E’ finito agli arresti il motociclista che, nel settembre 2024, sparò contro la vetrina di un barberie in via Paisiello, a Torino. La polizia di Stato ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, emessa dal gip del Tribunale su richiesta della Procura, diretta da Giovanni Bombardieri, nei confronti di un giovane italiano di 23 anni. E’ indagato per minacce aggravate dall’uso delle armi e detenzione e porto in luogo pubblico di arma da sparo.
I segreti della Gran Madre
Torino, bellezza, magia e mistero
Torino città magica per definizione, malinconica e misteriosa, cosa nasconde dietro le fitte nebbie che si alzano dal fiume? Spiriti e fantasmi si aggirano per le vie, complici della notte e del plenilunio, malvagi satanassi si occultano sotto terra, là dove il rumore degli scarichi fognari può celare i fracassi degli inferi. Cara Torino, città di millimetrici equilibri, se si presta attenzione, si può udire il doppio battito dei tuoi due cuori.
Articolo1: Torino geograficamente magica
Articolo2: Le mitiche origini di Augusta Taurinorum
Articolo3: I segreti della Gran Madre
Articolo4: La meridiana che non segna l’ora
Articolo5: Alla ricerca delle Grotte Alchemiche
Articolo6: Dove si trova ël Barabiciu?
Articolo7: Chi vi sarebbe piaciuto incontrare a Torino?
Articolo8: Gli enigmi di Gustavo Roll
Articolo9: Osservati da più dimensioni: spiriti e guardiani di soglia
Articolo10: Torino dei miracoli
Articolo 3: I segreti della Gran Madre
La città di Torino è tutta magica, ma ci sono dei punti più straordinari di altri, uno di questi è la chiesa della Gran Madre di Dio, o per i Torinesi, ël gasometro. La particolarità del luogo è già nel nome, è, infatti, una delle poche chiese in Italia intitolate alla Grande Madre. L’edificio, proprietà comunale della città, venne eretto per volontà dei Decurioni a scopo di rendere onore al re Vittorio Emanuele I di Savoia che il 20 maggio 1814 rientrò in Torino dal ponte della Gran Madre (la chiesa sarebbe stata edificata proprio per celebrare l’evento), fra ali di folla festante. Massimo D’Azeglio assistette all’evento in Piazza Castello. Il dominio francese era finito e tornavano gli antichi sovrani. Il passaggio del Piemonte all’impero francese aveva implicato una profonda trasformazione di Torino: il Codice napoleonico trasformò il sistema giuridico, abolì ogni distinzione e i privilegi che in precedenza avevano avvantaggiato la nobiltà, la nuova legislazione napoleonica legalizzò il divorzio, abolì la primogenitura, introdusse norme commerciali moderne, cancellò i dazi doganali. La spinta modernizzatrice avviata da Napoleone con il Codice civile fu di grande impatto e le nuove norme commerciali furono fatte rispettare dalla polizia napoleonica con un controllo sociale nella nostra città senza precedenti. Tuttavia il carattere autoritario delle riforme napoleoniche relegava i Torinesi a semplici esecutori passivi di ordini imposti dall’alto e accrebbe il malcontento di una economia in difficoltà. Quando poi terminò la dominazione francese non vi fu grande entusiasmo, né vi fu esultanza per l’arrivo degli Austriaci. L’8 maggio 1814 le truppe austriache guidate dal generale Ferdinand von Bubna-Littitz entrarono in città, e prontamente rientrò dal suo esilio in Sardegna il re Vittorio Emanuele I, il 20 maggio dello stesso anno. Il re subito volle un immediato ritorno al passato, ossia all’epoca precedente il 1789, abrogando tutte le leggi e le norme introdotte dai Francesi. Il nuovo regime eliminò d’un tratto il principio di uguaglianza davanti alla legge, il matrimonio civile e il divorzio, e reintrodusse il sistema patriarcale della famiglia, le restrizioni civili riservate a ebrei e valdesi e restituì alla Chiesa cattolica il suo ruolo centrale nella società. Il 20 maggio 1814 fu recitato un Te Deum nel Duomo di Torino per celebrare il ritorno del re, che si fermò a venerare la Sacra Sindone. L’autorità municipale festeggiò il ritorno dei Savoia costruendo una chiesa dedicata alla Vergine Maria nel punto in cui il re aveva attraversato il Po al suo rientro in città. A riprova di ciò sul timpano del pronao si legge l’epigrafe “ORDO POPVLVSQVE TAVRINVS OB ADVENTVM REGIS”, (“L’autorità e il popolo di Torino per l’arrivo del re”) coniata dal latinista Michele Provana del Sabbione.
