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E’ Claudio Insegno a firmare il testo di “Delitto imperfetto”, commedia che torna in scena a Torino: è stata record d’incassi nel 2018 al Torino Fringe Festival e viene presentata dopo oltre 50 repliche in giro per l’Italia. Appuntamento sabato 1 aprile alle 21 allo Spazio Kairos di via Mottalciata 7, nella messa in scena di Onda Larsen, per la regia di Andrea Borini.
Sul palco, Riccardo De Leo, Gianluca Guastella e Lia Tomatis per un delitto quasi perfetto: non è facile, infatti, improvvisarsi killer, non tutti sono portati per il crimine e il risultato può essere piuttosto imperfetto, per non dire goffo o, addirittura, disastroso. Ma sicuramente esilarante.
Lui, lei, l’altro. Lei, l’altro, lui. Lui, l’altro, lei: quando l’amore diventa confusione, poi ossessione e, infine, delitto. Ma il testo, secondo un tratto che contraddistingue tutta la produzione di Onda Larsen, offre spunti di riflessione su temi estremamente attuali: l’incapacità̀ della gestione dei rapporti di coppia, l’assurda concezione di possedere il partner e l’ineducazione sentimentale, in una commedia irriverente, politicamente scorretta e a tratti grottesca.
I biglietti (intero 13 euro, ridotto 10) sono in vendita su www.ticket.it.
Note di regia, di Andrea Borini
“Delitto imperfetto” rientra in un percorso sul teatro di genere, in particolare sulla commedia gialla, che incontra il mio favore da sempre, anche se in questo caso il testo vira più sulla farsa classica e sulla commedia americana di parola, con in più un tocco di black comedy. Inoltre il divertente testo di Claudio Insegno, sintetizzato nei suoi elementi chiave, dava a tutti noi la possibilità di scherzare e in qualche modo riflettere sugli affanni della vita di coppia, sulla ricerca di felicità ad ogni costo e sulla superficiale ricerca di una presunta profondità, sentimenti molto contemporanei.
Tutti temi che, uniti alla ricerca di un teatro che non abbia il timore di divertire il pubblico anche in maniera semplice ma senza essere basico, hanno trovato in me e negli attori di Onda Larsen un’assoluta identità di intenti e un grande entusiasmo nello sviscerarli. Dal punto di vista registico ho poi cercato di giocare in maniera personale inserendo nel testo una nostalgia pop che mi appartiene molto e che ho cercato di inculcare negli interpreti più giovani di me.
Mi è sembrato così che l’ambientazione più giusta per questa sorta di bizzarra e un po’ macabra sit-com fosse il passaggio tra i superficiali anni ’80, in cui lavoro, amore e omicidi avevano lo stesso valore nell’inseguimento di un obiettivo, e gli anni ’90, in cui tutto sembrava dover cambiare ma che forse ci traghettarono in un millennio non troppo differente. Tutto questo con l’imperativo categorico di far passare una bella serata e provocare più risate possibili al pubblico, che è già un bel traguardo.
BIGLIETTERIA
Intero 13. Ridotto 10.
Info: biglietteria@ondalarsen.org.
Il Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito in collaborazione con il Centro Studi Piemontesi presenta un ciclo di incontri con la cultura presso il Salone delle Feste del Palazzo Generale Beraudo di Pralormo, sede del Circolo Unificato dell’Esercito, in Corso Vinzaglio n. 6, 1021 – Torino.
L’inaugurazione ufficiale della stagione si è svolta martedì 14 febbraio alle ore 18.30, seguiranno altri tre appuntamenti, mercoledì 1° marzo, mercoledì 15 marzo e mercoledì 29 marzo, sempre alle ore 18.30.
“E’ questo un primo passo verso la ripresa delle attività di carattere prevalentemente socio-ricreativo, con funzioni morali e sociali presso il Circolo Unificato dell’Esercito che si sta rivelando sempre più un luogo d’incontro, non solo per la comunità militare e civile della Difesa, in servizio e in quiescenza, ma anche sede di eventi culturali e sociali a disposizione della città” – dichiara il Comandante dell’Istituto di Formazione, Generale di Corpo d’Armata Mauro D’Ubaldi.
