ilTorinese

Riconosciuto il valore paesaggistico dei vigneti canavesani

Ora si attendono misure per sostenere la viticoltura alpina

 

“Esprimiamo tutto il nostro apprezzamento per l’iscrizione dei vigneti eroici del versante sinistro della Dora Baltea canavesana nel registro nazionale dei paesaggi rurali di interesse storico – spiega il Presidente di Coldiretti Torino Bruno Mecca Cici, commentando la notizia dell’accoglimento del dossier di candidatura presentato dall’Unione Montana del Mombarone e del Comune di Borgofranco di Ivrea. Il Ministero dell’Agricoltura ha così riconosciuto l’importanza storica e paesaggistica delle vigne coltivate sui terrazzi che incombono sull’imbocco piemontese della valle d’Aosta, che disegnano un paesaggio alpino davvero peculiare e funzionale alla salvaguardia idrogeologica del versante”.

Il Registro ammette all’iscrizione solo quelle aree dotate di viti che conservano caratteristiche culturali e colturali uniche e che fanno parte delle peculiarità paesaggistiche e della cultura rurale di determinati territori.

I terrazzamenti antichi dove, fin dall’epoca medievale, si è sfruttata l’inclinazione del versante con un allevamento delle viti rialzate da terra e addossate alle pareti rocciose del territorio per utilizzare al massimo il calore riflesso dalla pietra sono parte della cultura canavesana. I tupiun sorretti dal pilun in pietra realizzati sui terrazzi fanno parte del sapere contadino. Una cultura che purtroppo rischia di scomparire.

L’iscrizione nel registro conferma il ruolo dell’agricoltura nella manutenzione del territorio. “Le vigne montane canavesane rientrano nella categoria di eroiche cosiccome le definisce la normativa proprio perché contrastano il dissesto. Continuare a coltivare queste vigne è sempre più difficile e questo successo sta a testimoniare che molto deve essere investito nella viticoltura eroica di montagna. Assistiamo ad anziani che lasciano perdere la vigna senza che i giovani li sostituiscono. Così, in mezzo alle vigne, arrivano i cespugli e il bosco.

Se vogliamo dimostrare davvero attaccamento al nostro paesaggio vitivinicolo dobbiamo aiutare i viticoltori, proteggere le vigne dalla fauna selvatica, dotata di sistemi di trasporto in quota e di viabilità rurale, dobbiamo favorire l’acquisizione di appezzamenti da coltivare, concedere deroghe per facilitare la realizzazione di strutture logistiche e turistiche che possano valorizzare un paesaggio così unico in Italia.

“Questo riconoscimento ci conferma l’importanza di promuovere i vini e l’ambiente unici della viticoltura eroica canavesana. Sappiamo che, con il cambiamento climatico, i nostri vini già importanti possono andare incontro a stagioni di grande rilancio, come le DOCG del Nebbiolo di Carema e dell’Erbaluce. Lo stesso vale per l’olivicoltura che si sta sviluppando su queste stesse pendici. Nel nostro piano di sviluppo per i Comuni dei 5 Laghi di Ivrea abbiamo individuato azioni concrete per sostenere la viticoltura a pergola e la coltura dell’olivo, che toccano anche il versante balteo della Serra e quello di Borgofranco di Ivrea. Pensiamo che sia venuto il momento di promuovere le vigne dal punto di vista turistico con l’insediamento di nuovi agriturismi per la fruizione degli itinerari della via Francigena e delle eccellenze turistiche del territorio come i cosiddetti Balmetti di Borgofranco”.

Coldiretti Torino è pronta ad aprire un tavolo insieme ai Consorzi e all’Unione dei Comuni Montani del Mombarone nei confronti della Regione Piemonte perché questo riconoscimento non rimanga sulla carta, fine a se stesso, ma diventi un grande progetto di rilancio della viticoltura eroica canavesana.

