Cosa succede in città

Isa Bluette, Erminio Macario e Fred Buscaglione rivivono in “Whiskey e Soubrette”

Torna nel periodo natalizio Whiskey e Soubrette al teatro Juvarra, spettacolo di Tedacà

Al teatro Juvarra dal 26 dicembre al 12 gennaio 2025 un cast di giovani artisti racconterà la memoria storica e artistica di Torino, durata ben quarant’anni, ripercorrendo le orme di tre grandi artisti torinesi come Isa Bluette, Erminio Macario e Fred Buscaglione. Questo accade in ‘Whiskey e Soubrette’, spettacolo di Tedacá, che torna in scena, dopo il successo delle due precedenti stagioni, presso il teatro Juvarra, in via Juvarra13, negli spazi teatrali tra i più affascinanti torinesi.

Si tratta di un’opera che miscela prosa, ironia, danza e musica dal vivo e che vedrà gli interpreti impegnati in 16 repliche a partire da Santo Stefano, terminando nel 2025, con una replica speciale per la notte di Capodanno.

La biglietteria prevede ingresso a 18 euro, intero, 15 euro ridotto per tutte le repliche, mentre per lo speciale Capodanno i biglietti sono previsti intero 40 euro ( spettacolo + brindisi) e 25 euro ( ridotto spettacolo +brindisi).

‘Whiskey e Soubrette’ rappresenta un evento speciale della stagione “Almeno noi nell’universo” di Fertili Terreni Teatro. Per maggiori informazioni contattare il sito www.tedaca.it/whiskey-soubrette oppure contattare il numero 334.8655865 dal lunedì al venerdì dalle 15 alle 18.

Siamo nella notte di Natale e l’ex oste Bruno ripercorre alcuni momenti vissuti all’interno della sua locanda. Dalla sciantosa Isa Bluette al duro Fred Buscaglione, passando per la comicità stralunata di Erminio Macario, i suoi racconti tramandano la conoscenza degli artisti torinesi che hanno incrociato la sua vita.

Il protagonista Bruno ha attraversato quaranta anni di storia e memoria torinese, è stato amico e collega di lavoro di Isa Bluette, quando entrambi erano impiegati alla manifattura Tabacchi; ha visto nel suo locale i primi spettacoli di Erminio Macario ed è stato confidente di Fred Buscaglione, seguendo il suo percorso artistico dagli esordi alla prematura scomparsa nel 1959. I suoi ricordi si materializzano sul palco, immergendo lo spettatore in alcuni momenti passati insieme a questi grandi personaggi, ed esplodono inoltre in canzoni e coreografie che richiamano i numeri di varietà della gioventù. Tutto questo succede ogni Natale quando Bruno si reca al Cimitero monumentale dove riposano Isa Bluette, Erminio Macario e Fred Buscaglione, che aspettano quella magica notte per tornare a raccontare pezzi della loro esistenza.

Le vicende di Bruno sono un escamotage narrativo di finzione per attraversare le vite di Isa Bluette, Erminio Macario e Fred Buscaglione. Tutti gli episodi che riguardano le vicende dei tre artisti torinesi sono frutto di una ricerca storica con documentazione reperita a Torino, Milano e Roma. La stessa accuratezza è stata riservata alle coreografie e ai costumi che richiamano il periodo d’oro del varietà torinese e nazionale. Anche la musica, cantata e suonata dal vivo, traccia un percorso che attraversa quaranta anni di storia nazionale. Si passa dai motivetti del primo Novecento , fino alle canzoni rese celebri da Isa Bluette come “Creola” e da Erminio Macario (“Turin) per poi terminare con alcuni capolavori di Fred Buscaglione come “Che notte”, “Eri piccola “ “Juke Boxe”, “ Guarda che Luna”. Tutte le musiche sono state riarrangiate e ricomposte da Antonio Dominelli, fra cui alcune sperimentazioni sonore che accompagnano dal vivo le scene dello spettacolo.

Dopo il successo degli ultimi due anni, con sold out in tutte le repliche dello spettacolo, Whishey e Soubrette va in scena proprio al Teatro Juvarra, un gioiello architettonico e culturale fra i più interessanti ed eleganti della città, nato in un’epoca di grande trasformazione per Torino, quando essa stava diventando capitale industriale, quando Torino ha saputo interpretare i mutamenti della società e diventare luogo di confronto e di incontro per le sue diverse anime.

Whiskey e Soubrette nasce da un’idea di Marco Musarella, Valentina Renna, Simone Schinocca, Livio Taddeo, con regia di Simone Schinocca e coreografie di Bqb e musiche di Antonio Dominelli. Il cast è composto da dodici giovani artisti della scena piemontese.

Mara Martellotta

La libreria Luxemburg cambia sede e riapre in una delle gallerie più eleganti di Torino, la Subalpina

