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Obesità: in Piemonte quattro persone su dieci sono in sovrappeso

Sono soo alcune delle conclusioni emerse dall’incontro “Obesità, la patologia del terzo millennio”, svoltosi a Palazzo Lascaris, nel corso del quale esperti e specialisti si sono alternati in quattro tavole rotonde tematiche per condividere informazioni, dati e tendenze di quella che è stata definita dall’OMS la patologia del terzo millennio, le cui stime prevedono che entro il 2025 circa 167 milioni di persone saranno in sovrappeso.Tra gli obiettivi dell’incontro, organizzato su suggestione della quarta commissione sanità, in particolare del presidente Alessandro Stecco e dei vicepresidenti Andrea Cane e Domenico Rossi, in collaborazione con gli Stati generali della prevenzione e del benessere  quello di fare il punto su come, concretamente, il sistema sanitario, le amministrazioni, le associazioni e i cittadini stiano lavorando per la prevenzione e presa in carico di tutte quelle patologie legate al sovrappeso.

I dati:

In Italia le persone in eccesso di peso sono più di 25 milioni. Di questi, 6 milioni sono soggetti obesi, corrispondenti al 12% dell’intera popolazione. È quanto emerge dai dati raccolti nel 4° Italian Barometer Obesity Report, realizzato da IBDO Foundation in collaborazione con Istat, Coresearch e Bhave. Anche tra i bambini e gli adolescenti le percentuali, seppur inferiori, sono preoccupanti: il 26,3% dei minori italiani tra i 3 e i 17 anni, ovvero 2 milioni e 200mila persone, presentano problemi di peso. Le differenze di genere ci sono ma tra gli adulti sono poco evidenziate: tra i maggiorenni le donne mostrano un tasso di obesità leggermente inferiore (11,1%) rispetto agli uomini (12,9%). Più marcata la differenza tra bambini e adolescenti: dove il 23,2% delle femmine è in eccesso di peso rispetto al 29,2% dei maschi.

In Piemonte – Secondo i dati 2020/2021 del sistema di sorveglianza PASSI (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia) il 28% delle persone di età compresa tra i 18 e i 69 anni, è in sovrappeso e il 10%  è obeso, complessivamente quindi quasi quattro persone su dieci sono in eccesso ponderale. Si osserva inoltre, un’alta coincidenza tra percezione del proprio peso e l’IMC negli obesi (87%) e nei normopeso (83%). Invece tra le persone in sovrappeso il 47% ritiene il proprio peso giusto. Emerge una diversa percezione del proprio peso per sesso: tra le donne in sovrappeso il 31% considera il proprio peso più o meno giusto rispetto al 57% degli uomini, tra quelle obese il 7% considera il proprio peso più o meno giusto rispetto al 14% degli uomini.

 

Interventi istituzionali:

Stefano Allasia – presidente del Consiglio regionale del Piemonte – “Anche le istituzioni sono chiamate a compiere sforzi per prevenire la patologia del terzo millennio, affrontando i fattori strutturali dell’obesità, intensificando le campagne di educazione alimentare, promuovendo l’attività fisica, sensibilizzando i più piccoli attraverso interventi a scuola e agendo nelle zone e negli ambienti più a rischio, senza trascurare l’importanza di fornire agli operatori sanitari tutti gli strumenti necessari”.

“Il Piemonte dispone della rete delle Strutture di dietetica e nutrizione clinica che integra le attività a livello ospedaliero, ambulatoriale e domiciliare – affermano il presidente Alberto Cirio e l’assessore alla Sanità Luigi Icardi – un modello organizzativo che si sta rivelando utile per un approccio multidisciplinare, con un’ampia gamma di interventi coordinati ai differenti livelli delle patologie. L’obesità è un fattore di rischio per la salute che peggiora la qualità della vita e concorre all’insorgere di malattie croniche e di patologie anche importanti. Nella maggior parte dei casi le cause sono da ricercare negli stili di vita: da una parte un’alimentazione ipercalorica e dall’altra l’inattività fisica. Fondamentale è agire sul fronte della prevenzione, favorendo l’adozione di comportamenti corretti, a partire dall’età scolastica per proseguire in tutte le fasi della vita”.

