Cosa succede in città- Pagina 15

Waltzing with Brando, scritto e diretto da Bill Fishman, in anteprima mondiale al 42TFF

Il regista Bill Fishman e il protagonista Billy Zane presenteranno il film in anteprima mondiale al Torino Film Festival

Waltzing with Brando, scritto e diretto da Bill Fishman, sarà presentato in anteprima mondiale al 42TFF in occasione della cerimonia di premiazione di sabato 30 novembre. Insieme al regista, sarà presente il protagonista Billy Zane che interpreta, con una stupefacente e totale immedesimazione, l’iconica star Marlon Brando.
Il film, che si svolge principalmente tra il 1969 e il 1974, mentre Brando si prepara per i suoi memorabili ruoli ne Il Padrino e Ultimo tango a Parigi, è tratto dall’omonimo libro di memorie di Bernard Judge ed è interpretato, insieme a Zane, da Jon Heder (Napoleon Dynamite, Blades of Glory) con la partecipazione del Premio Oscar Richard Dreyfuss.
Uno dei titoli più attesi e richiesti nei mercati internazionali degli ultimi mesi, Waltzing with Brando segna l’epilogo ideale per il Torino Film Festival, che dedica proprio a Marlon Brando una grande retrospettiva per celebrare il centenario della sua nascita.
Billy Zane
Attore e doppiatore statunitense, dal suo esordio in Ritorno al futuro di Zemeckis ha preso parte a numerose pellicole di grande successo, come Ore 10: calma piatta al fianco di Nicole Kidman, Orlando con Tilda Swinton, Titanic nel ruolo del celebre antagonista, ai più recenti Samson e The Great War.
Bill Fishman
Regista indipendente, nella sua carriera ha diretto e prodotto numerosi film, titoli cult come Tapeheads e Car 54, oltre a pluripremiati video musicali. Tra le sue produzioni di maggiore rilievo: Posse, Underdogs, Odd Man Rush e Forgiveness.
Sinossi di Waltzing with Brando
La storia poco conosciuta e assolutamente vera che racconta di come Marlon Brando convinse l’architetto Bernard “Bernie” Judge che insieme avrebbero potuto costruire il primo rifugio ecologicamente perfetto del mondo su una minuscola e inabitabile isola di Tahiti. Brando credeva che questo grande esperimento ecologico avrebbe ispirato il mondo a un futuro migliore e più sostenibile. Così Bernie, il pratico risolutore di problemi, e Brando, il lunatico sognatore, iniziano un’incredibile avventura e lungo il percorso diventano improbabili amici. Ma questo sogno si realizzerà mai?

THE OTHERS, 50 espositori e 7 premi nella nuova location dell’Ilo

IL MONDO: L’ARTE COME VIAGGIO. TRA LIVE PERFORMANCE, PREMI, ARENA TALK, PROGETTI SPECIALI E FOCUS SULL’ARTE AL FEMMINILE

 

XIII edizione 31 ottobre – 3 novembre 2024 International Training Centre of the ILO
viale Maestri del Lavoro, 10 – Torino  www.theothersartfair.com

 

Immagine guida 2024 ‘Il Mondo’ realizzata dall’illustratrice Elisa Talentino

Un ricco collateral program: Live Performance e Arena Talk 

 

 

 

 Sarà l’evento di performing art ad inaugurare il 31 ottobre alle ore 16 la XIII edizione di The Others Art Fair. La fiera d’arte indipendente – ideata da Roberto Casiraghi Paola Rampini, con la direzione artistica di Lorenzo Bruni – aprirà le porte del Centro Internazionale di Formazione dell’ILO – Organizzazione Internazionale del Lavoro fino al 3 novembrecoinvolgendo il pubblico in una live performance a cura dell’Accademia di Belle Arti di Vienna dal titolo ‘Award’ che vedrà protagonisti gli studenti Larissa F. Zekl, Nora Köhler, Leonie Bramberger.

 

The Others 2024 proporrà infatti un percorso alla scoperta dei linguaggi dell’arte contemporanea ed emergente non solo attraverso le opere esposte ma anche grazie a un ricco programma collaterale che si dipanerà tra performance, talk e progetti speciali, per celebrare l’arte come viaggio, come punto d’inizio e punto d’arrivo. Al centro di tutto, il ‘Mondo’, reinterpretato nel manifesto di questa edizione dall’illustratrice Elisa Talentino, come principio di armonia cosmica e connessione con l’universo.

 

Con la XIII edizione, la Fiera amplifica inoltre la sua vocazione ‘nomade’, eclettica e internazionale approdando in un’area extraterritoriale a Torino, simbolo dell’Organizzazione delle Nazioni Unite e Centro Internazionale d’eccellenza nella formazione continua, punto di riferimento a Torino per studenti, professionisti, diplomatici e politici provenienti da tutto il mondo, oltreché vero crocevia di multiculturalità e inclusività.

Un ambiente cosmopolita, dinamico, vivace e creativo, che quotidianamente mescola storie, incontri e competenze all’avanguardia e che riflette a pieno l’identità di The Others, da sempre in ascolto verso un sistema dell’arte in continuo cambiamento.

 

Sono infatti 50 gli espositori di questa edizione, provenienti da tutta Italia e dal mondo, tra cui Argentina, FinlandiaLituania, Slovacchia, Spagna e Perù. La Fiera aprirà al pubblico le porte di questa sede unica per quattro giorni e accompagnerà i visitatori in un vero viaggio alla scoperta del lavoro di artisti affermati e talenti emergenti, tra linguaggi, generazioni e provenienze differenti.

 

I TEMI DELLA XIII EDIZIONE

Il tema del viaggio rappresenta infatti il fil rouge di questa edizione e abbraccerà molti dei progetti che saranno proposti in Fiera. Come mostra la galleria solocontemporaneo di Buenos Aires, attraverso i lavori di cinque artiste argentine “nomadi” che nel loro peregrinare sono entrate in contatto con culture e sensibilità diverse. Le opere dell’artista Vero Murphy, ad esempio, sviluppano il concetto delle culture ibride e della memoria, gli oli e gli acquerelli di Silvia Salvagno esplorano i temi del cambiamento costante e della fragilità della vita, Sandra Botner porta avanti la sua ricerca attraverso la commistione di linguaggi, dalla video arte alle performance artistiche, così come le installazioni di Valeria Yamamoto traggono ispirazione dallo studio delle forme organiche che si trovano nella natura che ci circonda e i dipinti di Karina Chechik approfondiscono inoltre la relazione tra l’uomo e l’ambiente, con paesaggi che simboleggiano sia punti di origine che di destinazione.