Dal 20 gennaio prossimo, la Libreria Internazionale Luxemburg, pur rimanendo fedele alla sua anima, cambia sede e si trasferisce a pochi passi dall’attuale posizione su via Cesare Battisti nella Galleria Subalpina, una delle più eleganti della città. Si verrà così a trovare immersa nell’architettura ottocentesca e nell’atmosfera parigina che la collocano a metà strada tra piazza Castello e piazza Carlo Alberto. Pur mantenendo il suo carattere storico, essendo stata fondata nel 1872 quale bottega, si arricchirà di elementi contemporanei, quali gli interni completamente rinnovati, pur nel mantenimento della tradizione. La novità principale sarà l’angolo della caffè. I nuovi proprietari, Tonino Pittarelli e Gigi Raiola, hanno creato un angolo caffè in collaborazione con Baratti & Milano, con l’ingresso su via Cesare Battisti. Il progetto è stato curato da un’azienda leader nelle superfici in ceramica, la Mutina, capace di dar vita a un’atmosfera accogliente attorno a un banco centrale ispirato alle cucine domestiche. 216 mq costituiranno gli spazi ampi e luminosi della libreria, nati dall’unione di tre unità immobiliari, con pavimenti in legno, pareti scure e soffitto con mattoni a vista. Vi sarà all’interno della libreria il ritorno del “Punto Einaudi”, dove i lettori potranno tornare a sfogliare il catalogo della casa editrice con una selezione di collane storiche e novità editoriali. Gli architetti del progetto della nuova sede, Barbara Brondi e Marco Rainò, hanno voluto conservare lo spirito della Luxemburg reinterpretandone il logo storico. Infatti l’insegna della vecchia sede, che è vincolata, verrà smontata lettera per lettera, trasformata ciascuna in opera d’arte da battere all’asta, e il ricavato sarà devoluto per la ricerca sul cancro dell’Istituto di Candiolo. La novità sarà poi una catena umana di lettori e amici che trasporteranno gli ultimi 1000 libri nella nuova sede della libreria, creando un fil rouge tra passato, presente e futuro.

 

Gian Giacomo Della Porta

Raccolta rifiuti con i volontari di Retake

Retake scende in campo a Torino il 23 dicembre con un’iniziativa dedicata alla cura dei beni comuni e chiama a raccolta i cittadini per una raccolta di rifiuti natalizia.

L’appuntamento – completamente gratuito e aperto a tutti i cittadini di Torino – è fissato il giorno 23 dicembre alle ore 14:00, in via Nizza 245. I partecipanti possono portare un cappello di Natale e tanta voglia di fare: l’evento rappresenta un’occasione di sensibilizzazione della cittadinanza e insieme di intervento concreto a tutela dei beni comuni.

Possono partecipare cittadini di ogni età e condizioni sociale, intenzionati a prendere parte a un’iniziativa civica finalizzata alla cura di strade, dei marciapiedi, delle piste ciclabili, delle piazze e del verde urbano di Torino.

“Nemmeno con il freddo e vicino alle feste noi volontari di Retake Torino ci fermiamo! Ci incontriamo il 23 dicembre alle ore 14:00, in via Nizza 245, con l’intenzione di vivere insieme un pomeriggio dedicato alla raccolta di rifiuti e alla sensibilizzazione dei torinesi. Vi aspettiamo con tanti cappelli di Natale, per poi concludere la giornata con una bella cioccolata calda!” – dichiara Sofia, Referente Retake Torino.

La voce e la farsa, Molière sotto la lente di Isidori

Il malato immaginario” con il metodo Marcido

Poche repliche in questo minuscolo teatro “Marcidofilm!” di corso Brescia per uno spettacolo che racchiude tutta l’allegria degli spettatori a gustare a due passi dal palcoscenico ogni virtuosismo di ogni singolo attore; ma anche uno spettacolo che girerà in seguito per le scuole e non soltanto, un allestimento che è il risultato del progetto vincitore del “Bando della Città di Torino per l’Anno 2024 – Che spettacolo… dal vivo”. “Decaduto il sostegno che premiava le Compagnie torinesi professionali – spiega così il nuovo corso Daniela Dal Cin, scenografa dei Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa – abbiamo partecipato al Bando dell’Assessorato, vincendolo, assicurandoci così il piccolissimo contributo, per noi irrinunciabile, che ci è stato assegnato, cioè circa un terzo del sostegno finanziario che era stato disposto dalle “politiche” precedenti: ricordando altresì che le istituzioni sostengono il Teatro non più sul progetto artistico ma sulla sostenibilità “sociale” dell’attività.”

Quindi, “Il malato immaginario”, tappa ultima – per ora da parte della compagnia nell’universo di Jean Baptiste Poquelin detto Molière? – di un cammino letterariamente universale e inarrestabile che, mutando d’epoca finalità orizzonti e non certamente “metodo” approderà il 25 febbraio al Gobetti con “Le baccanti” euripidee, per la stagione dello Stabile torinese, ancora la tragedia greca sorta di fil rouge nei lunghi quarant’anni d’attività perennemente incisiva, vicenda riletta attraverso la lente del grottesco, la via dell’antica catarsi percorsa da una spiccata dimensione ludica. Quinto appuntamento in quell’universo, in questo nuovo millennio, dopo “Avaro” (2003), “Tartufo” (2007), “Borghese gentiluomo” (2012) e “Misantropo” (2014), ogni testo e vicenda rivisitati dall’estro e dalle invenzioni e dai graffi neppur troppo sottili di Marco Isidori: “Misurandoci con la marmorea classicità dell’autore, abbiamo sempre sentito consapevolmente quanto la sua sola potenza di poeta ci sapesse donare in sapienza scenica e in esemplare costrutto drammatico; senza che assolutamente quei testi abbisognassero di essere caricati con una significanza ulteriore: ecco perché il nostro “Malato” è trattato con l’estrema semplicità che il dettato narrativo impone.”

