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La nuova sede di ESCP Business School

 

Apre ufficialmente al pubblico il nuovo Campus di Torino di ESCP Business School che accoglie oltre mille studenti e docenti da tutto il mondo, consolidando il legame tra la business school e il capoluogo piemontese. Tra gli studenti immatricolati solo 259 sono italiani, un dato che sottolinea il clima multiculturale e dinamico che caratterizza il campus di Torino.

“Oggi – ha detto il sindaco Stefano Lo Russo, intervenendo all’inaugurazione – il campus internazionale di ESCP Business School apre ufficialmente le sue porte a studenti e docenti, e siamo entusiasti di questo traguardo. Per la città di Torino, rappresenta l’istituzione di un nuovo polo accademico di eccellenza, con solide radici e uno sguardo rivolto al futuro. La scelta della sede, che ha permesso il recupero di un magnifico edificio nel cuore della città, ne è una testimonianza. Torino sta vivendo una trasformazione significativa e gli investimenti realizzati in questi anni la renderanno sempre più dinamica, attrattiva e internazionale. Una meta ideale per giovani studenti provenienti da tutto il mondo, capace di offrire loro un ambiente propizio per costruire il proprio futuro, oltre a esperienze di studio, lavoro e integrazione nel tessuto economico e sociale della città”.

Situato nel cuore della città, in un edificio storico di proprietà di BNL BNP Paribas (che ha realizzato i lavori per ESCP), il campus si estende su oltre 8mila metri quadrati e rappresenta uno dei simboli del recupero architettonico degli edifici storici di Torino.

Originariamente costruito nel 1877 come residenza di prestigio in stile neoclassico, l’edificio subì danni durante i bombardamenti del 1942 e fu successivamente trasformato da BNL nel 1983.

Il progetto attuale, realizzato in collaborazione con TRA – Toussaint Robiglio Architetti, GAA*, Subhash Mukerjee Studio, Conrotto Progetti, Fionda e Fred s.r.l preserva infatti l’identità storica dell’edificio integrandola con un’estensione contemporanea.

Questa fusione tra tradizione e innovazione rappresenta perfettamente i valori fondamentali di ESCP Business School – fondata nel 1819 e prima scuola di management al mondo – rendendo il Torino Campus non solo un modello accademico innovativo, ma anche una manifestazione materiale della vision di ESCP: rispondere alle esigenze didattiche moderne senza perdere l’importanza della propria eredità storica.

Il campus di Torino, progettato come uno spazio in cui la tradizione incontra l’innovazione tecnologica, si pone al centro di un’importante riflessione sugli spazi dell’educazione in relazione all’innovazione pedagogica. Gli spazi fisici del nuovo campus dialogano con le trasformazioni tecnologiche, in particolare l’intelligenza artificiale, che gioca un ruolo chiave nel definire nuove modalità di apprendimento e interazione. L’AI è parte integrante delle attività didattiche e di ricerca, ma viene sempre messa in relazione con l’intelligenza umana, che rimane al centro del processo educativo. Questo approccio sottolinea che, sebbene le innovazioni tecnologiche siano fondamentali, è l’abilità intellettuale e le qualità più umane come empatia, creatività e pensiero critico che consentono una vera crescita.

Il campus si configura quindi come un laboratorio dinamico, dove l’integrazione tra tecnologia e umanità è il punto di forza per costruire il futuro della formazione.

Il campus favorisce l’interazione tra studenti, docenti e ospiti grazie a spazi comuni come la Library, MeetUp rooms, la futura caffetteriacorridoi e salotti progettati come spazi di dialogo. In particolare, l’Agorà, una piazza coperta e vetrata accessibile a tutti, rappresenta un’importante soluzione sviluppata in collaborazione con la Città di Torino. Le aule, flessibili e riorganizzabili, presentano configurazioni che stimolano l’apprendimento collaborativo. Unicum del nuovo polo sono le classi ad emiciclo: evoluzione della didattica ex cathedra, offrono spazi di dialogo per seminari, discussioni e workshop, sia in presenza che online. La loro conformazione garantisce sempre una visibilità ottimale e una perfetta interazione tra docenti e studenti oltre a un’acustica studiata per la massima efficacia.

L’auditorium modulabile e la segnaletica moderna e accessibile, infine, completano la panoramica del nuovo campus di ESCP Business School, definendolo come luogo di apprendimento all’avanguardia, che prepara i leader globali di domani.

ESCP si afferma quindi come un’istituzione che non solo guarda al futuro, ma contribuisce a costruirlo puntando su un cardine per tutti i settori dello sviluppo: la sostenibilità. Il progetto prevede l’integrazione di pannelli fotovoltaici e solari, l’uso di materiali riciclati e un innovativo sistema di gestione energetica per ridurre l’impatto ambientale e garantire l’efficienza in tal senso.