La ricerca sul tema del viaggio viene affrontata anche da Almach Art Gallery che presenta le opere di Anna Pennati in dialogo con gli autori emergenti di Youngarthunters con cui condividerà lo stesso spazio, in un progetto espositivo ispirato proprio al senso dell’esplorazione. Artista di grande esperienza, Anna Pennati porta l’astrattismo ad un livello visivo e sonoro, fungendo da chiave di comprensione per l’inizio del tragitto. In parallelo, ogni artista emergente ha concentrato la sua esperienza culturale nelle proprie pitture, sculture e installazioni dove protagonisti sono i tratteggi labirintici di Ylenia Pigozzo, in arte Ipsilonpi, le figure preistoriche sottomarine con sculture e delicate pitture ad olio di Liubov Bochkova, i dipinti surreali di tinture armoniose e luoghi sospesi di Martyna Pietrasik e le figure femminili di Mauro Valsecchi in viaggio attraverso architetture organiche che richiamano le ‘Città Invisibili’ di Italo Calvino, ricordando a chi le osserva la monocromia incisoria delle stampe d’autore.

L’idea di completezza espressa dall’immagine guida di The Others è ad esempio interpretata dallo spazio espositivo ARTbite Project di Nicoletta Rusconi, che presenta ‘All-Around’ con i lavori di Arjan Shahaj (Patos, Albania, 1989), neo finalista del premio Cairo, e di Jaime Poblete (Santiago del Cile, 1981), reduce dalla collaborazione con la maison Gucci. Il titolo ‘All-Around’ allude alla forma scelta dagli artisti per le due opere in mostra, simbolo di circolarità e unione tra tecniche, popoli e ambiente.

Al tema della libertà e del coraggio sono dedicati anche numerosi progetti, a cominciare da quelli presentati dalla galleria Area/B che parlano della volontà di vivere secondo i propri desideri senza imposizioni esterne. Nei dipinti di Antonio Bardino, ad esempio, non vengono rappresentate piante curate e ‘dominate’ dall’uomo, ma l’artista ritrae gli elementi vegetali in modo lussureggiante, metafore del senso di libertà e della lotta contro le avversità del mondo. Nei lavori di Irena Balia troviamo riferimenti a canzoni, poesie, eventi quotidiani che indagano la costante ricerca di bellezza, il desiderio di restare per sempre giovani, in una società che non accetta l’invecchiamento. E così anche Loredana Galante, che utilizzando l’arte del ricamo per riflettere sulla contemporaneità, prova a smantellare i pregiudizi sul corpo femminile ritraendo in una serie di ricami donne nude, orgogliose del proprio corpo e che lo mostrano senza vergogna.

L’edizione 2024 di The Others Art Fair si arricchisce inoltre di progetti speciali e di un ricco collateral program, suddiviso tra performance e talk, pensati per approfondire i temi più innovativi e attuali nel panorama artistico contemporaneo e rendere l’esperienza dell’arte sempre più partecipata. Attraverso l’intervento degli ospiti fra esperti, artisti e professionisti del settore, gli incontri offriranno al pubblico un’opportunità unica per esplorare le connessioni tra arte, cultura, mercato e società. 

 

 

GLI APPUNTAMENTI DEL COLLATERAL PROGRAM

 

1. L’ARENA TALK

Il programma di talk e incontri, curato dalla consulente d’arte digital content creator Elisabetta Roncati @artnomademilan, si apre venerdì 1° novembre alle ore 15.30 con un appuntamento dedicato a The Glorious Mothers, un gruppo aperto di discussione e confronto tra madri artiste, che riflette sul tema della maternità nell’ambito delle arti visive, cercando di andare oltre stereotipi, canoni precostituiti, pregiudizi e preconcetti legati all’istituzione familiare etero normata.
Ne parlerà Miriam Secco, componente di The Glorious Mothers, insieme a Lýdia Pribišová, tra le curatrici di The Others, in un dialogo che affronterà l’esperienza genitoriale estesa alla ricerca artistica.

Ancora venerdì, l’Arena dei Talk proporrà alle 17.30 un’analisi approfondita del settore artistico in Asia in cui degli specialisti esamineranno le dinamiche del collezionismo e le tendenze emergenti in paesi chiave come Cina, Giappone e Corea del Sud. Un’opportunità unica per scoprire i trend del collezionismo asiatico e il crescente impatto degli artisti emergenti del continente nel contesto globale.

Nell’ambito della XIII edizione ci sarà anche spazio per un incontro fra arte, scienza e narrazione attraverso la presentazione del volume “Adriatico, Mare d’Inverno” (Artem edizioni, 2024), ideato e curato da Cristiana Colli, che sarà presentato al pubblico sabato 2 novembre dalle 15.30 alle 16.30 nell’Arena Talk di The Others. Ospiti dell’incontro, oltre all’ideatrice e curatrice, anche Maria Virelli dell’Agenzia Spaziale Italiana e l’architetto e designer Mario Cucinella. ‘Adriatico. Mare d’inverno’ è un progetto corale di architetti, scienziati, sociologi, artisti, scrittori, geografi, giornalisti, filosofi, navigatori, teologi. Una narrazione estesa e multidisciplinare, attraverso 11 tematismi, 7 regioni, 6 città col porto, 21 piccole capitali, centinaia di storie dietro le superfici e 38 autori che raccontano il rapporto irriducibile con l’acqua.

Sempre sabato, la trasformazione digitale in ambito collezionistico sarà al centro della conferenza delle 17.30 che vedrà partecipare anche Collecto, una start-up innovativa che propone un sistema di frazionamento delle opere d’arte. Si discuterà di come si possa democratizzare l’arte rendendo i collectibles più accessibili e introducendo nuove modalità di investimento.

Domenica 3 novembre, nell’ultima giornata di apertura, si terrà un evento speciale alle 15.30, il Collectors Summit, che aprirà le porte a un pubblico curioso di scoprire le pratiche e le strategie sottostanti il settore artistico. Collezionisti esperti offriranno una visione esclusiva su come determinate decisioni influenzino il panorama dell’arte contemporanea, rivelando alcune delle dinamiche di acquisto e scambio.

Infine, il misterioso mondo dei tarocchi e la sua ricca simbologia che che verrà  esplorata nell’ambito di un talk alle ore 17.30 che ne svelerà il legame con l’arte contemporanea. Un viaggio affascinante attraverso la storia e la cultura con un focus su figure quali Alejandro Jodorowsky per far comprendere al pubblico come i tarocchi possano fornire chiavi di lettura della società moderna.

