CRONACA- Pagina 1269

I civich scoprono sartoria di capi griffati contraffatti

A insospettire gli agenti della Polizia Municipale su una presunta attività illecita all’interno di uno stabile di Borgo Dora è stato un insolito andirivieni di persone di diverse nazionalità che vi accedevano portando con loro voluminosi sacchi di plastica contenenti capi di abbigliamento. Ciò che ha destato la curiosità degli agenti è l’aver registrato la sistematica uscita a mani vuote delle stesse persone entrate nello stabile con i borsoni pieni di capi di abbigliamento pochi minuti prima.

Nei giorni successivi, gli agenti hanno controllato i movimenti dei soggetti che vendono merce con marchi contraffatti nell’area di Borgo Dora e hanno constatato che diversi venditori erano soliti comprare i giubbotti con le fattezze dei modelli venduti da note case di moda ma privi di marchi distintivi, sul mercato di Porta Palazzo o negli esercizi commerciali situati nell’area di piazza della Repubblica. Tali capi d’abbigliamento, dopo essere stati acquistati, venivano portati nell’appartamento di via La Salle, dove si provvedeva ad aumentarne il valore commerciale tramite l’apposizione dei marchi contraffatti.

 

Lunedì mattina, gli agenti del Comando Sezione di Porta Palazzo hanno fatto irruzione nell’appartamento e hanno scovato un vero e proprio laboratorio di sartoria per capi contraffatti.

Il laboratorio abusivo era gestito da un uomo di 40 anni di nazionalità senegalese, affittuario dell’appartamento, in regola con i permessi di soggiorno ma già denunciato in passato per commercio di prodotti con segni falsi.

All’interno dell’appartamento sono state rinvenute 8 macchine da cucire, 2 ferri da stiro e 82 kg di marchi contraffatti, per un totale di circa 200.000 pezzi. Inoltre, sparsi qua e la nell’appartamento, gli agenti hanno trovato 166 capi di abbigliamento riportanti marchi contraffatti, pronti per essere messi in commercio, e 2 chiavette USB contenenti i file delle griffe di molte case di moda utilizzabili con ricamatrici digitali di ultima generazione per riprodurre gli stessi sui capi di abbigliamento.

Due delle macchine da cucire rinvenute, erano posizionate all’interno di mobili, mentre le altre erano appoggiate sui letti, segno evidente di un’attività illecita a cui partecipavano diversi soggetti.

I marchi, invece, erano custoditi in sacchetti e scatole trovate sotto i letti e all’interno degli armadi.

Inoltre, all’interno dell’appartamento sono state trovate apparecchiature elettroniche, 1 tablet, 2 P.C. portatili, 3 autoradio e 14 telefoni cellulari riposti all’interno di una valigia appartenente a un altro cittadino senegalese di anni 59, anch’esso risultato in ordine con i permessi per soggiornare sul territorio nazionale.

I due senegalesi, sono stati denunciati per ricettazione e contraffazione, e gli oggetti rinvenuti all’interno dell’appartamento sono stati posti sotto sequestro giudiziario.

Rider picchiato e derubato dai clienti

Torino: I carabinieri arrestano due giovani

Nel corso della notte i carabinieri hanno arrestato in flagranza di reato due giovani italiani per rapina ai danni di un Rider.
Il giovane fattorino si era recato in zona Vanchiglia per una delle tante consegne che in questo periodo lo vedono impegnato a portare cibo a domicilio, soprattutto negli orari in cui non è consentito consumare all’interno dei locali o l’asporto. Ad attenderlo questa volta non c’era una tranquilla famiglia ma due giovani ragazzi italiani che, una volta aperto il portone di casa, lo hanno aggredito colpendolo con pugni al volto prima di derubarlo di quel poco che aveva con se: qualche euro, il cellulare e le chiavi della propria vettura. Il pronto intervento di una pattuglia della Stazione Po Vanchiglia ha consentito di rintracciare nell’immediatezza i due rapinatori nonostante avessero tentato di nascondersi, uno nella cantina dell’abitazione e l’altro in casa. Il giovane raider è stato invece trasportato in ospedale per accertamenti.

I carabinieri trovano arsenale nel sottotetto

I Carabinieri, a Cambiano, nell’hinterland torinese, in un sottotetto di una vecchia abitazione, su segnalazione del proprietario 70enne hanno trovato
– 1 mitra,
-2 pistole,
117 munizioni varie, risalenti verosimilmente all’ultimo conflitto mondiale.
La casa risale agli anni 40 e la vecchia proprietaria, ora deceduta.
Armi e munizioni sottoposte a sequestro.

Scende dal bus, vede la volante e risale: aveva con sé droga

Un cittadino italiano di 48 anni, già noto alle Forze di Polizia, è stato arrestato lo scorso lunedì sera dagli agenti della Squadra Volante.