Questo ciclo di incontri si avvarrà della collaborazione del Dott. Giancarlo Bonzo, in considerazione della sua lunga esperienza, che lo ha già fatto apprezzare nel ruolo, tra gli altri, di Amministratore Delegato del Centro Congressi dell’Unione Industriale di Torino.
Il primo appuntamento, si è svolto martedì 14 febbraio alle ore 18.30 : “Una volta sola. Storie di chi ha avuto il coraggio di scegliere”, protagonista il giornalista e scrittore Mario Calabresi – direttore del quotidiano La Stampa dal 2099 al 2015 e del quotidiano La Repubblica dal 2016 fino al febbraio 2019 – a colloquio con Giancarlo Bonzo.
Il secondo appuntamento, mercoledì 1 marzo alle ore 18.30, sarà “Un anno in Piemonte.”, e coinvolgerà il giornalista Beppe Gandolfo, decano dei giornalisti torinesi di Mediaset, dal 1998 è il corrispondente per il Piemonte e la Valle d’Aosta per tutte le testate Mediaset.
Il terzo incontro, mercoledì 15 marzo alle ore 18.30, ospiterà il prof. Carlo Ossola, filologo e critico letterario, in un evento dal titolo “Far parte per te stesso”: Dante e la politica”.
L’ultimo incontro, sull’estetica e sul sistema dell’arte si intitolerà “Vizi d’arte” e avrà luogo mercoledì 29 marzo alle ore 18.30; interverranno il Prof. Ugo Nespolo ed il Dott. Bruno Quaranta.
OFF TOPIC presenta |
Uno spettacolo storico e musicale dell’Iran rivoluzionario
Colloquio con Hamid Ziarati
con la partecipazione musicale di Siavash Guil (Cantautore e Musicologo), Saber Partov (Cantautore e Chitarrista) e Kevyan Majidi (Cantante)
Mercoledì 1 marzo, ore 19
OFF TOPIC
Prenotazione per cena consigliata, scrivendo al #Bistrò di OFF TOPIC su WhatsApp al 388.446.3855
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Mercoledì 1 Marzo OFF TOPIC presenta “NO MUSIC, NO REVOLUTION”: Iran, oltre 100 anni di lotta per la libertà. Dalle ore 19, uno spettacolo storico e musicale sull’Iran rivoluzionario, con una sfida: ripercorrere la storia delle varie rivoluzioni iraniane fino a quella in atto attraverso le canzoni e le musiche che le hanno segnate e che l’accompagnano anche ora.
A partire dai primi anni del ‘900 l’Iran ha infatti vissuto diverse rivolte e rivoluzioni con un unico obiettivo: l’instaurazione di un sistema democratico basato sulla volontà popolare. Ognuno di quei momenti ha influenzato le opere degli artisti coinvolti lasciando una traccia indelebile anche nelle generazioni future. In particolare – grazie alla loro forza unificatrice – le composizioni musicali, le canzoni e gli inni nati durante o immediatamente dopo quegli eventi cruciali, sono durati nel tempo arrivando fino ai giorni nostri. Un passaggio di testimone nella Storia, di generazione in generazione.
Al centro di questa sfida uno spettacolo di musica e parole che porta al fianco dell’ingegnere e scrittore di Torino Hamid Ziarati nato a Teheran nel 1966, gli artisti Siavash Guil, laureato presso l’università degli studi di Torino e di Bologna in musicologia e cantautore, Saber Partov, studente di Medicina presso l’università di Torino, cantautore e musicista e Keyvan Majidi, studente di ICT presso Politecnico di Torino, Cantante.
