ilTorinese

Due grandi interpreti per il film (di un maestro) che lascia dubbi

La stanza accanto”, sugli schermi il Leone d’oro di Venezia

PIANETA CINEMA a cura di Elio Rabbione

In fondo quel melodramma che gli è caro, certo quei tanti autentici sentimenti che gli abbiamo da sempre riconosciuto all’interno di non pochi capolavori – “Tutto su mia madre” e “Parla con lei” sopra tutti, per restare tra i titoli più celebri, e non dimentichiamo il grande “Dolor y gloria” -, quella passione smoderata per le architetture e gli interni, per l’arte che qui compare con Hopper, per l’esposizione di alto design, per quei colori che riempiono le immagini, per il cinema che qui s’affaccia con l’antico Buster Keaton e con “The Dead” ultimo film di John Huston e per la letteratura che qui rovista nella vita di Virginia (Woolf) e di Vita (Sackville-West), per la guida perfetta, senza nessun ripensamento da parte di chi guarda, delle sue tante attrici che per blocchi temporali si sono susseguite nel suo cinema, quel cinema che ha già visto l’Oscar e coronato tra gli altri lo scorso settembre con il Leone d’oro veneziano: ogni cosa resta, ben salda. Lo sottoscriviamo. Pedro Almodòvar tante volte ci ha appassionato e coinvolto, innanzi tutto per quel lavoro d’attenzione e di raffinato cesello drammaturgico, pur spingendosi più volte ben sopra le righe, che stava alla base delle sue opere, in alcuni momenti ci ha deluso con spazi vuoti che sembravano memento di tempi del tutto trascorsi o scommesse perdute o interruzioni di un lungo cammino, tutto completamente buttato via (“La pelle che abito” o “Gli amanti passeggeri”). Oggi, davanti alla storia che il regista stesso ha tratto in prima persona e liberamente dal romanzo “Attraverso la vita” di Sigrid Nunez e alle immagini e all’avvicendarsi dei fatti della “Stanza accanto” non ci sentiamo di gridare all’ennesimo capolavoro, inconfutabile, senza se e senza ma: innegabile la fermezza nel suo primo film in lingua inglese dell’immaginario e delle doti che in questi decenni ci ha regalato, le radici di una architettura filmica almodovariana, ma qualche dubbio, mentre scorrono i titoli di coda, sulla scrittura, su un certo schematismo che attraversa la vicenda, su certi flashback che disturbano nella loro visiva narrazione (per chi vorrà vedere il film, l’incendio della vecchia casa, una forzatura), sui dialoghi che i due personaggi femminili si scambiano, davvero più recitati che vissuti, quasi imposti da una certa interna geometria, su quel tanto di artefatto e di obbligato dal momento in cui noi – ovvero la terra intera intesa come natura, paesaggio, verde, ambiente: in totale sopravvivenza – viviamo e ci dibattiamo: avverti che qualcosa non sta al punto giusto, scricchiola, non ti convince appieno. Anche se continueremo ad accompagnare Almodòvar con la parola “maestro”.