Mara Martellotta

A Picciridda: a Torino sapori e tradizioni di Sicilia 

Abbiamo provato per voi un ristorante dove tutto, ma proprio tutto parla di Sicilia: A Picciridda di Piazza Carducci 122

 

È possibile trovare un angolo di Sicilia, o meglio di Catania, restando a Torino? Sì, se ci si spinge fino al n.122 di Piazza Carducci. A Picciridda è un’avventura familiare piuttosto recente, aperta nel 2020, poco prima del lockdown che ci costrinse chiusi a casa per una pandemia. Proprio qui un tempo c’era La Mela Stregata.

Ora in piazza Carducci è arrivato il sole caldo della Sicilia. È stata Laura insieme alla sua famiglia a creare un ristorante con annesso servizio di pasticceria e gastronomia d’asporto, una realtà sicula caratterizzata da una cucina curata nei minimi dettagli. L’ennesima ambizione per lei che di locali in città ne ha già rilanciati parecchi, ma il segreto è sempre lo stesso: “Tutto quello che è difficile noi dobbiamo pensarlo facile e soprattutto dobbiamo pensare al problema come se lo avessimo già risolto”.

Dalle variopinte e floreali maioliche che decorano i piatti alla materia prima, dalla carta dei vini al design di arredi e vettovaglie tra cinema, specchi e cornici che evocano l’isola del Gattopardo: qui tutto parla di Sicilia e nulla è lasciato al caso. Persino il menu stesso parla siciliano, come la proprietaria ci spiega con un divertente aneddoto: “É capitato più di una volta che i clienti ci chiedessero di portare loro un menu scritto in italiano, ma loro mica erano stranieri anche perché la traduzione in inglese c’è!”.

La prima tappa del nostro tour culinario è un trionfo di antipasti misti tra cui un carpaccio di tonno accompagnato da frutto della passione e agrumi, insalata di polpo in umido con pomodorini secchi e olive, alici olio e limone e le immancabili panelle, quadrotti a base di farina di ceci fritti e serviti ancora caldi. A rendere ancora più decisi i sapori dei piatti è il vino, un bianco Planeta rigorosamente made in trinacria.

Un morso dopo l’altro, decidiamo per sazietà di rinunciare alla Federico II, una pasta al nero di seppia con tripudio di molluschi e crostacei che porta il nome del nipote dello chef a cui è dedicata, ma di non sottrarci al più classico piatto della tradizione, la pasta alla Norma. Pomodoro, basilico, ricotta salata e una melanzana fritta così sottile da risultare leggerissima. Tutto è preparato sul momento e ci arriva al tavolo da una cucina a vista, tempio e simposio di chef Roberto.

Ultima e doverosa tappa, l’appuntamento con il dolce: una selezione di paste di mandorla al pistacchio, cannoli e un bicchiere di passito, un Ben Ryé Donnafugata.

Ad accogliere la clientela è Laura stessa, padrona di casa e della sala: “Chi viene da A Picciridda deve sentirsi in famiglia – dice avvicinandosi al tavolo con tre diversi digestivi, pistacchiello, meloncello e zibibbo – Organizziamo catering, feste, abbiamo avventori occasionali ma tantissimi sono abituali. Serviamo tanti avvocati, notai ma soprattutto medici”. Complici gli appena 400 metri di distanza, A Picciridda è infatti una certezza e una salvezza per tutto il personale ospedaliero delle Molinette e non solo. “Mix di arancini, 6 porzioni di pasta alla norma, 6 porzioni di caponata”, recita uno degli ultimi ordini arrivati via WhatsApp, un pranzo d’asporto destinato al personale del settore 2C dell’ospedale San’Anna. Così un arancino o un cannolo possono essere anche un sollievo durante i lunghi turni in corsia, una coccola prima di affrontare un intervento e sicuramente una valida alternativa al solito trancio di pizza!

E pensare che c’è anche chi sceglie A Picciridda come rito propiziatorio: “C’è un importante imprenditore nel settore dell’automotive che è un nostro cliente e tutte le volte che deve fare un’inaugurazione ci chiama per il servizio catering. Se per qualsiasi motivo non ci siamo o non possiamo, posticipa l’apertura! Gli portiamo il cibo ma anche fortuna”.