ESCP offre un ampio ventaglio di programmi accademici che valorizzano il territorio piemontese e italiano, grazie alle numerose collaborazioni con aziende locali. Tra i programmi erogati troviamo il Bachelor in Management (BSc), il Master in Management (MIM), recentemente classificato sesto al mondo, il MSc in International Food & Beverage Management (IFBM), il MSc in Luxury Management, il MSc in Hospitality & Tourism Management, l’MBA in International Management e l’Executive MBA (EMBA).

Un’offerta accademica ampia e di altissimo livello che vede, tra gli altri, l’EMBA al secondo posto della classifica mondiale del Financial Times.

In questo contesto si inserisce Blue Factory, l’incubatore d’impresa di ESCP Business School, che favorisce l’interazione con il sistema imprenditoriale locale, sostenendo la nascita e lo sviluppo di nuove iniziative e startup, contribuendo a creare un impatto positivo sul territorio.

TORINO CLICK

Paula Hawkins, autrice del successo planetario La ragazza del treno, alle Gallerie d’Italia

Per presentare il suo ultimo romanzo L’ora blu e raccontare come nascono i suoi romanzi

 

Ieri pomeriggio nella Sala Immersiva delle Gallerie d’Italia si è tenuto l’evento di chiusura di Portici di carta con la scrittrice Paula Hawkins, autrice de La ragazza del treno, bestseller mondiale da 25 milioni di copie vendute in tutto il mondo. In dialogo con la giornalista Alessandra Tedesco, la Hawkins ha presentato il suo ultimo romanzo uscito il 15 ottobre edito da Piemme L’ora blu. Un altro thriller che questa volta ruota intorno all’enigma di un’opera d’arte e all’artista di fama mondiale che l’ha creata, Vanessa Chapman. La storia prende il via da una terribile scoperta alla Tate Modern di Londra: un antropologo sostiene che una delle sculture della Chapman esposta in questa galleria d’arte è stata realizzata usando un osso umano anziché animale, così come dichiarato dall’artista.

Da qui James Becker, curatore della fondazione artistica a cui Vanessa Chapman ha lasciato le sue opere d’arte, decide di incontrare Grace, migliore amica ed esecutrice testamentaria dell’artista. Grace vive nella dimora appartenuta a Vanessa a Eris, un isolotto sperduto tagliato fuori dalla terraferma scozzese per dodici ore al giorno per via delle maree. Becker vuole indagare sulla vita artistica e non solo di Vanessa ed è convinto che entrando in possesso dei suoi diari possa ricostruire la genesi dell’opera d’arte che ha suscitato scalpore e risolvere alcuni misteri che si è portata via con sé, alla sua morte cinque anni prima, come la scomparsa dell’ex marito in circostanze mai chiarite. Vanessa, attraverso le sue pagine di diario e la ricostruzione del rapporto che aveva con ognuno dei personaggi, sembra essere un fantasma che aleggia su quest’isola-non isola.

E l’ambientazione scelta dalla Hawkins è cruciale in questa storia e l’autrice riferisce che “è da lì che sono partita, mi è venuta l’idea di ambientare la storia in un’isola che è soggetta alle maree e quindi se c’è bassa marea puoi tranquillamente raggiungerla, se la marea invece è alta resti imprigionato o sull’isola non ci puoi arrivare e questo, capite bene, è uno spunto interessante per uno scrittore di crime perché apre tutta una serie di possibilità. E poi mi sono chiesta un’altra cosa: chi potesse voler vivere su un’isoletta che due volte al giorno è isolata completamente dal resto del mondo. È importante non solo per la storia, in termini di quello che accade, ma anche come va a influenzare gli esseri umani che ci vivono, in primis Grace, che vive qui da vent’anni e che riesce a dormire solo quando la marea è alta e lei sa che nessuno potrà sbarcare sull’isola e sorprenderla nel mezzo della notte.” La solitudine è un tema importante che emerge in questo romanzo, la solitudine cercata ma anche quella subita, non a caso il sottotitolo del romanzo è “Non è il momento di stare da soli”.

Nella seconda parte dell’intervista si entra nella vena creativa della scrittrice.

Alessandra Tedesco: “Qual è la tua scintilla creativa, da dove parti per raccontare un storia?”

Paula Hawkins: “Ci sono diversi spunti che possono alimentare la mia vena artistica. Ad esempio vi posso dire che un bel giorno mi trovavo in vacanza in Francia e, guarda un po’, mi sono ritrovata vicino ad un isolotto soggetto alle maree. E poi ci sono personaggi che all’improvviso mi arrivano in testa e me li porto in giro, avevo questa artista, Vanessa, che mi ronzava nella testa, ma ci ho messo un po’ prima di scrivere di lei. Incontro, parlo con qualcuno e salta fuori qualcosa che mi annoto qualcosa mentalmente e so che la utilizerò per creare i miei personaggi. In sostanza cosa faccio? Tutto parte dal personaggio e quando l’ho trovato gli costruisco intorno un ambiente particolare, lo metto in un isolotto sperduto o su un treno e poi aspetto di vedere dove mi porta.”