Per cui, quasi per eccesso, ti metti a seguire gli sguardi e i silenzi, le rabbie e le commozioni, la malinconia soffusa di due attrici, Tilda Swinton (semplicemente da applauso incondizionato) e Julianne Moore, che qualcuno ha detto potrebbero leggere l’elenco del telefono e sarebbero altrettanto perfette. Non ci ha pensato la giuria di Isabelle Huppert, rimedieranno le cinquine degli Oscar? Procedono ferme e lucide, costruiscono sguardi e sospensioni ed è fuori di dubbio che l’asse portante dell’intero film siano quelle due interpretazioni. Sono Martha che è stata una fotoreporter del New York Times, un’inviata di guerra che alleggeriva le immagini dolorose e furiose con un sesso offerto a piene mani, e che ora è ricoverata in una camera d’ospedale a subire un tumore impossibile da curare; e Ingrid, scrittrice di successo, che nell’apprendere la notizia decide di starle accanto e accompagnarla lungo quella strada di ultimi istanti di vita quando la bionda amica ritrovata deciderà di morire nella pienezza della propria volontà, nella piena dignità della morte. Hanno avuto momenti di felicità comune in gioventù (“Ti ricordi quanto casino negli anni ottanta a New York”: e quanto ne ha fatto Pedro a Madrid, in quegli stessi anni?), hanno condiviso lo stesso uomo, si sono poco a poco abbandonate ma un solo richiamo è sufficiente a riavvicinarle, con solidarietà, con intrigo, con una amicizia che non ha confini. Martha, nell’avvicinarsi della fine, guarda anche con rammarico alla sua realtà di madre che una figlia (la figlia che apparirà per alcuni istanti, ha i tratti ancora della Swinton, con parrucca nera) l’ha allontanata, messa da parte, ignorata, incapace di rispondere alla insistente domanda di chi fosse il padre, mentre si dispera per le cure che non approdano all’effetto sperato, mentre rivela di aver trovato sul dark web quella pillola che l’aiuterà nel gesto finale, che ora affida all’amica, rivelandogliene il nascondiglio. Tanti momenti di passaggio e di scrittura controversa, momenti che raccolgono l’ospedale mentre la neve cade sulla città, rosata per il cambiamento climatico, e la casa di Martha e il rifugio all’interno del bosco dove il disegno del regista rimanda a un impianto teatrale, dove l’allegria dei colori – un maglione, una parete, un vaso di Venini, l’ultimo abito – giallo – indossato da Martha sconvolge in un attimo l’atmosfera di morte, guidata e accolta: un tragitto, una componente di sorellanza dove forse il momento più rabbioso e doloroso allo stesso tempo è la presenza indagatrice e accusatrice del poliziotto Alessandro Nivola, nel chiuso di una stazione di polizia, a forzare le domande e le risposte di Ingrid, nel considerarla “una delinquente”, nel volerla degradare completamente.

Siamo d’accordo, i messaggi che Almodòvar manda al suo pubblico sono autentici, innegabili, fanno parte di un cinema alto: ma allo stesso tempo non supportati da altrettanta altezza del racconto, toccato a tratti da una debolezza che, stranissimo a dirsi, ce lo fa apparire lontano da noi, forse preso troppo nell’ingranaggio di due persone, per vederlo espandersi in una più dolorosa universalità.

Concorso “Scatta il tuo Natale”: alle 12 classi vincitrici 1.000 euro

 

“Il Natale affonda le sue radici nelle nostre tradizioni cristiane e ci porta a riscoprire il suo significato autentico e quelle radici che sono parte integrante e non negoziabile della nostra identità” ha commentato il vicepresidente e assessore all’Istruzione e Merito della Regione Piemonte Elena Chiorino

 

Scade il 20 dicembre prossimo il bando regionale per partecipare a ‘Scatta il tuo Natale‘, promosso dall’assessorato all’Istruzione e Merito guidato dal vicepresidente della Regione Piemonte Elena Chiorino. Il concorso, rivolto a tutte le scuole primarie del Piemonte, si rinnova anche per l’anno scolastico 2024-2025 con l’assegnazione a 12 scuole vincitrici di un contributo di mille euro da destinarsi alla realizzazione, entro l’anno scolastico, di visite didattico-educative sul territorio regionale.


L’obiettivo è il coinvolgimento dei piccoli studenti che, con l’aiuto degli insegnanti, dovranno scattare una foto al lavoretto o alla decorazione realizzata insieme in classe e che per loro più rappresenta lo spirito natalizio. I lavori più significativi saranno valutati da una commissione interna.

Oltre alle 8 scuole, una per provincia, che realizzeranno i lavori più belli, anche quest’anno sono stati istituiti quattro premi speciali:


– Premio “Bianco Natale”, per l’elaborato che si distinguerà per l’originalità nella valorizzazione del tema del Natale e della natività;
– Premio “Che idea fantastica!”, per l’elaborato che si distinguerà per l’originalità dell’invenzione artistica;
– Premio “Non si butta via niente”, per l’elaborato che si distinguerà per il maggior utilizzo di materiale di recupero e a basso impatto ambientale;
– Premio “Tutti per uno, uno per tutti”, per l’elaborato che si distinguerà per la valorizzazione del lavoro di gruppo tra pari e numero di studenti coinvolti.

Le quattro scuole che vinceranno i premi speciali riceveranno un contributo massimo di 1.000,00 euro, che potrà essere utilizzato per le stesse finalità dei contributi dei premi principali.

I lavoretti realizzati dai bambini delle scuole primarie saranno visibili sul sito ed i canali social della Regione Piemonte oltre ad una pagina ad hoc su Instagram.