La chiesa, di evidente stampo neoclassico, venne edificata nella piazza dell’antico borgo Po su progetto dell’architetto torinese Ferdinando Bonsignore; iniziato nel 1818, il Pantheon subalpino venne ultimato solo nel 1831, sotto re Carlo Alberto. L’edificio ubbidiva all’idea di una lunga fuga prospettica che doveva collegare la piazza centrale della città, Piazza Castello, alla collina. La chiesa è posta in posizione rialzata rispetto al livello stradale, e una lunga scalinata porta all’ingresso principale. Al termine della scalinata vi è un grande pronao esastilo costituito da sei colonne frontali dotate di capitelli corinzi. All’interno del pronao vi sono ai lati altre colonne, affiancate da tre pilastri addossati alle pareti. Eretta su un asse ovest-est, con ingresso a occidente e altare a oriente, essa presenta orientazioni astronomiche non casuali: a mezzogiorno del solstizio d’inverno, il sole illumina perfettamente il vertice del timpano visibile dalla scalinata d’ingresso. Il timpano, sul frontone, è scolpito con un bassorilievo in marmo risalente al 1827, eseguito da Francesco Somaini di Maroggia, (1795-1855) e raffigura la Vergine con il Bambino omaggiata dai Decurioni torinesi. Ai lati del portale d’ingresso sono visibili due nicchie, all’interno delle quali si trovano i santi San Marco Evangelista, a destra, e San Carlo Borromeo, a sinistra. Fanno parte dell’edificio due imponenti gruppi statuari, allegorie della Fede e della Religione, entrambi eseguiti dallo scultore carrarese Carlo Chelli nel 1828. Sulla sinistra si erge la Fede, rappresentata da una donna seduta, in posizione austera, con il viso serio, sulle ginocchia poggia un libro aperto che tiene con la mano destra, con l’altra, invece, innalza un calice verso il cielo. Spunta in basso alla sua destra un putto alato, che sembra rivolgersi a lei con la mano sinistra, mentre nella destra tiene stretto un bastone. Dall’altro lato si trova la Religione, raffigurata come una matrona
imperturbabile e regale: stringe con la mano destra una croce latina e sta seduta mentre guarda fissa l’orizzonte, incurante del giovane che la sta invocando porgendole due tavole di pietra bianca. I capelli sono ricci, e sulla fronte, lasciata scoperta dal manto, vi è una sorta di copricapo, come una corona, su cui compare un simbolo: un triangolo dal quale si dipartono raggi. Spesso, con un occhio al centro del triangolo, il simbolismo è usato in ambito cristiano per indicare l’occhio trinitario di Dio, il cui sguardo si dirama in ogni direzione, ma anche in massoneria è un importante distintivo iniziatico. Perfettamente centrale, ai piedi della scalinata, è l’imponente statua di quasi dieci metri raffigurante Vittorio Emanuele I di Savoia. La torre campanaria, munita di orologio, venne costruita sui tetti dell’edificio che si trova a destra della chiesa nel 1830, in stile neobarocco.
Entrando nella chiesa ci si ritrova in un ampio spazio tondeggiante e sobrio, c’è un’unica navata a pianta circolare, l’altare maggiore, come già indicato, è posto a oriente, all’interno di un’abside semicircolare provvista di colonne in porfido rosso. Numerose sono le statue che qui si possono ammirare, ma su tutte spicca la figura marmorea della Gran Madre di Dio con Bambino, posta dietro l’altare maggiore, il cui misticismo è incrementato dalla presenza di raggi dorati che tutta la circondano. Nelle nicchie ai lati, in basso, vi sono alcune statue simboliche per la città e per i committenti della chiesa, cioè i Savoia. Oltre a San Giovanni Battista, il patrono della città, anch’egli con una grande croce nella mano sinistra, S. Maurizio, il santo prediletto dei Savoia, Beata Margherita di Savoia e il Beato Amedeo di Savoia. La cupola, considerata un capolavoro neoclassico piemontese, sovrasta l’edificio ed è costituita da cinque ordini di lacunari ottagonali di misura decrescente. La struttura è in calcestruzzo e termina con un oculo rotondo, da cui entra la luce, del diametro di circa tre metri. Sotto la chiesa si trova il sacrario dei Caduti della Grande Guerra, inaugurato il 25 ottobre 1932 alla presenza di Benito Mussolini. La bellezza architettonica dell’edificio nasconde dei segreti tra i suoi marmi. Secondo gli occultisti, la Gran Madre è un luogo di grande forza ancestrale, anche perché pare sorgere sulle fondamenta di un antico tempio dedicato alla dea Iside, divinità egizia legata alla fertilità, anche conosciuta con l’appellativo “Grande Madre”. Iside è l’archetipo della compagna devota, per sempre fedele a Osiride, simbolo della consapevolezza del potere femminile e del misticismo, il suo ventre veniva simboleggiato dalle campane, lo stesso simbolo di Sant’Agata. Si è detto che Torino è città magica e complessa, metà positiva e metà maligna, tutta giocata su delicati equilibri di opposti che sanno bilanciarsi, tra cui anche il binomio maschio-femmina. Questo aspetto è evidenziato anche dalla contrapposizione tra il Po e la Dora che, visti in chiave esoterica, rappresentano rispettivamente il Sole, componente maschile, e la Luna, componente femminile. I due fiumi, incrociandosi, generano uno sprigionamento di forte energia. Altri luoghi prettamente maschili sono il Valentino e il Borgo Medievale, che sorgono lungo il Po e sono anche simboli di forza; ad essi si contrappone la zona del cimitero monumentale, in prossimità della Dora, legata alla sfera notturna e femminile. L’importanza esoterica dell’edificio non termina qui, ci sono alcuni che sostengono ci sia un richiamo alle tradizioni celtiche con evidente allusione a un ordine taurino nascosto tra le parole della dedica: se leggiamo l’iscrizione a parole alterne resta infatti la dicitura: Ordo Taurinus. Ma il più grande mistero che in questa chiesa si cela è tutto contenuto nella statua della Fede. Secondo gli esoteristi, la donna scolpita in realtà sorreggerebbe non un calice qualunque ma il Santo Graal, la reliquia più ricercata della Cristianità, e con il suo sguardo indicherebbe il luogo preciso in cui esso è nascosto. Allora basta capire dove guarda la marmorea giovane -secondo alcuni la stessa Madonna – e il gioco è fatto! Sì, peccato che chi ha scolpito il viso si sia “dimenticato” di incidervi le pupille, così da rendere l’espressione della figura imperscrutabile, e il Graal introvabile. Se non per chi sa già dove si trovi.