Ancora una volta The Others 2024 cercherà di stimolare un dialogo profondo e critico, invitando il pubblico a riflettere sulle sfide e le opportunità che l’arte contemporanea affronta nel contesto attuale.

2. LE LIVE PERFORMANCE 

La XIII edizione di The Others è costellata anche quest’anno da una serie di appuntamenti esclusivi con l’arte performativa, pensati per stimolare una riflessione sulla commistione tra diversi linguaggi artistici e per far vivere al pubblico un’esperienza più immersiva del processo creativo. A cominciare dalle performance che vedranno protagonisti gli studenti dell’Accademia di Belle Arti e Design di Bratislava e dell’Accademia di Belle Arti di Vienna. Gli allievi mostreranno il loro lavoro all’inaugurazione alle ore 16 e per tutta la durata di The Others, presentando un ampio spettro di performance sia collaborative che solistiche, ognuna delle quali offrirà un’espressione creativa unica. La diversità degli approcci artistici emergerà sia nello stile che nel tema, mentre gli studenti esploreranno l‘identità, la memoria e il rapporto uomo-ambiente. Fondendo suono, movimento e arte visiva, si spingeranno oltre i confini della performance tradizionale, creando esperienze multidimensionali e offrendo uno spazio di connessione tra artisti e visitatori.

A coinvolgere i visitatori di The Others in momenti di live performing art anche alcune delle gallerie e degli espositori presenti in Fiera. L’artista Anto (Antonella Mellini), presentata da Artagora, inviterà il pubblico a partecipare attivamente, scrivendo messaggi segreti sui pezzi disposti a terra, che verranno poi uniti a formare l’opera collettiva “Menhir”Verónica Penagos, proposta dalla galleria Bloc Art, presenterà il ‘Fire Portal, un lungo velo, ispirato dalle forme dell’organo della vulva, che scivolerà tra le stanze di The Others e che il pubblico potrà attraversare come simbolo di nuova nascita. Infine, il pubblico sarà invitato a interagire con i “Corpi intessuti” di Fabio Cipolla, ovvero ‘mattoni’ di cemento ricoperti di lana, e con i melograni di Annamaria Nicolussi Principe, artisti presentati dalla galleria Febo e Dafne.

Flashback Art Fair dedicata all’“equilibrio”

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Con la partecipazione di importanti Gallerie nazionali e internazionali, la XII edizione della “Fiera” torinese

Dal 31 ottobre al 3 novembre

“L’uomo, dignitosamente vestito, cammina in punta di piedi su una fune ricercando l’equilibrio. Riuscirà a raggiungere il suo traguardo?”. Dove, per “traguardo” intendesi la capacità di “restare in bilico” (e anche trovare una qualche parvenza di “logica” e “convivenza”)  fra le molte diseguaglianze e precarietà del vivere quotidiano. Sforzo non da poco cui fa riferimento quest’anno l’immagine guida, “Italians no longer have work”, realizzata dall’artista leccese Sandro Mele per accompagnare il tema “Equilibrium?” su cui si articola la XII edizione di “Flashback Art Fair”, che si terrà da giovedì 31 ottobre a domenica 3 novembre negli spazi di “Flashback Habitat, Ecosistema per le Culture Contemporanee” di corso Giovanni Lanza 75, a Torino. Una quarantina le Gallerie, internazionali e nazionali, partecipanti su una superficie di 20mila metri quadrati, un tempo brefotrofio e dal 2022 diventati, sotto la direzione di Alessandro Bulgini, luogo di ricerca e sperimentazione fra i più interessanti e innovativi per la città.

 “Questa dodicesima edizione della ‘Fiera’ – spiegano in proposito le direttrici Ginevra Pucci e Stefania Poddighe – non vuole dare risposte, ma sollevare domande”. Tenendo ben presente che “in ambito artistico, la presenza del disequilibrio sembra inevitabile, tanto da suggerire che nella dialettica dell’arte, così come nella vita, l’instabilità è parte integrante dell’esperienza umana”. Concetto con cui, per l’appunto, s’hanno oggi da fare i conti “vagolando” lungo i corridoi di “Flashback Habitat”, dove nelle opere esposte scopri mondi e linguaggi “simili” e altri in totale intrigante “antinomia”. Una ragione in più per accostare la totalità del mondo artistico d’ogni tempo e luogo. Scene di vita e di morte: da un lato“La Danza nuziale” (1566), caotica e gioiosa di Pieter Bruegel il Vecchio (De Jonckheere Gallery – Ginevra), dall’altro, il “Trionfo della Morte” (1944) di Franco Gentilin(Aleandri Arte Moderna – Roma) personificata da uno scheletro che marcia al ritmo della festa.

Non meno diversa l’interpretazione della donna: dalle novecentesche opere di Emilia Palomba e Maria Lai (Mancaspazio – Nuoro), con figure maestose e monumentali pur immerse nel lavoro e nella vita quotidiana dei vicoli sardi, alla magnificenza e sontuosità della seicentesca “Maddalena in estasi” di Franco Guerrieri (Galleria Giamblanco – Torino), fino all’erotica e sensuale immagine dell’“Odalisca” (1865-’70) di Hayez (Bottegantica – Milano) ed all’inedito gruppo scultoreo della “Madonna seduta in trono con il Bambino” (Flavio Pozzallo – Oulx Torino). Dissonanze e ancora dissonanze. Anche sul tema della “circolarità della forma” che vede contrapposti i “Tondi e altri” (1985-’87) di Emilio Vedova e il “Cemento” di grande formato creato appositamente per la Fiera da Arcangelo Sassolino, classe ’67, origini vicentine.

E ancora, “L’Arte contro i tiranni” (Galleria Aleandri Arte Moderna – Roma) con tre disegni antinazisti di Renato Guttuso, di cui due pubblicati sulla prima pagina de “L’Unità” ed un altro raffigurante partigiani della “Brigata Garibaldi” di un giovanissimo Pietro Consagra. In questo lungo percorso artistico, dove il visitatore è chiamato a riflettere sul concetto di “equilibrio”, emerge in modo distinto il contrapporsi della visione bucolica e serena del “Rinascimento” e del “Cinquecento Fiammingo” con la prospettiva dinamica e frammentata del “Futurismo” di Giacomo Balla; così come del gusto per l’ordinata “geometria” di Giulio Paolini (Galleria In Arco – Torino) con gli impulsi primordiali di Giuseppe Pisani (Galleria Carlo Orsi –Milano) e di Cristiano Carotti (Contemporary Cluster – Roma). E infine l’iperrealismo “dalle tinte oniriche” di Alfredo Serri in “Armonica e Ocarina” (Galleria Open Art – Prato) dialogante con l’astrattismo della “Natura morta” di Lucio Fontana (NP Art Lab – Padova). E, per rimescolare ancora di più le carte, in rassegna troviamo anche  preziosi e antichi tappeti persiani (Mirco Cattai Fine Art & Antique Rugs – Milano) e gli “anti-tessili” di Sadley (Małgorzata Ciacek Gallery – Varsavia), “feticci” fatti di reti intrecciate con legno e metallo, d’ispirazione “totemica e magica”. Il Bianco e il Nero. Il Tutto e il Contrario di Tutto. Appunto “Equilibrium?”“Equilibrio e disequilibrio – concludono gli organizzatori- sono concetti fondamentali che possono arricchire o depauperare la vita di ognuno: l’arte ha il potere di risvegliare e sensibilizzare gli animi”.