OFF TOPIC – Hub culturale, Via Giorgio Pallavicino 35 Ideare, valorizzare, educare, diffondere e connettere: questi i principi su cui si fonda OFF TOPIC, l’hub culturale della città di Torino, progetto del Torino Youth Centre, riconosciuto dal Comune di Torino come Centro di Protagonismo Giovanile il cui direttivo è formato da Goodness Ac, Klug APS, Cerchio di Gesso. Il Torino Youth Centre è l’associazione di secondo livello che attraverso una progettualità di rete, coordina il funzionamento, le attività e gli spazi di Via Pallavicino 35, rendendo OFF TOPIC hub culturale e sede di attività formative (corsi, workshop, conferenze) e co-working, residenze artistiche, musica live, teatro, proiezioni, reading e eventi off di rassegne cittadine, attività sociali e di promozione del territorio.
OFF TOPIC via Giorgio Pallavicino, 35 – 10153 Torino
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Sono il direttore russo Stanislav Kochanovsly e il violinista armeno Sergey Khachatryan, che tornano a collaborare con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, il primo dopo i Concerti d’Inverno del 2021, nella serata in programma giovedì 2 marzo alle 20.30 presso l’Auditorium Rai Arturo Toscanini di Torino.
La serata sarà replicata, sempre all’Auditorium Rai, a Torino, venerdì 3 marzo alle ore 20.
In apertura ricordiamo il brano per Orchestra op. 47 del compositore russo Alfred Schittkle, di cui quest’anno ricorre il venticinquesimo anno dalla scomparsa, proposto per la prima volta dall’OSN della Rai a Torino.
Il brano fu scritto nel 1968 e è stato commissionato dal Donaueschinger Musikage, il più antico Festival dedicato alla musica contemporanea, fondato nel 1921 in una cittadina nel Sudest della Germania.
La parte centrale della serata vedrà impegnato Sergey Khachatryan che interpreterà il concerto per violino e Orchestra in re minore op. postuma di Robert Schumann, scritto nel 1853, in poco meno di due settimane, mentre il compositore stava vivendo gli ultimi momenti di lucidità della sua vita, prima del tentato suicidio e del successivo ricovero nell’ospedale psichiatrico di Endenich, dove morì nel 1856.
L’opera risulta ispirata al virtuoso violinista Joseph Joachim e eseguita per la prima volta solo nel 1937, a Berlino, dopo la sua riesumazione dagli Archivi della Biblioteca di Stato.
In chiusura Kochanovsky proporrà le danze sinfoniche op. 45 di Sergey Rachmaninov.
Queste danze chiudono il catalogo delle opere di Rachmaninoff. Furono scritte nel 1940, destinate per la loro prima esecuzione, avvenuta nel gennaio dell’anno seguente, e dedicate nell’edizione a stampa a un complesso come la Philadelphia Orchestra e al suo direttore Eugene Ormandy.
La composizione originariamente era stata scritta per pianoforte a quattro mani e fu provata nella sala di Beverly Hills, dove l’anziano compositore era riuscito a ricostruire un angolo della vecchia Russia, questo autore insieme a un altro esule russo e sommo pianista, Vladimir Horowitz. La destinazione finale della partitura sarebbe stata quella di fungere da base a un vero e proprio balletto, se non fosse poi intervenuta la morte di Fokin, il coreografo che, nel giugno 1939, al Covent Garden aveva collaborato con Rachmaninoff per creare un balletto sulla leggenda di Paganini
Si tratta dell’ultimo lavoro del compositore russo creato nel 1940, su commissione della Philadelphia Orchestra. Rachmaninov voleva farne un vessillo di quella civiltà tardoromantica a cui era stato sempre legato.