La partecipazione al concorso è gratuita e aperta a tutte le scuole primarie del territorio regionale. Sarà possibile candidare un solo allestimento per ciascuna scuola, valorizzando la dimensione collettiva della creatività e creando coesione tra le classi.

Il Natale affonda le sue radici nelle nostre tradizioni cristiane e ci porta a riscoprire il suo significato autentico, andando oltre l’aspetto commerciale e celebrando quei valori profondi, quella cultura che è parte integrante e non negoziabile della nostra identità – sottolinea il vicepresidente e assessore all’Istruzione e Merito Elena Chiorino –. Attraverso il contributo offerto alle scuole, vogliamo inoltre regalare loro un’opportunità unica per vivere un’esperienza didattica ed educativa che non solo arricchirà il loro percorso formativo, ma lascerà un ricordo indelebile nelle loro vite”.

Per partecipare, è sufficiente scattare una fotografia del lavoro più bello, e allegarla al modulo da compilare on line secondo le modalità contenute nell’avviso che sarà inviato in questi giorni alle scuole e che è pubblicato sulla pagina web https://www.regione.piemonte.it/web/temi/istruzione-formazione-lavoro/istruzione/scatta-tuo-natale-2024-2025


Le immagini dovranno pervenire entro e non oltre il 20 dicembre 2024.
Tutte le fotografie pervenute saranno pubblicate sulla pagina dedicata del sito internet regionale https://www.regione.piemonte.it/web/temi/istruzione-formazione-lavoro/istruzione/scatta-tuo-natale-2024-2025 e sul profilo Instagram https://www.instagram.com/scattailtuonatale/

cs

Il Natale degli spazzacamini

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Anche a Santa Maria Maggiore, il più esteso dei sette comuni della Valle Vigezzo, altipiano incastonato tra le alpi Lepontine all’estremo nord del Piemonte e a ridosso della Svizzera, si stava avvicinando il Natale. Le strade del paese erano addobbate con luci scintillanti e le finestre delle case erano adornate da ghirlande e festoni.

