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Angelone nuovo direttore sanitario della Città della Salute

Il Commissario della Città della Salute e della Scienza di Torino Giovanni La Valle ha confermato Valter Alpe quale Direttore amministrativo.

Ha nominato  Lorenzo Angelone nuovo Direttore sanitario aziendale, che prenderà servizio a partire da lunedì 6 aprile 2020. Il dottor Angelone è attualmente il Direttore di Distretto Area Metropolitana Sud dell’Asl To3 ed in precedenza é stato Direttore dei Distretti di Val Chisone / Germanasca e Val Pellice.

Ubriaco con il coltello sotto il cuscino. Arrestato per maltrattamenti

Gli agenti del Commissariato Centro sono intervenuti in uno stabile del quartiere Barriera Milano per la segnalazione di uomo che, in stato di ebrezza, stava minacciando tutte le persone presenti in casa in quel momento, tra questi anche minori. 
Giunti sul posto, i poliziotti hanno udito dalla strada le urla della lite in atto e una volta raggiunto l’appartamento hanno visto un uomo spintonare due donne. Dal racconto di una delle due, la moglie dell’uomo, è emerso un vissuto di maltrattamenti, non più sopportabili, che si protraevano da tempo di cui erano destinatari lei e la sua famiglia. Molte volte il marito rientrava in casa in stato di ebbrezza minacciandoli.
Da circa un anno la donna era sposata con l’uomo un cittadino pakistano di 24 anni. Sin da subito questi si era mostrato violento e geloso nei confronti della moglie.
Dopo il matrimonio, il cittadino pakistano aveva preteso che la consorte lasciasse il lavoro, sebbene l’uomo non abbia mai contribuito concretamente all’economia della famiglia. La vittima era anche oggetto dei continui controlli del marito. L’uomo era anche solito dormire con un coltello sotto il cuscino, arma che, in una circostanza, aveva anche lanciato in direzione della moglie per fortuna non colpendola. In un’altra circostanza, il reo dopo aver rotto una bottiglia, aveva ferito al braccio sua
moglie.
Nella tarda serata di ieri, dopo che l’uomo è rincasato ubriaco, è andato in escandescenze per futili motivi minacciando la moglie e i suoi familiari. Di qui l’intervento degli agenti che si è concluso con l’arresto dell’uomo per maltrattamenti.

L’Unità di crisi controlla le mascherine prima della distribuzione

Le mascherine non autorizzate all’uso sanitario consegnate oggi dalla Protezione civile all’Ordine dei medici non sono mai transitate dal Magazzino centralizzato per l’emergenza coronavirus di Grugliasco dell’Unità di crisi, ma sono state fornite direttamente agli interessati dalla sede romana.

Lo conferma l’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi, che sottolinea come ogni fornitura in arrivo a Grugliasco sia soggetta al vaglio tecnico dell’Unità di crisi.

«Ad esempio – rileva l’assessore Icardi –, della fornitura di 102 mila mascherine della Protezione civile arrivate questa notte al Magazzino di Grugliasco, solo 24 mila mascherine sono state ritenute dall’Unità di crisi della Regione Piemonte idonee alla distribuzione agli ospedali. Per le altre 78 mila, invece, la stessa Unità di crisi ha chiesto un supplemento di certificazione, tenendole bloccate in magazzino. Sempre stanotte, sono arrivate all’Unità di crisi anche 50 mila mascherine ffp2 donate dalla Huawei Italia, immediatamente andate in distribuzione, in quanto pienamente rispondenti ai requisiti richiesti».

Intanto, l’Unità di crisi chiarisce la posizione sulle discusse mascherine brasiliane distribuite nei giorni scorsi, sottolineando come le stesse siano a tutti gli effetti certificate come “mascherine chirurgiche ad uso sanitario”.

«Si tratta di dispositivi di protezione acquistati nella prima fase dell’emergenza – dichiara l’assessore regionale alla Protezione civile del Piemonte, Marco Gabusi -, quando le disponibilità dei dispositivi di protezione individuale erano molto limitate e anche da Roma non c’erano rifornimenti. Comprendiamo talune riserve sulle caratteristiche pratiche, ma fortunatamente abbiamo verificato la loro certificazione».