Gianni Milani

“Flashback Art Fair”

Flashback Habitat, corso Giovanni Lanza 75, Torino; tel.339/6455301 o www.flashback.to.it

Fino al 3 novembre

Orari: giov. 18/22 – dal ven. alla dom. 11/22

Nelle foto: Sandro Mele “Equilibrium?”; Pieter Brueghel “La Danza nuziale”, 1556; Renato Guttuso “China su carta con appunti a matita”, 1944; Giulio Paolini “Senza titolo”, 2015

Al teatro Carignano l’omaggio di Paolo Fresu a Miles Davis

‘Kind of Miles’ è il titolo che Paolo Fresu ha voluto dare al concerto dedicato a Miles Davis, tratto dal capolavoro che il trombettista di Alton, in Missouri, compose nel 1959, “Kind of blue”.

Martedì 29 ottobre, alle ore 19,30, andrà in scena al teatro Carignano, con replica fino a domenica 3 novembre, “Kind of Miles’ interpretato da Paolo Fresu per la regia di Andrea Bernard. Lo spettacolo è un’opera musicale e teatrale che evoca l’universo creativo di Miles Davis. In scena con Fresu una formazione musicale composta da Bebo Ferra (chitarra elettrica), Dino Rubino ( pianoforte e Fender Rhodes electric piano), Marco Bardoscia (contrabbasso), Stefano Bagnoli (batteria), Christian Mayer (batteria), Filippo Vignato (trombone) e Federico Malaman ( basso elettrico).

‘Kind of Miles’ di Paolo Fresu è un’opera musicale e teatrale che evoca l’universo creativo e visionario dell’immenso musicista scomparso nel 1991. L’intento è quello di ricostruire la vita e la musica di un artista che ha segnato il Novecento attraverso la voce narrante di un unico attore/autore attraverso il suo universo sonoro e le sue relazioni artistiche e umane. La formazione musicale è composta da diverse personalità e strumenti, acustici e elettrici, che hanno segnato il suo percorso discografico e live sotto il profilo del suono e della ricerca.

Miles Davis è un artista mitico per antonomasia, un uomo capace di raccontare una storia recente che va al di là del jazz e della musica e la cui personalità marcata appare prepotentemente, non solo attraverso la sua tromba, ma anche negli occhi scavati e profondi e nel viso scavato degli ultimi anni che inchiodano lo sguardo e nelle mani rugose che hanno toccato il cuore. A noi del presente non ha solo lasciato un’icona, ma un soffio che è carezza e graffio. L’intento di ‘Kind of Miles’ è quello di ricostruire la vita e la musica di un artista che ha segnato il Novecento, attraverso la voce narrante di un unico autore/attore e attraverso il suo universo sonoro e le sue relazioni artistiche e umane.

Una scrittura intima puntellata da momenti personali di vita vissuta, soprattutto nel periodo dell’apprendistato del jazz tra gli anni Sessanta e i Settanta, la comparazione con l’alter ego Chet Baker, e da storie tratte dalla fiorente letteratura su Davis.

“Considerare Miles Davis un autentico genio – spiega Vittorio Albani nel Volume “La storia del jazz in 50 ritratti” è addirittura notazione superflua e sminuente. E può anche essere retorico affermare come la sua figura artistica sia autentica a di quelle che hanno segnato la storia tutta della musica moderna. Ma è pura verità. Chi lo conobbe da una platea o a una presentazione discografica lo ricorda come una persona scontrosa e asociale. Chi lo conobbe personalmente parla, invece, di una persona posata, gentile, matura, anche se insicura e forse proprio per questo molto diretta. Virtuoso del non virtuoso, nel corso di una carriera unica è riuscito a snocciolare l’enciclopedia dell’esecuzione totale, portando spesso la materia jazzistica oltre i suoi limiti, dando nobiltà alle pause e alla famosa “nota fantasma” che soltanto un creativo inventore può giungere a proferire.

Riuscì come nessun altro a evitare le classiche etichette e classificazioni, utilizzando sempre e comunque elementi stilistici differenti e incomparabili gli uni agli altri. La sua sonorità, in capolavori assoluti quali il modale ‘Kind of Blue’ ( uscito nel 1959 e per molti il miglior disco di jazz mai pubblicato), come in quelli successivi alla celebre “svolta elettrica” di “In a silent way” (1969) e ‘Bitches Brew’ (1970) è un marchio di fabbrica unico e forse irripetibile. Sia per lo stile trombettistsico puro, singolare molto personale, che per quello indiretto del suono elettrico filtrato, o anche per l’uso della sordina. Velato e incisivo, vigoroso e ricco di audacia, come il blues, che ha sempre permeato la sua anima e non lo ha mai abbandonato.

Nelle sue tante formazioni, spesso autentici laboratori di ricerca, sono passati quasi tutti i protagonisti del jazz moderno. Un giorno Miles Davis disse a Quincy Troupe “ Per me la musica e la vita sono una questione di stile”.

Info biglietteria

Teatro Carignano, piazza Carignano 6.

Orari degli spettacoli martedì giovedì e sabati ore 19.30, mercoledì e venerdì ore 20.45, domenica ore 16.

Mara Martellotta

“La meraviglia della seta e il peltro a Torino”

In Palazzo Madama … andar “per mirabilia” fra la “Sala tessuti” ed il “Gabinetto Cinese”

Dal 22 febbraio 2024 al 28 gennaio 2025

“Palazzo Madama”: è un viaggio di estrema suggestione nell’arte tessile dal XIV al XX secolo, quello proposto dal “Museo Civico d’Arte Antica”, in virtù della rotazione dei manufatti esposti nella “Sala tessuti”, sotto l’attenta curatela di Maria Paola Ruffino e attraverso una nuova scelta di tessuti e abiti “che corre sul filo conduttore della seta”. Di meraviglia in meraviglia, il percorso ci porta dallo splendore delle stoffe tardomedievali e rinascimentali – spesso intessute d’oro, lavorate in Italia e richieste dall’aristocrazia europea, ma non solo – fino al Sette – Novecento, con diversi manufatti (alcuni oggetto di recente restauro e presentati al pubblico per la prima volta) che “aprono la visuale sulla storia della moda e su come la seta ne sia da sempre assoluta protagonista”.