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Martedì 28 febbraio ore 17.30
Sala Conferenze dell’Archivio di Stato di Torino
Piazzetta Mollino 1
Alla presentazione del volume di
Rosanna Roccia
Edizioni Centro Studi Piemontesi
Dopo i saluti di
Stefano Benedetto
Direttore Archivio di Stato di Torino
Con l’Autrice
Intervengono
Lodovico Passerin d’Entrèves
Presidente Centro Studi Piemontesi
Pierangelo Gentile
Università di Torino
Prenotazioni: tel. 011/537486 – info@studipiemontesi.it
La conferenza potrà essere seguita in differita sul Canale YouTube del Centro Studi Piemontesi
GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA
Lunedì. Per “Seeyousound” al Cafè des Arts, si esibisce la cantante Sabrina Mogentale mentre al cinema Massimo sono di scena Roberto Angelini e Rodrigo D’Erasmo.
Martedì. Al Jazz Club Matteo Salvadori propone i classici della tradizione americana. Al cinema Massimo per “Seeyousound” suona lo Gnu Quartet. A seguire il documentario “Meet Me in The Bathroom”, The Wends.
Mercoledì. Al Blah Blah l’Ukulele Turin Orchestra riarrangia alla sua maniera “The Dark Side Of The Moon” dei Pink Floyd. Per “Seeyousound” al Massimo il lungometraggio su Sinead O’Connor “Nothing Compares” mentre al Maffei Giovanni Corgiat e Davide Broggini musicano “Tenshi No Tamago” di Mamuro Oshi.
Giovedì. Alla Suoneria di Settimo il quartetto di Fabrizio Bosso propone un tributo a Stevie Wonder.
Chiusura di “Seeyousound” con “In The Court Of The Crimson King: King Crimson At 50” sul gruppo guidato da Robert Fripp. A seguire “The Night James Brown Saved Boston” e concerto di Nicolò Piccinini al termini delle premiazioni. Al Blah Blah sonorizzazione di “Koyaanisqatsi” di Godfrey Reggio a cura di Propaganda 1904.
Venerdì. Al Bunker suonano Brigada Flores, Stiglitz e Azione Diretta. All’Hiroshima Mon Amour rap con Dj Shocca e Inoki. Allo Juvarra la cantante e arpista Cecilia, presenta “Sunset In A Cup”. Al Magazzino di Gilgamesh suona l’armonicista Andy Just. Al Folk Club si esibisce Lula Pena.
Sabato. All’Off Topic suona il chitarrista Manouche Adrien Tarraga. Al Concordia di Venaria si esibiscono i Nu Genea. Al Jazz Club suona il quartetto del sassofonista Josiah Boornazian. Allo Spazio 211 è di scena il produttore elettronico Gigi Masin preceduto da Francesco Lurgo. Al Superga di Nichelino viene assegnato il premio intitolato a Gianmaria Testa con ospiti Eugenio Bennato e Neri Marcorè.
Domenica. Al Blah Blah si esibisce il duo The Courettes.
Il documentario “Il mondo è troppo per me. La storia di Vittorio Camardese” sarà presentato in anteprima assoluta durante il SEEYOUSOUND International Music Film Festival concorrendo nella categoria Long Play DOC.
Vittorio Camardese è stato uno dei più grandi chitarristi italiani ma non ha mai inciso un disco e non esistono trascrizioni della sua musica, resta solo quello che ha lasciato nelle persone che hanno avuto la fortuna di ascoltarlo suonare come è successo, solo per citarne alcuni, a Chet Baker, Lelio Luttazzi, Tony Scott, Massimo Urbani, Stephane Grappelli che lo hanno stimato e amato proprio per la sua tecnica inedita e il talento innato.
Il documentario ripercorre la vita, le origini, le inclinazioni del radiologo di Potenza che tra gli anni ’50, ’60 e ‘70 vive ed è protagonista della scena jazz romana e internazionale. Suona con i musicisti che passavano le notti tra il Music In e il Folkstudio dove le sue performance strabilianti erano diventate un numero fisso ed è proprio qui che l’avventura jazzistica di Vittorio diventa leggendaria solo fino all’alba però, quando infilava il camice e tornava ad essere anche un brillante radiologo, che però mai volle sostenere l’orale per diventare primario.