Alessandro Stecco – presidente Commissione Sanità  –  “i tassi di sovrappeso e obesità hanno raggiunto proporzioni epidemiche in Europa. L’OMS dettaglia che il 59% degli adulti europei e quasi 1 bambino su 3 (29% dei maschi e 27% delle femmine) è in sovrappeso o è affetto da obesità, le stime legano questo fattori a più di 1,2 milioni di decessi all’anno, corrispondenti a oltre il 13% della mortalità totale. Segnali inequivocabili del fatto che l’obesità è una malattia complessa, le cui cause sono molto diverse, e che richiede un approccio sistemico approcciando il problema intervenendo sui fattori strutturali della stessa”.

Domenico Rossi – vicepresidente Commissione Sanità – “Il tema richiama tutti noi alla necessità di un cambio di paradigma. Occorre investire nella prevenzione sia da un punto di vista delle risorse sia per quanto riguarda le politiche culturali. Dobbiamo inoltre  rafforzare i servizi esistenti, perché mentre aumentano i casi di persone con questo tipo di disturbi, le nostre asl vanno in sofferenza in termini di personale”.

Andrea Cane – vicepresidente Commissione Sanità – ” Parliamo di un fenomeno in forte ascesa che necessita di un percorso sanitario strutturato e multidisciplinare: ben vengano quindi convegni come quello odierno che può essere strategico per fare il punto della situazione sulla rete clinico-terapeutico-assistenziale della nostra Regione”.

Cordolo rotto e pericoloso in strada Altessano – corso Grosseto

“I residenti e diversi automobilisti ci hanno segnalato che in strada Altessano angolo Corso Grosseto un cordolo si è completamente distaccato e occupa in parte la carreggiata, situazione molto pericolosa per centinaia di automobilisti che vi transitano quotidianamente. Ricordiamo che ci troviamo a pochi passi da scuole, centri commerciali e dall’Allianz Stadium.
Abbiamo segnalato alle istituzioni la situazione di pericolo richiedendo un intervento di messa in sicurezza e sistemazione del marciapiede in tempi rapidi in quanto il rischio di incidenti gravi è molto alto. Crediamo fermamente che la sicurezza dei cittadini debba essere una priorità per le istituzioni”.
Lo dichiarano Marina Trombini, presidente dell’associazione Giustizia & Sicurezza e Paolo Biccari attivista della medesima associazione.

La Polizia Locale sequestra merce contraffatta e generi alimentari deperibili

Continuano gli interventi della Polizia Locale per contrastare il  commercio abusivo in città.

Sabato pomeriggio, all’interno del mercatino settimanale del Balòn, gli agenti del Comando di Porta Palazzo e del Reparto Operativo Speciale sono intervenuti per fermare un uomo che vendeva merci contraffatte  senza peraltro risultare tra gli elenchi dei venditori autorizzati.  L’improvvisato venditore, che vanta numerosi precedenti per reati analoghi, è stato indagato a piede libero per vendita di merci recanti marchio di fabbrica contraffatto e ricettazione.

I ‘civich’ hanno posto sotto sequestro 90 diversi capi di abbigliamento fra i quali piumini, giubbotti, felpe, pantaloni, cappellini e borsette, tutti recanti marchi di famose case di moda, quali Monclair, Armani, Lacoste, Adidas, Louis Vuitton, oltre a 5 orologi, tra cui 3 Rolex e un Patek Philippe.

Domenica pomeriggio è stata la volta del Comando Territoriale VII che, in collaborazione con il  Reparto Operativo Speciale, ha effettuato un intervento mirato in Corso Giulio Cesare, nel tratto compreso tra Corso Emilia e Lungo Dora Napoli, dove solitamente si posizionano lungo il marciapiede una serie di venditori improvvisati.