Primo assoluto protagonista, fino all’epoca rinascimentale, il “più ricco e magniloquente dei tessuti”, sua maestà il “velluto”. E fiorentino è il telo dall’iconico motivo a melagrane e fiori di cardo, in oro e cremisi, come fiorentino è anche il più raffinato velluto “ad arabeschi” verdi e argento, di ispirazione orientale, molto vicino a quello prodotto per la sposa di Cosimo de Medici, Eleonora di Toledo, che lo indossa nel celebre ritratto eseguito dal Bronzino intorno al 1545 e conservato agli “Uffizi” di Firenze. Attraverso i modelli a struttura geometrica che caratterizzano le composizioni decorative della seconda metà del XVI secolo, il percorso ci presenta i fiori e le volute del “gusto barocco” per arrivare ai disegni fantasiosi elaborati a Lione per l’abbigliamento nel XVIII secolo. “Grazia e leggerezza dominano il disegno, che unisce elementi del mondo naturale, resi in modo quanto mai naturalistico, ad architetture, cineserie ed esotismi, in composizioni di grande varietà ed effetto”. Altra storia quella che, dalla metà del Settecento, ci si propone attraverso la progressiva semplificazione del “decorato” che accompagna l’affermarsi del “gusto neoclassico”: ecco allora  stoffe in cui i fiori si “miniaturizzano” e si sovrappongono a “sfondi rigati”, lasciando poi le sole righe quali protagoniste. Fra Otto e Novecento, l’iter espositivo ci racconta di richiami e di un ritorno molto evidente di modelli decorativi elaborati nei secoli precedenti e rivisitati dalle manifatture tessili prendendo ispirazione dai manufatti antichi raccolti a livello museale. Questo lungo percorso nella storia del tessuto è illustrato a “Palazzo Madama” non soltanto da teli bidimensionali, ma anche da un gruppo di vesti maschili e femminili, dal Settecento al Novecento, che vanno dalle “marsine” e dai “gilet” ricamati, a una “robe” femminile e a un “caracò” (corpetto) a grandi fiori, fino agli abiti in raso e “taffetas” dai colori accesi e cangianti, concreto preludio a nuove futuristiche visioni del “fashion”e alla riconferma di come “la seta ne sia da sempre assoluta protagonista”.

Ma il viaggio all’interno di “Palazzo Madama” non finisce qui. Dopo la “seta” è meraviglia per occhi e cuore anche l’esposizione, curata da Clelia Arnaldi di Balme, all’interno del “Gabinetto Cinese”, al primo piano del Palazzo, dei 128 oggetti “in peltro” (pezzi piemontesi del Settecento e dell’Ottocento)donati dagli eredi di Attilio Bonci (Lanzo Torinese 1942 – 2022), grande collezionista e studioso della storia del peltro piemontese, attraverso ricerche durate tutta la vita e confluite in un volume del 2005 edito dal “Centro Studi Piemontesi”. Raccolti in bella mostra, troviamo soprattutto oggetti di uso quotidiano (utilizzati nelle case contadine come nelle dimore signorili), dai piatti ai candelieri, dalle teiere ai calamai, fino agli strumenti utilizzati per scopi attinenti alla medicina come le grandi siringhe e gli accessori per i clisteri.

Praticata fin dall’epoca degli antichi Romani, l’arte del peltro (lega composta principalmente di stagno, con l’aggiunta di una piccola percentuale di altri metalli come il rame, il bismuto e l’antimonio) si sviluppa particolarmente a partire dalla fine del Cinquecento, raggiungendo livelli artistici molto alti in Germania, in Inghilterra e in Francia.

In Italia la produzione di peltri si concentra soprattutto in Veneto ed in Piemonte, dove i peltrai sono riuniti in “Corporazione” a partire dal 1634, in seguito alle disposizioni di Cristina di Francia e poi di Carlo Emanuele II (1652). Peltrai – artigiani – fantasiosi artisti. Vedere per  credere!

Gianni Milani

“La meraviglia della seta e il peltro a Torino”

Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica, piazza Castello, Torino; tel. 011/4433501 o www.palazzomadamatorino.it

Dal 22 febbraio 2024 al 28 gennaio 2025

Orari: lun. e da merc. a dom. 10/18; mart. chiuso

Nelle foto: particolari allestimento “Sala Tessuti” e Peltri “Gabinetto Cinese” (Ph Perottino); “Abito da sera”, Taffetas cangiante, 1932 –’35, dono Giovanna Dal Vesco, 2019

La rilettura dei Marcido dell’Uomo sofferente di Dostoevskij

Al Teatro Marcidofilm! sino a giovedì 31 ottobre

Da stasera (repliche sino a giovedì 31 ottobre) “Memorie del sottosuolo” è riproposto e ancora una volta ripensato “sulla misura” del particolarissimo palcoscenico del Marcidofilm! di corso Brescia, insostituibile Paolo Oricco del ruolo del protagonista. Doverosamente “da” Dostoevskij. Ancora una volta riconfermando nel piccolo spazio come le pagine dell’immenso Dostoevskij sin dalla fondazione siano state un prepotente richiamo per il gruppo dei Marcido, un percorso vagamente sotterraneo che qui sfocia dal basso ed esplode, pagine che fuoriescono e si concretizzano visivamente, in tutto il loro “straordinario fascino drammatico”. Già in precedenza avevo visto come “c’è Dostoevskij e c’è l’Isidori, il secondo ad acchiappare, anche lui, – rutilante e famelico quanto spudorato autore in cerca di un personaggio, che non esita a farsi complementare nel desiderio e nella necessità di una riscrittura -, la materia scritta che il russo gli offre e adattarla alla filosofia e alla teatralità dei Marcido, stiparla in quel bagaglio di palcoscenico che da sempre il gruppo costruisce e disfa per poi ricostruire, in una lodevolissima sperimentazione, efficace e guerriera, che gli è da sempre riconosciuta, adeguarla al modointerpretativo che della compagnia è proprio. Conseguenza (felice) prima, è “un’oralità dispiegata, pietra angolare è la “voce, ricerca sempiterna del gruppo, cui è anche per questa occasione affidato il nucleo primario. E la voce’ è l’attoredice lIsidori: e lattore diventa voce, affascinante, spasmodica, mai ripiegata su se stessa ma esplosiva in ogni accento”.