 

Lori Barozzino

Chiara Surano

In piazza a Torino per Cecilia Sala

Questa mattina alle 11,30 davanti alla prefettura di Torino in piazza Castello alle 11,30 si terrà il sit in “Free Cecilia” dedicato alla giornalista Cecilia Sala incarcerata in Iran. L’appuntamento è organizzato da Associazione Marco Pannella, Associazione Adelaide Aglietta, Europa Radicale, Italia Liberale e Popolare, Più Europa Torino, studenti ed esponenti della campagna Donna Vita Libertà, Associazione Liberi Russi.

Il presepe a Bousson di Cesana

Grandi angeli illuminati dal sole di questi giorni conducono alla capanna della Natività con un percorso suggestivo tra poca neve e tanto ghiaccio. Accade anche quest’anno nella frazione Bousson di Cesana Torinese, già nota per la splendida chiesa cinquecentesca della Madonna delle Nevi.
Percorrendo le stradine della frazione di Bousson i visitatori sono accolti dalle figure del presepio a grandezza naturale che rappresentano gli antichi mestieri. Proseguendo nella via della “Casa delle Lapidi” giungono alla grotta della Natività. C’è il contadino, il pastore, il falegname, il cacciatore, la venditrice di formaggi e altri ancora, viene munto il latte, gli animali da cortile come galline e oche vengono accudite, la lana viene lavorata e così via.
Un carretto con cavallo a grandezza naturale rappresenta il mezzo di trasporto dell’epoca utilizzato da tutti nella borgata. Il tema della Natività si mette in mostra anche quest’anno nella frazione Bousson grazie all’impegno dell’Associazione Contempora, fino al 31 gennaio 2025. Le figure, una quarantina, sono dipinte a mano dall’artista Valeria Tommasi e la novità di quest’anno sono i grandi angeli che dalla via della Casa delle Lapidi indicano ai visitatori la stradina verso la Natività. Il Presepe artistico di Bousson nasce con la volontà di rappresentare in modo incantato e fiabesco le figure della Natività e i Re Magi.
Per le figure, che mettono in scena la vita di tutti i giorni, è stata prestata molta attenzione alle tradizioni del territorio, raffigurandole con gli abiti tradizionali e inserendo vari oggetti usati nelle borgate di montagna come le ceste in legno con manici che un tempo venivano utilizzate per il trasporto delle patate o le gerle usate per portare il fieno. A Bousson di Cesana fino al 31 gennaio.         Filippo Re

Cambiamenti climatici, il Piemonte monitorato dal nuovo Osservatorio regionale

850mila euro di risorse dei Fondi Europei di Sviluppo Regionale per mettere in campo i primi strumenti necessari per l’operatività della struttura

 

Con una dotazione finanziaria di 850mila euro di risorse dei Fondi Europei di Sviluppo Regionale 21-27 (FESR) si mettono in campo i primi strumenti per l’operatività dell’Osservatorio regionale sui cambiamenti climatici quale strumento per indagare e descrivere i cambiamenti a livello regionale e locale, mappare i rischi sul territorio derivanti dai cambiamenti, fornire scenari per indirizzare le politiche della Regione.

«Per affrontare i cambiamenti climatici e i loro effetti, come l’aumento delle temperature e le ondate di calore, la siccità o, di contro, fenomeni estremi come le alluvioni– sottolinea l’assessore regionale all’Ambiente Matteo Marnati – occorre mettere in campo, accanto a bandi specifici già attuati dalla Regione con le risorse dei Fondi Europei di Sviluppo Regionale 21-27, di cui una quota importante è stata destinata proprio al contrasto ai cambiamenti climatici, anche politiche mirate sulla base di strumenti di monitoraggio scientificamente e tecnologicamente avanzati per prevedere anche impatti futuri. L’Osservatorio diventerà dunque un punto di riferimento per monitorare tutti i fenomeni climatici e fornire scenari per indirizzare le politiche regionali».