  1. Tedesco: “La cronaca nera ti ha mai ispirato qualcosa o preferisci agire totalmente di fantasia?”

P. Hawkins: “Ci sono degli eventi di cronaca nera da cui posso trarre ispirazione, ma in un modo molto specifico, nel senso che non ho mai utilizzato un delitto in quanto tale per poi farlo mio e presentarlo in uno dei miei romanzi. La cosa che mi affascina però è considerare i vari aspetti che riguardano quello che è accaduto, cioè comincio a farmi delle domande: ma come si è arrivati a questo? Cosa è successo prima, che ha portato a questo delitto? E poi mi chiedo: e dopo? Quindi, molto spesso quello che accade è che rifletto su quello che è uno spunto per me, comincio a sviscerare diversi aspetti legati a quell’atto di violenza che poi inserisco in uno dei miei romanzi.”

A. Tedesco: “Ovviamente non esiste la ricetta del giallo perfetto, ma ci sono degli errori che non vanno commessi. Quando leggi i libri degli altri, cosa ti fa veramente arrabbiare in un giallo o in un thriller mal riuscito, qual è insomma l’errore da evitare?”

P. Hawkins: “Innanzitutto comincio con il dire che se chi scrive di crime scrivesse quello che fa veramente la polizia sarebbe una noia mortale, perché i poliziotti passano buona parte del loro tempo seduti al computer, capite bene che non sarebbe un libro appassionante. Se devo dire quello che proprio non mi piace è quando ti rendi conto che stai leggendo e ogni cosa che accade, ogni svolta dell’indagine, ogni momento topico della storia è forzato, ti rendi conto che non è credibile, te lo stanno facendo andare giù per traverso e l’autore non è proprio ispirato. La bellezza di una storia sta quando si crea la suspense che prepara il terreno, disseminando indizi qua e là, ma tu non ti puoi aspettare che succeda questo o quell’altro, anche se arriva ad un certo punto la sorpresa e il colpo di scena e a quel punto, se il libro è scritto bene, torni indietro e dici: ah però effettivamente era così! Perché sono stati disseminati buoni indizi che hanno preparato il terreno.”

A. Tedesco: “Un’ultima domanda. Abbiamo fatto cenno all’inizio a La ragazza del treno: 25.000 milioni di copie nel mondo, un successo internazionale incredibile. Sono passati quasi dieci anni dalla pubblicazione di quel romanzo, che rapporto hai con quel romanzo. Perché venire da un successo del genere non deve essere stato facilissimo scrivere gli altri romanzi. Quel romanzo ti è servito o ti è stato anche un po’ di peso?”

P. Hawkins: “Se devo essere sincera un po’ entrambe le cose, nel senso che un successo del genere naturalmente ti cambia la vita, la rende più facile i un certo senso, quindi non posso che essere felice del modo in cui è stato accolto, però va anche detto che poi è stato molto difficile scrivere il secondo. Questa ansia da prestazione l’ho avvertita perché ci sono molte aspettative da parte degli altri nei tuoi confronti, quindi dopo dieci anni ho un rapporto migliore con quel libro, ho cominciato a sentirmi più a mio agio rispetto a quel libro. Lo so che vi potrà sembrare ridicolo, ma all’inizio il rapporto con quel libro non è stato così semplice, adesso ho fatto la pace con quel libro, gli voglio bene e che oggi il mio rapporto con Rachel (la protagonista de La ragazza del treno) è molto migliorato rispetto ai tempi.”

L’autrice al termine dell’incontro si è fermata per incontrare il pubblico intervenuto per il firmacopie.

GIULIANA PRESTIPINO

“Discarica a cielo aperto” in corso Racconigi

Caro direttore,

così appare un tratto di corso Racconigi all’altezza del civico 137, in borgo San Paolo. Sacchi di scarpe vecchie, cesti di vimini, aspirapolvere e ogni tipo di rifiuto.

L’inciviltà di certuni si fa strada ogni giorno di più e sta sotto gli occhi di tutti e non solo in questo quartiere. Insudiciare le strade della città è cattivo fenomeno sempre più frequente. Questa  mattina sopraggiungeva un operatore ecologico , mentre venivano scattate le foto, che ha detto: “tutti i giorni è così. Dovrei passare  in giorni prestabiliti ma conoscendo la situazione passo tutti i giorni a pulire”.  Se da un lato possiamo fare un plauso all’operatore ecologico, agli autori di quello schifo non  possiamo che esprimere una forte nota di biasimo. Quei bidoni fatto parte di un determinato condominio  ed il Comune per tramite il competente ufficio, potrebbe intervenire diffidando e multando gli insudiciatori ma visto lo spettacolo che ci si presenta  possiamo dedurre che almeno qui , non lo ha ancora fatto.  Sicuramente bisogna intervenire in modo radicale affinchè Torino non sia trasformata in una discarica a cielo aperto.
Luigi Gagliano 