L’uomo è stato visto scendere alla fermata dell’autobus in piazza Bengasi; ma, alla vista della pattuglia di polizia, che si trovava proprio dietro il bus, ha cercato di risalire a bordo del mezzo, senza peraltro riuscirvi. Tale mossa ha insospettito gli agenti, che lo hanno fermato per sottoporlo a un controllo.

Nelle sue tasche 3 involucri di plastica contenenti 25 grammi di hashish e marijuana. Inoltre, a casa, l’uomo nascondeva tutto l’occorrente per la preparazione delle dosi e alcuni medicinali dalle proprietà oppiacee vendibili esclusivamente dietro presentazione di ricetta medica, della quale risultava sprovvisto. Il quarantottenne è stato arrestato per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

Vaccini: “Siamo sicuri che sia tutto pronto?”

Se sulla carta sembra tutto organizzato, nella pratica siamoancora ai preliminari ai fini dell’organizzazione delle vaccinazioni agli operatori sanitari e a quelli delle rsa che hanno mostrato nuovamente grande senso di responsabilità con la chiamata alle vaccinazioni.

Se , come sembra, due terzi degli interessati ha dato il proprio consenso, parliamo, contando la doppia dose a distanza di 19 / 23 giorni, di circa 300 mila dosi da iniettare in 50 giorni, circa 6000 dosi giornaliere se iniziamo i primi giorni di gennaio e vogliamo terminare a fine febbraio per cominciare poi con la seconda fase, nella speranza che una terza ondata non ci travolga.

La regione indica la necessità di 160 infermieri e 143 medici ma non dice, ammesso che tali risorse siano sufficienti, se le aziende dovranno provvedere in autonomia con le risorse già a disposizione , come sembra, o potranno attingere a nuove assunzioni come a nostro avviso dovrebbe essere, utilizzando ad esempio la graduatoria del recente bando a 36 mesi, in attesa di eventuali nuove risorse del bando nazionale per le fasi successive.

E’ evidente inoltre che serva una task force autonoma e dedicata con un unica catena di comando con lo scopo di garantire le vaccinazioni ai soggetti interessati in questo primo periodo, nei tempi indicati e dare poi seguito alla vaccinazioni di massa.

Non possiamo permetterci di perdere tempo e soprattutto non possiamo permetterci di lasciare le aziende sanitarie senza strumenti e risorse commenta Francesco Coppolella, Segretario Regionale del NurSind, il sindacato degli infermieri, perché, come abbiamo potuto vedere in passato, non tutto funziona per il verso giusto se non esiste una regia con strumenti e risorse adeguate e dedicate in grado di controllare le operazioni.

Inoltre , dobbiamo essere pronti ad una eventuale terza ondata e, ad un picco influenzale che ancora deve arrivare. Strumenti e risorse per questa eventualità devono restare sul campo e non prevedere alcuna sottrazione per evitare conseguenze sui servizi e cittadini.

Per la campagna vaccinale, chi, come, dove e quando devono essere chiaramente indicati, abbiamo imparato che non bastano le disposizioni calate dall’alto. D’altro canto non è più accettabile che chi riceve tali disposizioni, non essendo in grado di soddisfarle per insufficienti risorse, piuttosto che rivendicarle stia in silenzio, andando incontro ad inevitabili criticità.

Ora, Non è più possibile sbagliare.

Francesco Coppolella

Segreteria Regionale NurSind

Uomo denunciato dalla moglie si spara in videochiamata con la figlia

Tragedia nel Canavese dove un uomo di 53 anni si è sparato mentre era in videochiamata con la figlia più piccola, di sei anni.

E’ avvenuto in un piccolo centro canavesano.

L’uomo era stato denunciato dalla moglie per maltrattamenti.

Successivamente la donna e i tre figli avevano lasciato l’abitazione per andare in una comunità protetta.

(Foto archivio)

 

Droga h24 in due appartamenti

Torino: sequestrati due chili di stupefacente,  carabinieri arrestano 2 pusher

Nell’ambito dei servizi di controllo antidroga del territorio, i carabinieri del Comando provinciale di Torino hanno individuato due market della droga aperti h24, hanno arrestato 2 pusher e sequestrato oltre 2 chili di droga.

