Dopo la separazione il figlio 20enne stava dalla parte della mamma. Per questo il padre, un italiano 46enne, con una pistola semiautomatica, si è recato al bar gestito dal ragazzo, a Madonna di Campagna, per ucciderlo. Ama quando stava per sparare l’arma si è inceppata. L’uomo, conosciuto dalle forze dell’ordine, è fuggito, ma gli agenti della Squadra Mobile l’hanno cercato e arrestato. da tempo minacciava e aggrediva l’ex compagna e il giovane. L’arma che l’uomo ha puntato contro il 20enne non è stata ancora trovata e le ricerche sono in corso. Dopo essersi inceppata, pare che a strappargli di mano la pistola sia stato il figlio minore di 13 anni, che ha assistito alla scena.
Una volta dimostrata la pericolosità sociale degli indagati, gli uomini della Gdf hanno analizzato conti bancari, terreni e auto, confrontando il tutto con i redditi dichiarati negli ultimi 15 anni.
Si aggirerebbe intorno ai due milioni di euro, il valore dei beni confiscati dalla Guardia di Finanza di Torino, nei campi nomadi della città. Sulla base delle indagini svolte dai finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria, il Tribunale di Torino ha emesso un provvedimento di confisca di beni mobili, immobili e disponibilità finanziarie, nei confronti di 26 persone a cui è stata riconosciuta un’enorme incongruenza tra i beni posseduti e l’inesistenza di redditi fiscalmente dichiarati. L’indagine ha preso vita qualche anno fa quando, dopo le prime verifiche sui residenti dei vari campi nomadi sparsi per la città, è emerso che alcuni di loro fossero proprietari di terreni, auto e conti corrente senza mai aver avuto un lavoro e di conseguenza un reddito. Gli investigatori nel corso di questi anni hanno raccolto molte prove che confermerebbero come la maggior parte dei 26 indagati, vivesse grazie al bottino dei furti commessi nel torinese: tutti gli immobili, le autovetture e il denaro in possesso degli indagati, non parrebbero giustificabili da alcuna lecita fonte di ricchezza. In base a tali indagini, il Tribunale di Torino ha disposto la confisca di tutto il patrimonio.
Avvocato spara a cliente e lo uccide
DALLA PUGLIA
L’ avvocato stava ricevendo un cliente in uno studio legale, quando c’è stata una violenta discussione e poi si sono sentiti gli spari con una pistola calibro 9×21 che il legale ha scaricato contro il suo assistito, uccidendolo. Ha infine chiesto ai colleghi di chiamare i carabinieri. La tragedia, avvenuta a Oria vede come presunto omicida volontario Fortunato Calò, di 47 anni, avvocato civilista, mentre la vittima è Arnaldo Carluccio, di 45 anni, di Torre Santa Susanna, con piccoli precedenti penali. Il suo corpo è stato trovato in una pozza di sangue. Calò ha aspettato l’arrivo dei carabinieri e ha consegnato loro la pistola. poi si è fatto condurre in caserma dove in serata è stato ascoltato e trasferito in carcere.
Prostituta a 14 anni: sei arresti
A Torino dalla Romania per fare la babysitter, ma l’hanno messa in strada, costretta a prostituirsi. L’organizzazione criminale è stata smantellata dalla polizia. C’era una quattordicenne, partita dal suo paese poco più che bambina, tra le ragazze sfruttate da due gang criminali che si spartivano le strade della periferia torinese. Sei le persone in carcere, tutte di origine romena, due gli obblighi di firma. Una banda, aveva a capo un 52enne soprannominato ‘Costica’ e aveva il controllo di corso Orbassano. La seconda era capeggiata da un altro romeno 37enne, che gestiva il mercato sessuale in corso Grosseto.