A Givoletto mascherine per tutti gli abitanti

Mentre la Protezione civile non riesce a soddisfare tutte le richieste

L’Italia abituata a fare da sè si è mobilitata nell’emergenza. Un esempio viene da Givoletto. Grazie a una generosa donazione, tutti i 4 mila abitanti del Comune di Givoletto (Torino) avranno una mascherina lavabile e riutilizzabile per proteggersi dal Coronavirus Covid 19. “Un’azienda di Grugliasco, la Diastar – spiega il sindaco, Azzurrra Mulatero –  ci ha fatto un grande regalo. Mi sento il sindaco più fortunato d’Italia ed esprimo immensa gratitudine per l’imprenditore che ha voluto farci questo dono, che mi permette di proteggere tutta la popolazione in questi difficilissimi momenti”

Le prime mille mascherine sono già arrivate, altre mille arrivano oggi e giovedì parte la distribuzione da parte dei consiglieri comunali e dei volontari che andranno casa per casa. Entro mercoledì della prossima settimana tutto il quantitativo di mascherine sarà consegnato al Comune di Givoletto, che completerà così la distribuzione. “Ero molto preoccupata – aggiunge il sindaco – perché la Protezione Civile annullava i nostri ordini. Fino ad ora ci aveva mandato 50 mascherine per 4 mila abitanti. Dopo questa donazione ho detto all’Unione dei Comuni della nostra zona che rinuncio alle 250 mascherine che ci avrebbero mandato. Inoltre, domanderò ai cittadini di non prendere in consegna la loro mascherina se non ne hanno bisogno e se ci saranno delle rimanenze le darò alla Croce Rossa”.

La Diastar fino a pochi giorni fa era specializzata in frese per il settore dentale e orafo, ma con grande prontezza ha riconvertito parte della produzione per far fronte all’emergenza Covid 19. Fra l’altro, si tratta di dispositivi sanitari particolarmente efficaci, perché dotati di una speciale membrana interna di particelle d’argento che permette una potente azione biocida. I manager della DG hanno preso questa decisione sulla base dell’esperienza maturata negli anni scorsi nella produzione di abbigliamento per uso odontoiatrico, che utilizzava un tessuto di nuova generazione antibatterico, idrorepellente, impermeabile, ionizzante, termoregolante, lavabile a 40° e autoclavabile.  L’attuale capacità produttiva dell’azienda è di 2.500 mascherine al giorno.

In ospedale per il coronavirus lo salvano da tumore

Per la prima volta è stata asportata una massa tumorale che ostruiva quasi completamente la trachea ed i bronchi in un paziente COVID positivo con un intervento non invasivo in broncoscopia rigida e supporto ECMO, grazie alle équipes di Pneumologia e di Rianimazione dell’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino

Lunedì scorso si è presentato al Pronto soccorso dell’ospedale di Ciriè un giovane paziente che presentava un gravissimo quadro di insufficienza respiratoria, in COVID positività, che ha richiesto l’intubazione in urgenza. Stante la difficoltà connessa al supporto ventilatorio, il paziente è stato trasferito presso l’ospedale Giovanni Bosco, dove è stato evidenziato come alla base delle difficoltà ventilatorie vi era una massa di quasi 2 cm. che ostruiva quasi completamente la trachea (90 – 95%) e che impediva, nei fatti, la ventilazione meccanica necessaria per il trattamento dell’insufficienza respiratoria COVID – correlata. 

È stata quindi allestita un’équipe rianimatoria, coordinata dal dottor Sergio Livigni dell’ospedale Giovanni Bosco in collaborazione con lo staff della Città della Salute di Torino, che ha provveduto a connettere il paziente alla circolazione extracorporea (ECMO) ed a trasferire il paziente presso la Rianimazione di riferimento dell’ospedale Molinette, diretta dal professor Luca Brazzi.
Confermato il sospetto diagnostico, per salvare la vita del giovane paziente, si è proceduto all’esecuzione, in urgenza, di una manovra di disostruzione della trachea e dei bronchi coinvolti dalla malattia, con l’utilizzo di broncoscopia rigida, mentre la circolazione extracorporea garantiva idoneo supporto all’insufficienza respiratoria determinata dall’infezione da COVID.