L’aria pungente preannunciava un’altra nevicata dopo quella che aveva già imbiancato il paese. Al calare della sera, allo scoccare delle 17.00, il suono delle campane della chiesa parrocchiale annunciava il vespro per indicare, mezz’ora prima, l’inizio della messa serale e la tradizionale fine della giornata lavorativa e quei rintocchi diffusi nell’aria, creavano un’atmosfera magica. Tra i vari preparativi alla festa che commemora la nascita di Gesù c’era una tradizione che gli abitanti di quella località attendevano con trepidazione: l’arrivo degli spazzacamini. Erano tra gli ultimi a praticare quell’antico mestiere. In passato partivano in autunno, scendendo in gruppo dalle valli più povere com’era a quei tempi la Vigezzo e andavano ad avvitarsi su e giù per i camini dei paesi della bassa padana e delle città, spingendosi fin nel cuore dell’Italia centrale e anche all’estero, soprattutto in Francia e Svizzera, passando talvolta le frontiere di notte per eludere i controlli di gendarmi e doganieri. Giravano per le strade lanciando il loro richiamo e facendo risuonare per le strade gli zoccoli chiodati, vestiti du fustagno con cuoio e toppe di rinforzo nel basso schiena e ai gomiti, le corde per issarsi sui tetti, la raspa alla cintura, il riccio di lamelle a raggiera per scrostare la fuliggine e il sacco di iuta per raccoglierla e poi rivenderla come concime. Da generazioni la loro abilità nel mantenere puliti i camini delle case era risaputa così come le tante storie, miti e leggende che li accompagnavano.  E così, in occasione delle feste di fine anno, il vecchio Gianbattista radunava gli ultimi spazzacamini per una missione speciale. Tempo fa Gianbattista aveva sentito parlare di un’antica e quasi dimenticata leggenda nella quale si narrava che durante la notte di Natale gli spazzacamini avrebbero potuto raccogliere la polvere magica che si accumulava sotto i comignoli e nelle canne fumarie, festeggiando così l’arrivo del nuovo anno che avrebbe portato a tutti fortuna e prosperità. Motivato dalla volontà di portare un poco di quella magia al suo paese che era stato la culla dei rusca, come venivano chiamati in valle, convinse i suoi amici a unirsi in quell’avventura. La notte del 24 dicembre le stelle brillavano alte nel cielo e la luna illuminava le strade del paese. Gli spazzacamini, vestiti di nero e con i volti sporchi di fuliggine, si arrampicarono sui tetti delle case muovendosi silenziosi e agili come gatti. Ogni volta che entravano in un camino e prelevavano la polvere avvertivano come un senso di calore e di serenità diffondersi nell’aria. Lavorando allegramente si raccontavano storie sulla leggenda di San Nicola dalla quale nacque quella di Santa Claus, ovvero Babbo Natale, sulle peripezie degli elfi, antiche magie o straordinari dolci natalizi. Ma Gianbattista aveva una storia molto speciale da raccontare. “Sapete,” cominciò, “c’era una volta un bambino di nome Poldino che, pur vivendo in estrema povertà, credeva fermamente nello spirito del Natale. Ogni anno scriveva una lettera a Santa Claus chiedendo come unico regalo un sorriso per la sua famiglia”. Gli spazzacamini si fermarono ad ascoltare, incuriositi.  “Un anno,” continuò lui, “decise di lasciare la sua lettera sul camino, sperando che il vento la portasse a destinazione. Quella notte una stella cadente attraversò il cielo e per magia la lettera di Poldino arrivò a Santa Claus che la lesse e si intenerì. La mattina del 25 dicembre un pacchetto pieno di doni apparve nel suo camino, e Poldino capì che il vero spirito del Natale era rappresentato dall’amore e dalla speranza”. Mentre il suono della voce di Gianbattista si diffondeva nell’aria fresca della notte, gli spazzacamini avvertirono un caloroso senso di beatitudine e gioia. Così decisero che, oltre a raccogliere la polvere magica, avrebbero lasciato dei piccoli regali nelle case di Santa Maria Maggiore come piccolo gesto per far rimanere vivo lo spirito della festa più importante dell’anno. La mattina di Natale gli abitanti si svegliarono meravigliati trovando regali e dolciumi appoggiati accanto ai camini. I bambini con gli occhi pieni di stupore iniziarono a saltare dalla gioia, mentre gli adulti sorridevano commossi. Da quel giorno la tradizione degli spazzacamini di Santa Maria Maggiore divenne simbolo di speranza, magia e solidarietà. Da allora, all’approssimarsi del giorno di festa, i giovani del paese si unirono seguendo l’esempio di Gianbattista e dei suoi amici, determinati a difendere e a diffondere il vero significato del Natale: offrire e condividere con gli altri, portando gioia a tutti. Ed è così che, sotto l’incanto della neve e delle stelle, quei ragazzi e quegli uomini vestiti di scuro e dai volti anneriti sono diventati i custodi di uno dei più bei miracoli natalizi, scrivendo un nuovo capitolo della loro leggenda.

Marco Travaglini

Biraghi punta sull’innovazione Green

Per il nuovo pack dell’azienda lattiero casearia piemontese il 20% di plastica in meno. Mara nel 1934 a Cavallermaggiore, nel cuneese, l’azienda Biraghi rappresenta un vero punto di riferimento per tutto il settore lattiero caseario italiano, proprio perché garanzia di bontà e qualità e promotrice di valori importanti come il rispetto delle tradizioni e del territorio e, più in generale dell’ambiente che di circonda. Uno dei prodotto storici dell’azienda Biraghi è il gorgonzola DOP, che nel tempo è diventato protagonista dell’omonima sagra che si svolge proprio a Cavallermaggiore e attrae ogni anno migliaia di turisti amanti dell’erborinato. Il Gorgonzola DOP rappresenta una tradizione che fa storia da diversi decenni e che, grazie all’ottimo apporto del sistema produttivo agricolo locale, permette a Biraghi di portare sulle tavole degli italiani un prodotto ideale a soddisfare ogni tipo di palato. I suoi segreti riguardano la filiera corta (latte locale della provincia di Cuneo) e i numerosi controlli che ne attestano la qualità.

Siccome i prodotti Biraghi si distinguono per la loro versatilità, la confezione del Gorgonzola DOP continua a a mantenere tutti quanti gli elementi dall’alto contenuto di servizio per il consumatore: il comodo vassoio per portare in tavola la fetta di formaggio senza crosta laterale e il coperchio salvafreschezza, che permette di conservare il prodotto in frigorifero fino a sette giorni dall’apertura. Ora il nuovo pack ha una nuova connotazione green: il vassoio e la cupola che funge da coperchio, che continuano a mantenere ovviamente intatta la conservabilità del prodotto e le sue caratteristiche organolettiche, sono realizzati con utilizzo di plastica 100% riciclata. Per l’intera confezione viene utilizzato il 20% in meno di plastica rispetto al pack precedente.