La voce “è” Paolo Oricco, un successo tutto personale, un eccellente tour de force, una gimkana che attraversa il testo in pienissima libertà, in un saliscendi ininterrotto di vette e di profondità: “sarei propenso – ricordavo – a pensare che, questa volta, lattore con tutto il suo lavoro, orale e fisico, la sua negazione a risparmiarsi, il suo saper costruire un personaggio fuori di ogni dimensione, agghindato di ogni libertà interpretativa e arricchito della ricerca, e della riuscita, sulla sua propria voce, superi il testo e il non facile compito del co-autore, dellIsidori, affascinante, chi mai lo negherebbe?, ma affaticante al tempo stesso, ricco di una scelta finissima di parole che a tratti finiscono collaffastellarsi oltre ogni argine, debordanti in quel loro incessante rotolare in platea.”

Alle spalle di Oricco, la grande pala/sipario realizzata e rivisitata per l’occasione da Daniela Dal Cin, una vera opera pittorica ispirata al “Trionfo della Morte”, affresco quattrocentesco di Palazzo Abatellis a Palermo, grottesco e ossessivo, un livido marasma bruegeliano modernamente inteso, dove l’uccellaccio della preistoria viene a recidere vite con quei falcetti che tiene tra gli artigli.

Questo il primo appuntamento dei Marcido per la stagione. Dal 13 al 15 “Studio per le Baccanti”, anche qui – manco a dirlo – “da” Euripide, ancora una rappresentazione incaricata di portare in scena la pura partitura vocale, in vista – per i festeggiamenti del quarantennale della compagnia – della messinscena finale delle “Baccanti”, deus ex machina ancora l’Isi pirotecnico, dal 25 febbraio al Gobetti, coproduzione con la Fondazione del Teatro Stabile torinese. A seguire, dal 18 al 20 dicembre, la ripresa del “Malato immaginario” di Molière, autore studiato e inseguito, ripreso negli anni in buona compagnia di “Misantropo”, “Avaro”, “Tartufo” e “Borghese”.

e.rb.

Nelle immagini, Paolo Oricco in alcuni momenti dello spettacolo.

Teatro MARCIDOFILM! – Torino – corso Brescia 4/bis (int. 2)

orari recite: da lunedì a giovedì ore 20.45

ingresso: intero euro 20 / ridotto euro 15

info e prenotazioni: 011 8193522 – 329 9611663 (segreteria)

info.marcido@gmail.com

www.marcido.it

 

Sassi – Superga: nasce il progetto MuViMov, Museo del Viaggio in Movimento

Nasce il progetto MuViMov – Museo del Viaggio in Movimento, nel luogo simbolo della tradizione e dell’ingegno torinese, la storica tranvia Sassi–Superga, che diventa oggi il cuore di una nuova iniziativa culturale e multimediale.

Il progetto, promosso da Espereal Technologies, in collaborazione con la Città di Torino, GTT – Gruppo Torinese Trasporti e ATTS – Associazione Torinese Tram Storici, è finanziato con fondi del Ministero della Cultura attraverso il bando Next Generation EU – TOCC.

A raccontarlo in una presentazione ufficiale alla stampa presso la sala Martiny, i promotori, l’Assessora alla Mobilità e Trasporti del Comune di Torino Chiara Foglietta, l’Amministratore Delegato di Espereal Technologies  Francesco Dipasquale, il  Presidente di ATTS Roberto Cambursano e l’Amministratrice Delegata di GTT Serena Lancione.

L’obiettivo di MuViMov è trasformare il viaggio sulla tranvia in un’esperienza culturale interattiva. Grazie a una guida multimediale multilingue, i visitatori saranno accompagnati alla scoperta della storia della tranvia, partendo dalla stazione di Sassi fino alla Basilica di Superga. Il percorso, arricchito da 22 video e 9 tracce audio, narra l’evoluzione della tranvia e le storie delle persone che, nel tempo, hanno reso unico questo tragitto. Le testimonianze di membri dell’ATTS e del personale GTT, curate dal regista Stefano Di Polito, conferiscono un carattere autentico e appassionante alla narrazione.

Presso la stazione Sassi, una sala espositiva dedicata ospita un’immersione nella storia della tranvia. Tra oggetti e manufatti originali, trovano spazio installazioni interattive che, grazie a contenuti digitali accessibili da dispositivi mobili, permettono ai visitatori di approfondire gli aspetti tecnici e storici di questa iconica linea ferroviaria.

Questo progetto rappresenta un tassello fondamentale in un più ampio piano di valorizzazione turistica e culturale di Torino. L’obiettivo è quello di promuovere il ricco patrimonio locale attraverso l’innovazione digitale, creando un vero e proprio museo diffuso. La storica linea 7 è destinata a farne parte, e sono già in corso studi per nuovi progetti che offriranno ai visitatori un racconto sempre più ampio e coinvolgente della città.

“Tra i modi più suggestivi per salire a guardare Torino dall’alto vi è la Tranvia Sassi-Superga con le sue carrozze originali dalle ampie vetrate e le sedute in legno che le regalano un fascino irresistibile per chi visita la città e per gli stessi torinesi. Il progetto MuViMov – Museo del Viaggio in Movimento – attraverso un’esperienza coinvolgente permette di compiere un viaggio dentro la storia di questo mezzo di trasporto e di quei luoghi” – commenta l’assessora alla Mobilità e all’Innovazione Chiara Foglietta. “L’innovazione tecnologica può valorizzare il patrimonio culturale e turistico e come Città di Torino, con le sperimentazioni di CTE Next, stiamo lavorando per ampliare l’offerta culturale, anche con esperienze di realtà aumentata”.

“La tranvia Sassi-Superga è un patrimonio storico di Torino e, oggi più che mai, stiamo lavorando per trasformarla in un punto di riferimento per il turismo cittadino” afferma Serena Lancione, Amministratrice Delegata di GTT. “Con l’apertura dello Spazio Sassi-Superga, che offre ai visitatori un luogo di ristoro e accoglienza, e la nuova partnership con City Sightseeing, che ha introdotto una linea dedicata del famoso bus turistico per collegare la stazione di Sassi, abbiamo reso questa tratta non solo più accessibile, ma parte integrante di un itinerario turistico che attraversa alcuni dei punti più iconici della città. Ora, con il progetto MuViMov, stiamo portando l’esperienza a un livello superiore, trasformando la tranvia in un vero museo in movimento, dove passato e futuro, tradizione e innovazione si incontrano per offrire un viaggio unico e immersivo.”