 

Si tratta del primo caso al mondo in cui tale procedura sia stata eseguita in paziente COVID positivo con tutte le difficoltà correlate alla necessità di ridurre la diffusione dell’infezione nell’ambiente e tra gli operatori. L’intervento non invasivo è stato eseguito venerdì scorso, in regime di sicurezza per gli operatori, presso la Rianimazione universitaria, da parte del dottor Paolo Solidoro broncoscopista della Pneumologia universitaria delle Molinette (diretta dal professor Carlo Albera del Dipartimento Cardiotoracico e Vascolare, diretto dal professor Mauro Rinaldi), con la supervisione del dottor Rosario Urbino coadiuvato dall’équipe anestesiologica formata da Chiara Bonetto e da Ivo Verderosa e dagli infermieri professionali Barbara Picco e Mario Viale. L’intervento ha avuto successo liberando le vie aeree dalla massa, così permettendo la sospensione della circolazione extracorporea e l’inizio del progressivo svezzamento dalla ventilazione.

 

Tutto ciò è stato reso possibile dalla collaborazione in rete di più ospedali del Piemonte coinvolti e dalla professionalità delle équipes mediche ed infermieristiche che hanno partecipato ad ogni singolo passo in un momento di massima emergenza nazionale legata al COVID-19.

 

Marito violento arrestato dai carabinieri

Ha aggredito e picchiato la moglie al culmine di un litigio ed è stato arrestato dai carabinieri.

A Torino, via Piossasco, i carabinieri del Nucleo Radiomobile sono intervenuti, dopo una segnalazione al 112, per una lite in famiglia. È stata la stessa vittima a chiamare i carabinieri per denunciare il marito violento.

Umiliazioni e prepotenze che duravano ormai da tempo e che in questo periodo  di quarantena sono aumentate.   Un italiano di 34 anni è stato arrestato per maltrattamenti. L’uomo è ritenuto responsabile  di condotte vessatorie e reiterate violenze psico-fisiche nei confronti della moglie,  una ragazza peruviana di 27 anni.

L’uomo dopo aver litigato con la moglie per futili motivi l’ha aggredita per l’ennesima volta strattonandola e facendola cadere a terra. La vittima, che non ha inteso sottoporsi alle  cure mediche, è stata informata sulle modalità di accesso ai centri antiviolenza. E’ stato applicato il codice rosso (Il “codice rosso” introduce una corsia preferenziale per le denunce, rende le indagini più rapide e obbliga i pm ad ascoltare le vittime entro tre giorni).

Furti seriali: ladri cadono nella rete dell’Arma

Eseguita una misura cautelare in carcere avanzata dalla Procura di Asti a carico di due astigiani, responsabili di diversi furti in esercizi commerciali

La Compagnia Carabinieri di Villanova d’Asti, in collaborazione con i colleghi di Canelli, ha arrestato, su ordinanza di custodia cautelare dell’Autorità Giudiziaria, 2 persone gravemente indiziate di diversi furti in attività commerciali commessi tra il 15 dicembre 2019 e il 15 gennaio 2020. I fermati, servendosi di un’autovettura Alfa Romeo 147 con targa alterata, si recavano presso obiettivi accuratamente selezionati e depredavano i locali. Le aree colpite ricadevano nei comuni di San Damiano d’Asti, Canelli, Montemagno e Canale (CN).

L’indagine trae origine da un intervento effettuato a San Damiano d’Asti (AT) nella tarda nottata del 6 gennaio 2020 dai Carabinieri della Sezione Operativa del N.O.R. di Villanova d’Asti per un furto aggravato patito dall’Oreficeria “POVERO” di Piazza Libertà dove due soggetti, di cui uno travisato con una maschera di Spider Man, avevano dapprima messo fuori uso il sistema di video ripresa e poi, con l’ausilio di una mazza ferrata, danneggiavano la vetrina antisfondamento, sottraendo oro lavorato per un valore di 9000.00 €.

La prima ricostruzione dei fatti circoscriveva una dinamica dei fatti analoga a quanto occorso in altre aree dell’astigiano nel mese precedente dove due soggetti, di cui uno travisato con la stessa maschera di carnevale, avevano depredato negozi di biciclette, scarpe e supermercati, servendosi in tutte le circostanze di un’Alfa 147 di colore scuro per giungere sul luogo e di un furgone marca Renault di colore bianco per caricare l’ingombrante refurtiva. Particolarmente eclatanti erano stati i due furti consumati la notte di capodanno a Canelli dove in serie erano stati svaligiati i negozi “BERTORELLO Giovanni Cicli e Ciclomotori” e “DOC Bike”, asportando complessivamente 6 biciclette a pedalata assistita ed un ciclomotore per una cifra complessiva pari a 11000 €.