Nallo e Fregolent allo Stand Up for Nuclear

La consigliera depositerà in Consiglio Regionale un Ordine del Giorno con l’obiettivo  di sostenere la candidatura del Piemonte come sede del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi. La senatrice  è presidente dell’Intergruppo parlamentare su Energia Nucleare

Domenica 20 ottobre 2024, la Consigliera Regionale VittoriaNallo (StaTi UniTi d’Europa- IV) e la Senatrice Fregolent (IV) parteciperanno allo Stand Up for Nuclear che si terrà in Piazza Castello a Torino. La manifestazione, parte di un movimento internazionale, è volta a promuovere i benefici delle tecnologie nucleari in ambito energetico co, medico-diagnos>co, alimentare e industriale. L’iniziativa si inserisce in un contesto di crescente interesse per l’energia nucleare, considerata una delle soluzioni più efficaci per affrontare le sfide della sicurezza energeDca e della crisi climaDca globale.
Vittoria Nallo ha già partecipato a tute le precedenti edizioni dello Stand Up for Nuclear, mostrando un forte impegno per promuovere un dibaFto consapevole e informato sul nucleare in Italia. Attraverso il suo podcast “Reazione a Catena”, presente su Spotify, la Consigliera ha più volte ribadito l’importanza di avviare un programma nucleare nazionale, capace di contribuire alla decarbonizzazione e di assicurare una strategia energeDca sostenibile.
Nallo ha recentemente presentato in Consiglio Regionale un’interrogazione in merito alle dichiarazioni del Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, e del Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso che chiedeva come la Giunta Regionale intendesse muoversi per supportare l’iniziativa del Governo Nazionale in materia di energia nucleare, evidenziando il ruolo strategico che il Piemonte potrebbe giocare in questo settore.
Inoltre, la settimana prossima, la Consigliera depositerà in Consiglio Regionale un Ordine del Giorno con l’obiettivo  di sostenere la candidatura del Piemonte come sede del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi  e del Parco Tecnologico. La scelta del Piemonte sarebbe motivata dalla storica competenza del territorio nella gestione e messa in sicurezza di materiali radioattivi , nonché dalla presenza di aziende e centri di ricerca di rilevanza internazionale. Sarebbe questa, inoltre, un’opportunità strategica per la messa a terra, insieme al Deposito, del Parco Tecnologico e di migliaia di posti di lavoro.
L’evento arriva in un momento cruciale, in cui la crisi energeDca e climaDca spinge i governi e le is>tuzioni internazionali a riconsiderare l’energia nucleare come parte della soluzione. In Italia, la sicurezza energeDca e la decarbonizzazione sono al centro del dibattito politico, e la Consigliera Nallo continuerà  a sostenere con forza il ruolo del Piemonte in questa transizione.

San Salvario, terra di frontiera: per rubargli l’accendino d’oro lo minaccia per strada con una bottiglia

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Il Comando Provinciale Carabinieri di Torino – Nucleo Radiomobile, al fine di arginare il fenomeno dei reati predatori, nelle serata del 18 ottobre, ha intensificato l’attività di controllo del territorio. In particolare, in Via Saluzzo, è stato hanno arrestato un cittadino marocchino di 27 anni senza fissa dimora per il reato di “rapina”. Con la scusa di far accendere una sigaretta, il presunto rapinatore, sotto la minaccia di una bottiglia in vetro, si è fatto consegnare un accendino in oro del valore di mille euro. I militari, che nel frattempo stavano transitando, hanno notato la richiesta di aiuto del derubato e in brevissimo tempo hanno individuato ed arrestato in una via limitrofa il presunto malfattore. L’uomo è stato accompagnato presso la casa circondariale “Lorusso e Cutugno” di Torino. In Via Vanchiglia, un uomo nordafricano di 25 anni, insieme ad un complice rimasto ignoto, è stato arrestato per il reato di “rapina”. Il soggetto, dopo aver asportato alcune bottiglie di bevande alcoliche in un esercizio commerciale, nel tentativo di scappare, ha spintonato e percosso il proprietario. Solo grazie al provvidenziale intervento dei Carabinieri, che nel frattempo sono stati chiamati attraverso il numero 112 NUE, il presunto rapinatore è astato bloccato ed arrestato. L’uomo è stato accompagnato presso la casa circondariale “Lorusso e Cutugno” di Torino.