“MuViMov è il frutto della sinergia fra tecnologia e creatività e rappresenta un modello per la valorizzazione del territorio estendibile ad altri musei e attrattori – dichiara l’Amministratore Delegato di Espereal Francesco Dipasquale – per consentire ai visitatori di conoscere attraverso la app Tellingstones tutte le storie che rendono più interessante il loro viaggio a Torino”. Il regista e ideatore di MuViMov, Stefano Di Polito, aggiunge “Ogni torinese ha un ricordo che lo collega alla Dentiera e a Superga, nei video ho voluto ricordare la storia unica di questo luogo e raccontare il lavoro e la passione delle persone che lo rendono ancora oggi speciale”.

Il Presidente di ATTS, Roberto Cambursano spiega che “L’Associazione Torinese Tram Storici aderisce con entusiasmo a questo progetto, che è perfettamente coerente con la sua missione: promuovere la conoscenza della storia del sistema tranviario, componente fondamentale del patrimonio culturale della città. I volontari dell’ATTS hanno contribuito e continueranno a contribuire alla realizzazione dei contenuti, sostenuti dalla loro passione e dalle loro esperienze di viaggio e di lavoro sui tram torinesi”.

TORINO CLICK

Alluvioni, frane e cambiamento climatico: una mostra sul Po esplora la crisi ambientale

 

L’esposizione, la prima nel suo genere, mette al centro il cambiamento climatico raccontato attraverso gli occhi del Po, con un approccio radicalmente multidisciplinare e una rete di partner scientifici e istituzionali

Sono gli effetti del cambiamento climatico: la trasformazione dei fiumi, anche per via dell’azione dell’uomo; la moltiplicazione di fenomeni metereologici estremi, che con frequenza crescente colpiscono territori e comunità in maniera rovinosa; le allerte, che in questo periodo tornano a interessare tanti territori italiani ed europei, e non solo, e che colpiscono in particolare un Nord Italia ormai devastato da piogge torrenziali, alluvioni, frane, inondazioni.

Torino, una mostra le ha messe al centro di un’ampia riflessione culturale: Change! Ieri, oggi, domani. Il Po, a Palazzo Madama fino al 13 gennaio 2025, è una mostra multidisciplinare e multifocale che utilizza il grande bacino idrico padano per parlare dell’allarme globale che in questi giorni risuona in ogni angolo del Pianeta. Attraverso lo sguardo del fiume, la mostra ripercorre la storia dell’acqua, degli uomini e degli animali che grazie e attorno ad essa hanno vissuto e prosperato, evolvendosi con i suoi mutamenti, influenzando a propria volta il corso e la vita del Grande Fiume.

Utilizzando la forma espositiva per coniugare discipline umanistiche, arti visive e apparati scientifici nello sforzo condiviso di rappresentare la crisi del nostro secolo nella sua totalità e interezza, Change! adotta i concetti di Mitigazione e Adattamento quali grandi filoni strategici che legano l’esposizione principale a un ecosistema di iniziative di grande e attualità e valore educativo: giornate di studio, esposizioni temporanee, conferenze ed incontri tematici completeranno il significato della mostra principale.

Change! Ieri, oggi, domani. Il Po rappresenta un progetto visionario che sfida i confini disciplinari per affrontare la crisi climatica con l’urgenza e l’innovazione che il nostro tempo richiede, raccontandola per quello che è: un evento che ci riguarda tutti, e che tocca ogni aspetto della vita umana.

Un evento unico nel panorama italiano, dal profondo valore politico, educativo e culturale, insignito dell’Alto Patronato del Presidente della Repubblica. Nato dal dialogo tra l’Assessorato alla Cura della città, Verde Pubblico e Sponde Fluviali della Città di Torinol’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po (ABDPO) e l’Agenzia Interregionale per il Fiume Po, oggi unite nella Riserva MaB UNESCO Po Grande, e realtà torinesi come il Politecnico di Torino e l’Università degli Studi di Torino, oltre allo European Research Institute, vede la media partnership di Rai Radio3.

La mostra, promossa dalla Fondazione Torino Musei, è curata da Tiziana CasertaAnna La Ferla e Giovanni C.F. Villa, ed è accompagnata da un catalogo, edito da Silvana Editoriale, con contributi – fra gli altri – di studiosi dell’Università degli Studi di Torinodell’Università degli Studi di Bergamo, del Politecnico di Torino, del Politecnico di Milano, dell’ENEA, di Slow Food, di Adaptation.it e di Mondoserie.it.

Irvine Welsh, il suo ultimo romanzo “Resolution” al Circolo dei lettori

Giovedì 24 ottobre al Circolo dei lettori nel giorno di apertura di Radici, il festival dell’identità, curato da Giuseppe Culicchia che si conclude domani, Irvine Welsh ha presentato il suo ultimo romanzo, uscito questa settimana per Guanda, Resolution, terzo capitolo della trilogia del poliziotto Ray Lennox. Irvine Welsh, lo scrittore e drammaturgo scozzese che si è imposto negli anni Novanta con Trainspotting da cui è stato tratto il film cult omonimo, ha raccontato del suo rapporto con la Scozia e con la scrittura, in dialogo con il suo traduttore Massimo Bocchiola, alla presenza dell’interprete Simona Caldera.

Welsh ha raccontato come mai alcuni luoghi più di altri sono adatti a fare da sfondo ai suoi romanzi. Ray Lennox si muove negli stessi luoghi dell’autore, perché nasce ad Edimburgo, cresce nei quartieri popolari di Edimburgo, si trasferisce a Miami e poi a Brighton. Nonostante abbia vissuto anche a Dublino e a Chicago questi sono spazi difficili per uno scrittore, entrambe le città hanno una grande tradizione letteraria, nel caso di Lennox anche lui viene da Edimburgo, un luogo dove piove sempre, dove le persone non fanno altro che parlare all’interno dei pub, è una cultura molto verbale. Mentre Miami è l’esatto opposto, la gente non parla, c’è il sole, sono tutti in giro con lo skateboard e c’è un narcisismo che si esprime in modo molto più visivo che verbale. Ho pensato quindi di mettere Lennox in quella situazione, renderlo un pesce completamente fuor d’acqua. Ho anche immaginato Lennox attirato dall’acqua, quindi quando mi sono ritrovato a Brighton dove ho creato la mia etichetta discografica e anche lo studio di registrazione, guardando il mare ho pensato che potesse essere un luogo dove riuscivo a vedere il mio personaggio. Ecco perché questi luoghi sono finiti qui.