Dice l’assessore alla biodiversità Marco Gallo: «L’ultimo allarme è arrivato dalla ricerca americana “Lost winter” di pochi giorni fa: Torino è tra le prime tre città al mondo per giorni sottozero perduti nell’ultimo decennio. Trenta giorni in più durante i mesi invernali in cui il termometro non registra valori negativi con tutte le conseguenze che può avere per l’agricoltura, il turismo, gli approvvigionamenti idrici. E, soprattutto, sulla biodiversità, un regno assai sensibile ai cambiamenti climatici, come ha dimostrato il calo nella produzione di tartufi nelle ultime stagioni dopo estati particolarmente aride. Per questo abbiamo pensato a uno strumento come l’Osservatorio per individuare, con l’aiuto di esperti di clima e di tecnologie, efficienti misure di contrasto».

L’Osservatorio avrà il compito di approfondire la conoscenza dei rischi correlati al clima e degli scenari di impatto e dovrà coinvolgere, in affiancamento alla Regione e ad Arpa Piemonte, altri soggetti che, forti delle proprie competenze specifiche, possano garantire un contributo concreto per il raggiungimento degli obiettivi della struttura. In sintesi: sviluppare attività interdisciplinare per supportare decisioni, pianificazioni e investimenti, finalizzati alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e a uno sviluppo resiliente al clima del Piemonte.

Convenzione per  servizi alle persone con disabilità e minori a rischio

 La Città di Torino e l’Azienda Sanitaria Locale Città di Torino hanno rinnovato la convenzione relativa alle attività socio sanitarie a favore delle persone con disabilità e dei minorenni a rischio psico-evolutivo o con disabilità.

La collaborazione e il reciproco impegno per mantenere i tanti servizi attivi ha raccolto ieri l’approvazione della Giunta Comunale, su proposta dell’assessore alle Politiche Sociali e al Coordinamento delle relazioni con le Aziende Sanitarie Jacopo Rosatelli.

Il rinnovo dell’accordo, che avrà una durata biennale, garantirà la continuità fino al 2026 di tutti i servizi socio-sanitari residenziali, diurni ed educativi, in coerenza con i LEA e le DGR vigenti.

Sono circa 2500 le persone adulte con disabilità e 5000 i minori interessati dal provvedimento, che garantirà quindi le risorse finanziarie necessarie al funzionamento del sistema, con una spesa annua prevista per la Città di circa 18,5 milioni per i servizi rivolti alle persone con disabilità e di 13 milioni per i servizi rivolti ai minori a rischio psico-evolutivo o con disabilità. Il rinnovo prevede inoltre un adeguamento tariffario che si concretizzerà, a partire dal 1 gennaio 2025, con un riconoscimento da parte della Città di un aumento del 3,5% di tariffe e rette dei servizi residenziali, necessario per rispondere all’aumento del costo del lavoro sostenuto dai gestori e che tiene conto delle indicazioni normative e del confronto con le rappresentanze.

Alla convenzione è collegato un Albo, gestito congiuntamente dai due enti, cui sono accreditati i servizi gestiti dal privato sociale. La continuità di tale Albo per il biennio 2025-2026 sarà disposta con successivo provvedimento dirigenziale e non è previsto un nuovo bando di accreditamento: agli enti attualmente iscritti sarà richiesto di confermare l’iscrizione tramite semplici adempimenti formali.

La nuova convenzione prevede infine la possibilità di recepire anticipatamente eventuali innovazioni normative nazionali e regionali che dovessero intervenire, tramite protocolli operativi assunti con accordo tra le parti.

TORINO CLICK

Giachino: bilancio del 2024 e prospettive per il nuovo anno

Mino GIACHINO e i sostenitori SITAV SILAVORO hanno chiuso l’anno discutendo, nella sede regionale di FDI, sul 2024 trascorso e sul 2025 che arriva.  