Alla vista degli agenti, i venditori abusivi si sono dati alla fuga, abbandonando tutta la merce sulla strada  pur di far perdere le proprie tracce e di non essere identificati. Sono ben 140 i capi di abbigliamento e accessori sequestrati dai ‘civich’, tra cui occhiali, cinture, portafogli e rasoi elettrici, oltre a 4 carrelli della spesa pieni di generi alimentari di vario tipo e di cibi deperibili, tra cui contenitori di latte fermentato, dolci variegati, bevande speziate, thermos contenenti bevande calde, sacchetti di spezie e stufati con verdure chiusi in vaschette in plastica.

Chieri, manovre salvavita. Il progetto della Croce Rossa

Finanziato un corso di formazione per apprendere la rianimazione cardiopolmonare

Il Comune di Chieri sostiene il progetto “Manovre Salvavita” realizzato dalla Croce Rossa Italiana-Comitato di Chieri e finalizzato a favorire la diffusione della conoscenza delle manovre di rianimazione cardiopolmonare (RCP), in modo tale che un sempre maggior numero di cittadini siano in grado di intervenire in caso di arresto cardiaco utilizzando in modo corretto il defibrillatore e praticando le manovre di disostruzione delle vie aeree senza paura di poter creare dei danni alla vittima.

Il progetto consiste in una serie di incontri di formazione sul BLSD (Basic Life Support Defibrillation), realizzati dalla Croce Rossa Italiana-Comitato di Chieri, che si svolgeranno a partire da lunedì 6 febbraio presso la Biblioteca Civica “Nicolò e Paola Francone” (via Vittorio Emanuele II, 1). Il percorso formativo è riconosciuto e validato dalla Regione Piemonte con attestazione di frequentazione e di superamento del corso.

Spiega il Sindaco Alessandro SICCHIERO: «La Croce Rossa svolge un ruolo molto importante nella comunità chierese, per questo abbiamo voluto sostenere questo progetto con un contributo di 5mila euro, al fine di offrire la possibilità di frequentare il corso gratuitamente a 250 persone, tra cittadini, associazioni, commercianti, scuole, dipendenti e amministratori comunali. Nei minuti necessari all’arrivo di un’ambulanza una persona addestrata ad effettuare tali manovre di rianimazione può fare la differenza tra la vita e la morte, “fermando il tempo” in attesa dei soccorsi».

Al termine degli incontri, della durata di 4 ore, i partecipanti saranno in grado di:

  • Conoscere l’importanza della catena della sopravvivenza ed eseguirne le fasi
  • Effettuare la corretta attivazione del Servizio Emergenza 112/118
  • Conoscere ed eseguire la sequenza di Basic Life Support and Defibrillation
  • Conoscere ed eseguire la corretta tecnica di RCP e di defibrillazione

Il calendario degli incontri dedicati ai cittadini, le associazioni e i commercianti verrà comunicato nei prossimi giorni tramite i canali social del Comune di Chieri e sul sito www.comune.chieri.to.it

Informazioni al 011/9428372partecipazione@comune.chieri.to.it oppure chieri@cri.it 

Andrea Bozzano di HC Salon vince il Premio Wella

Un prestigioso riconoscimento conferito a Palazzo Montecitorio

Andrea Bozzano di HC Salon

vince

il Premio Wella Storytelling e Pubbliche Relazioni

 

Il 30 gennaio a Palazzo Montecitorio, sede della Camera dei deputati, durante la cerimonia “Arti e professioni dell’eccellenza italiana – Premio Wella ai migliori saloni italiani” Andrea Bozzano di HC Salon ha ricevuto il Premio Story-telling e pubbliche relazioni con la seguente motivazione:

HC SALON è una realtà giovane ma già solida a soli pochi anni dalla sua fondazione nel 2016. Ad oggi la struttura conta 5 saloni (2 a Torino, 1 a Monza, 1 a Firenze e 1 a Chioggia) con circa 50 dipendenti. Fiore all’occhiello del gruppo è l’approccio alla comunicazione: la pagina primaria di Instagram ha 127k followers e di un engagement rate altissimo. HC salon è un trend setter anche a livello di merchandising, che attrae consumatori nei saloni.