La poltrona di Argante e il suo pallottoliere a far di conto sui soldi sborsati alla medicina in clisteri e salassi, le sue pretese malattie, le staffilate della governante Tonina e i suoi sorrisi consolatori allo stesso tempo, i camuffamenti di una moglie pronta a versar lacrime come a godere della (finta) dipartita del proprio consorte, le ansie e le lacrime (vere) di una figlia cui è imposto un matrimonio altrimenti il convento, la processione di fasulli dottoroni che consigliano e impongono e spillano giorno dopo giorno. Argante è il punto di riferimento della scrittura e dell’impianto registico di Isidori, il personaggio dei Seicento e di oggi che tutti condanna e tutti assolve, che fa una cittadella arroccata della propria idea “malata” e un trono della propria “guarigione” che saprà ben prendere altre strade di personale autorità. Ogni voce, di quelle che a teatro oggi si fatica a volte a comprendere, ogni suono gutturale e sonorissimo, ogni atteggiamento o avvolgimento del corpo, ogni temporale certezza o stupore o ravvedimento, la testa infiocchettata di nastrini violacei a rimpiazzo di una bianca parrucca, tutto posto all’obbedienza di quel grottesco che è la cifra principe di ogni recitazione, ogni cosa fa della prova di Paolo Oricco un significativo, incisivo capolavoro. Chi guarda avverte senza mezze misure la pienezza della parola pronunciata, cogli il culto della parola, non l’inseguimento del ben detto ad ogni costo ma lo studio, la padronanza, l’intera costruzione che fanno da solida base. E nel ritmo indiavolato del dire e del fare fa a gomitate sua eccellenza la Farsa, il Teatro antico e ti immagini per un attimo che su quella poltrona possa sedere persino Totò, con allegro siparietto finale al suono della canzone napoletana. Divertimento allo stato puro, incessante, senza sbavature, alimentato dagli interventi di Maria Luisa Abate soprattutto, eccellente Tonina che è l’anima dell’intero e controverso svolgimento, di Valentina Battistone e Ottavia Della Porta che sono la moglie e la figlia, assai gustose figurine nei costumi di Daniela Dal Cin, di quella corona degli allievi attori del Laboratorio permanente diretti da Marco Isidori, vivace “scenografia vivente” dello spettacolo.

Elio Rabbione

Agriflor: fiori, verde e… gastronomia

Domenica 22 dicembre, dalle 9 alle 19 in Piazza Vittorio Veneto a Torino, è in programma l’ultimo appuntamento dell’anno con Agriflor, il mercatino di piante, fiori e prodotti agroalimentari artigianali organizzato da Orticola del Piemonte.

Un’edizione Natalizia che vuole celebrare il periodo delle Feste mettendo in piazza alcuni dei migliori vivaisti e produttori artigianali del territorio. Un’occasione da non perdere per idee regalo all’insegna della Natura ma anche per imbandire le proprie tavole con sapori autentici.

Per quanto riguarda le tipicità florovivaistiche si potrà scegliere tra diverse collezioni di piante aromatiche, violette,  piante verdi fiorite da interno ed esterno, ma anche tra piante ornamentali e tropicali fino alle carnivore e alle orchidee.

Ancora più ampia la proposta di tipicità gastronomiche, tutte all’insegna della genuinità. Dalle nocciole alle olive, dai taralli ai salumi e formaggi di vario tipo, ma anche prodotti alla rosa, prodotti alla tahina e prodotti a base di zafferano, miele e confetture, zenzero e frutti disidratati, crostate a base di fiori, prodotti per la cosmesi, frutta e verdura di stagione e tanto altro ancora.

Organizzato da Orticola del Piemonte, il mercatino di Agriflor tornerà nel 2025 con la sua “carovana” di profumi, colori e sapori e con tante nuove sorprese.

Un grande ritorno a teatro per Samuela Sardo

L’attrice, regina di fiction di enorme successo come “I ragazzi del muretto”, “Un posto al sole”, “Orgoglio”, “Crimini”, ”Compagni di scuola”  e “Incantesimo”, è protagonista del “Tenente Colombo” di David Conati e Marcello Cotugno, in scena al Teatro Gioiello dal 26 dicembre al 1° gennaio: Nel cast anche: GIANLUCA RAMAZZOTTI,  PIETRO BONTEMPO, SARA RICCI e la partecipazione straordinaria di NINI SALERNO, per la regia di MARCELLO COTUGNO.

 

In “Prescription Murder”, questo il titolo originale della piéce, si trovano già tutti i temi e lo stile del personaggio tv di Colombo che i due autori americani avevano creato ispirandosi al detective Porfiry Petrovitch di “Delitto e castigo” di Dostoevskij: un uomo trasandato e maldestro, che apparentemente ama compiacere gli altri e che tende a sminuire le sue doti d’investigatore e di uomo, ma che in realtà è sagace e ironico, un fine conoscitore della natura umana, capace di apparire e scomparire nei luoghi e nei momenti più impensati con infallibile tempismo.

Come in tutti i telefilm, anche qui, lo spettatore è da subito testimone dell’omicidio: il dottor Fleming è un brillante psichiatra di New York, che non riesce più a tollerare il matrimonio con la moglie, una donna possessiva che ha sposato solo perché ricca. Assieme alla sua giovane amante Susan, un’attrice di soap, architetta il piano perfetto per uccidere la moglie. Ma sulla sua strada troverà il tenente Colombo. Dalla prima scena in poi, il racconto si dipana non sulla traccia del “chi è stato” come accade in Agatha Christie, ma sul filo del “come fare a prenderlo”, con il modesto ma acuto Colombo che lavora ostinatamente per smascherare l’alibi “perfetto” dell’assassino. Un indizio apparentemente insignificante alla volta – lacci delle scarpe, caviale, aria condizionata – il duello tra Colombo e lo psichiatra si dipana fino ad arrivare ad un sorprendente epilogo. Forse pochi sanno che Il Tenente Colombo, uno dei telefilm più noti e seguiti degli anni ’70 e ’80, nasce da un testo teatrale: Prescrizione: assassinio (Prescription: Murder), scritto nel 1962 da William Link e Richard Levinson, e andato in scena per la prima volta al Curran Theatre di San Francisco nello stesso anno.

Il testo ci immerge nell’atmosfera newyorchese dell’inizio degli anni ‘60: una città sporca e malfamata, minacciata dalla criminalità e animata da nuovi immigrati che ne ridisegnano la fisionoma trasformandola nella metropoli multiculturale di oggi. Il sogno americano comincia a vacillare dopo gli anni del boom e, mentre le istanze della postmodernità mettono radici nell’arte e nella letteratura, il cinema e il teatro recepiscono il relativismo etico ed esistenziale che attraversa la società e la cultura definendo un nuovo tipo di attore/personaggio.