In particolare, a Torino, i carabinieri hanno arrestato un italiano di 57 anni, residente a Torino, per possesso di droga. L’operazione è scaturita da una segnalazione al 112 fatta da alcuni condomini di uno stabile del quartiere Regio Parco che lamentavano il continuo via vai di persone dall’interno di un appartamento. La perquisizione dei carabinieri della Stazione Torino Regio Parco ha permesso di sequestrare oltre 600 g di droga, tra eroina hashish e cocaina, un kit per il confezionamento e la pesatura della droga e oltre 5100 € in contanti, verosimilmente il provento dell’attività di spaccio.
Sempre a Torino, i carabinieri hanno arrestato un italiano 25enne, incensurato, di Torino, per detenzione ai fini di spaccio di droga.
I militari dell’Arma hanno accertato un aumento di acquirenti di droga nei giardinetti di via Tofane, nel quartiere Pozzo Strada, vicino all’ospedale Martini.
L’attività investigativa ha permesso di individuare nel 25enne il pusher di riferimento di quella zona. La perquisizione a casa ha permesso ai carabinieri della Stazione Torino Pozzo Strada di sequestrare un kg di hashish, 330 g di Amnesia, in dosi che sembravano caramelle e cioccolatini, e oltre 1000 € in contanti.
Amnesia è una droga che crea rapida dipendenza e amnesie. Tale droga si ottiene spruzzando metadone, eroina e altre sostanze chimiche sulla marijuana che ne potenziano la pericolosità.
L’hashish sequestrata riporta la dicitura “gelato”, per distinguerla dalle altre sul mercato della droga, per qualità e provenienza.

Cane anti – esplosivi fiuta le armi, sequestrare tre pistole e un fucile

Due arresti e una denuncia

Nell’ambito dei controlli del territorio disposti dal Comando Provinciale di Torino, i carabinieri hanno eseguito due arresti e una denuncia per possesso illegale e ricettazione di tre pistole e un fucile.
A Settimo Torinese, nell’hinterland torinese, i carabinieri hanno arrestato un italiano di 48 anni, residente a Settimo Torinese, per detenzione illegale di armi. L’uomo ha nascosto una pistola sul posto di lavoro ma il cane anti – esplosivi del Nucleo Cinofili Carabinieri di Volpiano l’ha trovata. La perquisizione nell’azienda specializzata nel recupero di rottami in ferro e metallici in cui l’arrestato lavora ha permesso di trovare la pistola Beretta, calibro 7,65 e 38 proiettili calibro 7,65, rubata nell’aprile del 2019 a Torino. A seguito dell’intervento, l’uomo è stato arrestato dai carabinieri della Compagnia di Venaria e Chivasso, per ricettazione e detenzione illegale d’arma comune da sparo.
A Rivalta di Torino, nell’hinterland torinese, un italiano di 49 anni, di Rivalta, è stato arrestato perché nella sua carrozzeria sono state ritrovate, grazie al fiuto del cane anti – esplosivi, due pistole Beretta, calibro 9 e calibro 7.65, munite del relativo munizionamento. Le armi non sono registrate in Banca Dati. Il carrozziere è stato arrestato dai carabinieri con l’accusa di detenzione illegale di armi.
A Lanzo Torinese, sempre nell’hinterland torinese, un italiano di 42 anni è stato denunciato dai carabinieri della Stazione di Lanzo per il possesso di un fucile ad avancarica privo di marca, modello e matricola e mai denunciato alla competente autorità amministrativa.
Le pistole e il fucile saranno inviati al Ris di Parma per verificare se siano state utilizzate per commettere reati.

A loro insaputa erano titolari di quattro bar

A seguito di un esposto presentato da alcuni cittadini, con il quale veniva segnalata la presenza di numerosi di avventori all’interno di un esercizio commerciale sito in via Romagnano durante il periodo di “zona rossa”,  gli agenti del  Comando Sezione 4, San Donato – Campidoglio – Parella, hanno effettuato un sopralluogo per verificare la veridicità di quanto indicato.

 

Durante l’ispezione, oltre alla presenza di slot machine non autorizzate, i ‘civich’ hanno riscontrato la presenza di una banconista minorenne priva di  regolare contratto di lavoro e di qualsiasi altro atto che ne giustificasse la presenza all’interno del locale.

 

Alcune irregolarità riscontrate sulla persona indicata in ‘SCIA’, come preposta alla somministrazione, hanno fatto scattare un’attività di indagine sui titolari del bar, due egiziani intestatari di altrettante società per la somministrazione di alimenti e bevande.

 

Dalle verifiche effettuate, si è appurato che i due uomini avrebbero fittiziamente dato in gestione ad altre persone alcuni bar della zona compresa tra San Donato/Parella e Madonna di Campagna, ma in realtà continuavano a gestirli percependo affitti in contanti, senza peraltro redigere alcuna documentazione o fatturazione dell’avvenuto incasso. Dalle indagini svolte sulle due Società, a seguito della raccolta di sommarie informazioni delle persone coinvolte, è emerso che nei documenti inviati agli uffici preposti per l’autorizzazione di inizio attività sarebbero stati indicati nominativi di persone che, in alcuni casi, erano all’oscuro di tutto, mentre altri, in cambio di denaro, prestavano il loro nome per la compilazione dei documenti, ma di fatto non svolgevano il ruolo in essi indicato.