Alessia Cagnotto
Nei giorni scorsi, si è svolto un controllo straordinario del territorio coordinato dalla Polizia di Stato con la collaborazione di personale dell’Arma dei Carabinieri, della Guardia di Finanza e della Polizia Municipale. L’attività è stata diretta da personale del Commissariato di P.S. Barriera Nizza e ha visto il contributo di personale Polfer della Stazione Porta Nuova e di equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine “Piemonte”.
In un esercizio di via Nizza, la Polizia Municipale ha elevato una sanzione di oltre 1.000 per diversi illeciti amministrativi. Personale dell’Ispettorato del Lavoro, nell’occasione, ha anche sanzionato il negozio per 4.450 euro, avendo riscontrato la presenza di un lavoratore non assunto. L’attività è stata sospesa, salvo il ripristino delle condizioni di normalità. L’A.S.L.-S.I.A.N. ha, inoltre, riscontrato carenze igieniche- strutturali e ha emesso prescrizioni.
I controlli sono proseguiti in via Madama Cristina dove un locale è stato sanzionato per oltre 9.500 dalla Polizia Municipale per numerose violazioni tra cui l’omessa esposizione della S.C.I.A., del divieto di fumo e degli orari; occupazione abusiva di suolo pubblico, mancanza della tabella prezzi delle bevande al banco, presenza di alimenti per uso personale in frigo, di bidoni per rifiuti non idonei e di un congelatore sprovvisto di indicatore esterno della temperatura. Altri 1.000 euro di sanzione sono stati elevati dalla Guardia di Finanza per l’evasione del canone televisivo.
Una barberia di via Nizza è stata infine sanzionata per oltre 15.500 euro. La Polizia Municipale ha riscontrato l’apertura abusiva di esercizio di vicinato relativa alla vendita di profumi e di prodotti per il trattamento della cura della persona insieme ad altre violazioni, tra cui carenze igieniche relative alla pulizia e sterilizzazione dell’attrezzatura.
Pirandello tra farsa, incubo e verità
Di Renato Verga
Prodotto da Teatri di Pistoia–Centro di Produzione Teatrale insieme al Teatro Nuovo Giovanni da
Udine, L’uomo, la bestia e la virtù approda al Teatro Gobetti, dove resterà in scena fino al 7
dicembre 2025, portando con sé tutta l’ironia corrosiva e l’inquietudine che caratterizzano il
Pirandello più spiazzante. Fin dal debutto del 1919, questo testo ha destabilizzato pubblico e critica:
era una farsa? Un incubo mascherato da commedia? Un esercizio grottesco? Probabilmente tutto
allo stesso tempo. Pirandello mette in campo uno dei suoi lavori più anomali, un’opera che fa
coesistere comicità e perturbazione, leggerezza e crudeltà, lasciando lo spettatore sospeso tra realtà
e sogno.
Al centro del racconto c’è un triangolo amoroso di esemplare complessità: un marito assente e
brutale, una moglie virtuosa e trascurata, e l’amante di lei, un professore dall’apparenza
irreprensibile. Da questo intreccio nasce un gioco di specchi che svela desideri repressi,
convenzioni soffocanti e l’ambiguità profonda dell’animo umano. Pirandello costruisce la vicenda
sul paradosso: i personaggi indossano maschere rigide che schiacciano passioni e volontà, mentre il
perbenismo agisce come una corazza pronta a incrinarsi. Perfino la “bestialità”, concetto chiave del
testo, non coincide affatto con l’immagine superficiale che i personaggi proiettano.
Il capitano Perella, che incarna la Bestia almeno in apparenza, passa più tempo tra viaggi e amanti
che dentro casa. Sua moglie, simbolo della Virtù soffocata, vive nel decoro e nella solitudine.
Paolino, l’Uomo, è un professore stimato e precettore del figlio dei Perella, ma intrattiene con la
signora una relazione clandestina. L’imminente gravidanza della donna rischia di far crollare ogni
apparenza. Per evitarlo, Paolino escogita uno dei più improbabili – e comici – stratagemmi dello
sterminato repertorio pirandelliano: somministrare al capitano un afrodisiaco potentissimo, con la
complicità del medico e del farmacista, entrambi interpretati dal versatile Massimo Grigò, per
indurlo, nell’unica notte che trascorre a casa, a consumare il matrimonio e legittimare così il
bambino. Da questo espediente nasce una spirale tragicomica che rimette in discussione i ruoli:
l’Uomo è davvero tale? La Bestia lo è davvero? E la Virtù è così irreprensibile?
L’allestimento diretto da Roberto Valerio amplifica questa tensione e la spinge verso un registro
insieme farsesco e inquieto. Il ritmo è serrato, i personaggi si muovono come creature in bilico tra
umano e animale, secondo una linea che attinge direttamente alla poetica pirandelliana: la civiltà si
sgretola e l’istinto prende il sopravvento, mentre il pudore si dissolve. L’ambiente scenico ha una
tonalità sinistra, quasi allucinata. L’ingresso dei personaggi è accompagnato da un tappeto sonoro
inquietante di Anselmo Luisi, tra thriller e surreale; le luci fredde e stranianti di Emiliano Pona
amplificano il senso di disorientamento; i cambi scena, rapidi e compiuti dagli stessi attori in
maschere spersonalizzanti, avvengono su una musica stridente.
Tra gli elementi più riusciti figurano le scene oniriche, vere parentesi visive in cui compaiono
maschere pirandelliane che incarnano le verità sommerse dei personaggi. Queste apparizioni
trasformano il palco in una sorta di spazio mentale, dove prendono forma pensieri, paure e sensi di
colpa, conferendo allo spettacolo un’aura metafisica.