Questo premio rappresenta il coronamento e il riconoscimento di un progetto ampio partito due anni fa – dichiara Andrea Bozzano durante la premiazione – mi fa capire che siamo sulla strada giusta e che l’approccio di comunicazione che stiamo adottando sta funzionando.

Sindaci piemontesi a Roma con Poste Italiane

COLOMBERO (UNCEM): PIEMONTE PROTAGONISTA CON TANTI SINDACI E COMUNITA’ VIVE. GRAZIE A POSTE. GRAZIE DI CUORE AL PRESIDENTE MATTARELLA

“Sono stati tantissimi i Sindaci dei Comuni montani ieri  a Roma con Poste Italiane, per la presentazione del progetto Polis. Sono stato onorato e ringrazio di cuore il Presidente Mattarella, per le sue parole ispirate e profonde su piccoli Comuni, aree montane, ruolo di Poste nei nostri territori. Il Piemonte è terra emblematica, nella quale i Comuni sanno lavorare insieme. Così chiede anche Poste di fare, perché Polis unisce e non divide. Voglio ringraziare la Presidente Meloni, che nel suo intervento ha citato Macra e Ingria, quali Comuni che lavorano, con mille altri, per tenere in vita comunità e territorio. Grazie. Grazie a Poste che ha scelto il Comune di Balme quale ‘caso’ emblematico ove, grazie a Polis e alle risorse investite sull’ufficio, potranno essere date risposte importante alle comunità. Complimenti al Sindaco Gianni Castagneri e al racconto scelto da Poste. Come Uncem Piemonte siamo pronti a lavorare con l’azienda guidata da Maria Bianca Farina e da Matteo Del Fante. Proseguiamo attuando pienamente quanto scritto nella legge sui piccoli Comuni, 158 del 2017. Avevamo visto giusto chiedendo quell’articolo su Poste e sui servizi di e-government per migliorare i territori e accorciare sperequazioni”.

Lo afferma Roberto Colombero, Presidente Uncem Piemonte.

Ricordi di don Carlo Franco, detto “Cir”. Sensibile e buono era straordinario musicista

La Chiesa torinese affida alla Misericordia del Padre Don Carlo Franco, di appena 64 anni, parroco della Basilica Cattedrale Metropolitana, deceduto nelle prime ore di sabato 28 gennaio scorso, in seguito a una grave malattia.

Nato il 23 febbraio 1958 a Torino, era stato ordinato sacerdote il 7 giugno 1987. Molti i ricordi da parte dei suoi parrocchiani, da cui era molto amato.

Già dalla sua prima Messa in Duomo nel 2013 – afferma una persona molto attiva nella Diocesi – ho capito che si trattava di una persona speciale, poiché alla fine della celebrazione restava in fondo alla Chiesa a salutare i fedeli. Pensavo che lo facesse all’inizio per conoscere i parrocchiani, invece si trattava di un approccio che gli apparteneva e che ha creato un clima di amicizia in tutti questi anni.

Essere parroco del Duomo non è stato sempre semplice per lui. Solo noi conosciamo le sofferenze che, in silenzio, talvolta viveva intimamente.

