma è proprio mia? Mi veniva da chiedergli. Non lo feci. Quel sorriso sul volto di mio padre, che non era facile al sorriso, l’avevo già visto una volta. Al ritorno a casa (abitavamo allora in via Bidone) dopo il primo esame universitario: Estetica, superata con un bel 30/30 sul libretto. Era un sorriso di orgoglio, benevolenza, piena soddisfazione. Totale amore. Non c’era l’ansia che un po’ appannava il sorriso al passaggio di mano della “Carolina”. Ora tocca a te, sembrava volermi ricordare. Già, tocca a te. La patente l’avevo presa qualche anno prima. Mi sarei ricordato ancora tutto? Avviamento, partenza, precedenze e ammennicoli vari. Forza Gianni! E forza “Carolina”. Prima tappa, il ritorno a casa. Corso Unione Sovietica, via Filadelfia, via Spano al 14 interno 10. Una mezz’oretta, per pochi imbarazzanti chilometri. Parcheggio. Fatto anche quello. Prima prova superata. Salita di corsa e di gioia per le scale. Idea: la riprendo questa sera. Meno traffico, farò due orette di pratica. E qui viene il bello! Certo che la “Carolina” ne ha provate tante con un principiante imbranato come me. Scena fantozziana. Al calar del sole, mi riapproprio della “Carolina”. Immaginavo moltitudini di vicini al balcone. Pronti alla partenza! Papà e mamma, certamente sì. Al balcone del quarto piano. Ansanti e tremanti. Al mio pari. Troppa l’ansia! Infilo le chiavi. Piede sinistro sulla frizione. Innesco la prima e giro la chiave. Il motore gira. Eccome se gira, ma la macchina non parte. Che ti succede “Carolina”? Riprovo. Niente. Riprovo e riprovo. Niente da fare. La “Carolina” non fa una piega e il motore si diverte a “vociare” al quartiere. Io, un Fantozzi calzato e vestito. Immaginavo la scena in cui il mitico ragioniere creato dall’altrettanto mitico Villaggio tentava di acchiappare il pullman al volo con tutti i vicini pronti all’applauso. Che vergogna! Finché, al finestrino mi s’affaccia un vecchietto mandato dal cielo (forse San Cristoforo, protettore degli automobilisti?): giovanotto, per partire, basta che tolga il freno a mano! Caz…una vergogna da farmi sprofondare. Saluto il vecchietto – San Cristoforo e tutta via Spano, braccio orgogliosamente fuori dal finestrino sinistro. Niente applausi. Erano le 20 o poco più. Ritorno alle 22. Sudato fradicio. Carico di insulti “automobilistici”, dai classici e più garbati “ma chi t’ha dato la patente?” ai più impietosi “vaffa…” regalatimi a piene sporte. Comunque. Un bel giro in centro. Velocità massima 30/40 Km orari. A pieno regime. Ma era andata! Con buona pace dei miei, che, se avessi ritardato di cinque minuti, avrebbero chiamato tutti i “Pronto Soccorso”, pompieri, carabinieri, polizia, esercito (anche quello della Salvezza) e tutto il parentado in Italia e all’estero. Ma il ghiaccio era rotto. A fine carriera, sei anni dopo, la “Carolina” portò me e Patrizia (prima vacanza da maritato) fino in Calabria. Una meraviglia. Dopo di lei altre quattro. Ma nessuna come lei. Sarà, come dicevo, che il primo amore non si scorda mai. Sarà il suo ricordo legato all’alta (in tutti i sensi) figura del mi’ babbo. Tant’é. Come “Carolina” la rossa – bordeaux più bordeaux che rossa, nessuna mai!

Gianni Milani

La Stagione dei Concerti del Regio parte con la Messa da Requiem di Verdi diretta da Andrea Battistoni

Inaugurazione domenica 8 gennaio

 

La Messa da Requiem, capolavoro di Giuseppe Verdi, diretta da Andrea Battistoni, inaugura la Stagione dei concerti del teatro Regio di Torino domenica 8 gennaio prossimo, con la partecipazione del Coro, elemento fondamentale della partitura, istruito da Andrea Secchi. Le parti solistiche saranno affidate a un cast prestigioso, composto da Angela Meade quale soprano, Silvia Beltrami quale mezzosoprano, Enea Scala tenore e Gianluca Buratto basso.

Il Requiem venne eseguito per la prima volta il 22 maggio 1874 nella Basilica di San Marco a Milano, dove era lo stesso Verdi a dirigere.Composto dal grande operista per commemorare il primo anniversario della scomparsa di Alessandro Manzoni, il Requiem emerse subito quale universale messaggio di pace e consolazione rivolto all’umanità. Immediato fu il successo di pubblico e di critica. La partitura iniziò a viaggiare a Roma, Venezia, Parigi, Londra e, da allora, è sempre rimasta nel repertorio.

Più che di musica sacra si potrebbe parlare di musica spirituale, creata da un uomo per altri uomini, nel tentativo di offrire un poco di conforto, non certo una risposta definitiva al mistero della vita come a quello della morte.