La vita di Vittorio Camardese è stata ricostruita intervistando chi lo ha conosciuto e amato: Renzo Arbore e Irio de Paula, Antonio Infantino, Nicoletta Costantino, Marcello Rosa, Graziano Accinni, Gianni Bisiach, colleghi medici di Roma e la sua famiglia d’origine, tantissime le persone tra Roma e Potenza che hanno custodito un pezzo di questa storia che la regista e tutte le persone che hanno collaborato al film hanno ricucito minuziosamente. La biografia di Vittorio Camardese attraversa il Novecento: nasce nel 1929 a Potenza e nel dopoguerra si trasferisce a Roma, viaggia tra due città, una di provincia e la capitale in fermento, ma la sua musica arriva fino al 2013, quando sarà ri-scoperta. Il documentario alterna interviste, animazione, le immagini di archivi privati inediti e i filmati di Vittorio musicista nelle uniche tre apparizioni televisive in RAI che fece sempre costretto dagli amici.
È il 2 luglio 2013 e Vittorio è scomparso da tre anni quando il chitarrista Roberto Angelini carica su youtube un video in bianco e nero in cui Vittorio Camardese, con cui Angelini è cresciuto perché aveva sposato sua madre, suona la sua chitarra durante il programma “Chitarra amore mio”. Camardese non pizzica le corde ma le percuote: Camardese si sta esibendo in tapping, ma non lo sa nessuno, nemmeno lui. In pochi minuti il video diventa virale, fa il giro del mondo arrivando sulle timeline dei più grandi musicisti, Bryan May dei Queen definisce “Magia” quello che ha visto sullo schermo, Joe Satriani ritwitta il link di youtube e augura buona visione, migliaia di appassionati non riescono a staccare gli occhi da quelle mani, così Vittorio arriva anche sulla timeline della regista Vania Cauzillo.
“L’algoritmo mi proponeva con insistenza il video di una sua esibizione del 1965. Era di Potenza. Come me. Ma non lo avevo mai sentito nominare, mentre molti di amici e colleghi artisti a Potenza avevano avuto l’occasione di conoscerlo o almeno di sentir parlare di questo “mito”. Mi sono innamorata subito di quel radiologo che diceva di aver chiesto il permesso al suo primario per essere in TV quel giorno. Quando si mette a suonare e la camera stringe sulle sue mani, diventa impossibile resistere a quel volteggio, a quel ritmo sincopato ed elegante. Incredulità, stupore, ammirazione. La storia di Vittorio rischiava di essere dimenticata ed è arrivata a me parlando di radici e di talento, di scelte e musica, di note blu e anche della mia Basilicata. Così ho contattato Roberto, la sua famiglia d’origine e mi hanno affidato questo storia. Ho dovuto girare intervistando i ricordi più che le persone, perché difficile era ricostruire una storia di qualcuno che probabilmente voleva essere dimenticato “Il mondo è troppo per me” è iniziato come un documentario su un talentuosissimo chitarrista, ma la storia di Vittorio ha aperto riflessioni sulle occasioni perdute di essere felici, sulla responsabilità di essere un artista, sulle scelte fatte anche quando decidiamo di non decidere”
“Il mondo è troppo per me” è un film di Vania Cauzillo, prodotto da Jump Cut, produzione cinematografica indipendente trentina, realizzato con Laura Grimaldi alla sceneggiatura insieme a Vania Cauzillo, Sebastiano Luca Insinga alla fotografia, Chiara Dainese al montaggio, con le illustrazioni di Elisa Lipizzi e la supervisione di Gianluca Maruotti, Danny De Angelis al suono, musiche originali di Roberto Angelini e Vittorio Camardese.
Sinossi Un giorno, dal niente, compare su Youtube un video che cambia la storia della musica. Quel giorno il mondo scoprì che il precursore del tapping, una rivoluzionaria tecnica chitarristica, non era il grande Eddie Van Halen, ma un medico di provincia: Vittorio Camardese.
Da allora, i più grandi musicisti di tutto il mondo hanno voluto saperne di più. “Chi è questo collega sconosciuto? Chi è Vittorio Camardese?”.