 

Nello specifico, oltre al bar dal quale è partita l’indagine, si tratta di altri tre esercizi commerciali ubicati in via Sobrero, via Giachino e via Borsi.

 

I titolari delle due società sono stati denunciati ai sensi dell’art. 483 e 110 del Codice Penale, per ‘Falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico’ e, contestualmente, sono state inviate le segnalazioni all’Ispettorato del Lavoro, al nucleo Grandi Evasori della Guardia di Finanza e agli uffici Comunali, per i provvedimenti di competenza.

 

Inoltre, sono stati contestati verbali amministrativi per violazione dell’ art. 5 comma 3 e 21 L.R.38/06, ‘non aggiornamento dei requisiti’, art. 5 comma 1 L.R.9/16 ‘collocazione di videogiochi ove proibito’, art. 6 D.lvo 193 del 6/11/07 ‘mancanza HACCP’, art. 2 comma 4 e 18 regolamento COSAP ‘omessa voltura’,  art. 2 comma 1 D.lvo 33/20 e art 4 comma 1 DPCM 3/20  ‘mancata indicazione presenza utenti all’interno’.

 

Addio al dottor Castagneto, dedico’ la vita alla ricerca sul cancro

 

Se n’è andato a 70 anni, in punta di piedi, Bruno Castagneto.

 

Lo ha portato via il Covid-19, davvero un destino paradossale per un medico che ha combattuto per tutta la vita contro il cancro, in corsia e in studio. Era accaduto anche a Pier Giacomo Betta, già direttore della Struttura di Anatomia Patologica dell’Ospedale di Alessandria e presidente della sezione provinciale della Lega italiana per la lotta contro i tumori , portato via anch’egli da un un brutto male. Conoscevo il dottor Castagneto da vent’anni circa, quando una sera venne al Consiglio di circoscrizione del Valentino- Sant’Anna, presieduto da Vincenzo Lumello, dove avevamo costituito una Commissione Amianto, da cui sarebbe derivato il mio impegno negli anni successivi, sino al 2013-2014 in Lilt. Allora Bruno, orgogliosamente genovese di origine, ma a Casale dall’inizio degli anni Ottanta, era medico presso la Struttura operativa complessa di Oncologia del Santo Spirito diretta da Mario Botta. Con lui decidemmo di dare vita, sentito il dottor Betta, alla delegazione di Casale Monferrato della Lilt, Bruno referente medico-scientifico ed io coordinatore e consigliere provinciale dell’associazione. L’obiettivo era di sensibilizzare la ricerca, in particolare quella clinica, per contrastare il mesotelioma pleurico, per Casale vera e propria moderna peste. Il dottor Castagneto, infatti, è stato, come ha giustamente ricordato Mario Botta in queste ore che hanno seguito la sua prematura scomparsa, un punto di riferimento nel gruppo degli oncologi casalesi con numerosi protocolli di ricerca su farmaci diventati poi fondamento delle terapie. E tra Bruno e me è nata un’amicizia fatta di tantissimi colloqui, di lunghe telefonate soprattutto serali, per discutere le iniziative da mettere in atto per sensibilizzare all’interno ed all’esterno le persone sull’importanza dell’informazione, della prevenzione, della diagnosi precoce. L’opera meritoria di Afeva, delle Organizzazioni Sindacali, con i processi di Torino contro Schmidheiny ha messo in luce a tutti che l’amianto è un killer silenzioso, ma ancora nei primi anni Duemila non era così, c’era chi negava (brutto e schifoso vizio in negazionismo nel nostro Paese). Accanto a noi in Lilt  c’erano tante persone che si sono impegnate: mi piace ricordare in questo doloroso momento soprattutto Patrizia Guaschino, Valeria Luparia, Vincenzo Lumello, Giancarlo Gatti, Federico Capello, gli ultimi due, purtroppo, anch’essi prematuramente scomparsi. Di Bruno posso ricordare tante, tantissime cose, tanti, tantissimi meriti del lungo periodo che ci ha visti collaborare sino a quando nel 2007 passò dall’ospedale di Casale Monferrato a quello di Novi Ligure, dove diventò responsabile della Struttura di Oncologia, ma su due voglio fissare la memoria. Il primo è la creazione del Cermes, il Centro di ricerca medico-clinica sul mesotelioma pleurico all’ospedale Santo Spirito, il secondo la stesura del protocollo che diede vita all’attuale Banca biologica sul mesotelioma presso l’Ospedale di Alessandria (grazie alla collaborazione con il dottor Betta) oggi diventata una importante realtà scientifica. Con Bruno se ne va non solo un grande Uomo, un grande Medico, ma anche un caro Amico, una persona che pur amando la sua Genova, la sua Liguria, aveva apprezzato in tanti anni Casale ed il Monferrato, terra cui ha dato tanto ma, purtroppo, non ha ricevuto altrettanto.

Massimo Iaretti