Nel Requiem ascoltiamo il grido di dolore del “Dies Irae”, il pentimento e il rimorso nell’Ingeminisco, la compassione nella ”Lacrymosa” e, infine, la pace, vera dimensione dell’uomo, nel “Libera me”.

Il Requiem è una partitura di estrema finezza compositiva; Verdi da due anni non componeva più, dopo i vertici raggiunti con le opere del Don Carlo e Aida. Con il Requiem avrebbe aperto l’ultima fase del suo genio creativo, che avrebbe dato frutti molto innovativi, tali da segnare per sempre la storia della musica.

La stagione dei Concerti del teatro Regio proseguirà venerdì 27 gennaio alle 20.30 con il Concerto della Memoria, nel quale l’Orchestra del Teatro Regio sarà diretta da Riccardo Frizza, ospite abituale dei più illustri teatri europei, con un ricco programma che invita alla riflessione, comprendente le Ebridi di Felix Mendelssohn-Bartholdy, La Sinfonia n- 7 di Franz Schubert e la Sinfonia n. 9 di Sostakovic.

Con il suo Requiem Verdi ha affrontato non soltanto il tema della musica, ma anche quello della spiritualità, della ricerca della fede, della paura della morte o, meglio, di cosa ci attende dopo e, soprattutto, del terrore che in questo “dopo” non ci sia altro che il nulla.

Gli anni di composizione sono i più turbolenti della vita di Verdi e corrispondono al periodo in cui si allontanò dalla fede ma, al contempo, numerosi lutti lo portarono a riflettere più profondamente sulla morte e sul trascendente. La più importante opera sacra di Verdi risulta la risposta a due opposti impulsi, da un lato una crescente ricerca di spiritualità, dall’altro il suo altrettanto crescente scetticismo sul problema della fede, in anni in cui il compositore avrebbe sfiorato l’ateismo, come confermato dalle parole della moglie Giuseppina Strepponi.

La Messa per i morti diveniva, così, il più alto messaggio di una posizione laica, molto comune nell’Ottocento europeo, dell’uomo che percepisce la sua debolezza innanzi al mistero della morte. L’uomo senza certezze trascendenti, prima che si manifestino le filosofie della vita e gli esistenzialismi di Nietzsche e Heidegger. Con Verdi si afferma con coraggio l’immagine dell’uomo

Mara Martellotta

 

“Gianduia e i libri magici”, divertimento assicurato con le marionette Grilli

SUL PALCO DELL’ALFA TEATRO

spettacolo per marionette a filo di Augusto Grilli 

 Gianduja e Pietro sono naufragati su un’isola misteriosa. Da una caverna esce uno scheletro che è stato colpito dall’incantesimo di una Maga malvagia. Vuole essere vendicato con l’aiuto di Gianduja e Pietro, che grazie ai libri magici potranno aiutare questo povero scheletro. Una grande avventura inizia, passando da ville meravigliose a orride prigioni…

🎭 La Compagnia Marionette Grilli arriva con “Gianduja e i libri magici” il 6-7-8 Gennaio 2023 alle ore 17.00 all’Alfa Teatro di Torino 👍

☎ INFO: +39 334 2617947
🎫 https://bit.ly/3hxGsVJ

La Bella e la Bestia alla Palazzina di Caccia di Stupinigi

Venerdì 6 gennaio 2023

“La Bella e la Bestia” arriva nel Salone d’Onore della Palazzina di Caccia di Stupinigi in una messa in scena in abiti storici a cura di Nobiltà Sabauda. I personaggi più celebri della fiaba di Jeanne-Marie Leprince de Beaumont, che ha ispirato il film Disney, rivivono in un magico ballo negli ambienti della palazzina.

 

Testo scritto per Nobiltà Sabauda da Davide Motto

Regia di Paolo Cardone

Coreografie Andrea Zanforlin

Coordinamento: Bernardo Adriana e Pierpaolo Benzi

 

INFO

Venerdì 6 gennaio 2023, tre repliche alle ore 15 – 16 – 17

L’ingresso allo spettacolo è compreso nel prezzo del biglietto

Biglietti: intero 12 euro; ridotto 8 euro

Gratuito: minori di 6 anni e possessori di Abbonamento Musei Torino Piemonte e Royal Card

Info e prenotazioni: 011.6200634progetti@artemista.net

Senza la prenotazione non si garantisce la possibilità di assistere allo spettacolo

 

Palazzina di Caccia di Stupinigi

Piazza Principe Amedeo 7, Stupinigi – Nichelino

www.ordinemauriziano.it

Giorni e orario di apertura: da martedì a venerdì10-17,30 (ultimo ingresso ore 17); sabato, domenica e festivi 10-18,30 (ultimo ingresso ore 18).

“Textiles are back”, tessuti preziosi cavalcano i secoli

La  Collezione di “Tessuti e Moda” di Palazzo Madama

Da mercoledì 21 dicembre

Si cavalcano i secoli.

