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Regina Margherita, l’ospedale dei bimbi del mondo

Questa mattina all’ospedale pediatrico Regina Margherita di Torino si è svolta la cerimonia di dedica dell’ospedale ai bambini del mondo, alla presenza del ministro degli Esteri Antonio Tajani, del presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, dell’assessore regionale alla Sanità Federico Riboldi, del commissario Franco Ripa e della direttrice del Dipartimento Patologia e Cura del Bambino Franca Fagioli, insieme ai bambini che sono in cura, accolti a Torino insieme alle loro famiglie. La scelta nasce dalla vocazione che il Regina Margherita ha consolidato negli anni accogliendo decine di piccoli pazienti da ogni angolo del mondo garantendo assistenza a cura a loro e ai famigliari.

 

«In questi mesi abbiamo lavorato per portare in Italia e curare tanti bambini da varie zone di guerra: ringrazio l’ospedale Regina Margherita e  il presidente Cirio perché hanno sempre risposto con generosità quando abbiamo chiesto alla Regione Piemonte di accogliere bambini rifugiati dall’Ucraina e dalla Palestina. Adesso sto guardando con grande preoccupazione alle condizioni di molti minori in Sudan. Un volo italiano arriverà in Sudan il giorno di Natale per consegnare beni alimentari; prima di Pasqua invieremo anche una nave carica di altri aiuti. Non escludo che chiederemo un aiuto alla Regione Piemonte per accogliere anche bambini dal Sudan, dove è in corso una guerra civile di cui si parla poco» dichiara il vicepremier e ministero degli Esteri, Antonio Tajani.

«Da oltre dieci anni l’ospedale Regina Margherita di Torino accoglie e cura bambini malati provenienti da ogni parte del mondo e in particolare dalle zone più difficili e dagli scenari di guerra, come è accaduto per i piccoli che siamo andati a prendere in Ucraina o per chi è arrivato dalla Striscia di Gaza, solo per citare gli esempi più recenti – dichiara il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio – Si tratta di decine di bambini che nei loro Paesi non avrebbero potuto avere le cure necessarie e che qui invece le hanno trovate e sono stati accolti insieme alle loro famiglie, perché, quando si ammala un bambino, si ammala tutta una famiglia, e curare lui significa prendersi cura anche dei genitori e dei fratelli. Ed è quello che si fa qui, abbracciando chi ha bisogno di una cura che è sì del corpo, ma anche dell’anima. Oggi scegliamo quindi di dedicare questo ospedale, che è un’eccellenza della nostra sanità piemontese, ai bambini del mondo, perché ovunque, nel mondo, i bambini devono sapere che a Torino c’è un luogo dove, se hanno bisogno, possono essere accolti e curati. E di questo vogliamo ringraziare il ministero degli Esteri, e il ministro Tajani, con cui collaboriamo per portare qui i bambini, e i nostri medici e il nostro personale sanitario per il loro lavoro quotidiano e straordinario».

 

«Il Regina Margherita è da sempre un luogo di cura, ma oggi diventa anche un simbolo universale di solidarietà e speranza. Dedicare questo ospedale ai bambini del mondo significa riconoscere il valore di una sanità che non conosce confini e che mette al centro la tutela dei più fragili, indipendentemente dalla loro provenienza o dalle tragedie che hanno vissuto – aggiungono gli assessori alla Sanità, Federico Riboldi, e alla Cooperazione internazionale, Maurizio Marrone – Qui, ogni giorno, professionalità straordinarie si uniscono a un profondo senso di umanità per offrire cure, protezione e futuro a bambini colpiti dalla guerra e da gravi malattie. Come Regione Piemonte siamo orgogliosi di sostenere un presidio che rappresenta un’eccellenza clinica e, al tempo stesso, un messaggio potente di pace e cooperazione internazionale».