Era un sacerdote dai tanti talenti: spirituali, teologici, musicali, culturali e digitali, uniti a uno spirito d’apertura nuovo e di fiducia verso i parrocchiani. Ricordo quando, di ritorno da un viaggio negli Stati Uniti, gli dissi che le Chiese americane usavano i bancomat e che, considerati i numerosi turisti stranieri, potevamo provare a inserirlo anche in Duomo. E così la Cattedrale di Torino fu la seconda in Italia a utilizzare il bancomat. Un’esperienza bellissima per raccogliere fondi in pandemia fu l’invenzione degli ‘aperitorre’. Con alcuni parrocchiani volontari organizzavamo aperitivi in cima alla torre campanaria, in collaborazione con AIS (Associazione Italiana Sommelier), che accompagnava nella degustazione dei vini, e Don Carlo che raccontava duemila anni di storia in uno sguardo panoramico dall’alto. Altri bellissimi ricordi sono i concerti karaoke animati da Don Carlo con i suoi numerosi strumenti. Tutti sapevano del suo orecchio assoluto, riusciva a suonare qualsiasi strumento e qualsiasi musica. Amava così tanto la musica che, anche durante le Comunioni e le Cresime, regalava ai ragazzi un intermezzo al pianoforte.

Aveva mille impegni, si divideva tra le varie chiese di cui era referente, il Museo, l’Istituto Diocesano di Musica e Liturgia, era spesso difficile da fermare, ma quando chiedevi di incontrarlo ti ascoltava profondamente e ti portava nel cuore. Questo ascolto, unito alla memoria, lo faceva essere presente con un messaggio a tutti i compleanni, anniversari o memorie. Aveva una conoscenza della liturgia altissima, che lo portava a preparare le varie parti della Messa (canti, letture, preghiere e allestimenti) con molta attenzione. Famose le sue slide ai catechisti per spiegare gli spostamenti delle varie parti delle prime Messe di Comunione o Cresime. Colto e appassionato nel celebrare bene la Liturgia, ha preteso da noi formazione. Tutti i suoi più stretti collaboratori hanno seguito corsi di formazione per diventare lettori o animatori liturgici e seguito approfondimenti sull’Eucarestia o Ministeri Straordinari dell’Eucarestia. Solo martedì scorso era collegato al corso sui Ministeri Istituiti”.

Desidero evidenziare tre aspetti della persona di Don Carlo Franco – afferma un altro parrocchiano – la sensibilità, la fiducia nel buon Dio, il valore della liturgia. Il nostro parroco ha sempre sostenuto e dimostrato l’importanza della Liturgia non come forma in sé, ma come insieme di significati e di simboli che guidano sulla strada dello spirito e dell’infinito, effetto che riusciva a dare anche alle sue parole, tanto da richiamare alle celebrazioni eucaristiche da lui presiedute persone di altre parrocchie, alcune delle quali esclamava spesso ‘Come sono belle le sue omelie’. Nei suoi ricordi non mancava mai l’invocazione al buon Dio, che accompagnava sempre anche la sua sensibilità sia per la gioia sia nei confronti delle difficoltà di ogni fratello, che invitava sempre alla fiducia, proprio come faceva nei suoi messaggi settimanali che, anche durante i mesi della sofferenza, ci inviava ogni domenica.

Ho ascoltato e riascoltato l’ultimo audio nel quale, dimostrando il suo legame con la musica e richiamando la canzone ‘Apriti cuore’ di Lucio Dalla, ci inviava la sua ultima esortazione, augurandoci ‘un cammino sempre bello, un andare avanti sempre per il meglio e una settimana serena e gioiosa’”.