Massimo Bocchiola sottolinea la sua maestria nel maneggiare una pluralità dei registri linguistici del parlato, ogni personaggio si esprime in maniera coerente con il proprio ceto sociale e la provenienza geografica.

Da dove ti viene questa tua capacità di ascolto?

Beh, gli scozzesi son dei gran chiacchieroni. La cosa che mi piace molto delle conversazioni è l’energia che si sprigiona, in Scozia in particolar modo la lingua viene usata in modo performativo, forse questo deriva anche dalla nostra tradizione celtica di narrazione, per cui la lingua non è solo uno strumento di comunicazione ma è una vera e propria performance culturale, attraverso la lingua noi diciamo chi siamo, esprimiamo come vogliamo essere visti dal resto del mondo ed è questo che mi interessa molto della lingua.

La Scozia è molto presente sullo sfondo, che rapporto hai con il tuo Paese e il Regno Unito?

La Scozia ha avuto l’opportunità di diventare indipendente e quando è stato il momento invece poi ha deciso di rimanere con il Regno Unito, quella che è una forza in declino ormai. Infatti l’idea di Regno Unito è nata dall’idea di un impero industriale, è per questo che Inghilterra e Scozia si sono unite, con l’idea di unire le flotte mercantili volte poi a mettere insieme le forze tecniche e ingegneristiche, ma quest’era ormai è finita e la Gran Bretagna fa fatica a trovare un suo ruolo dal dopoguerra. Quindi c’è un rapporto ambivalente con il Regno Unito e con la Scozia che sembra non essere pronta ancora per un ruolo di democrazia sociale e invece continua a seguire una strada di declino data da questo mondo moderno. Mi sembra che quello che caratterizza la Gran Bretagna e la Scozia negli ultimi dieci anni sia un senso di profonda insoddisfazione dopo la Brexit. Al di là di Londra che continua ad essere un posto meraviglioso in grande fermento e sviluppo però il resto della Gran Bretagna sembra quasi un Paese del terzo mondo.

Edimburgo è un po’ la Londra della Scozia? Ed esiste una divisione settaria tra Edimburgo e Glasgow?

Esiste ed è più forte nella parte occidentale della Scozia, ad esempio se sei ad Edimburgo e chiedi a qualcuno che scuole ha fatto è perché si cerca di capire qual è la provenienza di classe sociale, invece se lo si chiede a Glasgow questa domanda è per capire invece se sei uno scozzese cattolico o protestante o ancora uno scozzese di origine irlandese. E questa divisione è legata anche all’identità che passa attraverso il calcio. Edimburgo è una città molto ricca in alcune parti, ben diversa è la zona da cui vengo io che è la parte più vicina al porto, un po’ più a est.

La cosa moto interessante che è stata detta di te è che sei l’erede dei grandi moralisti scozzesi. I tuoi libri, dietro l’apparente anarchismo di alcuni romanzi e molti dei tuoi personaggi, sono profondamente morali.

Penso che scrivere fiction sia sempre un atto morale, questo perché la fiction utilizza il subconscio che è il modo per entrare in contatto con ciò che è morale, attraverso il subconscio noi cerchiamo la verità più profonda. Il subconscio è il motore umano per capire, comprendere a fondo, certo, io amo scrivere di personaggi molto incasinati, che hanno fatto delle scelte pessime, però anche se sono immersi nell’oscurità vedono sempre un barlume di luce.

Welsh ha lasciato spazio anche a diverse domande dal pubblico, a chi gli ha chiesto di raccontare qualcosa del suo processo creativo e consigli per scrittori in erba ha risposto così.

Quando decido che è tempo di scrivere un libro non vado a riprendere gli appunti che ho scritto per i libri passati, ma li ignoro e mi metto a scrivere 20.000 parole e in quel momento non guardo altro. Quando arrivo a quella quantità stampo e poi mi metto con la biro a lavorare su queste 20.000 parole per provare a identificare un tema, un personaggio, una trama e di solito qualche cosa trovo. Poi a quel punto vado a riprendere i vecchi appunti per vedere se c’è qualcosa che si può inserire e se ho identificato qualcosa che può funzionare allora mi metto a lavorare su una grande lavagna bianca dove inizio a schizzare mappe e a togliere, a tagliare e a incollare per arrivare a creare una sorta di struttura.

Per diventare scrittori bisogna amare la solitudine, perché il lavoro dello scrittore è molto solitario. Io credo che gli scrittori migliori siano quelli un po’ schizofrenici, quelli che da un lato amano tantissimo stare con gli altri, stare in compagnia e in società ma allo stesso tempo amano stare da soli, e questo è il motivo per cui è molto difficile vivere con uno scrittore e questo è il motivo per cui mi sono sposato mille volte e ho divorziato mille volte. È molto difficile stare con una persona che di punto in bianco scompare, che non è presente emotivamente perché è presa da questo altro mondo che sta creando e pi di punto in bianco emerge dalla sua stanza e dice “Beh, allora, cosa facciamo, usciamo?”. Quindi per far lo scrittore prima di tutto bisogna assicurarsi che trascorrere tanto tempo da soli sia un piacere.

GIULIANA PRESTIPINO

Torna l’appuntamento mensile con Agriflor in piazza Vittorio

Domenica 27 ottobre, dalle 9 alle 19 in Piazza Vittorio Veneto a Torino, torna l’appuntamento mensile con Agriflor, il mercatino di piante, fiori e prodotti agroalimentari artigianali organizzato da Orticola del Piemonte.

Dopo l’edizione 2024 di FLOReal alla Palazzina di Caccia di Stupinigi tenutasi a inizio ottobre, che ha aperto ufficialmente la stagione autunnale, una nuova occasione per tuffarsi nei colori, nei profumi e negli odori di questa stagione ricca di tesori.

Se le piante aromatiche, le piante verdi fiorite da interno ed esterno, le orchidee i cactus e le succulente saranno le proposte florovivaistiche dei vivaisti piemontesi presenti all’appuntamento, in questa edizione di ottobre grande spazio sarà dato alle numerose tipicità gastronomiche dell’autunno come per esempio i tartufi e i funghi, ma non mancheranno nocciole e miele, taralli e salumi, biscotti e crostate a base di fiori, prodotti a base di liquirizia e formaggi, oltre a frutta e verdura di stagione.

Agriflor ottobre metterà come sempre in piazza una rappresentanza di alcuni dei migliori vivaisti e produttori agricoli piemontesi: circa una trentina di espositori con le loro eccellenze vivaistiche e alimentari per offrire una giornata di svago immersi nel verde e nel sapore anche in centro città.