 

«Lospedale Infantile Regina Margherita è molto più di un ospedale: è un luogo in cui l’eccellenza clinica si unisce all’umanità della cura. Accogliamo bambini da tutto il mondo, prendendoci cura di loro e delle loro famiglie in modo globale, con attenzione alla persona, alle relazioni e al futuro senza distinzione di nazionalità, lingua o provenienza, affermando il diritto universale alla cura e alla speranza. Per questo il Regina Margherita è davvero l’ospedale dei bambini del mondo», spiega la direttrice Franca Fagioli.

L’ospedale Regina Margherita rappresenta da oltre un secolo un punto di riferimento fondamentale per la cura dei bambini. Nato con una forte vocazione pediatrica, è diventato nel tempo un simbolo di accoglienza, ricerca e innovazione medica. Qui, ogni giorno, medici, infermieri e operatori sanitari lavorano con competenza, dedizione e umanità per garantire cure altamente specialistiche ai piccoli pazienti, provenienti non solo dall’Italia ma anche da numerosi Paesi del mondo.

Il Regina Margherita viene dedicato come “Ospedale dei bambini del mondo” per la sua capacità di coniugare l’eccellenza scientifica con una profonda attenzione alla dimensione umana della cura, accogliendo piccoli pazienti e le loro famiglie provenienti da contesti geografici e culturali molto diversi tra loro. Accanto alle terapie all’avanguardia e alla ricerca clinica, l’ospedale offre supporto psicologico, assistenza alle famiglie e percorsi pensati per rendere l’esperienza ospedaliera il meno traumatica possibile per i bambini, grazie anche al lavoro dei mediatori culturali, che facilitano la comunicazione e l’integrazione tra famiglie straniere e il personale sanitario.

Grazie al contributo del Terzo Settore, e in particolare della signora Maria Teresa Lavazza con ADISCO, a partire dal 2013 sono state realizzate o riqualificate importanti strutture dell’ospedale Infantile Regina Margherita di Torino, tra cui ad esempio il Day Hospital e l’Ambulatorio di Oncologia ed Ematologia pediatrica, l’Isola Margherita, il Pronto Soccorso Pediatrico e alcuni reparti di degenza. Questi interventi rappresentano non solo un significativo passo avanti nell’ammodernamento dell’ospedale, ma anche un’innovazione tecnologica e culturale orientata al benessere complessivo della persona. L’obiettivo è stato quello di costruire ambienti di cura strutturati, accoglienti e flessibili, capaci di rispondere non solo alle esigenze clinico-assistenziali, ma anche a quelle educative e ricreative dei pazienti e delle loro famiglie. 

Si tratta di creare uno “spazio che cura” che si avvicini il più possibile agli ambienti di vita quotidiana del bambino e che gli consenta di guardare all’esterno, perché per i bambini, gli adolescenti e le famiglie ospedalizzate, tutto quello che c’è fuori assume la connotazione di futuro. 

Negli ultimi tre anni, l’ospedale ha accolto più di 100 bambini con i loro familiari provenienti dall’estero, di cui un terzo dai Paesi dell’Europa dell’Est, un terzo dall’Asia e dal Medio Oriente, e un terzo dall’Africa e dal Sud America. Questi dati confermano il ruolo internazionale del Regina Margherita e sottolineano l’impegno nell’offrire accoglienza, cure specialistiche e supporto umano a chi affronta viaggi complessi e situazioni di grande fragilità.

Negli stessi anni, l’ospedale ha accolto nuclei familiari provenienti da contesti di guerra e di emergenza umanitaria, in particolare 39 famiglie dall’Ucraina e 15 dalla Striscia di Gaza, consolidando il suo ruolo internazionale anche nei momenti di crisi globale. L’accoglienza ha richiesto un impegno coordinato tra Autorità nazionali e regionali, Organizzazioni umanitarie, ospedale e associazioni di volontariato, e si è configurata come una presa in carico globale e multidimensionale del paziente pediatrico e del suo nucleo familiare. Questo percorso ha compreso assistenza medica specialistica, supporto psicologico modulato in base alle esigenze dei bambini e dei caregiver (con metodologie evidence based per la stabilizzazione emotiva, interventi di gioco simbolico e tecniche di autoregolazione), interventi sociali ed educativi, continuità scolastica e inclusione sociale, oltre a supporto post dimissione, sempre nel rispetto delle specificità culturali e religiose. Fondamentale è stato il contributo dei mediatori culturali, che hanno facilitato la comunicazione, garantito la comprensione reciproca e sostenuto l’integrazione delle famiglie nel percorso di cura. In questi contesti drammatici, accogliendo bambini feriti o gravemente malati e collaborando con reti umanitarie e sanitarie internazionali, l’ospedale ha dimostrato come la medicina possa diventare strumento di solidarietà, pace e tutela dei più fragili.