La svolta nelle indagini scaturisce dall’analisi tecnica svolta dai Carabinieri di Canelli che consentiva di individuare quali lettere della targa fossero state contraffatte, così da risalire alla targa originale riconducibile ad un’Alfa 147 aquistata nel mese di novembre da un noto pluripregiudicato astigiano, già gravato daprecdenti di polizia per furto.

Gli elementi investigativi raccolti, corroborati da attività tecnica di monitoraggio attraverso sistema di GPS e analisi del traffico telefonico delle celle agganciate in occasione dei diversi furti, permetteva di circoscrivere il perimetro criminale dei due autori che, dall’ulteriore comparazione somatica dei fotogrammi dei sistemi di videoriprese con i database in possesso alle FF.PP., si erano resi responsabili di ben sei colpi in un mese.

In ordine di tempo gli ultimi due furti vengono commessi a Canale (CN) in danno del negozio di scarpe dove gli autori, non riuscendo nell’intento per l’allarme scattato nel frattempo, dirottano la loro azione criminale verso il negozio “PEDALA SPORT” ove asportano 8 biciclette e la somma contante di 700 € tenuta in cassa. In quest’ultimo caso gli autori vengono intercettati da una pattuglia della Sezione Radiomobile di Alba ma riescono a fuggire, dopo aver colliso contro il guard rail, dannegginado la fiancata dell’Alfa Romeo utilizzata.

Venivano così individuati i due autori, gravemente indiziati, entrambi residenti ad Asti tanto da convincere il Tribunale di Asti – Sezione GIP – ad emettere misura cautelare in carcere a carico di:
⦁ M.A., cl. 1974, già gravato da precedenti di polizia e penali per reati contro il patrimonio;
⦁ G.T., cl. 1967, già gravato da precedenti di polizia e penali per reati contro il patrimonio;

All’alba di oggi la Compagnia Carabinieri di Villanova d’Asti, coadiuvata dai Carabinieri di Canelli ed Asti, ha individuato nelle loro abitazioni i due indagati, procedendo nel contempo ad altrettanti perquisizioni domiciliari che hanno consentito il rinvenimento della maschera utilizzata, di attrezzi atti allo scasso, dell’autovettura usata per i colpi, sulla cui fiancata ancora erano evidenti i segni del sinistro stradale successo il 15 gennaio, e di biciclette ancora non rivendute sul mercato nero.
Gli arrestati si trovano adesso detenuti presso la case cirondariale di Asti in attesa dell’interrogatorio di garanzia dinnanzi al Gip.

Appendino: “Restiamo uniti”

La sindaca Chiara Appendino oggi alle 12 è scesa in piazza Palazzo di Città per il minuto di silenzio dedicato alle vittime del Coronavirus.

“Stiamo attraversando un momento terribile, che possiamo affrontare solo restando unit. Bandiere a mezz’asta e un minuto di silenzio in tutta Italia per i lutti che hanno colpito il nostro Paese. Un segnale di vicinanza alle famiglie e ai cittadini che hanno perso i propri cari. Di fronte al Comune, con me, c’era tutta la città”, ha detto la prima cittadina.

Oltre 10mila firme sulla petizione per aiutare gli infermieri in trincea

Sono oltre 10mila le firme raccolte dalla petizione dal Nursing Up, sindacato degli infermieri e delle professioni sanitarie, che ha lanciato un appello online il 16 marzo scorso sulla situazione organizzativa degli infermieri in trincea sull’orlo del collasso.

“In queste ore continuiamo a ricevere da parte di infermieri impegnati nelle attività di contrasto al Coronavirus nelle aziende sanitarie delle regioni del nord Italia, valanghe di segnalazioni sulle pessime condizioni in cui si trovano costretti ad operare. Vi sono realtà dove nonostante si venga a contatto con persone infette, sulla base delle recenti decisioni di fonte istituzionale i colleghi sono costretti a lavorare come nulla fosse, in attesa dell’effettuazione dei tamponi, e i tamponi arrivano anche dopo una settimana. Pure le altre delegazioni regionali del sindacato segnalano ogni giorno che l’assenza di mascherine, tamponi e dispositivi di sicurezza ha raggiunto ormai livelli di gravità”. Con queste parole inizia la petizione del sindacato infermieristico.