Un altro anno difficile per Torino che non ha chiuso nessuno  dei suoi problemi economici e sociali. Le persone e le aziende in difficoltà sono aumentate e meno male che ci sono tante mense dei poveri che ogni giorno grazie alle donazioni di tanti torinesi generosi forniscono pasti gratis nelle tante mense dei poveri. Vedere la gioia con la quale questi volontari accolgono chi porta borse di generi alimentari, apre il cuore. Torino chiude l’anno come Capitale dei cassa integrati e al 58* posto tra le 100 Città capoluogo come benessere(Sole 24 ore). Dati di cui non vantarsene anche se in Comune alzano le spalle. La decisione europea di puntare solo sull’auto elettrica ha bloccato di fatto le vendite di auto con pesanti ricadute sul lavoro delle case produttrici e delle aziende dell’indotto. Tavares ha portato la trattativa col governo per le lunghe e ha dovuto andarsene alla faccia di chi si era fidato di lui. Il Governo italiano che ha tenuto duro nel confronto si aspetta ora di portare a casa qualche risultato importante. Vedremo quanto dirà Elkann in Parlamento nell’anno nuovo. Entro giugno dovrà essere installata la Fresa che scaverà la TAV dal lato Italia. Ci aspettiamo a breve sostegno del Governo per le aziende dell’indotto, Torino non può perdere  un patrimonio industriale così importante.
Chi finisce male come l’aveva iniziato sono le periferie, da Aurora a Barriera di Milano , dove il degrado e lo spaccio la fanno da padrone. Nulla è cambiato dalle denunce fatte dai Parroci della Madonna della Pace, Don Stefano Votta e Don Luca Ramello. La conferma arriva stamane dal Prefetto Donato Cafagna molto più attento del suo predecessore. La criminalità organizzata e la mafia calabrese imperversano. Continua la fuga all’estero di ragazzi neolaureati alla Università o al Politecnico.
I ritardi nella apertura del vecchio traforo ferroviario del Frejus, causa la frana in Francia, oltre a danneggiare le aziende che trasportano verso la Francia hanno bloccato la assunzione di ragazzi valsusini che , senza dirlo ai Notav, dopo aver fatto il corso da macchinisti o aiuto macchinisti hanno visto sospendere l’assunzione da parte delle aziende private di trasporto merci ferroviario.
Ora la Torino responsabile fa il tifo affinché la Meloni riesca a far cambiare la decisione europea sull’auto e Urso riesca a quagliare un piano concreto sugli investimenti di Stellantis.  A Torino  irrisolto rimane il nodo dei grandi patrimoni non investiti sulle aziende torinesi,
Noi di SiTAV SILAVORO proseguiremo la nostra battaglia per la TAV e per il settore auto, che rappresenterà per Torino il vero e forte rilancio del lavoro e del benessere.

MINO GIACHINO

Palazzo Madama. “Aiutateci a riportare a casa gli smalti!”. Ultimi giorni

Ancora una manciata di giorni per raggiungere la cifra necessaria a restituire i preziosi “smalti” trafugati nel ‘700  al “cofano” del Cardinale Guala Bicchieri

Stop al 31 dicembre

Un appello alla Città. D’altronde per i Torinesi rappresenterebbe davvero un bel regalo di Natale alla loro “Casa Comune” e al suo più celebre e antico monumento architettonico. Parliamo ovviamente della “casa dei secoli” come Guido Gozzano ebbe a definire “Palazzo Madama”, Patrimonio Mondiale dell’Umanità “Unesco”, oggi sede del “Museo Civico d’Arte Antica” e “sintesi di pietra – ancora Gozzano – di tutto il passato torinese, dai tempi delle origini, dall’epoca romana, ai giorni del nostro Risorgimento”. Un regalo che non può aspettare ormai più di tanto. Mancano infatti pochi giorni, lo stop è fissato a martedì 31 dicembre prossimo, per aiutare “Palazzo Madama” ad acquisire i cinque “smalti di Limoges” che, in origine, decoravano uno dei più preziosi capolavori del Museo, il “cofano” (scrigno o baule da viaggio) del Cardinale Guala Bicchieri, fra le massime espressioni (opera cerniera tra il romanico e il gotico) del Duecento europeo . “Ad oggi – dicono i responsabili – abbiamo raccolto oltre 41mila Euro sui 50mila necessari” per riportare in piazza Castello, a Torino, gli “smalti” verosimilmente trafugati nel corso del XVIII secolo quando il “cofano” si trovava nella “Chiesa di Sant’Andrea” a Vercelli e poi confluiti in una collezione privata in Francia e ora in vendita presso una Galleria Antiquaria di Parigi. “Per evitare che questi preziosi frammenti vadano nuovamente dispersi, vorremmo riportarli in Piemonte e ricongiungerli al cofano da cui sono stati sottratti secoli fa”. Di qui l’appello e la campagna di “crowdfunding” lanciata da “Palazzo Madama”.