Investita in via Buenos Aires: 76enne grave al CTO

È rimasta investita da un’auto ed è stata trasportata in codice rosso al CTO: grave una donna di 76 anni. L’incidente è avvenuto nella serata di ieri in via Buenos Aires, all’altezza del civico 27. La donna ha riportato un trauma cranico e nella mattinata è previsto un intervento chirurgico per stabilizzare una frattura al bacino. La prognosi resta riservata. Sul posto sono intervenuti la polizia locale e due ambulanze per prestare i soccorsi.

VI.G

Diretta su TikTok tradisce un 47enne ricercato: arrestato a Poirino

Stava facendo una diretta su TikTok insieme alla fidanzata ed è così che i carabinieri di Poirino lo hanno sorpreso e arrestato, poiché ricercato. L’uomo, 47 anni, residente nella frazione Appendini, era irreperibile dallo scorso ottobre ed è stato individuato dai carabinieri di Chieri grazie a lunghi monitoraggi sul web. Dopo aver seguito l’ennesima diretta social, i militari sono risaliti alla sua abitazione e hanno eseguito un provvedimento di carcerazione emesso dalla Procura di Ivrea. L’uomo dovrà scontare una pena di due anni e mezzo di reclusione per reati contro il patrimonio commessi in Piemonte e in altre regioni.

VI.G

MOBA lancia la seconda edizione de “Il piccolo urbanista 2.0”

Il MOBA – Movimento per i Bambini ODV annuncia l’avvio della seconda edizione del progetto “Il piccolo urbanista 2.0 – connessi al presente, costruttori del futuro”, un percorso educativo di cittadinanza attiva rivolto agli studenti della scuola primaria e secondaria di primo grado, realizzato in partenariato con la Fondazione Educatorio della Provvidenza ETS e ADN Associazione Diritti Negati, e con il contributo di Regione Piemonte. Il rigetto nasce da una domanda semplice e potente: possono gli studenti diventare protagonisti del cambiamento urbano? Con “Il piccolo urbanista 2.0” tutto questo è possibile, è il motore stesso di un cambiamento: far parlare i giovani per immaginare un futuro ideale della città. Gli studenti sono così chiamata ad analizzare e ripensare i propri quartieri, diventando dei veri costruttori di futuro, capaci di immaginare città più inclusive, sostenibili e a misura di persona. Il progetto è rivolto alle classi quarte e quinte della scuola primaria e al primo biennio della scuola secondaria di primo grado. L’obiettivo è quello di formare cittadini consapevoli, capaci di leggere criticamente il territorio e di proporre soluzioni concrete per migliorare la qualità della vita urbana. Il percorso si articola in tre fasi: la prima è dedicata all’apprendimento in classe attraverso la piattaforma digitale piccolourbanista.org, con contenuti multimediali pensati per studenti e insegnanti. La seconda fase prevede l’esplorazione critica del territorio attraverso laboratori pratici, attività interattive e passeggiate urbanistiche di quartiere, finalizzate alla mappatura degli spazi urbani. La terza fase riguarda la produzione creativa: ogni classe elaborerà il proprio progetto di quartiere ideale. Gli studenti più piccoli lo faranno in forma libera, mentre i più grandi daranno vita a un avatar basato sull’IA, un vero e proprio consulente digitale pensato per la comunità. A supporto del percorso formativo, sono previste schede didattiche e infografiche per rendere accessibile l’apprendimento. I temi comprendono mobilità sostenibile, inclusione, benessere psicofisico, educazione alimentare, finanziaria e alfabetizzazione digitale. I contenuti sono curati da esperti del settore e da realtà di rilievo come Intesa Sanpaolo Innovation Center e il Museo del Risparmio.