Dai frammenti copti in lino e lana lavorata ad arazzo – i più antichi (VI – VIII secolo) – provenienti da Antinoe, città dell’Egitto romano fondata nell’anno 130 dall’imperatore Adriano in memoria del suo giovane “eromenos” Antinoo, fino ai due briosi vestiti in stile Charleston di sartoria milanese (databili intorno agli anni Venti del secolo scorso), passando per i magnifici tessuti medievali che documentano la produzione delle manifatture seriche del bacino mediterraneo e dei primi importanti centri manifatturieri italiani. Sono oltre 50 le opere della Collezione di “Tessuti e Moda” di “Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica” (comprendente circa 4mila manufatti e fra le più importanti d’Italia) tornate in bella esposizione, dopo sette anni a riposo, nella Sala ad esse dedicata al secondo piano del Museo di piazza Castello a Torino. “Si tratta di un allestimento – dicono i responsabili – che riproporrà a rotazione nuove opere della raccolta e che andrà periodicamente mutando, in modo da conservare la corretta conservazione dei beni”.

Beni di antico inestimabile valore, se si pensa che solo alla fine del VI secolo, l’industria della seta si insedia (dopo che per molti secoli era stata un segreto ben protetto della Cina) nel Mediterraneo orientale bizantino, estendendosi poi verso occidente a traino dell’espansione islamica, giungendo quindi nell’Europa cristiana ed entrando, in particolare sotto forma di doni diplomatici, nei palazzi imperiali e papali, nonché nei tesori delle cattedrali come involucro delle sacre reliquie. In Italia, la tessitura della seta data a partire dal XII e XIII secolo. Venezia, Lucca e Firenze, i principali centri. Da lì partono i “velluti operati”, lavorati con filati d’oro e d’argento e diretti verso le principali corti rinascimentali. Ne sono testimonianza a “Palazzo Madama”, un magnifico “telo cremisi” veneziano tagliato a due altezze, storicamente detto alto-basso, e un ampio “frammento di velluto” di seta rossa e oro filato dal tipico disegno tardo quattrocentesco dei fiori di cardo, già parte di una veste liturgica.

A documentare l’arte del ricamo cinquecentesco italiano, troviamo esposti tre manufatti di notevole importanza: la famosa “tovaglia con la raffigurazione dei Quattro Continenti”, attribuita alla ricamatrice milanese Caterina Cantoni, i cui lavori erano contesi dalle corti di tutta Europa; una tovaglia lavorata anch’essa in Italia, ma in ambito domestico, decorata da poetici motti d’amore” e un “repertorio di minuti disegni policromi di putti, delfini e leoni rampanti”; infine, un vivace ricamo raffigurante la “parabola delle Vergini sagge e delle vergini folli”, ricamate in seta su fondo in lana con gli abiti delle donne della Svizzera tedesca della fine del XVI secolo, lavoro femminile originario dell’elvetica città di Sciaffusa. Affiancati nelle vetrine storiche della sala, “teli da arredo” e “stoffe da abbigliamento” raccontano il mutare del gusto decorativo nei secoli, con un focus sull’abbigliamento e sullo stile del XVIII secolo, quando i motivi bizarre, a pizzo, a isolotti o a meandri si avvicendano rapidamente, seguendo la moda dettata da Parigi e dalle manifatture lionesi, che detengono ormai la palma dell’eccellenza. Numerosi tra questi tessuti, datati tra gli ultimi decenni del XIX e i primi del XX secolo, furono riprodotti in quegli anni da manifatture tessili italiane, in particolare dalla manifattura torinese Guglielmo Ghidini, fondata nel 1865 e che, vent’anni più tardi (con stabilimento alla Barriera di Casale, sull’attuale piazza Gozzano) darà lavoro a oltre trecento operai.

E ancora. Autentiche chicche in esposizione: un “giuppone”, unico capo seicentesco, ricamato con i nodi di Casa Savoia e un sorprendente “banyan”, veste da casa maschile, in seta dipinta in Cina e confezionata in Europa nel terzo quarto del Settecento. All’attualissimo “tema del riuso” ci avvicina, infine, un interessante abito degli ultimi anni dello stesso secolo, oggetto di un riadattamento per una neo-mamma, così da essere comodo per l’allattamento. La mostra è un gran bel “cadeau” di Natale.

Gianni Milani

“Textiles are back”

Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica”, piazza Castello, Torino; tel. 0114433501 o www.palazzomadamatorino.it

Dal 21 dicembre

Orari: lun. e da merc. a dom. 10/18; mart. chiuso

Nelle foto:

–       “Telo”, Svizzera – Sciaffusa, 1580 – 1600, Palazzo Madama, Torino

–       Caterina Cantoni: “Tovaglia con la raffigurazione dei Quattro Continenti”, 1590 -1600, Palazzo Madama, Torino

–       “Frammento”, ManifatturaGuglielmo Ghidini, 1890 – 1925, Palazzo Madama, Torino

–       “Banyan”, 1760 – 1770, Palazzo Madama, Torino

–       “Abito”, 1790 – 1810, Palazzo Madama, Torino