A Palazzo di Giustizia a Torino la pm Rossella Salvati ha chiesto una pena di 4 anni e l’interdizione all’esercizio professionale per Germana Durando, medico di base e omeopata accusata di omicidio colposo. Per l’accusa la colpa dell’imputata è “grave, ostinata e inscusabile. Ha proposto alla sua paziente un percorso senza fondamenti scientifici, portandola alla morte”. Secondo l’accusa, l’imputata, seguace delle teorie del tedesco Hamer, che sostiene la medicina alternativa per la lotta contro i tumori, sarebbe la responsabile della morte , nel 2014, di una donna malata di cancro. La pm ha chiesto al giudice di applicare una sentenza esemplare che dimostri che “chi cura i malati con teorie strampalate e ne causa la morte, risponde di omicidio”.
Un lancio dell’Ansa di poco dopo le 19 dà notizia di un uxoricidio a Pinerolo, dove un uomo di 64 anni avrebbe accoltellato in casa la moglie di 52 anni uccidendola. Sarebbe stato lo stesso uomo a chiamare i carabinieri e a confessare il delitto: “Venitemi a prendere”. I militari stanno intervenendo nella stradale di Poirino.
Sperona la vettura dell’ex moglie, dopo averla aspettata fuori dal lavoro. La donna ha cercato di scappare a piedi, lui l’ha accoltellata ferendola in modo grave. L’aggressione è avvenuta a Borgo Vercelli. I carabinieri hanno fermato l’ex marito. Sembra che la coppia di italiani, separata , litigasse da tempo. L’ex è stata colpita all’addome, e l’ambulanza l’ha trasportata all’ospedale Sant’Andrea di Vercelli, dove i sanitari la stanno sottoponendo a intervento chirurgico.
Pedone investito e ucciso
Aveva 72 anni il pedone che è stato investito e ucciso, questa mattina in corso Francia a Collegno. Stava attraversandola strada nei pressi del mercato di Santa Maria, ed è stato travolto da una Peugeot. Carabinieri e polizia municipale stanno cercando di ricostruire i fatti per capire se la vittima fosse o meno sulle strisce pedonali.
84 Sottotenenti dell’Esercito, 77 dell’Arma dei Carabinieri e 9 ufficiali stranieri provenienti da Afghanistan, Armenia, Marocco, Niger, Senegal e Thailandia hanno completato presso il Centro di Eccellenza per le Unità di Polizia di Stabilità (COESPU) di Vicenza un modulo formativo sulla tutela dei diritti umani e sull’applicazione del diritto internazionale umanitario nelle crisi internazionali. L’attività didattica è stata organizzata dalla Scuola Ufficiali dei Carabinieri di Roma in collaborazione con il Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito di Torino, la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e le Università di Padova e John Hopkins di Bologna. Attraverso l’alternanza di lezioni frontali ed esercitazioni pratiche condotte esclusivamente in lingua inglese, nei quattro giorni di formazione gli allievi hanno potuto familiarizzare con le principali problematiche che insorgono nelle situazioni operative in cui all’uso della forza deve corrispondere la tutela dei diritti umani. Sia i giovani ufficiali che gli studenti universitari si sono confrontati con scenari nei quali è stata simulata la salvaguardia o la violazione delle principali norme di diritto umanitario. Fra le tematiche affrontate si sono rivelati di particolare interesse l’uso dei droni, le ostilità in ambiente urbano, i rastrellamenti e i check-point, la messa in sicurezza di una fossa comune. Suddivisi in gruppi di lavoro misti, i frequentatori hanno esaminato i lineamenti storici e teorici di un ambito disciplinare indubbiamente complesso guidati da insegnanti militari e docenti universitari. Le nozioni apprese in aula sono state quindi messe in pratica sul terreno durante
l’esercitazione finale svolta con il supporto di unità della I e II Brigata Mobile Carabinieri e del Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche. L’analisi in sede di debriefing dei risultati conseguiti ha suggellato la conclusione di un modulo che vede operare in stretta sinergia Esercito, Arma dei Carabinieri, mondo accademico e agenzie internazionali con il fine di implementare la reciproca conoscenza fra i futuri protagonisti delle missioni internazionali, perfezionarne il profilo culturale e ampliare gli spazi per una sempre più efficace operatività interforze.