“In Biraghi – commenta il direttore marketing Daniele Di Palma – cerchiamo continuamente l’innovazione per offrire ai nostri consumatori i prodotti che desiderano nelle confezioni più adatte, che siano anche dall’alto contenuto di servizio. In questa occasione abbiamo voluto utilizzare un packaging innovativo per il Gorgonzola DOP per diminuire la plastica, e per rilanciare la necessità di riciclo da parte di tutti”.

 

Mara Martellotta

Il Ministro Bernini  alla Cavallerizza Reale: un simbolo di rigenerazione culturale e urbana tra pubblico e privato

Ieri  il Ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, ha visitato la Cavallerizza Reale di Torino, un luogo simbolo di rigenerazione urbana e culturale. Il progetto, promosso dalla Fondazione Compagnia di San Paolo in collaborazione con la Regione Piemonte, il Comune di Torino, l’Università degli Studi di Torino, Fondazione Collegio Einaudi, il Conservatorio Statale Giuseppe Verdi, l’Accademia Albertina di Belle Arti e CDP Real Asset (Gruppo CDP), rappresenta una delle grandi trasformazioni che caratterizzeranno la città del futuro e dal valore complessivo di oltre 200 milioni di euro.

Nel complesso, che vede già insediata l’Aula Magna dell’Università di Torino nel Maneggio Chiablese, la Fondazione Compagnia di San Paolo sarà protagonista del recupero di un’ampia parte del sistema Cavallerizza, ristrutturando la Manica del Mosca e le Pagliere con un investimento complessivo di oltre 80 milioni di euro. La Manica del Mosca ospiterà la nuova sede della Fondazione, con spazi aperti a cittadini e turisti, mentre le Pagliere accoglieranno un hub culturale collegato ai Giardini Reali di Levante.

Nel Maneggio Alfieriano, la Città di Torino ha previsto uno spazio culturale polivalente; accanto, il Corpo delle Guardie ospiterà un Research Node dell’Università di Torino, dedicato ai linguaggi della creatività, alla produzione culturale e alle attività di public engagement rivolte al territorio. Il sistema comprenderà inoltre il Polo delle Arti, un nuovo centro di specializzazione e alta formazione promosso da Accademia Albertina di Belle Arti, Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino e Fondazione Collegio Einaudi. Grazie al supporto della Fondazione Compagnia di San Paolo, che ha permesso di completare la progettazione, il Polo delle Arti ha ottenuto finanziamenti del Ministero dell’Università e della Ricerca per 20 milioni di euro a cui si sommano i 15 milioni per il Corpo delle guardie dove l’Università degli studi di Torino realizzerà spazi per la terza missione. A ciò si aggiunge un contributo di 750 mila euro stanziato dalla Regione Piemonte, utilizzato per l’acquisto dell’immobile da Cassa Depositi e Prestiti, che resta parte del progetto per la creazione di una struttura ricettiva di livello internazionale negli edifici dell’ex Accademia Militare.

Al termine della visita al cantiere il Ministro Anna Maria Bernini ha commentato: “Il Ministero dell’Università e della Ricerca è orgoglioso di sostenere questo progetto, che incarna un autentico percorso di rigenerazione urbana. Un’idea innovativa di recupero di spazi e strutture, lungimirante e ambiziosa, in grado di restituire alla città uno dei suoi tesori: una parte centrale e significativa del centro storico, destinata a trasformarsi in uno dei Poli delle Arti e dell’Innovazione più grandi d’Europa. Un modello virtuoso, non solo di rigenerazione, ma anche di integrazione tra Università e spazio urbano, capace di generare effetti positivi duraturi, sprigionando innovazione, conoscenza e nuove opportunità di formazione”.

“L’obiettivo condiviso da tutte le istituzioni coinvolte – ha spiegato il sindaco di Torino Stefano Lo Russo – è di assicurare una soluzione concreta di riqualificazione e di conservazione del patrimonio storico artistico di un bene tutelato dall’Unesco dal 1997 attraverso un intervento che costituirà un esempio di innovazione urbana e restituirà a Torino un complesso architettonico di grandissimo valore nel suo centro storico”.