Le migliori idee elaborate saranno premiate all’interno di un contest e avranno l’opportunità di essere presentate alle istituzioni pubbliche come proposte e istanze provenienti dal territorio. Il progetto si svolgerà fino a maggio 2026, e coinvolgerà una rete di partner ed eventi territoriali. Con “Il piccolo urbanista 2.0”, MOBA valorizza i giovani come agenti attivi di cambiamento, restituendo alla scuola un ruolo centrale nella costruzione delle città del futuro, e promuovendo una città consapevole e orientata al domani.

Mara Martellotta

Al via la sesta campagna di ANAP Piemonte contro le truffe agli anziani

Un reato ogni due minuti ai danni degli anziani. Un trend che non accenna a diminuire, anzi si consolida e aumenta, soprattutto se i reati corrono sul web. A snocciolare i numeri è l’ANAP, che nei giorni scorsi ha incontrato il Ministro dell’Interno Piantedosi per lanciare la nuova edizione della campagna “Più sicuri insieme”. La campagna si avvale del supporto del servizio analisi criminale della direzione centrale della Polizia Criminale, e punta a sensibilizzare la popolazione anziana sul tema della sicurezza, prevedendo la distribuzione in tutta Italia di vademecum e dépliant che contengano poche e semplici regole suggerite dalle Forze di Polizia per difendersi dai rischi di truffe, furti, raggiri e rapine in casa, sui mezzi di trasporto, nei luoghi pubblici, ma anche utilizzando internet. Viene messa a disposizione una linea dedicata per fornire assistenza e indicazioni, oltre che per aiutare a sporgere denuncia. Il consiglio è quello di rivolgersi cin fiducia alle Forze di Polizia per segnalare atteggiamenti sospetti e denunciare situazioni di pericolo, utilizzando il numero unico 112 in caso di emergenza.

Gli ultimi dati a disposizione del Ministero dell’Interno fotografano una situazione al limite: in un anno, in Italia, 244 mila persone over 65 sono state vittime di furti, rapine e truffe.

L’analisi dell’Ufficio Studi mette in luce una tendenza netta pari a +14,9% di vittime anziane in Italia. Una dinamica che conferma un punto critico. Gli over 65 mostrano maggiore vulnerabilità verso le tecniche di raggiro più sofisticate, spesso veicolate attraverso smartphone, mail e social. Gli esempi più comuni sono quelli che avvengono allo sportello bancomat o in casa, con Enti socio-assistenziali, aziende di servizi, gas, energia elettrica, iniziative di parrocchia o associazioni religiose; poi ci sono le insidie del telefono cellulare e le frodi bancarie, circostanze che vengono vissute con ansia e preoccupazione, quando bastano pochi accorgimenti per prevenire i pericoli più diffusi.

“I dati generalizzati sono sovrapponibili alla condizione che registriamo anche nel nostro territorio – commenta Giuseppe Falcocchio, presidente ANAP Piemonte – purtroppo continua  a essere troppo alta la percentuale di anziani che cade nella rete di truffatori senza scrupoli. Persiste una ritrosia alla denuncia una volta rimasti vittime degli impostori”.

Il fenomeno si innesta in un quadro demografico che pesa sempre di più sulla sicurezza. L’IRES Piemonte ipotizza che nel 2038 le persone over 60 potrebbero essere il 29,5 % della popolazione.

“Le truffe agli anziani – conclude Falcocchio – non sono solo reati, ma veri attacchi alla dignità delle persone. È una battaglia culturale prima ancora che di sicurezza pubblica. La sicurezza degli anziani è un tema sociale, culturale e civile che riguarda l’intera comunità, che passa dalla sensibilizzazione, dall’informazione e dalla prevenzione. Diventa strategico creare una rete di protezione familiare e sociale. Figli, nipoti, amici e operatori socio-sanitari devono essere coinvolti attivamente nel sensibilizzare gli anziani su questi rischi”.