Gli interpreti si muovono con efficacia in questa atmosfera sospesa: Max Malatesta offre un Paolino
in cui goffaggine e istinto animale convivono; Vanessa Gravina dà alla signora Perella una fragilità
decisa e combattiva; Nicola Rignanese costruisce un Perella brutale, grottesco e sorprendentemente
autentico. Attorno a loro, Beatrice Fedi, Massimo Grigò, Franca Penone, Lorenzo Prestipino e
Mario Valiani compongono un ensemble equilibrato che sostiene la dimensione corale dello
spettacolo.
Con un’estetica visionaria e quasi cinematografica, l’allestimento di Valerio restituisce tutta
l’ambiguità pirandelliana, illuminando, con ironia e turbamento, la tensione perpetua tra apparenza
e verità.
Il Diwali è la più importante ricorrenza induista che celebra la vittoria della luce interiore sull’oscurità del male, diffondendo i valori della pace e della fratellanza tra popoli.
L’iniziativa, che gode del patrocinio della Città di Torino, è organizzata dall’Unione Induista Italiana e dal Coordinamento spontaneo Divali, con capofila l’associazione Sanjivani, e vede anche la collaborazione del MAO.
Il programma, presentato nella sala delle Colonne di Palazzo Civico, si svolgerà dall’11 al 19 ottobre. Alla presentazione dell’iniziativa, in rappresentanza della Città di Torino, è intervenuta la vicepresidente del Consiglio comunale Ludovica Cioria che ha sottolineato che il “Diwali è ormai una tradizione della nostra Città. Abbiamo così tanto bisogno di luce, in questo tempo buio di odio e conflitti, che celebrazioni come queste sono un grande segnale di speranza, di gioia, di condivisione e convivenza”.
I festeggiamenti avranno inizio sabato 11 alle ore 16 presso il MAO, Museo D’arte Orientale con la conferenza “Introduzione alla Dipavali: significato, cultura e aƫtività”, con la prof.ssa Pinuccia Caracchi.
Lunedì 13 alle ore 17 presso la Bocciofila Vanchiglietta si terrà il laboratorio creativo per adulti, “Realizzazione di lampade di carta”, e laboratorio decorativo per bambini, “Decorazione di lampade di terracotta”.
Il 14 e 15 ottobre alle ore 17 presso Dastrà si potrà partecipare al laboratorio di cucina, con la preparazione di piatti tipici legati alla festa di Diwali.
Giovedì 16 alle ore 19.30 presso la Scuola Yoga Shanti “Meditazione e riflessione sul significato spirituale della Diwali”.
Il 18 dalle ore 17.30 nel Giardino di Sambuy si potrà prendere parte alla camminata simbolica per celebrare la festa e illuminare la serata in segno di rinascita e speranza.
Ultimi appuntamenti domenica 19 a partire dalle 10.30 fino alle 23 presso la Casa del Teatro Ragazzi e Giovani dove andranno in scena spettacoli di danza tradizionale indiana, concerti, conferenze, lezioni di yoga e laboratori.
Sarà l’acqua il tema di confronto al centro della prima edizione di “Altissime”, manifestazione che da venerdì 17 a domenica 19 ottobre racconterà il rapporto profondo di Torino con le sue montagne.
L’evento – ideato e organizzato da Fondazione Contrada Torino con il sostegno della Camera di commercio di Torino, il Patrocinio della Regione Piemonte, della Città Metropolitana di Torino e della Città di Torino – vuole mettere in evidenza le realtà produttive che portano valore e che definiscono l’originalità della montagna, i suoi prodotti e i suoi protagonisti.
12 enti coinvolti, 35 espositori, 30 gli incontri distribuiti tra Piazza Vittorio e il Museo Nazionale della Montagna, 43 relatori, 5 Masterclass e 5 tra sentieri e trekking proposti come attività per le famiglie (ma non solo) nel fine settimana: tutto questo compone il fitto programma che prevede, inoltre, interventi delle Guide Alpine, del Soccorso Alpino, del C.A.I, dell’Ente Parco Gran Paradiso, di scrittori e di appassionati di montagna e anche di chi si occupa di turismo sostenibile. Saranno momenti formativi e informativi gratuiti aperti alla città e a tutti coloro che amano la montagna e vogliono prepararsi ad affrontarla e conoscerla con più consapevolezza. Tra il Museo Nazionale della Montagna e la zona espositiva di Piazza Vittorio verrà messa a disposizione, per chi lo desidera, una navetta gratuita ad uso di visitatori e turisti.
Alla presentazione nella sede del Museo della Montagna, è intervenuto l’assessore al Verde pubblico della Città di Torino, Francesco Tresso. “I territori montani hanno da sempre un legame profondo con Torino, un legame non solo geografico ma anche culturale ed economico – ha sottolineato l’assessore – Torino, candidata a Città europea della Cultura 2033, deve riscoprire e valorizzare anche la propria cultura alpina. Occorre crederci e promuovere un patto tra istituzioni per riaffermare il ruolo delle città come capitale delle Alpi. Sono lieto di dare il benvenuto ad una nuova manifestazione come Altissime, che proporrà un ricco programma di incontri al Museo della Montagna, uno dei luoghi più iconici della città e da cui si coglie immediatamente il rapporto di Torino con le sue montagne. Altissime sarà inoltre un’occasione per conoscere i prodotti enogastronomici e artigianali della montagna, protagonisti sotto i portici di piazza Vittorio con degustazioni, esposizioni e masterclass, per cui desidero evidenziare anche l’impegno dell’assessore al Commercio della Città, Paolo Chiavarino”.