Mi viene naturale pensare a Don Carlo – afferma un diciannovenne che fa parte del gruppo dei giovani della Chiesa di San Tommaso, di cui Don Carlo Franco era parroco – come a un nonno, un nonno che sa di dover trasmettere i valori più importanti del puro divertimento, a costo di sembrare un po’ noioso. Soprattutto quel nonno che sa divertirsi anche più dei nipoti, quando si presenta l’occasione. Mi ricordo un giorno, quando ero alle scuole medie (Adesso frequento l’Università) che dovevamo vederci col gruppo degli ‘ultrayoung’ (gruppo dei giovani della Chiesa di San Tommaso) per il nostro incontro settimanale. Era sempre un momento di gioia perché Betta, la capo scout del nostro gruppo, inventava sempre giochi, sfide e progetti nuovi per farci pregare, ascoltare testimonianze di felicità e sofferenza, riflettere insieme, ma sempre col sorriso, perché con lei non ci si poteva annoiare. Quel giorno Betta aveva avuto un contrattempo, e noi eravamo rimasti con Don Carlo, con cui, forse, avevamo un po’ meno confidenza e pensavamo di annoiarci, credendo di dover pregare il Rosario per un’ora intera. Ci avviammo verso il salone dove si svolgevano gli incontri, un ambiente spazioso in cui, a volte, giocavamo anche a calcio. Ci sedemmo ad aspettare Don Carlo, intento a cercare qualcosa nell’armadio. Don Carlo tornò con un pallone mezzo sgonfio e ci guardò con aria di sfida. Noi non capivamo e decidemmo di fare i finti tonti: ‘Don, che ci fa con un pallone in mano? Lo sa che è vietato giocare a calcio qui?’ E lui:’ infatti non è calcio, è palla prigioniera! Avanti, veloci, dividetevi in due squadre e giochiamo!’.

Iniziò così la partita di palla prigioniera più pazza che abbia mai giocato. All’ inizio eravamo titubanti, lanciavamo la palla senza troppa convinzione, ‘Ma gioca anche il Don? Non è che gli facciamo male se tiriamo troppo forte?’

Ormai avevamo iniziato a giocare e così lasciammo andare tutti i dubbi, lasciando spazio al solo divertimento, anche perché chi si stava divertendo più di tutti in quel momento era proprio Don Carlo. Aveva scelto appositamente un pallone leggero, un vecchio Super Tele, così da non far male a nessuno e avere la possibilità di scagliare il pallone con tutta la forza possibile.

Non giocava, come spesso fanno gli adulti, per far piacere ai ragazzini (sapeva che con dei tredicenni non avrebbe funzionato), lui giocava per un altro motivo, qualcosa che gli riempiva il volto di gioia.

Non ricordo chi vinse la partita, ma penso che quel pomeriggio avessimo vinto tutti perché, come dice Gaston Champignon, allenatore delle ‘Cipolline’, ‘Chi si diverte non perde mai!’”.

Don Carlo, per noi volontari del Museo Diocesano, era il direttore, avendo iniziato a occuparsi del Museo dal settembre del 2015, e dirigendolo con mano ferma, affetto e creatività (aveva l’animo dell’artista), fino a giovedì mattina del 26 gennaio, giorno di un particolare evento in Museo, prima della sua improvvisa, tragica fine. Il Museo Diocesano è diventato un organismo vivo, con mostre temporanee, eventi, conferenze, presentazioni di libri e scrittori, restauri di capolavori, tra cui il ‘Pagliotto d’altare’ del Paroletto, acquisizione di capolavori d’arte, quali il trionfo della morte di Giovan Battista della Rovere, il ‘Pagliotto d’altare’ del Bonzanigo. Amante e conoscitore dell’arte contemporanea (e per questo contestato dai suoi volontari), ha creato un piccolo settore, la Sala Golgota, destinata a ospitare opere di artisti contemporanei, molti dei quali ancora in vita.

Ha fortemente voluto una grande mostra, promossa tra settembre e novembre 2022, di un artista astratto assai noto che, provocando non pochi dibattiti, ha investito il Museo di una ventata d’interesse. La morte ce lo ha sottratto mentre stava impostando grandi progetti per il Museo, progetti che i suoi volontari cercheranno di realizzare per onorare la sua memoria”.

Ma con tutti i Diaconi che ci sono nella Diocesi – testimonia una persona del gruppo parrocchiale che ha ben conosciuto Don Carlo – proprio un Diacono ‘hooligan’ mi doveva capitare?”