Mara Martellotta

Quasi 1 milione di euro dalla Regione Piemonte per il libro e la lettura

Un investimento complessivo di 974 mila e 800 euro sostiene la promozione del libro e della lettura, i premi e i concorsi letterari: la Regione Piemonte conferma il proprio impegno a favore della cultura come strumento di crescita e sviluppo. Con l’approvazione  della graduatoria 2025, sono stati finanziati 61 progetti su tutto il territorio regionale. Le risorse, stanziate nell’ambito della Legge Regionale 11/18 per il programma triennale della cultura 2025/2027, sono destinate a enti pubblici e soggetti privati senza scopo di lucro che operano nella valorizzazione del libro e nella promozione della creatività letteraria. Si tratta di un bando che ha ricevuto molte domande, a evidenziare la qualità del sistema culturale piemontese. Il finanziamento complessivo è di quasi 2 milioni di euro, ed è articolato su due linee di intervento principali: la promozione del libro e della lettura, che concentra la quota prevalente delle risorse, sostenendo festival, rassegne e iniziative educative, oltre a progetti di avvicinamento alla lettura dedicati a tutte le fasce d’età, premi e concorsi letterari per valorizzare il talento e incentivare nuovi progetti culturali. Nel dettaglio 784 mila euro sono destinati a soggetti privati senza scopo di lucro e 190 mila e 800 a enti pubblici con una ripartizione delle risorse tra le annualità 2025/2026 attraverso acconti e saldi a garanzia della sostenibilità e della continuità dei progetti finanziati.

“Questo intervento  – dichiara l’assessore alla Cultura, Marina Chiarelli – rappresenta una scelta politica chiara. Investire nel libro e nella lettura significa investire nella crescita culturale e civile delle nostre comunità. Sosteniamo iniziative che rafforzano l’accesso alla cultura, promuovono il pensiero critico e contribuiscono a rendere il Piemonte un territorio sempre più attento alla formazione, alla creatività e alla partecipazione.”

Il bando si inserisce in una strategia regionale che riconosce la cultura come infrastruttura educativa e sociale, capace di generare impatto duraturo, rafforzare le reti territoriali e il lavoro di associazioni, enti locali e operatori culturali. Con questo investimento la Regione Piemonte consolida il proprio ruolo di laboratorio nazionale di politiche culturali puntando su un modello che integra sostegno pubblico, qualità progettuale e attenzione ai territori, nella convinzione che il libro e la lettura siano strumenti fondamentali per costruire il futuro.