Il programma della manifestazione è consultabile al link:
https://fondazionecontrada.org/portfolio-item/altissime/
Tra i servizi per le famiglie offerti presso corner e sportelli dedicati in 42 uffici postali torinesi anche Luce e gas che, a due anni e mezzo dal lancio, ha tagliato il traguardo di 900 mila contratti
Cresce la presenza degli spazi Punto Poste Casa &Famiglia negli uffici postali della provincia di Torino. Ad oggi sono 42 gli spazi Punto Poste Casa&Famiglia che offrono un servizio dedicato alle famiglie per favorire la relazione, semplificare l’accesso ai servizi e offrire una gamma di prodotti modulati per diverse necessità.
Presso i Punto Poste Casa & Famiglia della provincia di Torino sono disponibili le offerte di telefonia, sia mobile sia per la casa, si possono richiedere strumenti di pagamento quali la PostePay Evolution e sottoscrivere una polizza RCA Poste Guidare Sicuri, per assicurare l’auto di famiglia dai danni causati a persone o cose. È possibile, inoltre, richiedere anche tutti i prodotti tipici del risparmio postale (Libretto di Risparmio e Buono Fruttifero Postale). Inoltre, è possibile trovare soluzioni dedicate per la fornitura di luce e gas. A due anni e mezzo dal lancio dell’offerta luce e gas, le utenze domestiche sfiorano i 900mila clienti assegnando a Poste un ruolo di riferimento per le famiglie italiane. L’energia elettrica proviene al 100% da fonti rinnovabili, grazie all’acquisto di energia certificata dà garanzie di origine del GSE e per il gas è prevista la compensazione, ovvero l’acquisto di crediti di CO2 equivalenti alle emissioni dei clienti gas di Poste Energia, nell’ambito della partecipazione a progetti internazionali.
Si ricorda che presso tutti gli uffici è possibile prenotare un appuntamento al numero telefonico 06 45264526 oppure tramite l’App Ufficio Postale per riservare il proprio accesso. Cliccando sul tasto “prenota ticket” è possibile verificare in tempo reale il numero di clienti in attesa e scegliere tra l’opzione “Mettiti in fila” o “prenota turno ” per eseguire l’operazione in un momento successivo. Se si sceglie l’opzione “Mettiti in fila” l’applicazione genererà automaticamente un numero di chiamata che comprende l’indicazione dei clienti in attesa in quel momento e dell’ultimo numero chiamato. Sarà la stessa App ad indicare al cliente, con una notifica, il momento in cui avvicinarsi ed entrare nell’Ufficio postale.
Con l’opzione “Prenota turno” invece il cittadino selezionerà il tipo di servizio richiesto (Bollettini, Telefonia e Carte, Spedizioni, Polizze Rc Auto e SPID), il giorno e l’orario preferito per svolgere l’operazione.
A cura di Elio Rabbione
L’attachement – La tenerezza – Drammatico. Regia di Carine Tardieu, con Valeria Bruni Tedeschi e Pio Marmaï. L’occupazione di Sandra è la gestione di una libreria, conduce una vita tutta sua tra molte sigarette, vari compagni occasionali, la certezza di non aver mai voluto avere figli. Ma se poi prevale l’incontro con la propria vicina di casa che s’allontanerà qualche giorno per andare in ospedale a partorire, vicina che le rifila il primogenito Elliott di cinque anni perché sia lei a occuparsene? Una tragedia inaspettata stravolgerà la via e le abitudini di Sandra, costringendola a far parte contro ogni sua volontà del ménage della porta accanto. Ma intanto stanno entrando in scena un grande attaccamento e una immensa tenerezza. Tratto dal romanzo “L’intimité” di Alice Ferney. Durata 106 minuti. (Fratelli Marx sala Chico)
Le città di pianura – Commedia. Regia di Francesco Sossai, con Filippo Scotti, Sergio Romano, Andrea Pennacchi e Robero Citran. Due spiantati cinquantenni sono ossessionati di bere l’ultimo bicchiere. Una sera incontrano un ragazzo, Giulio, timido studente di architettura e il modo di vedere il mondo e l’amore all’improvviso si trasforma pian piano mentre i tre girano tra i locali del Veneto. Durata 90 minuti. (Romano sala 2)
Come ti muovi, sbagli – Commedia. Di e con Gianni di Gregorio, con Greta Scarano e Iaia Forte. Riuscire a evitare tutti i fastidi della vita quotidiana, mettersi in salvo da ogni rottura di scatole è sufficiente per essere felici? Il professore a settant’anni suonati ha trovato finalmente la serenità, ha una bella casa, una discreta pensione, degli amici con cui scherzare, una signora con cui trascorrere qualche giornata. Si dedica solo a cose piacevoli. Fino a quando la sua vita è messa sottosopra dall’arrivo della figlia, in crisi coniugale, e dei due più che ingombranti nipotini. Nuove preoccupazioni, nuove angosce, ma anche nuovi affetti. Comincia così un’avventura nelle vite sentimentali degli altri, e nella sua, che gli farà capire che l’amore vale sempre la pena di essere vissuto, anche se porta tribolazioni, sacrifici e patimenti. Un film che riflette sull’amore e sull’inesorabile istinto degli esseri umani a mischiare il proprio destino con quello degli altri, con tutto quello che ne può derivare: fatiche ma anche gioie, e l’impressione di aver vissuto veramente. Durata 90 minuti. (Romano sala 3)