Lo so, Don, sono una brutta bestia”.

Se tu fossi una brutta bestia, con me non saresti durata due mesi”.

Queste alcune battute della nostra ultima telefonata. Il nostro rapporto era fatto così, fatto di prese in giro, sfogarsi, costruire, scontrarsi, cercare equilibrio e tentare di fare progetti. Erano gli ingredienti vari di un rapporto quotidiano per oltre quattro anni. “Il bastone di Don Carlo”, così mi aveva chiamato qualcuno. Un bastone? Forse non è l’immagine giusta. Una canna fragile, alla quale sapeva di non potersi appoggiare completamente, senza avere brutte sorprese. Quando sono stato assegnato da Sua Eccellenza Monsignor Nosiglia, alla parrocchia del Duomo, un compagno di seminario di Cir (Don Carlo Franco), mi ha detto: ‘Sei veramente fortunato, Cir ti riconciglia con una certa idea di Chiesa’. Col tempo avrei compreso esattamente la dimensione di quella conciliazione. Non ci avrei messo mesi, ma giorni. Ero appena arrivato quando, agli amici più intimi, nella cui cerchia mi aveva prontamente incluso, è arrivato un messaggio di questo tenore: ‘C’è un pianoforte in Duomo e non è una cosa bella lasciarlo lì da solo; vi aspetto per un momento di condivisone con la musica’.

Nelle feste clandestine in Duomo c’era sempre un’atmosfera carbonara che si riconciliava con l’idea di Chiesa. Lo stesso compagno di seminario a cui confidai la mia destinazione dopo l’ordinazione diaconale mi disse: ‘ C’è una cosa che invidio tanto a Cir, che riesce a far suonare qualunque cosa’. Ogni oggetto, nelle sue manone forti e delicate, non poteva fare a meno di suonare. Persino uno strumento scordato”.

Don Carlo Franco – afferma un parrocchiano – si esprimeva in particolare tramite la musica e il canto. Si definiva autodidatta, amava preparare bela la celebrazione della Santa Messa con la musica e il canto per rendere la Liturgia più bella e partecipata. Gradiva inoltre condividere momenti ludici in cui cantava e suonava strumenti vari, il suo modo migliore per relazionarsi e comunicare”.

Ho conosciuto Don Carlo sei anni orsono durante la preparazione di un concerto in Duomo – spiega un maestro di musica – dedicato allo ‘Stabat mater’ di Boccherini, e scattò fra noi un’immediata simpatia. Ricordo ancora la prima volta che, invitato a cena da alcuni miei amici, imbracciò la chitarra e ci cantò ‘Il bombarolo’ di De Andrè. Scoprì poi che aveva una band, la “Scleralclero Band”, con la quale portava in giro un programma dal titolo ‘Carpe Deum’. Geniale, davvero geniale, con una onnivora conoscenza musicale e un talento naturale da far tremare i polsi a tanti maestri di Conservatorio. Fu lui che, dopo il successo di pubblico per quel fatidico ‘Stabat Mater’, circa settecento persone, suggerì di proporre altri eventi in Duomo. Nel 2017 nacque l’Accademia della Cattedrale di San Giovanni, quale centro d’irradiazione culturale ad ampio respiro, con tanto di orchestra, detta ‘I virtuosi dell’Accademia di San Giovanni’, e con un progetto ben definito dal nome ‘Lo spirituale nell’arte’. Alla prima riunione dei soci fu eletto Presidente per acclamazione, e ora più che mai continueremo a operare in rispetto alla sua bellissima intuizione e al suo sconfinato amore per la musica d’ogni tempo e genere”-

Una parrocchiana lo ricorda come una persona umile e accogliente, non potendo dimenticare, quella volta a cena, in cui ha suonato la chitarra creando una bellissima atmosfera.

Un altro parrocchiano rammenta come Don Carlo, in cima al campanile del Duomo, si fosse messo a raccontare tutte le province e le zone di montagna vicine a Torino.