“I cinque smalti, in rame dorato e smalto ‘champlevé’ (di colore blu, verde, bianco), un ‘unicum’ dell’arte medievale – spiega Giovanni Carlo Federico Villa, direttore di ‘Palazzo Madama’ – erano originariamente fissati al retro del cofano, oggi completamente spoglio, e occupavano gli spazi tra i vari medaglioni figurati, anch’essi perduti. Questa acquisizione permetterebbe così di riposizionarli sul nostro prezioso scrigno, restituendo a quest’opera una parte del suo decoro perduto. In considerazione anche del fatto che al mondo esiste solo un altro ‘cofano di Limoges’ di queste dimensioni e di questa tipologia, nella Cattedrale di Aquisgrana, un’opera tuttavia più tarda e molto rimaneggiata in età moderna”.

Sul valore, non solo artistico, del “cofano”, dice ancora lo storico e scrittore Alessandro Barbero“Anche sotto l’aspetto storico l’opera rappresenta un ‘unicum’, dal momento che il suo proprietario, il cardinale Guala Bicchieri (Vercelli 1160 ca – Roma 1227), fu uno degli uomini politici più influenti del suo tempo, protagonista di missioni diplomatiche cruciali in Italia e in Europa per conto del pontefice Innocenzo III, che giunse a nominarlo reggente del regno di Inghilterra dopo la morte del sovrano Giovanni Senza Terra, incarico che ricoprì tra il 1216 e il 1218”. E prosegue: “L’importanza di quest’opera risiede anche nell’essere parte di una ricca collezione – costituita dal Cardinale nel corso dei suoi continui viaggi attraverso l’Europa, – che contava 104 paramenti liturgici, 80 oreficerie, 8 opere de l’Oeuvre de Limoges’, 70 anelli e 130 manoscritti, molti miniati: una raccolta di cui sono eccezionalmente sopravvissute una decina di opere, oggi divise tra ‘Palazzo Madama’, il ‘Museo Leone’ di Vercelli, il ‘Castello Sforzesco’ di Milano e la ‘Biblioteca Nazionale’ di Torino. La ricchezza di questa collezione, insieme alle importanti committenze del Cardinale – la ‘Fondazione dell’Abbazia di Sant’Andrea’ di Vercelli nel 1219 e la realizzazione di un ciclo di affreschi per l’abside della ‘Chiesa di San Martino ai Monti’’ a Roma – permettono di annoverare Guala Bicchieri nella ristretta rosa di quegli ecclesiastici di inizio Duecento che furono insieme grandi collezionisti di oggetti preziosi e committenti di importanti Fondazioni religiose”.

“Per  tutte queste ragioni – dicono ancora da ‘Palazzo Madama’ – vi chiediamo di aderire al nostro progetto e di aiutarci a riportare in Italia i cinque smalti. Dobbiamo raccogliere la somma di 50mila euro per acquistarli e ricongiungerli al ‘cofano’”.

I donatori potranno beneficiare di tutta una serie di ricompense. Compresi i vantaggi fiscali previsti dall’“Art Bonus”, la norma che consente un credito d’imposta del 65% in tre anni dell’importo donato a titolo di erogazione liberale a favore di “Fondazione Torino Musei.

Per infowww.palazzomadamatorino.it su piattaforma di “Rete del Dono”.

g.m.

Nelle foto:

–       Immagine guida campagna di crowdfunding

–       Il “cofano” Guala Bicchieri

–       Giovanni Carlo Federico Villa