Downton Abbey: il gran finale – Drammatico, storico. Regia di Simon Curtis, con Hugh Bonneville, Elizabeth McGovern e Laura Carmichael. Gli anni bussano alle porte di Downton Abbey: Morta la contessa Violet, le redini della tenuta sono in mano a Lady Mary, chiamata a difenderne gli interessi nell’élite londinese, divisa com’è tra la tradizione nobiliare e il desiderio di traghettare la sua famiglia verso la modernità. Così, mentre Lord e Lady Grantham supervisionano la tenuta preparandosi poi al congedo, i Ceawley si riuniscono per definirne il futuro in un’epoca segnata dalle turbolenze della Grande Depressione. Per l’occasione tornerà dall’America anche l’eccentrico zio Harold, mina vagante che svelerà verità dimenticate e intrighi sepolti che coinvolgono vari membri della casata. Durata 123 minuti. (Eliseo, Reposi)
Duse – Drammatico. Regia di Pietro Marcello, con Valeria Bruni Tedeschi, Noémie Merlant e Fausto Russo Alessi. Negli anni tra la Prima Guerra Mondiale e l’ascesa del fascismo, la Divina sceglie di tornare nel luogo dove la sua vita ha avuto inizio: il palcoscenico. Costantemente in lotta con la brutalità degli eventi e del potere, e aggrappandosi alla possibilità dell’utopia, fa della sua arte un atto rivoluzionario, anche a costo di sacrificale salute e affetti. E affronta il suo viaggio finale consapevole di poter rinunciare alla vita stessa ma non alla sua vera natura. Il film è stato designato “Film dellaCritica” dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani con la seguente motivazione: “Mentre il corpo del Milite Ignoto attraversa l’Italia in treno per essere sepolto a Roma, Eleonora Duse vive gli ultimi anni della sua vita: non la fermano né la tisi né i debiti perché le interessano solo tre cose: “lavorare, vivere. morire”. E Pietro Marcello affida a una straordinaria Valeria Bruni Tedeschi il compito di illustrare il dramma di chi è disposta a scendere a patti anche col potere per poter continuare a confrontarsi con l’arte del teatro. Un film dove il materiale d’archivio s’intreccia alla finzione per scavare dentro la vita di una donna pronta a sacrificare anche l’amore materno per tener fede alla sua missione d’attrice.” Durata 125 minuti. (Due Giardini sala Ombrerosse, Eliseo Rosso, Fratelli Marx sala Chico, Massimo, Nazionale sala 3)
Elisa – Drammatico. Regia di Leonardo Di Costanzo, con Barbara Ronchi, Roschdy Zem e Valeria Golino. Elisa, una ragazza di buona famiglia, è in carcere da dieci anni per aver ucciso brutalmente la sorella. I suoi ricordi confusi si chiariscono nell’incontro con il criminologo Alaoui, che conduce uno studio sui delitti di famiglia. La verità che emerge per Elisa è sconvolgente. Un dolore che forse è l’inizio di una redenzione. Durata 105 minuti. (Nazionale sala 4)
La famiglia Leroy – Commedia. Regia di Florent Bernard, con José Garcia e Charlotte Gainsbourg. Innamorati da sempre Sandrine e Christophe, una famiglia solida, due figli e un cane e una casa in Borgogna, un lavoro di noleggiatore d’auto lui e impiegata in un’agenzia di viaggi lei, la vita di ogni giorno che tira avanti tranquilla, senza sobbalzi: poi, un bel (o bruttissimo) giorno, Sandrine decide di chiedere la separazione, è stufa di mettersi a piangere per ogni più piccolo motivo, è stufa che Christophe sia sempre più assente e scontroso verso lei e verso i figli, ormai decisamente stanchi di assistere alle continue liti dei loro genitori. Ma Christophe non vuole accettare questa nuova disperata situazione, ama ancora la moglie e lo sfascio della famiglia non lo sopporterebbe mai: per cui decide e porta l’intera famiglia in un weekend che dovrebbe essere di sogno, a viaggiare una seconda volta nei luoghi lui e Sandrine sono stati felici e in cui hanno ricordi che varrebbe la pena rivivere. Durata 102 minuti. (Fratelli Marx sala Chico e Groucho)
Familiar Touch – Drammatico. Regia di Sarah Friedland, con Kathleen Chalfant. Una donna mette in discussione se stessa dopo aver cominciato una nuova vita in una casa di cura. Durata 90 minuti. (Romano sala 3)
L’isola di Andrea – Drammatico. Regia di Antonio Capuano, con Teresa Saponangelo e Vinicio Marchioni. Marta e Guido non stanno più insieme. Andrea, otto anni e loro unico figlio, rende più problematica la loro separazione. I due adulti richiedono dunque al tribunale per i minorenni una sentenza giudiziale che disciplini, in via definitiva, quanti giorni Andrea debba stare con la madre e quanti con il padre. Il magistrato dispone colloqui e perizie, che costringono tanto i genitori quanto il bambino ad approfondire, laddove possibile, le ragioni dei loro disagi e desideri. E così facendo a rivelarsi progressivamente. Il piccolo Andrea, in particolare, soffre il tempo che gli viene sottratto, così come il sentirsi conteso tra due genitori cui vuole bene allo stesso modo. Durata 105 minuti. (Romano sala 1)