La settima “ marcia per ricordare” Emanuele Artom
Venerdì 31 Marzo si terrà a Torino la settima edizione de “Una marcia per ricordare”, in memoria di Emanuele Artom, il giovane insegnante partigiano ebreo trucidato dai nazisti il 7 aprile del 1944. La manifestazione sarà organizzata dalla Comunità Ebraica di Torino, in collaborazione con quelle di Vercelli e Casale Monferrato, con la Città di Torino e la Comunità di Sant’Egidio. Il corteo partirà alle 11.00 del 31 Marzo dalla stazione ferroviaria di Porta Nuova, nei pressi della lapide dedicata ai deportati al binario n.17, e si snoderà lungo il tragitto verso la Scuola Ebraica intitolata ad Artom e si concluderà in Piazzetta Primo Levi. Lì, nella zona antistante la Sinagoga, sono previsti gli interventi delle autorità, di rappresentanze delle scuole torinesi e di quella della Comunità Ebraica, seguiti da un momento musicale. Il tema al centro della riflessione collettiva di quest’anno sarà “l’indifferenza”, come emerge dagli stessi Diari lasciati da Emanuele Artom. La manifestazione gode del patrocinio del Consiglio regionale e del Comitato Resistenza e Costituzione che sarà rappresentato dal vicepresidente dell’assemblea di Palazzo Lascaris, Nino Boeti. Emanuele Artom (Aosta ,23 giugno 1915 –Torino, 7 aprile 1944 ) era nato in una famiglia d’intellettuali ebrei aperta agli ideali di libertà e giustizia e si era laureato in lettere all’Università di Milano, a pieni voti e con lode. Non poté tuttavia dedicarsi, come avrebbe voluto, all’insegnamento, prima per il fatto che non aveva aderito mai a organizzazioni fasciste, poi per l’adozione delle leggi razziali. Si dedicò così alle ricerche storiche, collaborando al Grande dizionario enciclopedico della UTET, traducendo per l’Einaudi Le storie di Polibio e Il secondo libro di Erodoto. Emanuele Artom che, nonostante le persecuzioni razziali e lo scoppio della Seconda guerra mondiale, rifiutò sempre di riparare in Svizzera, nel maggio del 1943 si iscrisse al Partito d’Azione. Subito dopo l’armistizio, il giovane intellettuale si arruolò (col nome di copertura di Eugenio Ansaldi) tra i partigiani, come delegato azionista in una formazione garibaldina di Barge comandata da Pompeo Colajanni. Diventò poi commissario politico delle bande “Italia Libera” in Val Pellice e in Val Germanasca. Quando, nel corso di un rastrellamento, Artom cadde nelle mani dei
fascisti, venne trasferito nelle carceri di Luserna San Giovanni. Un fascista, al quale aveva salvato la vita, lo denunciò come ebreo e la sua condizione si fece ancora più drammatica. Le torture cui venne sottoposto non bastarono a strappargli informazioni sulla Resistenza, così il 31 marzo del 1944 Emanuele Artom venne trasferito alle “Nuove” di Torino, nel “braccio” tedesco. Le sevizie che i suoi aguzzini gli infliggono, furono tali da causarne la morte. I fascisti si liberarono del cadavere, che non è mai stato ritrovato e che forse è stato sepolto sulla riva del Sangone. Una Brigata partigiana operante nel Comasco, quando si seppe della morte di Emanuele Artom, ne assunse il nome. Nel dopoguerra, il Municipio di Torino gli ha dedicato una piazza; la comunità israelitica torinese gli ha intitolato una scuola media ebraica; l’Università di Torino lo ricorda con una lapide, collocata nella biblioteca della Facoltà di Lettere. Una parte del diario di vita partigiana di Emanuele Artom è stata pubblicata, nel 1954, col titolo Artom – Tre vite. Più completi, nel 1966, col titolo Emanuele Artom – Diari, il volume del Centro di documentazione ebraica contemporanea di Milano ed “E. Artom Diari di un partigiano ebreo. Gennaio 1940 – Febbraio 1944 a cura di Guri Schwarz, Bollati Boringhieri, Torino 2008. Inoltre va segnalato il film documentario “Emanuele Artom,il ragazzo di Via Sacchi” (2011), diretto da Francesco Momberti e prodotto da Pianoeerre e la Comunità Ebraica di Torino.