Questa è la storia Vittorio, la storia di un genio che ha scelto di non essere un genio.
Vittorio Camardese è un invisibile di grande presenza. Un uomo di cui si rischia di perdere la memoria, ma che invece può raccontare tanto della musica, della responsabilità del talento, della paura del successo, ma anche dell’Italia e delle radici che tengono ancorati al terreno invece di spingersi a prendere il volo e crescere lontano.
Vania Cauzillo (1984), lucana, racconta storie attraverso il cinema documentario e l’opera contemporanea sperimentando sulla co-creazione con le comunità. Il suo lavoro di ricerca con la compagnia l’Albero è riconosciuto dal Ministero della cultura dal 2020. Laureata con lode in Storia della Musica, si è formata affiancando tra il 2007 e il 2010 il regista Alessandro Piva in tutti i suoi progetti, con interesse particolare per quelli documentaristici: “Camera mia” per cui cura le interviste in Turchia, Azeirbajan, Montenegro e Tunisia, (Giffoni film festival), “Pasta Nera”, per cui cura ricerche e interviste (64°Festival del cinema di Venezia). Ha prodotto e diretto il suo primo documentario “Dalla Terra alla luna”, distribuito da Rai Cultura, 2014, ha diretto “La ricerca della forma – Il genio di Sergio Musmeci” 2015, prod. Effenove, Museo MAxxi di Roma, che ha vinto lo SCI- DOC European Science TV and New Media Festival and Awards di Lisbona, nel 2017 ha diretto il secondo episodio della serie di documentari “Matera 15/19 –Dove Ti fermi”. “Il mondo è troppo per me” la storia di Vittorio Camardese” è il suo ultimo lavoro. Per il programma ufficiale di Matera Capitale europea della cultura 2019 ha ideato e prodotto la prima community opera italiana, Silent City, unico caso studio di performance completamente accessibile. In Europa, in qualità di Vice-chair del network Europeo RESEO si occupa da anni di advocacy sui temi dell’inclusione e del gender gap nelle arti performative dei più grandi teatri d’Opera europei.
Jump Cut è una casa di produzione cinematografica indipendente nata a Trento nel 2011 con l’obiettivo di produrre film d’autore e di sperimentazione nei temi, nello stile e nella forma. Oltre all’attività cinematografica, si occupa anche di progetti di video arte, video danza e fotografia. La prima produzione è del 2013: l’opera prima di Alessandro Rossetto, Piccola Patria che vince 12 premi, viene selezionato in nomination ai Nastri d’Argento, ai Globi d’oro e ai Ciak d’oro; nel 2015 presenta Gente dei bagni di Stefania Bona e Francesca Scalisi, e Complimenti per la festa di Sebastiano Luca Insinga, un biopic musicale sulla band rock Marlene Kuntz. Nel 2016 viene presentato Noi 2, domani di Eugenio Maria Russo e Funne – Le ragazze che sognano il mare di Katia Bernardi. Nel 2017 viene presentato Non gioco più di Sebastiano Luca Insinga, 2018 la società produce un altro cortometraggio di Insinga, La Buona Novella, che vince 4 premi (Fesancor; ThessInt Short FF; Oslo Independent FF, Greboble FF). Nel 2022 Jump Cut completa Adam Ondra: pushing the limits di Petr Zaruba e Jan Simanek e nel 2023 vede la luce Il mondo è troppo per me di Vania Cauzillo. La società sta attualmente lavorando ai film Sconosciuti Puri di Valentina Cicogna e Mattia Colombo; Android Phil di Edoardo Vojvoda; Questo Corpo di Martina Melilli.