Mara Martellotta

Massimo Cacciari alla fraternità della Madia

Domenica 14 dicembre, la fraternità della Madia ha accolto molte persone venute ad ascoltare Massimo Cacciari. Fr. Enzo Bianchi ha presentato Cacciari, non solo come filosofo, ma soprattutto come voce morale capace di interpretare in profondità il tempo presente. “Il suo intervento – ha ricordato Bianchi – si colloca nel cammino spirituale che ci conduce al Natale, ma affronta un tema che riguarda tutti, credenti e non, poiché tocca le radici stesse della cultura europea e della sua idea di umanità”.
Massimo Cacciari ha invitato a riflettere sul significato del Concilio di Nicea, considerandolo un evento decisivo non solo per la teologia cristiana ma per l’intera civiltà europea. A Nicea, infatti, sono state definite le sorti dell’essenza del cristianesimo, con la domanda fondamentale rivolta da Gesù ai suoi discepoli: «Chi credete che io sia?». Ed è proprio dal tentativo di rispondere a questa domanda,
che si è aperta una frattura decisiva.
La controversia che condusse al Concilio nacque dal tentativo di definire il rapporto tra il Figlio e il Padre e trovò la sua espressione più radicale nella posizione di Ario, presbitero alessandrino, secondo il quale Gesù, pur essendo divino, non sarebbe Dio in senso pieno, ma una creatura generata dal Padre, a sua immagine e somiglianza, senza essere consustanziale a lui.
Secondo Cacciari, questa impostazione difende l’unità assoluta di Dio, ma indebolisce il cuore dell’annuncio cristiano. Se il Figlio non è pienamente Dio, il cristianesimo perde la sua specificità: non avrebbe più senso chiamarsi “cristiani”, poiché la figura di Cristo si ridurrebbe ad un semplice strumento o intermediario del Padre.
La decisione di Nicea, sostenuta in particolare da Atanasio il Grande, affermava invece l’omousia: Padre e Figlio sono della stessa sostanza, pur restando distinti come persone. Questa affermazione introdusse una concezione radicalmente nuova dell’unità. Non si tratta di un’unità astratta o monarchica, ma di un’unità che è relazione: Dio non è solitudine, ma comunione. Proprio questa impostazione rende necessaria la riflessione sullo Spirito, inteso come espressione della relazione viva tra Padre e Figlio.
Secondo Cacciari, solo se il Figlio è pienamente Dio si può parlare di una salvezza autentica e di una reale divinizzazione dell’umano. Al tempo stesso, egli richiama un altro elemento essenziale del dogma: l’unità di Dio non è mai completamente dicibile, ma resta sempre oltre ciò che il linguaggio umano può esprimere. Dimenticare questo limite significherebbe ridurre la teologia ad un esercizio puramente razionale e smarrire il mistero che attraversa l’annuncio cristiano.
La soluzione di Nicea, conclude Massimo Cacciari, non offre una risposta semplice né rassicurante, perché afferma un paradosso che impedisce di ridurre Dio a uno schema logico chiuso. Dio è una relazione viva e, per questo, egli non si impone come potere assoluto: lascia spazio alla libertà, e quindi anche alla possibilità del rifiuto.
In tal senso, Nicea ha inaugurato un’epoca in cui l’essere umano è chiamato a una relazione libera con Dio. Questa libertà può spingersi fino all’allontanamento e al tradimento, come nella parabola del figlio prodigo, ma non elimina mai la possibilità di un ritorno. L’attualità del Concilio di Nicea risiede proprio in questa visione della fede, come relazione libera e responsabile, che interpella l’umano di fronte al mistero di Dio senza costringerlo. Attendere il Signore nel nostro tempo.

IRENE CANE

Askatasuna, Torino il giorno dopo

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Torino vive una giornata di forte tensione all’indomani dello sgombero del centro sociale Askatasuna, avvenuto ieri nello stabile di corso Regina Margherita che per quasi trent’anni è stato uno dei luoghi simbolo dei movimenti cittadini. L’intervento delle forze dell’ordine è scattato nelle prime ore del mattino con un’operazione coordinata che ha portato alle perquisizioni all’interno dell’edificio e, successivamente, alla sua liberazione e al sequestro dello stabile. L’azione si inserisce in un’indagine più ampia legata a episodi di scontri e disordini verificatisi negli ultimi mesi durante alcune manifestazioni, episodi che secondo gli inquirenti avrebbero avuto collegamenti con l’area di riferimento del centro sociale.

La notizia dello sgombero ha provocato una reazione immediata. Già nel corso della giornata di ieri, e poi in serata, si sono svolti presidi e proteste nei pressi dell’edificio, con slogan e striscioni contro il governo e contro le istituzioni locali. In alcuni momenti la tensione è salita e si sono registrati contatti tra manifestanti e forze dell’ordine, che sono intervenute per contenere la situazione ed evitare un peggioramento dell’ordine pubblico. Il clima resta comunque teso, mentre in città continua il dibattito sulle modalità e sulle conseguenze dell’intervento.

Sul piano politico, lo sgombero ha diviso nettamente. Dal governo e dai partiti di centrodestra è arrivato un sostegno deciso all’operazione, considerata un atto necessario per ristabilire legalità e sicurezza e per porre fine a una situazione ritenuta non più tollerabile. Di segno opposto le reazioni provenienti dalla sinistra politica, dai movimenti e da parte del mondo sindacale, che parlano di una scelta repressiva e di un atto politico mirato a colpire uno spazio di aggregazione e di conflitto sociale, in un contesto di crescente rigidità nella gestione delle proteste.