 

Samuela Sardo, 47 anni, romana, autentica bambina prodigio che ha iniziato a calcare i primi palcoscenici nei primi anni ‘80, giovanissima. Prima al teatro e poi subito dopo al cinema.

Ricordo che per avvicinare la gente non abituata ad andare a teatro, avevano organizzato degli spettacoli teatrali, ripresi e poi mandati in televisione – racconta –. Era tutto girato in uno studio televisivo. La scenografia era finta in sostanza. C’era, ad esempio, un giardino innevato, con la neve finta, ed io, a soli cinque anni, ricordo che nelle pause ci giocavo. Lo ricordo veramente come un gioco, anche perché, ovviamente, non avevo un granché da fare! A mia madre, che era colei che mi ci portava sul set, veniva chiesto se ci riuscivo a stare sul set per così tante ore … Invece io, ero così folgorata che non mi allontanavo mai dal set, neppure per andare al bar. Non mi schiodavo dalla poltrona per paura che arrivasse il mio momento ed io non c’ero. Si può dire che avevo già un grandissimo senso di responsabilità. Ero molto ligia”.

 

 

 

E poi, come un fulmine a ciel sereno, ecco presentarsi l’occasione che la presenta al grande pubblico: “Un posto al sole”.

Per me è stata un’esperienza professionale e personale importantissima. Sono entrata in nella soap che avevo appena compiuto diciotto anni e mi sono dovuta trasferire a Napoli, per la prima volta lontana dalla mia famiglia e dalla mia casa. Quindi è stata una prova importante per la mia vita. A livello professionale è stata una sfida sin da subito” .

L’Orchestra dell’Auditorium Rai di Torino, per festeggiare il Natale, propone Lo Schiaccianoci

Per il Natale dell’OSN Rai viene proposto Lo Schiaccianoci, la fiaba di Čajkovskij da Mario Acampa e diretta da Andrès Orozco-Estrada, in programma domenica 22 dicembre all’Auditorium Rai di Torino

L’Orchestra dell’Auditorium Rai di Torino, per festeggiare il Natale, propone Lo Schiaccianoci domenica 22 dicembre e martedì 24 dicembre, alle 10.40, su Rai 1, e mercoledì 25 dicembre, alle 20.30, su Rai 3. 

“Il simbolo del Natale per antonomasia è una storia senza tempo, che ancora oggi dice molto del passaggio dalla fanciullezza all’età adulta, oltre che sul rapporto che ognuno di noi ha con il proprio bambino interiore”, così Mario Acampa, regista, autore e divulgatore descrive il suo progetto de Lo Schiaccianoci di Čajkovskij, uno dei più celebri balletti al mondo, ispirato a un racconto di Ernst Theodore Amadeus Hoffmann, e proposto dall’OSN Rai e dal suo direttore principale Andrès Orozco-Estrada per il suo tradizionale concerto di Natale. 

“È Natale – prosegue Acampa, anche voce recitante insieme a Elisa Lombardi – la città è piena di luci e di vetrine addobbate, e come spesso accade è proprio durante le festività che il cuore si sente più solo. Qui Mary incontra Ernst e rivede in lui fragilità speculari alle sue. Entrambi capiscono che non possono sanare le ferite dell’altro, ma possono darsi la mano per affrontare la vita insieme. Volevo raccontare il sogno di Mary non solo come un’evasione  dalla realtà o come una mera fantasia, ma anche come motore di elaborazione e del dolore. Un percorso catartico fatto di lacrime e ricordi scomodi, ma anche ironia e calviniana leggerezza”.

Alternate alla narrazione di Mario Acampa, reduce dal successo come regista dell’opera “Il cappello di paglia di Firenze” di Nino Rota, andato in scena lo scorso settembre al Teatro della Scala, l’OSN Rai propone una scelta delle più celebri pagine del Balletto, dal “Valzer dei fiocchi di neve” a “La danza della Fata Confetto”, passando per il divertissement come le danze spagnola, araba, cinese e russa. L’idea per Lo Schiaccianoci, rappresentato trionfalmente al Teatro Mariinskij di San Pietroburgo nel 1892 con le coreografie di Maius Petipa e Lev Ivanov, fu suggerita a Čajkovskij da un racconto di Alexandre Dumas padre, intitolato “Histoire d’un casse-noisette”(Storia di uno schiaccianoci), che riprende a sua volta una fiaba di Hoffmann, “Nussknaker und Mausekönig”(Schiaccianoci e il re dei topi), pubblicata nel 1816. Il balletto conserva la medesima opposizione tra la sfera onirica e quella del reale che caratterizza la favola. 

Sul podio è impegnato Andrès Orozco-Estrada, nato a Medellin, in Colombia, nel 1977, e che ha debuttato con l’OSN Rai nel maggio 2022, e nell’ottobre 2023 ha iniziato la sua collaborazione come direttore principale. Mario Acampa, autore e regista del progetto, oltre che voce recitante, ha iniziato la sua carriera come primo attore al Teatro Stabile di Torino, diretto tra gli altri da Ugo Gregoretti, Filippo Crivelli e Chiara Noschese. Ha debuttato alla regia lirica al Carignano di Torino nel 2015, con l’opera “Il Piccolo Principe”. Dal 2021 ha iniziato una collaborazione con il Teatro alla Scala, dove scrive e firma la regia della serie di concerti “Lalla e Skali”, oltre che de “Il cappello di paglia di Firenze” di Nino Rota. 