Documentario con animazione 63’-2023
Regia: Vania Cauzillo
Produzione: Sebastiano Luca Insinga e Chiara
Nicoletti per Jump Cut
Sceneggiatura: Laura Grimaldi e Vania Cauzillo
Fotografia: Sebastiano Luca Insinga
Montaggio: Chiara Dainese
Illustrazione: Elisa Lipizzi con la supervisione di
Gianluca Maruotti
Animazione: Valerio Oss (Pixel Cartoon)
Suono: Denny De Angelis, Philippe Gozlan
Musica originale: Roberto Angelini e Vittorio
Camardese
Realizzato in collaborazione con Trentino Film Commission, con il contributo di MiC Direzione Cinema e Audiovisivo, con il sostegno del Fondo Etico di BCC Basilicata, col supporto di Lucana Film Commission
Visionario il progetto di street art avviato dal CAAT di Torino, conosciuto dai più
come “mercati generali”, in collaborazione con l’associazione Monkeys Evolution.
Innovativo il passo del più grande mercato terminale di smistamento di frutta e
verdura all’ingrosso del Nord che – sempre più incubatore di innovazione e
cultura, propone un bando rivolto a giovani artisti “muralisti” che prevede la realizzazione
di un’opera di arte urbana, un immenso murales con una superficie di più di 300 metri
quadrati su una delle pareti del padiglione centrale all’ingresso del Centro
Agroalimentare.
Un murales che sintetizzerà quanto il contesto dell’ortofrutta promuova legami e trame
sociali come strumento per la qualità della vita, per l’alimentazione e il cibo sano, per
l’integrazione e la solidarietà, ponendo al centro il lavoro e la sostenibilità verso la
transizione ecologica.
“Con questa iniziativa – evidenzia il presidente del CAAT Marco Lazzarino – vogliamo da
un lato rafforzare il nostro impegno nel valorizzare uno spazio urbano industriale anche
attraverso l’arte. Dall’altro vogliamo portare attenzione ai valori del mondo dell’ortofrutta,
veicolando un messaggio di speranza e fiducia per un futuro alimentare sempre più sano e
solidale”.
“Realizzare un murales in un contesto quale quello di un grande mercato, afferma il
Direttore Generale Gianluca Cornelio Meglio, non è solo una bella espressione artistica
ma una modalità con cui parlare alle persone, farle riflettere e spingerle ad approfondire
un concetto e una tematica. Abbiamo voluto con questo bando dedicato a giovani artisti,
valorizzare un contesto industriale sul territorio promuovendo il movimento culturale che
vede l’arte di strada quale veicolo di educazione permanente”.
Gli artisti partecipanti sono invitati a sviluppare tematiche relative all’integrazione
multiculturale, al contrasto allo spreco alimentare, alla sostenibilità, alla solidarietà,
mantenendo un focus sui prodotti della terra visti come valore comune per tutti gli esseri
viventi affinché siano una risorsa sostenibile ed accessibile a tutti.
L’opera sarà realizzata con pitture fotocatalitiche, capaci di assorbire parte degli
inquinanti dispersi nell’aria in prossimità della superficie trattata.
Il concorso prevede un premio di euro 1.500,00 per il vincitore (materiali e
attrezzature verranno fornite dagli organizzatori). Possono partecipare al bando singoli
artisti o gruppi di artisti (composti da non più di 3 persone) di età compresa tra i 18 e i 35
anni, residenti in Italia.
Gli elaborati dovranno essere caricati attraverso il modulo di iscrizione al link
https://www.monkeysevolution.org/caatxartxfuture/, entro e non oltre le ore 12.00 del
giorno 13 marzo 2023.
Il compito di valutare le opere, in base alla congruenza con le tematiche e alla qualità
artistica, sarà affidato ad una giuria composta dallo street artist Karim, da Matteo Bidini
curatore di arte urbana con esperienze internazionali tra cui quella al SAMA museo di
street art di Amsterdam, da un rappresentante di Monkeys Evolution e da un esponente
del CAAT. Tra i giurati un ospite d’eccezione: Ernesto Olivero fondatore del Sermig e
dell’Arsenale della pace, il più grande “monastero metropolitano” laboratorio di
convivenza, formazione giovanile, solidarietà, accoglienza dei più disagiati, rifugio
per tanti.