«Il progetto di cittadella della cultura che nascerà all’interno della Cavallerizza rappresenta a pieno la volontà del territorio di riqualificare un’area di grande pregio storico e architettonico all’interno del centro cittadino, rendendolo un polo della cultura integrato al resto del tessuto urbano. Un progetto a cui la Regione crede e per il quale, un anno fa, ha approvato con legge lo stanziamento di 750 mila euro per l’acquisto dell’immobile, che era un passaggio indispensabile per attivare gli investimenti significativi arrivati dal Ministero» dichiara il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio.

“La riqualificazione della Cavallerizza Reale rappresenta per la Fondazione Compagnia di San Paolo una straordinaria occasione per mettere in pratica un modello di filantropia evoluta, che non si limita al sostegno economico, oltre 80 milioni di euro investiti, ma integra competenze specializzate a beneficio del territorio” – ha dichiarato Marco Gilli, Presidente della Fondazione Compagnia di San Paolo. “Questi interventi consolidano Torino come un punto di riferimento culturale, accademico e artistico diventando attrattore di talenti sulla scena nazionale e internazionale e trasformando il complesso storico della Cavallerizza Reale in un centro dinamico e innovativo. La Manica del Mosca diventerà la nuova sede della Fondazione, con grandi spazi aperti alla città e ai turisti, mentre le Pagliere, collegate ai Giardini Reali di Levante, ospiteranno un nuovo hub culturale. “

“La Cavallerizza Reale – ha aggiunto il Rettore dell’Università di Torino Stefano Geuna – è uno dei grandi progetti attraverso i quali l’Università di Torino fa piena sinergia con il territorio. Sin dai primi passi mossi su questo importante progetto per la città, abbiamo lavorato con tutti i soggetti in campo, pubblici e privati, affinché questo spazio dal grande valore storico e monumentale fosse la sede migliore per la realizzazione di un laboratorio di idee e di linguaggi aperto che si fondi sull’affermazione del valore pubblico del sapere e delle arti. Quello dell’Università di Torino per la Cavallerizza è quindi un progetto culturale che offre alla città un luogo per la ricerca intesa come hub della creatività e della produzione culturale in grado di immaginare e realizzare un nuovo modo di fare cultura in città e per la città”.

Tra i progetti più ambiziosi spicca il Polo delle Arti, un centro d’eccellenza per la formazione artistica interdisciplinare. Grazie al sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo, l’Accademia Albertina e il Conservatorio Giuseppe Verdi hanno completato la progettazione del Polo delle Arti, che ha recentemente ottenuto un finanziamento ministeriale di 19 milioni di euro.
Questo progetto mira ad attrarre giovani talenti internazionali nel campo dell’arte e della musica, rafforzando il ruolo culturale e formativo di Torino. Il Polo delle Arti si estenderà su oltre 7.000 mq.
Il complesso accoglierà aule, laboratori, una sala teatrale e dipartimenti dedicati a discipline quali
scenografia, jazz e musica elettronica, coinvolgendo istituzioni prestigiose come l’Accademia Albertina di Belle Arti, il Conservatorio Giuseppe Verdi e il Collegio Universitario Einaudi.

Parallelamente, il Corpo delle Guardie della Cavallerizza, di proprietà della Città di Torino, ospiterà nuovi spazi per l’Università di Torino. Questo intervento, orientato alla sostenibilità e alla flessibilità, prevede l’ampliamento delle aree destinate alla Scuola di Dottorato, con laboratori, spazi coworking e sale conferenze, rafforzando il legame tra formazione e mondo del lavoro.

A novembre la Giunta e successivamente il Consiglio Comunale hanno approvato la variante al Progetto Unitario di Riqualificazione del complesso necessaria a consentire l’attuazione della trasformazione del compendio.

La Cavallerizza Reale, originariamente concepita nel XVII secolo da Amedeo di Castellamonte e successivamente ampliata da Filippo Juvarra e Benedetto Alfieri, rappresenta un elemento chiave
del distretto culturale torinese. Circondata da istituzioni di rilievo internazionale, come il Museo Egizio, il Museo del Cinema, e il Teatro Regio, la Cavallerizza si prepara a diventare un nuovo fulcro per le arti e la cultura a Torino, con una visione innovativa che unisce storia, tecnologia e accessibilità. La riqualificazione della Cavallerizza Reale non è solo un progetto architettonico, ma un simbolo della capacità di Torino di guardare al futuro con una prospettiva sostenibile e inclusiva, in grado di dialogare con il contesto urbano e di rispondere alle esigenze di una società in continua evoluzione.