Mi stupì perché conosceva anche la località di montagna frequentata da mio padre, Montoso. Seppur non l’abbia vissuto quanto altri, mi incuriosì la gioia con cui ci intratteneva”.

Don Carlo Franco – afferma una sua parrocchiana – era un uomo buono, un uomo solare che sapeva leggere nei sentimenti delle persone. L’ho conosciuto davanti a un piatto di cous cous. Si è dimostrato ospitale, pronto a sentire il mio racconto. Durante la prima Messa, nella Chiesa di San Tommaso, giunse la mia richiesta così strana.

Don, mi può benedire il mio digestivo?’; e lui lo fece con parole gentili, perché Don Carlo Franco era così, vicino a tutti, capace di cogliere le cose importanti e renderle semplici”.

L’Istituzione dei Musei Reali di Torino ricorda Don Carlo Franco come un grande amico.

Il 23 settembre scorso, a Palazzo Reale, abbiamo presentato il volume dal titolo ‘La Cappella della Sindone tra storia e restauro”, esito degli studi e delle ricerche che hanno raccolto il patrimonio di conoscenze sulla storia, i momenti dell’emergenza post incendio, gli studi e sperimentazioni che hanno condotto agli interventi di riabilitazione strutturale e di restauro architettonico del più importante monumento barocco europeo, parte del percorso di visita dei Musei Reali. Pensammo, per consentire a Don Carlo di partecipare all’evento, la presentazione andasse trasmessa in streaming. Il nostro carissimo amico partecipò da remoto. Don Carlo sarà sempre con noi, non solo ripensando ai numerosi eventi di comunicazione che hanno coinvolto i Musei Reali e il Duomo di Torino, ma soprattutto in ogni momento di gioia indimenticabile e insostituibile”.

Mara Martellotta

 

(Foto Massimo Masone – La Voce e il Tempo)

 

 

Con martello e scalpello tenta di rubare le offerte in chiesa

Due cittadini italiani di 56 e 52 anni sono stati arrestati dalla Polizia di Stato poiché gravemente indiziati del reato di tentato furto aggravato in concorso. Il più giovane dei due è stato anche deferito per il reato di resistenza a P.U.

Gli agenti del Commissariato di P.S. di Rivoli intervenivano presso una chiesa cittadina per la segnalazione di un credente che partecipava alla messa pomeridiana che avvertiva della presenza di due persone moleste in possesso di mazzetta e scalpello.

Al loro arrivo, gli agenti trovavano i due ancora all’interno della chiesa. Venivano sottoposti a controllo, nel corso del quale il cinquantaduenne non si mostrava collaborativo opponendo resistenza ai poliziotti. Nella circostanza, l’uomo veniva anche trovato in possesso di una pistola finta.

Dai racconti delle persone presenti in chiesa, emergeva che uno dei due, sotto l’occhio vigile del complice, sarebbe stato visto armeggiare nei pressi del raccoglitore delle offerte nel tentativo di impossessarsi delle monete contenute, senza però riuscirci.

Nella fase finale dell’intervento, inoltre, si veniva a conoscenza che la coppia sarebbe stata responsabile di un furto con destrezza perpetrato in precedenza in un farmacia di via Piol. Per tale ragione, entrambi gli arrestati venivano anche deferiti in stato di libertà per furto in trascorsa flagranza.

(foto di repertorio)

Ladro in pizzeria fa scattare l’allarme e finisce in manette

Era riuscito ad entrare nella pizzeria ma l’antifurto e il servizio di videosorveglianza hanno fatto scattare l’allarme. Una delle scorse notti i carabinieri di Moncalieri hanno arrestato un uomo di origine africana per tentato furto in un locale in zona Borgo Mercato. Era entrato dopo aver forzato una finestra, ma i carabinieri lo hanno preso prima che riuscisse a scappare con i soldi della cassa.