Il Comune di Torino, con il sindaco Stefano Lo Russo, ha spiegato che la decisione è legata al venir meno delle condizioni previste da precedenti accordi con Askatasuna, richiamando le valutazioni espresse dalla Prefettura e dagli organi di sicurezza. Nel frattempo, per domani è prevista una manifestazione di sostegno al centro sociale, annunciata dai movimenti cittadini come risposta allo sgombero e come momento di mobilitazione contro quella che viene definita una stretta repressiva. Il “day after” restituisce così l’immagine di una città divisa, in cui lo sgombero di Askatasuna rischia di aprire una fase di conflitto più ampia, con possibili ripercussioni non solo a livello locale ma anche nel dibattito nazionale sul rapporto tra istituzioni, sicurezza e dissenso.

Odontoiatra cancellato dall’Albo curava ancora pazienti: studio sequestrato

Continuava ad esercitare la professione di odontoiatra nonostante fosse stato radiato dall’Ordine: per questo uno studio dentistico è stato posto sotto sequestro.

È accaduto a Torino, dove un’indagine avviata già nel 2022 aveva individuato un medico chirurgo-odontoiatra cancellato dall’Ordine professionale tre anni fa. Nel corso di un’ispezione, i carabinieri del NAS di Torino hanno sorpreso l’uomo mentre stava effettuando prestazioni sanitarie su alcuni pazienti. Il professionista era quindi pienamente a conoscenza della cancellazione dall’Ordine, avvenuta nell’agosto scorso.

Al termine dell’ispezione, lo studio dentistico è stato posto sotto sequestro preventivo su disposizione dell’autorità giudiziaria.

VI.G

Il Rettore del Politecnico Stefano Corgnati nella Giunta della CRUI

Stefano Corgnati, Rettore del Politecnico di Torino, è stato eletto oggi nella Giunta della CRUI -Conferenza dei Rettori delle Università Italiane con il maggiore numero di preferenze. Già Delegato della Presidente CRUI per il Trasferimento Tecnologico, Terza missione, Musei e Sport, il Rettore del Politecnico di Torino entra nell’organo esecutivo della Conferenza insieme ad altri quattro Rettori eletti oggi: Giuseppe Peter Vanoli, Rettore dell’Università del Molise; Sergio Cavalieri, Rettore dell’Università di Bergamo; Liborio Stuppia, Rettore dell’Università di Chieti e Pescara;  Giovanni Cuda, Rettore dell’Università “Magna Graecia” di Catanzaro.

“Ringrazio tutte le Rettrici e i Rettori che mi hanno votato oggi, accordandomi la loro fiducia in un fondamentale momento per il percorso di sviluppo della CRUI – commenta il Rettore Stefano Corgnati – da oggi, oltre che per le deleghe già assegnatemi, si inizia a lavorare con entusiasmo e impegno con la Giunta e con la Presidente Laura Ramaciotti per rafforzare sempre di più il ruolo della CRUI come interlocutore istituzionale, per valorizzarla come spazio comune di confronto e come amplificatore di opportunità per il sistema universitario italiano. Ringrazio infine i Rettori che si sono presentati all’elezione con pieno spirito di servizio per il bene comune della CRUI, e i miei complimenti ai colleghi oggi eletti”.

La Giunta CRUI è composta dall’attuale presidente Laura Ramaciotti, Rettrice dell’Università di Ferrara, e da altri 12 componenti eletti dall’Assemblea. L’organismo ha il compito di formulare proposte, individuare tematiche ed effettuare analisi sul sistema universitario nazionale, da sottoporre all’Assemblea della CRUI. Inoltre, la Giunta delibera sulle materie relative a procedure, accordi e convenzioni utili a realizzare il coordinamento delle autonomie universitarie, la promozione e l’adozione di modelli migliorativi per le università, e la valorizzazione di attività nei vari campi di gestione degli atenei.

Mara Martellotta