TORINO CLICK

È morta dopo mesi in ospedale la volontaria investita da una bici

Non ce l’ha fatta Rosangela Merlo, di 67 anni, conosciutissima volontaria della Protezione Civile di Ceres che era rimasta gravemente ferita mesi fa, il 22 luglio. Un ciclista l’aveva investita vicino a casa sua. Dopo il lungo ricovero in ospedale è morta nelle scorse ore. Vasto cordoglio nella comunità locale.

Un calendario per dire stop al bullismo

Al Grattacielo Piemonte presentato il calendariom2025 Stop al Bullismo, l’unico calendario in Italia contro ogni forma di bullismo

Al Grattacielo Piemonte si è svolta mercoledì 11dicembre la presentazione del ‘calendario 2025 stop al bullismo’, l’unico calendario contro il fenomeno del bullismo, per ricordare ogni giorno che dobbiamo impegnarci tutti e sempre per combattere e prevenire, tramite formazione e informazione,  il bullismo, il cyberbullismo e la violenza in qualsiasi forma si presenti.

L’associazione “Bullismo no grazie” e il comitato UISP di Cirié,  Settimo e Chivasso, hanno dato vita e realizzato il progetto del Calendario 2025 Stop al Bullismo per sensibilizzare l’opinione pubblica, creando attenzione verso i problemi sofferti dai ragazzi più  vulnerabili che sono oggetto di bullismo e lanciando contemporaneamente un forte allarme sui pericoli di questo fenomeno

Il bullismo e il cyberbullismo costituiscono ormai un problema sociale  che coinvolge gli adolescenti e i loro genitori. Sono all’ordine del giorno notizie di violenze, aggressioni e di suicidi di giovanissimi.

Con la realizzazione del calendario si è voluto  creare uno strumento che, in  bella vista nelle case, negli uffici, nelle scuole, potesse aiutare a ricordare che ogni giorno sono molteplici i pericoli in cui possono incorrere i nostri ragazzi e che tutti dobbiamo impegnarci nella prevenzione e nella lotta al bullismo. 

Il progetto è stato fortemente voluto da Fabio De Nuzio, presidente dell’Associazione  Bullismo no grazie, che ne ha curato la regia, e da Ferruccio Valzano , presidente del Comitato territoriale UISP di Cirié,  Settimo e Chivasso, ente di promozione sportiva e sociale.

L’obiettivo è quello di distribuire il calendario all’interno degli uffici delle istituzioni pubbliche  sul territorio e soprattutto di consegnarlo nelle scuole di ogni ordine e grado, accompagnato da incontri sul campo per discutere e dare informazioni  e indicazioni su come affrontare il problema. 

Il calendario è stato realizzato grazie al contributo dell’entusiastica partecipazione dei ragazzi e delle ragazze delle Associazioni Sportive di Settimo Borgonuovo, guidate da Lisa Sella, e dall’Associazione Hockey Breganze, presidente Stefano Volpe, che hanno prestato il loro volto alla rappresentazioni delle situazioni di potenziale pericolo che potrebbero nascere a scuola,  in strada, nelle attività sportive. 

La  traduzione in immagini di queste situazioni di pericolo è  stata realizzata dai fotografi Gabriele Cannone e Donovan Gionata Ciscato. Le immagini sono accompagnate da didascalie volte a creare emozioni e riflessioni in chi legge. Gli autori sono Vittorio Graziosi e Fabio De Nunzio. 

Nel calendario è  presente un decalogo pensato sia per i ragazzi sia per gli adulti, in cui si forniscono dei consigli per riconoscere,  discutere e affrontare i problemi derivanti dal bullismo.