Mara Martellotta

Beyond Alien: H.R. Giger al Mastio della Cittadella

In occasione delle festività natalizie la mostra Beyond Alien: H.R. Giger, allestita al Mastio della

Cittadella di Torino fino al 16 febbraio 2025, sarà aperta al pubblico regolarmente da lunedì a venerdì dalle ore 09:30 alle ore 19:30 e sabato e domenica dalle ore 09:30 alle 20:30, tranne che per le seguenti variazioni:

-25 dicembre 2024 (Natale) CHIUSO

-26 dicembre 2024 (Santo Stefano) 9.30-20.30

-31 dicembre 2024 (San Silvestro) 9.30-17.30

-1° gennaio 2025 (Capodanno) 14.30-20.30

La mostra è realizzata da Navigare s.r.l, in coproduzione con Glocal Project e ONO arte, con il patrocinio della Regione Piemonte e del Comune di Torino, e in collaborazione con Museo Nazionale del Cinema.

INFORMAZIONI SULLA MOSTRA

Beyond Alien: H.R. Giger

Fino al 16 febbraio 2025

Mastio della Cittadella, Torino

Corso Galileo Ferraris, 0 – angolo Via Cernaia, Torino (TO)

www.mostragiger.com 

www.navigaresrl.com 

www.glocalproject.com

www.onoarte.com

ORARI

Dal lunedì al venerdì dalle ore 09:30 alle ore 19:30.

Sabato e domenica dalle ore 09:30 alle 20:30.

cs

La grande fotografia. Fra attivismo politico e onirica metafisica

A “CAMERA-Centro Italiano per la Fotografia” di Torino, le mostre autunnali portano le firme di Tina Modotti e Mimmo Jodice

Fino al 2 febbraio 2025

Una statuaria “Donna con bandiera”, scattata in Messico nel 1928. E’ lei a campeggiare sovrana fra le 300 immagini fotografiche, provenienti da ben 32 “Archivi” da tutto il mondo, scattate da Tina Modotti, fra le più grandi fotografe del XX secolo (ma anche attrice, rivoluzionaria e attivista comunista), portate in mostra, fino a venerdì 2 febbraio 2025, negli spazi della torinese “CAMERA-Centro Italiano per la Fotografia”, sotto la curatela di Riccardo Costantini. Lontana quasi di un secolo, quella “Donna”, d’obbligo la “D” maiuscola, fiera e possente nella dignità del suo manifestare (appartenente, forse, al tanto amato “matriarcato zapoteco” dell’istmo di Tehuantepec) è figura oggi di estrema attualità, in cui paiono rispecchiarsi le tante donne che, ai giorni nostri, scendono in marcia, a varie latitudini del Pianeta, inneggiando alla Pace e ai Diritti Umani contro tutte le guerre e le politiche antidemocratiche dei “sempre vivi” dittatori. Nella sua “grandezza fotografica” lo scatto rappresenta appieno il valore e il significato del mestiere di fotografa per Tina (Tinissima, per la madre) Modotti, all’anagrafe Assunta Adelaide Luigia, nata a Udine nel 1896 e scomparsa a Città del Messico nel 1942.

Dal semplice titolo “Tina Modotti. L’opera”, questa di “CAMERA” è la più completa mostra mai proposta in Italia sull’opera della fotografa (friulana di nascita ma forse più “messicana” di spirito), arrivata a Torino, dopo il grande successo ottenuto precedentemente da quella di “Palazzo Roverella” a Rovigo. Un’esposizione che trova il suo apice nella Sala dedicata alla storica e sua unica personale, tenuta da Tina nel 1929 alla “Biblioteca Nacional de la Universidad Autonoma de Mexico” a Città del Messico, con ben 41 dei 57 scatti esposti in allora. Promossa dalla “Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo” (in collaborazione con “Cinemazero”) la mostra vuole essere un racconto per immagini della vita di quella donna – fotografa, “creatura nomade per antonomasia”. In un infinito peregrinare, Tina emigra infatti dall’ Austria all’America, a Hollywood, dove poco più che ventenne recita in alcuni film muti e inizia ad appassionarsi di fotografia. Successivamente eccola in Messico dove approda insieme al compagno, il grande fotografo americano Edwuard  Weston e dove diventa fotografa ed amica dei “Muralisti”, in primis di Diego Rivera e Frida Kahlo.

Accusata di aver partecipato a un attentato al presidente, Ortiz Rubio, ed espulsa dal Messico, la Modotti ottiene asilo politico a Berlino, per poi volare a Mosca e di qui (per la sua attività per il “Comintern”) a Parigi. Dal 1935 al 1939, con “Soccorso Rosso Internazionale” partecipa alla “Guerra Civile” in Spagna per poi definitivamente ritornare in Messico, dove scompare nel 1942. Guai a chiamarla “artista”! Le sue, diceva, sono “fotografie oneste”, immediate e libere da virtuosismi. Al centro, sempre più la figura dell’“essere umano”, accompagnata da forti rimandi politici e da un ben visibile “impegno civile” che la porterà, non a caso, ad aderire nel 1927 al “Partito Comunista Messicano”“È difficile – scrivono gli organizzatori – scindere l’arte della fotografa dalla sua vita a cavallo tra due guerre, in otto paesi, parlando cinque lingue differenti, e proprio per questo la mostra di Torino si concentra sull’intensità della sua produzione, cercando di lasciare da parte la biografia”. Mostra importante anche dal punto di vista “documentale”, perché raccoglie materiali inediti, video, riviste, ritagli di quotidiani e ritratti dell’artista, oltre ad includere un percorso di “opere visivo-tattili” accompagnate da “audio descrizioni” che approfondiscono lo stile e la storia della “grande Tinissima”.