A Torino il Tour della “Carovana della Prevenzione”

Arriva a Torino, lunedì 21 e martedì 22 ottobre, il Tour della “Carovana della Prevenzione” di Komen Italia, sostenuto da Procter & Gamble, per assicurare l’accesso ad opportunità efficaci ed eque di protezione della propria salute. La tappa piemontese è sostenuta da “Insieme siamo più forti”. Dalle 9 alle 15, presso la Parrocchia di San Bernardino in via San Paolo 68 a, a Torino, Komen Italia, con il supporto di Procter & Gamble, l’azienda che commercializza marchi come Dash, Gillette, Oral-B e Pantene, erogherà visite ed esami diagnostici gratuiti per la prevenzione dei tumori del seno riservati a donne svantaggiate o non incluse per età nei programmi di screening della Regione Piemonte. “Insieme siamo più forti” è l’iniziativa che ad oggi ha contribuito a erogare oltre 5.200 esami diagnostici gratuiti in 31 città e 9 regioni italiane. Il programma di cittadinanza d’impresa con cui l’azienda sta organizzando progetti di responsabilità ambientale e sociale in tutto il Paese, si chiama “P&G per l’Italia”, e ha voluto rinnovare per il quarto anno consecutivo altre 11 tappe che stanno toccando le periferie delle principali città italiane, o aree regionali con minor accesso ai servizi sanitari d’eccellenza, in particolar modo nelle regioni con maggior disparità nell’accesso nel servizio di screening mammografico.

“In questi quattro anni al fianco di Komen Italia – afferma Riccardo Calvi, direttore comunicazione di P&G Italia – abbiamo contribuito ad aiutare le donne svantaggiate in nove regioni italiane a prendersi cure della propria salute, donando oltre 5.200 screening gratuiti. Sono ancora troppe quelle che, per via delle disparità e motivi socioeconomici si vedono costrette a rinunciarvi. Per questo proseguiamo il nostro viaggio di ‘Insieme siamo più forti’, iniziativa pilastro del nostro programma P&G per l’Italia, sostenendo anche quest’anno la Carovana della Prevenzione, con l’obiettivo di offrire un aiuto concreto a chi davvero ne ha più bisogno”.

Per informazioni e prenotazioni: Torino, parrocchia di San Bernardino, via San Paolo 68 a, lunedì 21 e martedì 22 ott9bre 2024, dalle 9 alle 15.

https://komen.it/evento/torino-21-22ottobre/

 

Mara Martellotta

“Anatomia di un inizio”

Per i suoi ragguardevoli 300 anni d’età, il “Museo di Antichità” arricchisce con due straordinari reperti il suo percorso espositivo della sezione “Archeologia”

Visibile dallo scorso 17 ottobre

L’evento è sicuramente un prezioso cadeau per la celebrazione del suo terzo centenario. Sotto il titolo di “Anatomia di un inizio. Alle radici dell’Archeologia Scientifica in Piemonte”, il torinese “Museo di Antichità – Musei Reali”, propone, dallo scorso giovedì 17 ottobre, l’interessante ampliamento, a cura dell’archeologa Elisa Panero, del percorso espositivo della sezione “Archeologia a Torino”. Ampliamento reso possibile grazie ad un accordo triennale con il “Museo di Antropologia ed Etnografia” dell’Università di Torino (“MAET”) e al sostegno di “Reale Mutua”, che vede per la prima volta messe a confronto – in un nuovo allestimento progettato dall’architetto Carlotta Matta dei “Musei Reali” –  due straordinarie sepolture, testimonianze di due contesti culturali e geografici molto diversi tra loro: una “tomba neolitica” scoperta a Montjovet, in Valle d’Aosta, e la “mummia” di un giovane uomo rannicchiato, rinvenuta nei pressi di Luxor, in Egitto.

Scoperta nel 1909 in una piccola necropoli a inumazione, scavata dall’egittologo piemontese Ernesto Schiaparelli (1856-1928), direttore dell’allora “Regio Museo di Antichità Greche, Romane ed Egizie” – l’attuale “Museo di Antichità – e “Soprintendente alle Antichità del Piemonte” (“Istituto di tutela” che comprendeva anche la Valle d’Aosta e la Liguria), la “tomba neolitica” di Montjovet, subito “musealizzata” nella sua interezza, proprio cent’anni fa (il 17 ottobre del 1924) fu studiata e pubblicata da Giulio Emanuele Rizzo, professore straordinario di “Archeologia”, e da Mario Carrara, docente di “Medicina Legale” alla “Regia Università” di Torino. Prima “tomba riconosciuta” venne allocata nella nuova sala della “Preistoria Piemontese e Ligure”, a cura di Pietro Barocelli, archeologo dalla “grande modernità professionale”. Riproposta nel secondo dopoguerra, nel riordino museale attuato nel 1949 sotto la direzione del “Soprintendente” Carlo Carducci, negli ultimi 50 anni è stata conservata nei depositi del “Museo di Antichità”: oggi il pubblico dei “Musei Reali” può finalmente ammirarla grazie al nuovo riallestimento.