“Dispositivi di fortuna, per di più erogati con il contagocce – prosegue – e in alcuni casi vengono addirittura fornite mascherine ben lungi dal garantire la qualità che si deve, fatte con materiali che nulla hanno a che vedere con quelli delle mascherine Ffp2 o Ffp3 che invece gli infermieri dovrebbero usare, in svariate condizioni di esposizione a rischio, e non solo in caso di aerosolizzazione. A tutto questo, se già non fosse abbastanza, si aggiunge anche la previsione, contestata dal nostro sindacato, contenuta nell’ articolo 7 del D.L. 9 marzo 2020 n.14, con la quale viene previsto che i dipendenti soggetti alla sorveglianza sanitaria debbano continuare a lavorare come nulla fosse, anche se potenzialmente infetti, con il pericolo di essere loro stessi vettori di infezione verso le famiglie ed il resto del mondo. Tale previsione è pericolosa e deve essere cancellata senza indugio in sede di conversione”.

“Insomma, non si può pensare di affrontare l’emergenza a danno della salute degli infermieri – si legge nell’appello – perché in un momento come questo chi mette a rischio gli infermieri danneggia i cittadini e ciò vale anche per coloro i quali, investiti delle proprie responsabilità istituzionali, non ancora si rendono conto che un infermiere non protetto è un soggetto che, più di chiunque altro rischia di ammalare, e che se si ammala viene messo fuori gioco. Certo è che un infermiere fuori gioco oggi equivale ad una garanzia assistenziale in meno per il cittadino. Non va bene nemmeno quanto previsto in un recente Decreto, dove si è deciso di prevedere incarichi temporanei agli infermieri necessari per l’emergenza. Registriamo, infatti, che all’ombra della minaccia chiamata Coronavirus, si è deciso di assumere 15mila infermieri, peccato che poi, invece di ringraziare tutti i professionisti ai quali viene chiesto di scendere in campo in un momento delicato e pericoloso come questo, le aziende sanitarie vengono lasciate libere di mandarli a casa da disoccupati. Questo per ogni persona di buon senso è davvero troppo”.

Nella petizione gli infermieri spiegano: “Non è la prima volta che in Italia si danno incarichi a breve scadenza, ma questo non è quello che serve al nostro SSN ora. Come sindacato siamo profondamente convinti che sarà molto difficile reperire colleghi disponibili a farsi assumere in un momento delicato e pericoloso come questo, stante la loro consapevolezza di ritrovarsi a casa con un solenne ben servito dopo sei mesi di trincea oppure di trovarsi comunque disoccupato a distanza di due anni. Ci chiediamo cosa farebbe qualsiasi cittadino, se egli stesso fosse un infermiere e se gli venisse proposto di essere assunto a tempo determinato in un momento di emergenza come questo, quindi di lavorare con gravi limitazioni dei dispositivi di prevenzione individuali e mettendo a repentaglio l’incolumità fisica propria e quella della famiglia, nella consapevolezza che esiste una norma che consentirà all’azienda sanitaria di rimandarlo a casa al più tardi dopo due anni, il tempo necessario per spremerlo ben bene e senza complimenti”.

Il Segretario Regionale

Nursing Up Piemonte e Valle d’Aosta

Claudio Delli Carri

Denunciato sei volte per la violazione del Dpcm

Lunedì notte, gli agenti del Commissariato Barriera Milano hanno arrestato in corso San Maurizio angolo Via Vanchiglia un cittadino moldavo di 29 anni che poco prima in zona si era impossessato di una bicicletta

Da accertamenti, è emerso che lo straniero era gravato da numerosi precedenti di polizia.

Nel solo mese di marzo, l’uomo era già stato arrestato per due volte, in una circostanza per rapina e in un’altra per furto, oltre ad essere stato denunciato per ricettazione. Il ventinovenne, inoltre, dal 14 marzo aveva collezionato ben 6 denunce per la violazione del D.P.C.M. in relazione ai divieti connessi con l’emergenza COVID-19. Due settimane fa, nella stessa giornata lo straniero era stato denunciato per due volte.