In contemporanea a “Tina Modotti. L’opera”, la “Project Room” di “CAMERA” ospita, sempre fino al 2 febbraio“Mimmo Jodice. Oasi”, realizzata in collaborazione con la “Fondazione Zegna”. Curata da Walter Guadagnini con la collaborazione di Barbara Bergaglio, si tratta di una  mostra unica che presenta per la prima volta 40 immagini appartenenti alla più ampia serie realizzata dal fotografo napoletano (classe ’34) tra il 2007 e il 2008  per una “committenza” ricevuta da “Fondazione Zegna”. Fra i protagonisti assoluti della “fotografia d’avanguardia”, Jodice presenta a Torino uno straordinario corpus all’interno del quale è possibile ritrovare tutta la sua straordinaria capacità di trasformare il “reale” in spazi di singolare e lirica “visione metafisica”: dagli scatti riferiti alle architetture del “Lanificio” e della “Villa Zegna” fino alla grande “Oasi” innevata. Con quella neve! Soggetto intrigante per il fotografo di mare. Il percorso espositivo prosegue a Trivero (Biella), dove negli spazi del “Lanificio” e di “Casa Zegna” sarà esposta una selezione di “quattro stampe” di grandi dimensioni della stessa serie.

Gianni Milani

“Tina Modotti. L’opera” – “Mimmo Jodice. Oasi”

CAMERA-Centro Italiano per la Fotografia”, via delle Rosine 18, Torino; tel. 011/0881150 o www.camera.to

Fino al 2 febbraio

Orari:dal lun. al merc. e dal ven. alla dom. 11/19; giov. 11/21

Nelle foto: Tina Modotti “Donna con Bandiera”, Messico, 1928;Enrique Diaz (?) “Tina Modotti” durante la sua unica mostra a Città del Messico, 1929; Tina Modotti “Marcia di campesinos”, Messico, ca. 1929; Mimmo Jodice “Oasi”, 2008, Fondazione Ermenegildo Zegna

Oggi al cinema. Le trame dei film nelle sale di Torino

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A cura di Elio Rabbione

Anora – Drammatico. Regia di Sean Baker, con Mickey Madison, Yuriy Borisov, Ivy Wolk e Lindsey Normington. Anora detta Ani è una ballerina erotica americana di origine russa esperta in lap dance che porta i clienti nei privé offrendo loro servizi extra a pagamento. Un giorno nel locale dove lavora arriva Ivan, un ragazzo russo che pare entusiasta di lei e dei suoi molti talenti. Il giorno dopo Ivan la invita a casa sua e Ani scopre che il ragazzo vive in una megavilla ed è figlio unica di un oligarca multimiliardario. Le cose fra i due ragazzi vanno così bene che Ivan porta Ani a Las Vegas e là le chiede di sposarlo. Ma i genitori di lui non sono affatto d’accordo e mandano una piccola”squadra di intervento” a recuperare il figlio dissennato. Quella che seguirà è una rocambolesca avventura ricca di sorprese, che tuttavia non dimentica di avere un cuotre e un occhio alla realtà anche all’interno dell’esagerazione comica. Palmarès per il miglior film a Cannes. Film segnalato dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani: “L’abilità di Sean Baker nel mettere al centro il corpo e il sesso per parlare (anche) di altro trova qui la sua espressione più compiuta. Raccontando un percorso di consapevolezza femminile incalzante e frenetico che si scontra con le diseguaglianze economiche e sociali della nostra epoca, il regista firma un lavoro, psichedelico ma sotteso dall’oscurità, di regia, montaggio, scrittura e recitazione, di grande intrattenimento, senza esser privo di un graffio autoriale coraggioso e indipendente.” Durata 139 minuti. (Greenwich Village sala 3 anche V.O.)

Berlinguer – La grande ambizione – Drammatico, Storico. Regia di Andrea Segre, con Elio Germano, e Paolo Pierobon, Roberto Citran ed Elena Radonicich. Una parte della vita del politico italiano, la vita privata e pubblica dal viaggio a Sofia del 1973 fino al discorso della Festa Nazionale dell’Unità di Genova del 1978. Durata 123 minuti. (Eliseo, Nazionale sala 3)

Conclave – Drammatico. Regia di Edward Berger, con Ralph Fiennes, Stanley Tucci, Isabella Rossellini e Sergio Castellitto. Il film ci porta nel cuore di uno degli eventi più misteriosi e segreti del mondo: la elezione di un nuovo Papa. Dopo la morte improvvisa dell’amato e compianto pontefice, il cardinale Lawrence è incaricato di dirigere questo delicato processo. Una volta che i leader più potenti della chiesa cattolica si riuniscono nelle segrete sale del Vaticano, il prelato si ritrova intrappolato in una rete di intrighi, tradimenti e giochi di potere. Un oscuro segreto viene alla luce, minacciando di scuotere le fondamenta stesse della Chiesa. Durata 90 minuti. (Massaua, Ideal, Lux sala 1, Reposi sala 4, Romano sala 2, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

Diamanti – Commedia drammatica. Regia di Ferzan Özpetek, con Luisa Ranieri, Jasmine Trinca, Lunetta Savino, Elena Sofia Ricci, Vanessa Scalera, Mara Venier e Stefano Accorsi. Un regista convoca le sue attrici preferite, quelle con cui ha lavorato e quelle che ha amato. Vuole fare un film sulle donne ma non svela molto: le osserva, prende spunto, si fa ispirare finché il suo immaginario non le catapulta in un’altra epoca, in un passato dove il rumore delle macchine da cucire riempie il luogo di lavoro gestito e popolato da donne, dove gli uomini hanno piccoli luoghi marginali e il cinema può essere raccontato da un altro punto di vista: quello del costume. Tra solitudini, passioni, ansie, mancanze strazianti e legami indissolubili, realtà e finzione si compenetrano, così come la vita delle attrici con quella dei personaggi, la competizione con la sorellanza, il visibile con l’invisibile. Durata 135 minuti. (Massaua, Due Giardini sala Nirvana, Eliseo, Fratelli Marx sala Groucho, Ideal, Lux sala 3, Massimo sala Cabiria, Reposi sala 1, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalier

Il giorno dell’incontro – Drammatico. Regia di Jack Houston, con Michael Pitt, Ron Perlman e Joe Pesci. Mickey, un pugile uscito di prigione dopo un lungo periodo di detenzione, soffre da molto tempo di una malattia che ha tenuta nascosta a tutti. Prima del carcere, è stato un pugile di grande successo, vincendo molti incontri, e in onore di quei tempi gloriosi decide di tornare sul ring. Va a trovare le persone che sono state importanti nella sua vita e soprattutto nella sua carriera e il giorno stesso affronta il suo primo combattimento da uomo libero. Ol match si tiene al Madison Square Garden e si rivela un evento catartico nella sua vita. Mickey infatti vive questo momento come la grande occasione di redenzione. La boxe è soltanto un mezzo per fare pace con se stesso e con le persone che ama. Durata 108 minuti. (Classico)

Giurato numero 2 – Drammatico. Regia di Clint Eastwood, con Nicholas Hoult, Toni Collette e Kiefer Sutherland. Justin Kemp, giovane papà in attesa di un figlio, un ormai dimenticato precedente di dipendenza dall’alcool, è chiamato a far parte di una giuria, a Savannah in Georgia. Si deve giudicare il giovane James, precedenti di spaccio e carattere irascibile, accusato di aver ucciso la compagna, una sera, fuori di un bar, a seguito di un alterco. Della colpevolezza è convita l’avvocata d’accura che aspira all’ufficio di procuratrice. Dagli interrogatori e dalle testimonianze, Justin è sempre più convinto di essere stato lui, quella sera, ad aver travolto la ragazza alla guida della sua macchina e d’averla uccisa. È sconvolto dalla scoperta ma allo stesso tempo non è intenzionato a dire la verità sull’accaduto, mettendo i suoi compagni di giudizio di fronte a mille dubbi: coinvolgendo lo spettatore a ogni momento della sceneggiatura ottimamente scritta da Jonathan Abrams e della regia di un solido uomo di cinema che alla splendida età di 94 anni continua a non sbagliare un colpo. Durata 114 minuti. (Centrale V.O., Due Giardini sala Ombrerosse, Fratelli Marx sala Chico, Greenwich Village sala 2)

Il gladiatore 2 – Storico. Regia di Ridley Scott, con Paul Mascal, Pedro Pascal, Connie Nielsen e Denzel Washington. A vent’anni dalla morte di Massimo Decimo Meridio, nella Roma governata da Geta e Caracalla, dalla Numidia arriva, mescolato a un gruppo di schiavi, un uomo di nome Annone, superbo lottatore che Macrino, ricco e potente consigliere dell’impero, eleggerà a gladiatore. Il giovane, in effetti il giovane Lucio nipote di Marc’Aurelio e figlio di Lucilla, si batterà dal momento che cerca la vendetta nei confronti del generale Marco Acacio, marito di Lucilla e responsabile della morte di sua moglie Arishat. Durata 150 minuti. (Uci Moncalieri)

Grand Tour – Drammatico. Regia di Miguel Gomes, con Gonçalo Waddington e Crista Alfaiate. È la fuga, attraverso i paesi dell’Estremo Oriente – dal Vietnam a Singapore, dalle Filippine al Giappone, dalla Thailandia al Tibet – del giovane Edward, promesso sposo di Molly, appena viene a conoscenza che in tempi stretti la fidanzata lo sta inseguendo per mettergli l’anello al dito. Tra le immagini di oggi e la documentazione dell’epoca (siamo nel 1917), una fotografia che alterna il bianco e nero e il colore, spostamenti in treno e non soltanto, cartoline illustrate, panorami che sprigionano bellezza. Gomes miglior regista a Cannes 2024. Le radici del film stanno in un racconto di Somerset Maugham. Durata 128 minuti. (Nazionale sala 4)

Io e te dobbiamo parlare – Commedia. Regia di Alessandro Siani, con Leonardo Pieraccioni, Francesca Chillemi e Alessandro Siani. Matilde è l’ex moglie di Antonio e l’attuale compagna di Pieraldo, Maria è la figlia di Antonio e vive con la madre e con Pieraldo, i due uomini si dividono lo stesso lavoro in commissariato: un po’ di disordine familiare è inevitabile. Al tutto s’aggiungerà Sara, affascinante poliziotta, che verrà affiancata per risolvere un caso decisamente ingarbugliato. Durata 100 minuti. (Massaua, Ideal, Reposi sala 2, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

Io sono ancora qui – Drammatico. Regia di Walter Salles, con Fernanda Torres. Eunice, madre di cinque figli, vede cambiare bruscamente la propria esistenza quando il marito scompare improvvisamente, catturato dal regime militare del 1964. La donna è costretta all’attivismo, sperando di trovare in questo modo il marito e riuscire a salvarlo. Candidato brasiliano agli Oscar 2025, Coppa Volpi a Venezia per la migliore attrice. Durata 135 minuti. (Nazionale sala1)

Mufasa – Avventura, animazione. Regia di Barry Jenkins. Rafiki narra la leggenda di Mufasa alla giovane leoncina Kiara, figlia di Simba e Nala, con Timon e Pumbaa che offrono il loro caratteristico spettacolo. Raccontata attraverso fleshback, la storia presenta Mufasa, un cucciolo orfano, perso e solo fino a quando incontra un leone compassionevole di nome Taka, erede di una stirpe reale. L’incontro casuale dà il via al viaggio di uno straordinario gruppo di sventurati alla ricerca del proprio destino: i loro legami saranno messi alla prova mentre lavorano insieme per sfuggire a un nemico minaccioso e letale. Durata 90 minuti. (Massaua, Eliseo, Fratelli Marx sala Harpo, Ideal, Lux sala 2, Reposi sala 3, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