Secondo, altrettanto importante, reperto, la mummia di un giovane uomo rannicchiato”, fu invece rinvenuta nel 1920 dalla “Missione Archeologica Italiana” diretta sempre da Ernesto Schiaparelli, coadiuvato dall’antropologo Giovanni Marro (1875-1952), nel sito di “Gebelein”a circa 30 chilometri a sud dell’odierna città di Luxor, sulla riva ovest del Nilo. Databile alla “IV dinastia”tra il 2578 e il 2477 a.C., è confluita all’“Istituto e Museo di Antropologia”, oggi “Museo di Antropologia ed Etnografia” dell’“Università di Torino”, fondato nel 1926 proprio per accogliere in un’unica sede le raccolte scientifiche di Marro e gli oggetti provenienti dalle campagne di scavo condotte dalla “Missione” in Egitto.

Sulle due sepolture sono state condotte recenti indagini inerenti alla datazione e al restauro: per la prima, dai “Musei Reali” con l’ “Università degli Studi di Torino” e dell’ “Università di Berna”, in Svizzera; per la seconda, oltre che dal “DBios – Dipartimento Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi” e dal “Museo di Antropologia ed Etnografia” dell’ “Ateneo torinese”, anche dalla “Fondazione Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale”.

Indagini assolutamente interessanti, che “hanno permesso di gettare ‘nuova luce’ su questi resti e ‘nuove considerazioni’ storiche e allestitive, partendo dalla temperie culturale del primo ventennio del Novecento quando, anche in Piemonte, intervenne una ‘svolta decisiva nello studio e nella percezione dell’archeologia’, non più considerata come una ricerca avventurosa, ma una ‘disciplina scientifica volta a rispondere ai bisogni primari dell’uomo’ e a raccontare le storie del suo passato”.

I resti umani – sottolineano ancora gli studiosi – rappresentano qualcosa di fondamentale, in quanto documento di una storia individuale e tassello della storia evolutiva umana”.

Considerazioni che trovano il loro punto di avvio proprio agli inizi del Novecento nel “mondo archeologico piemontese”, gravitante intorno al nostro “Museo di Antichità” e all’attività del direttore d’allora, Ernesto Schiaparelli, insieme a grandi studiosi che, intorno a lui, hanno contribuito a dettagliare pioneristicamente proprio l’Anatomia di un inizio nell’ambito della ricerca archeologico – scientifica.

g.m.

“Anatomia di un inizio. Alle radici dell’Archeologia Scientifica in Piemonte”

Museo di Antichità-Musei Reali, piazzetta Reale 1, Torino; tel. 011/5212251 o www.museireali.beniculturali.it

Dal 17 ottobre

Orari: dal mart. alla dom. 9/19; chiuso il lunedì

 

Nelle foto: “Anatomia di un inizio”, Credits Edoardo Piva / DB Studio Agency

In due su monopattino contro un’auto: finiscono in ospedale

Ennesimo incidente sulle strade del Piemonte con i monopattini “protagonisti”. Sono andati a sbattere contro un’auto due persone di origine straniera a bordo di un monopattino nel centro di Biella. I due sono stati portati in ospedale per controlli medici. La polizia municipale sta verificando la dinamica dello scontro.

Liguria, Piemonte e Valle d’Aosta puntano sul turismo. Quasi metà delle presenze parla straniero

A Torino un evento dedicato al confronto tra istituzioni e imprese di Piemonte, Liguria e Valle d‘Aosta
per accelerare la condivisione di dati, mercati e offerte guardando anche oltre i confini nazionali.
Santanchè: “Affrontare le sfide del comparto con investimenti, tecnologia e risorse umane”

Liguria, Piemonte e Valle d’Aosta nel 2023 hanno totalizzato 12,1 milioni di arrivi di turisti, pari al 12% del totale nazionale. Di questi 5,5 milioni erano stranieri, pari al 45% del totale. Dal 2019 sono proprio gli stranieri a spingere la crescita del turismo nel Nord Ovest, grazie a 685 arrivi in più, mentre il turismo nazionale è stabile a quota 6,6 milioni di arrivi. Sono alcuni dati di una ricerca Nomisma presentata a Torino nel corso dell’evento ‘Il turismo del Nord Ovest – Una visione innovativa di sistema’ organizzato da Confindustria Piemonte, Confindustria Liguria e Confindustria Valle d’Aosta, in collaborazione con Unioncamere Piemonte con il contributo di UniCredit.