Jane Austen ha stravolto la mia vita – Commedia drammatica. Regia di Laura Piani, con Camille Rutherford, Charlie Anson e Pablo Pauly. Agathe, una ragazza goffa e al tempo stesso affascinante e piena di contraddizioni, si ritrova ad affrontare la sua solitudine. Sogna un amore simile ai personaggi di un romanzo di Jane Austen e la sua massima aspirazione è diventare una scrittrice. Invece trascorre le sue giornate vendendo libri nella leggendaria libreria britannica Shakespeare&Company, a Parigi. Invitata in Inghilterra alla residenza per scrittori di Jane Austen, deve combattere con le sue insicurezze: fino a quando non accade qualcosa di inaspettato e la sua vita cambia come per magia. Durata 94 minuti. (Classico anche V.O., Due Giardini sala Nirvana)
I mastri – Documentario. Regia di Daniele De Michele. Sei mastri costruiscono i loro manufatti partendo dalla materia bruta: la terra, il legno, il vetro e la pietra. La trasformano e la plasmano attraverso la forza degli elementi naturali: acqua, fuoco e aria. Due alabastrai di Volterra, una giovane liutaia napoletana, dei fabbricanti di pentole d’argilla in Romagna, un costruttore di tamburi alle pendici del Vesuvio, un ragazzo senegalese che impara a fare il vetro a Murano, un maestro d’ascia veneziano. Il lavoro li porta a osservare il mondo che cambia, la chiusura delle botteghe, la produzione in serie e la fine della trasmissione dei saperi. Durata 63 minuti. (Romano sala 1)
Material Love – Commedia. Regia do Celine Song, con Dakota Johnson, Pedro Pascal e Chris Evans. Strana occupazione quella di Lucy nella New York di oggi. La sua è quella di abbinare tra loro i vari single che incontra, secondo le rispettive affinità, la condizione socio-economica e la attrazione fisica, ad esempio. Invitata al matrimonio di una delle coppie che lei stessa è riuscita a formare, Lucy incontra casualmente John, in qualità di cameriere, l’uomo con cui aveva avuto una lunga e ineguagliata storia d’amore ma che lei stessa aveva abbandonato, dal momento che, attore senza il becco di un quattrino, sapeva che no avrebbe potuto garantirle una vera stabilità economica per il futuro. Ma seduto al tavolo dei single si siede anche Harry, decisamente ricco, affascinante e spiritoso, insperatamente deciso a costruire una seria relazione. Imponendosi una scelta, chi? Durata 116 minuti. (Massaua, Lux sala 1, Uci Lingotto, The Space Beinasco)
La riunione di condominio – Commedia drammatica. Regia di Santiago Requejo, con Raùl Fernàndez De Pablo, Clara Lago e Tito Valverde. Una “semplice” riunione di condominio a Madrid in cui si discute della sostituzione dell’ascensore (“Votemos” è il titolo originale di questo prodotto spagnolo). Tutto fila liscio finché quello che doveva essere un incontro ordinario e pacifico, si trasforma nell’incubo temuto da tutti: viene annunciato l’arrivo di un nuovo inquilino con problema di salute mentale (“si scatena il bigottismo morale e la fantasia malata di chi già vede l’horror sul pianerottolo e un giovane serial killer con coltello insanguinato”, scrive Maurizio Porro nelle colonne del Corriere della Sera. Tutto ciò scatenerà una serie di relazioni inaspettate, scontri e ipocrisie, mettendo in luce pregiudizi e paure nei confronti del possibile nuovo arrivato. Ancora Porro: “Un po’ didascalico e prevedibile certo con una sorpresina, il film è piacevolmente offensivo, non feroce, segnalando i gusti classici della ipocrisia e dei pregiudizi, merito del buon gioco della squadra attoriale, con dialoghi serviti sul piatto da Freud.” Durata 88 minuti. (Nazionale sala 1)
Testa o croce? – Western. Regia di Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis, con Alessandro Borgi, John C. Reilly e Nadia Tereszkiewicz. Buffalo Bill è arrivato nella campagna romana, in un’Italia ottocentesca e risorgimentale. Un profumo di Unità, mentre l’eroe americana istruisce rodei e canta le gesta dei pionieri e la costruzione della ferrovia. Ma è pure arrivato nello stivale in qualità di cantastorie: ed eccole inseguire le (piccole?) gesta di Santino, in fuga con la bella Rosa, che lui ha strappato – uccidendolo – al possidente locale. Più da inseguire le avventure di Santino o la taglia che gli hanno messo sulla testa? Durata 116 minuti. (Ideal, Reposi, Uci Lingotto V.O., The Space Beinasco, Uci Moncalieri)
The Life of Chuck – Drammatico, fantascienza. Regia di Mike Flanagan, con Tom Hiddleston, Karen Gillian e Mark Hamill. Una serie di eventi sta sconvolgendo il mondo così come lo conoscevamo. Internet non funziona più, la California si sta staccando dagli Stati Uniti in seguito a eventi tellurici, le scuole non hanno studenti. Sui pochi mezzi di comunicazione ancora funzionanti compare il ringraziamento al contabile Chuck Krantz per i suoi 39 anni di contributo all’umanità. Da qui inizia il percorso à rebours che ce ne illustra la vita e la passione per il ballo. Durata 110 minuti. (Massaua, Greenwich Village sala 3, Reposi sala 4, Uci Moncalieri)