Napoli New York – Drammatico. Regia di Gabriele Salvatores, con Pierfrancesco Favino, Dea Lazzaro e Antonio Guerra. Nell’immediato dopoguerra, tra le materie di una Napoli piegata dalle macerie e dalla miseria, i piccoli Carmine e Celestina tentano di sopravvivere come possono, aiutandosi a vicenda. Una notte s’imbarcano come clandestini su una nave diretta a New York per andare a vivere con la sorella di Celestina emigrata anni prima. I due bambini si unoiscono ai tanti emigranti italiani in cerca di fortuna in America e sbarcano in una metropoli sconosciuta, che dopo numerose peripezie impareranno a chiamare casa. Durata 90 minuti. (Massaua, Reposi sala 5, Romano, Uci Lingotto,Uci Moncalieri)

L’orchestra stonata – Commedia. Regia di Emmanuel Courcol, con Benjamin Lavernhe e Pierre Lottin. La vita di Thibaut, un famoso direttore d’orchestra, cambia radicalmente quando scopre di avere una grave forma di leucemia. L’unico modo per salvarsi è il trapianto del midollo osseo ma trovare un donatore compatibile non è facile. Proprio a causa della scoperta della malattia, Thibaut viene a scoprire di essere adottato. Un donatore perfettamente compatibile sembra essere suo fratello biologico che non ha mai conosciuto. Si tratta di un modesto impiegato che vive in una piccola cittadina della Francia del Nord e suona il trombone nella fanfara comunale. La banda rischia di sciogliersi e la fabbrica della città sta per essere chiusa. Thibaut parte per andare a cercare suo fratello e il loro incontro si rivela un’incredibile avventura che cambia la vita di entrambi per sempre. Durata 103 minuti. (Greenwich Village sala 1)

Piccole cose come queste – Drammatico. Regia di Tim Mielants, con Cillian Murphy e Emily Watson. Irlanda, 1985. Bill Furlog è un uomo silenzioso, dall’animo semplice ma anche un attento osservatore, che ha dedicato la vita al lavoro, alla moglie Eileen e alle loro cinque figlie. In un freddo giorno d’inverno, l’uomo trasporta e distribuisce la legna e il carbone per gli abitanti del villaggio. Siamo nei giorni che precedono il Natale, quando Bill entra nel cortile del convento locale diretto da Suor Mary, e fa un incontro che riporta a galla ricordi sepolti nella sua memoria. Non può ignorarli anche perché lo portano a scoprire segreti e verità che lo sconvolgeranno. Sarà il momento per Bill di decidere se voltarsi dall’altra parte o ascoltare il proprio cuore e sfidare il silenzio di una intera comunità. Durata 98 minuti. (Greenwich Village sala 2)

Il ragazzo in pantaloni rosa – Drammatico. Regia di Margherita Ferri, con Claudia Pandolfi e Samuele Carrino. La storia vera di Andrea Spezzacatena, suicida a 15 anni, vittima del bullismo, narrata dalla madre Teresa Manes in un libro dal titolo “Andrea oltre il pantalone rosa”. Andrea, ragazzo che studia, che ama i propri genitori e che ama trascorrere le vacanze in Calabria, Andrea che a scuola ha accanto l’amica Sara ma anche Christian, di cui cerca l’amicizia ma dal quale ottiene soltanto indifferenza. Una scuola dove il bullismo ha messo radici: un fatto – l’avere la mamma di Andrea stinto per errore un paio di pantaloni del ragazzo – scatena la tragedia e Andrea sceglierà la sua uscita definitiva dalla vita. Durata 121 minuti. (Uci Moncalieri)

La stanza accanto – Commedia drammatica. Regia di Pedro Almodòvar, con Tilda Swinton, Julianna Moore e John Turturro. Ingrid e Marta sono amiche da anni e non si sono mai dette mezze verità. Ingrid è una scrittrice di successo il cui ultimo libro racconta la sua incapacità di comprendere e accettare la morte. Martha è stata una corrispondente di guerra e ora è affetta da un tumore che potrebbe essere curabile con una terapia sperimentale, ma intanto si è preparata all’idea di morire e ha già scelto, nel caso, come farlo: con una pillola acquistata sul dark web. Ciò che vorrebbe però è non morire sola, e poiché il suo rapporto con la figlia le appare come irrimediabilmente compromesso chiede a Ingrid di soggiornare nella stanza accanto alla sua nel momento in cui dovesse decidere di “abbandonare il party”. Durata 107 minuti. (Centrale anche V.O., Due Giardini sala Ombrerosse, Eliseo, Fratelli Marx sala Chico, Massimo, Nazionale anche V.O.)

Tofu in Japan – La ricetta segreta del signor Takano – Drammatico. Regia di Mihara Mitsuhiro. Tatsuo e sua figlia Haru gestiscono il Takano Tofu Store a Onomichi. Quando Tatsuo scopre di essere malato, teme che sua figlia venga lasciata sola e, all’insaputa della ragazza, si propone di trovare un partner per lei. Durata 119 minuti. (Romano sala 3)

Una notte a New York – Drammatico. Regia di Christy Hall, con Dakota Johnson e Sean Penn. Una donna prende un taxi all’aeroporto JFK di New York e si ritrova coinvolta in una profonda conversazione insieme all’autista, raccontandosi a vicenda le storie delle relazioni più importanti che hanno avuto nelle loro vite. Durata 100 minuti. (Nazionale sala 3)