Le città preferite dagli stranieri nel Nord Ovest sono BavenoLevanto e VerbaniaTorino e Genova risultano invece quelle più visitate in assoluto seguite da SanremoLa SpeziaStresa e CourmayeurDiano Marina è invece quella dove la permanenza media è maggiore, ben 5,4 giorni rispetto ai 2,5 di Torino. Se invece si guarda all’intensità turistica, ovvero il rapporto tra popolazione e visitatori si impone Gressoney-La-Trinité con 424,6 turisti per abitante. Nelle tre regioni sono presenti 13.559 esercizi ricettivi, con un andamento divergente tra strutture alberghiere, che dal 2019 al 2023 calano da 3.200 a 3.000, mentre salgono di 477 unità quelle extra alberghiere, che sono 10.500. Torino e Genova sono di nuovo le due città con più esercizi ricettivi, 535 e 511 rispettivamente, mentre Vernazza risulta essere la località con la maggiore presenza di esercizi extra alberghieri, ben il 98% delle 177 strutture rilevate.

In un contesto in continua evoluzione, come quello in cui viviamo oggi, è fondamentale affrontare le sfide attuali del comparto turistico attraverso attenzione e investimenti in pianificazione strategica, evoluzione tecnologica e crescita delle risorse umane. Pilastri fondamentali che abbiamo formalizzato nel primo piano strategico per il turismo italiano e che fungono da fondamenta per la visione industriale che il Ministero e il Governo ha applicato all’ecosistema turistico tricolore. Pilastri sui quali accenderemo ulteriormente i riflettori nella cornice del G7 Turismo, la prima ministeriale nella storia interamente dedicata al nostro settore, e, prima ancora, alla seconda edizione di quel Forum Internazionale che lo scorso anno organizzammo proprio in Piemonte” ha sottolineato in un saluto istituzionale, il ministro del Turismo, Daniela Santanchè.

In Piemonte ci sono 40mila imprese turismo, con 160 mila addetti pari al 10% del totale regionale. Eppure, per una così vasta categoria industriale, perché il turismo è un’industria a tutti gli effetti, non esiste un piano strategico regionale. Siamo una delle sole tre regioni in Italia a non esserne dotate, non possiamo più rinviare. Altrimenti mettiamo a rischio un patrimonio” ha sottolineato Gianni Filippa, presidente di Confindustria Novara Vercelli Valsesia e vicepresidente di Confindustria Piemonte. “Alle imprese turistiche, sono loro stesse a dirlo, interessa velocizzare digitalizzazione, sostenibilità e reskilling del personale, queste sono le priorità strategiche. È essenziale, anche per rispondere a queste istanze, sviluppare un approccio sistemico nella pianificazione e nella gestione di questa filiera così particolare. A cominciare dalle risorse pubbliche e quindi regionali” aggiunge.

In buona sostanza, più che nuove risorse, si rende necessario come già evidenziato nel position paper sul turismo di Confindustria Piemonte del 2020, che è stato presentato oggi nelle versione aggiornata, razionalizzare l’esistente, inserendo le norme in un compendio chiaro e comprensibile, anche per evitare letture fai da te. Una pulizia legislativa, dove il partenariato pubblico privato, finora utilizzato solo in forma consultiva, venga esteso agli ambiti ritenuti prioritari: Sviluppo del turismo di destinazione; miglioramento della qualità del prodotto; qualità dell’accoglienza; marketing, promozione e immagine; capitale umano (e artificiale) e reti locali; trasporti e logistica del turismo.

Bisogna essere sempre più agili e innovativi per affrontare queste sfide, che si innervano su quelle poste dalla globalizzazione e dai nuovi modelli di consumo. Perché il turismo di massa esige comunque di essere anche esperienziale, il cliente è infatti alla ricerca sempre più spesso anche di autenticità e sostenibilità di montagna, unite però alla comodità e ai servizi delle grandi località di mare o delle città d’arte. Combinare queste vocazioni, è la chiave di volta per rendere sostenibile questo settore” ha sottolineato Edy Incoletti, vicepresidente di Confindustria Valle d’Aosta, nel suo intervento. “Per poter competere a livello internazionale, abbiamo bisogno di un sistema turistico più efficiente e integrato. Dobbiamo lavorare insieme, istituzioni e imprese, per creare un ambiente favorevole agli investimenti e alla promozione di tutto il Nord Ovest, aggregando in questo processo anche le regioni oltre confine, dando vita – ha aggiunto – a un’unica grande destinazione turistica di eccellenza, con vocazioni e soluzioni in grado di soddisfare ogni esigenza e mercato”.