The Voice of Hind Rajab – Drammatico. Regia di Kaouther Ben Hania, con Saja Kilani e Motaz Malhees. Leone d’Argento a Venezia 82. Il 29 gennaio 2024 i volontari della Mezzaluna Rossa ricevono una chiamata di emergenza. Una bambina di sei anni è intrappolata in un’auto sotto attacco a Gaza e implora di essere salvata. Mentre cercano di tenerla al telefono fanno tutto il possibile per farle arrivare un’autoambulanza. Il suo nome era Hind Rajab. “Come l’Anna Frank del nuovo genocidio, la innocente vittima con voce impaurita ricostruisce la Storia, aprendo un dibattito che va alle radici del cinema. Chiuso in una stanza, il film ne esce infelice e vittorioso perché racconta una disfatta maanche una resistenza al Male che lo ha prodotto” (Maurizio Porro, Corriere della Sera). Durata 89 minuti. (Centrale V.O., Due Giardini sala Ombrerosse V.O., Eliseo Grande V.O., Fratelli Marx sala Harpo V.O., The Space Torino V.O., Uci Lingotto V.O., The Space Beinasco)
Tutto quello che resta di te – Drammatico. Regia di Cherien Dabis, con Saleh Bakri e Cherien Dabis. Quando un adolescente palestinese resta ferito in uno scontro con soldati israeliani durante una protesta, la madre ripercorre gli eventi che hanno condotto la famiglia fino a quel fatidico momento. Con un appassionante racconto che abbraccia tre generazioni, la donna rivela le continue lotte di una famiglia palestinese che non ha mai smesso di combattere per la propria identità, a partire dal 1948, quando il nonno subì lo sfollamento da parte dell’esercito israeliano. Durata 145 minuti. (Nazionale sala 1)
Una battaglia dopo l’altra – Thriller, azione. Regia di Paul Thomas Anderson, con Leonardo Di Caprio, Sean Penn, Benicio Del Toro e Chase Infiniti. Un gruppo di ex rivoluzionari si riunisce quando un loro perfido nemico riemerge dal loro passato, dopo sedici anni di silenzio. Tra loro, Bob Ferguson, che ha sognato per anni un mondo migliore ai confini tra Messico e States. Appeso al chiodo l’artiglieria e il nome di battaglia, Ghetto Pat, fa il padre a tempo pieno di Willa, adolescente esperta di arti marziali. Tra una canna e un rimorso prova a proteggerla dal suo passato che puntualmente bussa alla porta e chiede il conto. Dall’ombra riemerge il colonnello Lockjaw, che più di ogni altra cosa vuole integrare un movimento suprematista devoto a San Nicola. Il gruppo avrà il duro compito di salvare la ragazza, che verrà rapita, prima che accada l’inevitabile. Durata 161 minuti. (Centrale V.O., Massaua, Due Giardini sala Nirvana, Fratelli Marx sala Groucho, Greenwich Village sala 2 anche V.O., Ideal, Lux sala 3, Nazionale sala 2 e sala 3, Reposi sala 2, The Space Torino, Uci Lingotto anche V.O., The Space Beinasco, Uci Moncalieri)
L’azienda ha patrocinato il sold-out degli ex Matia Bazar, dopo l’esclusione dalla festa patronale del proprio Comune.
Sold-out per Carlo Marrale e Silvia Mezzanotte a Caramagna Piemonte, nel Cuneese al confine con Torino, per il debutto nazionale del loro nuovo tour dedicato ai 50 anni di ‘Stasera che sera’ e dei Matia Bazar, gruppo di cui entrambi hanno fatto parte in passato e che ha celebrato lo stesso traguardo.
La serata è stata condotta da Maurizio Scandurra, opinionista de ‘La Zanzara’ di ‘Radio24’, che commenta: “Un piacere ritrovare sul palco due grandi della canzone italiana in un evento che avuto come partner un altrettanto storico e affermato costruttore meritevole di menzione. Ma nessuno è profeta in patria, gli antichi adagi hanno sempre ragione. Evidentemente a Caramagna Piemonte la ‘Tuccio Costruzioni Srl’, da sempre azienda generosa e sensibile alla promozione della cultura sul territorio, ha avuto ben altra accoglienza rispetto al clamoroso diniego alla sponsorizzazione incassato dal Comune di Nichelino – ov’é nata e dà lavoro da 60 anni a oggi a moltissimi dipendenti, per ragioni discutibili che in molti, come me, non comprendono né condividono per nulla, ma tant’è. Una realtà consolidata in ambito edile che ha spesso affiancato il proprio nome e accordato il proprio sostegno a grandi eventi nazionali e internazionali”, chiosa Maurizio Scandurra, come sempre nel suo stile diretto e schietto.
GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA
Martedì. Al Magazzino di Gilgamesh si esibisce Max Altieri & Friends.
Mercoledì. Le Storie Sbagliate rendono omaggio a Fabrizio De Andrè all’Osteria Rabezzana. Al Magazzino di Gilgamesh è di scena Dotti & The Gang. Al Blah Blah suonano gli XIXA.
Giovedì. Al Folk Club per 2 sere consecutive, suona la Piccola Orchestra Avion Travel. All’Osteria Rabezzana si esibisce Lil Darling Quartet. Al Cafè Neruda è di scena Valentina Nicolotti. Da Banco Vini si esibisce Mr.T-Bone. Al Blah Blah suonano i Maori.
Venerdì. Allo Ziggy sono di scena i Selvans + Strega. Al Blah Blah suonano i We Are Wawes. All’Off Topic si esibisce Giulia Mei. Al Circolo Sud suonano i The MaryAngels. Al Circolo Mossetto suona il quartetto Swanznaggers.
Sabato. Allo Spazio 211 è di scena Natalie Bergman. Al Magazzino sul PO serata hardcore con tanti gruppi denominata “ Torino Hardcore Warm Up.”Al Magazzino di Gilgamesh suona la TopoBand.
Domenica. Al Vinile concerto tributo alle donne del rock “ Copia di Eterea /Women in Rock.
Pier Luigi Fuggetta