Ad aprire i lavori è stata Paola Garibotti, Regional Manager Nord Ovest UniCredit. Hanno preso poi la parola il Vicepresidente di Confindustria Piemonte Filippa, il Presidente di Confindustria Liguria, Giovanni Mondini, e il Vicepresidente di Confindustria Valle d’Aosta, Incoletti. Giuseppe Russo, Direttore del Centro Einaudi, ha presentato una relazione tecnico economica, seguito da Serafino Nardi, Capo unità in commissione NAT al Comitato europeo delle Regioni, che ha invece illustrato l’agenda europea per il turismo al 2030. Dopo di loro sono intervenuti Valentina Quaglietti di Nomisma, Federico De Giuli di Confindustria Piemonte e Carlo Scrivano di Confindustria Liguria. Ha poi preso la parola Leopoldo Destro, delegato di Confindustria per il turismo. È stata poi la volta di una tavola rotonda: con Marco Montermini, Responsabile Corporate Nord Ovest UniCredit; Laura Zegna, Presidente Commissione turismo di Confindustria Piemonte; Giovanni Pellizzeri, Presidente Avda e presidente della Categoria trasporti di Confindustria Valle d’Aosta; Laura Gazzolo, Ac Hotel Genova by Marriott per Confindustria Liguria; Gian Paolo Coscia, Presidente Unioncamere Piemonte; Roberto Sapia, Presidente della Camera valdostana delle imprese e delle professioni. Infine, è toccato all’assessore al Turismo della Regione Piemonte, Marina Chiarelli.

Roma e Torino: ristoranti tra somiglianze e influenze

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SCOPRI – TO  Alla scoperta di Torino

 

Torino, in passato Augusta Taurinorum, nacque come colonia romana nel secolo 9 a.C proprio per questo l’urbanistica e l’architettura, ancora oggi,  rispecchiano in molti casi quella romana.
La Porta Palatina tra le meglio conservate al mondo è un chiaro esempio di questa influenza, il suo quartiere, il Quadrilatero romano assomiglia almeno in parte agli scorci che si trovano a Roma nel quartiere di Trastevere.
Il Quadrilatero nella sua piazza principale ospita numerosissimi ristoranti e locali notturni amatissimi dai giovani torinesi e dai turisti, vicoli e viuzze decussano fra loro tra i palazzi antichi e sprazzi di verde ricordando i profumi romani.
Poco distante, in via XX Settembre vi sono i resti dell’Area Archeologica del Teatro Romano in uso per oltre due secoli e riscoperto poi nel 1899 durante i lavori per il Palazzo Reale.
Un’altra zona di Torino che ricorda Roma ma solo per il nome è il Campidoglio su un piccolo rilievo collinare che si dice si chiami così proprio per il Campidoglio romano.


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RISTORANTI ROMANI NELLA CITTA’ SABAUDA

A Torino vi sono numerosi ristoranti romani, tra cui Du Cesari, con il suo Chef Danilo Pelliccia, classe 1974, nato a Roma ed appassionato dalla cucina fin da piccolo grazie alla nonna che preparava ogni giorno per lui prelibati piatti tipici romani. Lo Chef si trasferisce poi a Torino nel 2004 per amore e nel 2013 apre il suo ristorante romano in Corso Regina portando sulle tavole sabaude tutta la tradizione romana con ingredienti di primissima qualità ed in qualche caso un tocco rubato alla cucina piemontese. Tra i piatti più rinomati la Tartufonara, una Carbonara rivisitata con tartufo nero, parmigiano stagionato, tartare di fassone, puntarelle e guanciale fritto. Propone anche l’Amatriciana gialla con pomodorini gialli anziché rossi, gli gnocchi all’Amatriciana di Baccalà, fra i secondi l’anguilla in umido e la zuppa di razza chiodata. Non mancano poi i grandi classici come la pasta Cacio E Pepe, la Gricia e i Saltinbocca.
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Altro ristorante romano a Torino è il Quadrilatero romano di Via delle Orfane, con arredo e quadri che riprendono i personaggi della tradizione romana come Alberto Sordi e Gigi Proietti. Il menù propone un misto fra la cucina capitolina e quella laziale con tris di supplì, maritozzi salati e tanti altri grandi classici romani.
Verso Corso Lecce troviamo il Ristorante Al Campidoglio con oltre 30 anni di esperienza che offre pranzi e cene tipiche proponendo piatti romani con specialità che ricordano il Ghetto Ebraico di Roma come i Carciofi alla Giudia freschi.
Ubicato nel quartiere di San Salvario vi è anche Sora Gina e tantissimi altri ristoranti di cucina romana perché i torinesi amano mangiare bene e a Roma non si sbaglia.
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RISTORANTI TORINESI A ROMA

Viceversa la cucina piemontese è anche a Roma come il ristorante Taverna Lucifero a due passi da Campo de’Fiori, un locale semplice, molto amato dai cittadini romani che offre piatti come la fonduta, i tajarin al tartufo e molti piatti a base di funghi freschi.
Anche il ristorante Fafiuchè offre prelibatezze sabaude nel cuore di Roma, il suo nome deriva dal piemontese “fa nevicare” e propone piatti come il brasato, la polenta e numerose varietà di vini tipici piemontesi.
Entrambe le città, Roma e Torino, sono state Capitale d’Italia e riservano un fascino particolare con tutte le loro meraviglie date da monumenti, palazzi antichi e paesaggi mozzafiato, legate per sempre grazie alle loro reciproche influenze, anche culinarie, il ché certo non guasta.

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NOEMI GARIANO