“Avere contribuito alla realizzazione del Calendario 2025 Stop al Bullismo- spiega Ferruccio Valzano, presidente del Comitato territoriale UISP,  associazione di promozione sociale di Cirié, Settimo e Chivasso- è motivo di vanto e soddisfazione . Infatti non dobbiamo dimenticare che, purtroppo, anche nel mondo sportivo, all’interno delle squadre e degli spogliatoi, si annidano fenomeni di bullismo, su cui, anche grazie al nostro Calendario, vogliamo sensibilizzare tutte le componenti che ruotano intorno al mondo dello sport e della cultura sociale,  con l’obiettivo finale di contribuire come squadra a combattere e prevenire il bullismo”.

“Sono molto orgoglioso – spiega Fabio De Nuzio, presidente di Bullismo no grazie-  della realizzazione del calendario 2025 Stop al Bullismo, l’unico Calendario in Italia che rappresenti attraverso immagini e testi il fenomeno del bullismo. Un Calendario nato per tenere alta la nostra attenzione  e sensibilizzazione, comunicazione, informazione,  prevenzione e lotta al bullismo e ad ogni altra forma di violenza”.

 Mara Martellotta 

Nominati i 5 vicepresidenti AMMA

 

 

Definite e approvate dal Consiglio di Amministrazione anche le deleghe.

La Presidente Giorgia Garola ha comunicato, nel primo consiglio generale DELL’IMMAGINE, successiva alla sua elezione del 13 novembre, i nominativi dei Vicepresidenti e le rispettive deleghe. Riccardo Cerrato, AD di CMS ITALIA avrà la delega per le aziende impiantistiche e general contractor; Francesco Joly, Responsabile delle relazioni esterne FINDER, avrà la delega di capitale umano nella formazione; Edoardo Pavesio, Presidente di SILATECH, che viene confermato come Vicepresidente, avrà la delega all’Automotive; Andrea Romiti, Amministratore unico di Apr, anche lui confermato, avrà la delega dell’aerospazio; Cristina Tumiatti, Sales and Marketing Manager SEA Marconi Technologies, già componente del Consiglio di Presidenza, va la delega Diversity and Inclusion.

“Innanzitutto voglio ringraziare i colleghi che hanno deciso di dedicare parte del loro tempo all’AMMA – ha spiegato Giorgia Garola, comunicando le nomine al Consiglio di Presidenza – ho scelto una squadra dalle grandi capacità ed esperienza. I prossimi anni dovremo affrontare nuove sfide di transizione ecologica e ambientale, intelligenza artificiale e cultura digitale. Nuovi prodotti e servizi, sostenibilità e ambiente, inclusione e diversità, reti e internazionalizzazione, formazione e capitale umano. Sono i temi che affronteremo insieme. Dovremo farlo sviluppando ulteriormente le nostre già grandi capacità di innovazione”.

“Il nostro tessuto industriale deve imparare a riconoscere vocazioni diverse molteplici – ha sottolineato ancora la Presidente Garola – come sono già quelle che convivono nell’associazione, ma altre ne nasceranno portate dai rapidi cambiamenti in corso. È fondamentale esserne consapevoli per supportare al meglio le aziende nel cogliere le opportunità che ne deriveranno, con lungimiranza, coraggio e intraprendenza. Insieme abbiamo definito le linee programmatiche della mia Presidenza, tenendo conto che l’inarrestabile cambiamento in atto necessita di un’attenta analisi di uno scenario, e la determinazione delle azioni necessarie da realizzare in tempi certi”.

Le deleghe assegnate ai Vicepresidenti rappresentano infatti il cuore del programma di Giorgia Garola per i prossimi quattro anni, progetto che pone al centro la formazione e le competenze, così come il rafforzamento del lavoro di networking nel principale gruppo merceologico dell’Unione Industriale, e il rafforzamento della capacità di attirare nuovi associati che si affianchino nell’attuale 623, che rappresenta oltre 53 mila addetti, pari al 40% degli occupati nel settore metalmeccanico torinese, provenienti dai settori aerospazio, mobilità sostenibile, meccatronica, aziende impiantistiche e general contractor.

“Nei prossimi quattro anni – conclude Giorgia Garola – intendiamo guardare oltre i confini nazionali, accelerando l’internazionalizzazione delle nostre imprese, aiutando così l’attrattività del territorio torinese. Tra le deleghe, ci sono due temi che ad AMMA, e a me personalmente, stanno molto a cuore, ovvero la sostenibilità e l’inclusione, che sono ormai imprescindibili premesse di ogni organizzazione di impresa”.

 

Mara Martellotta

Presentata a Torino la nuova Società Editrice Allemandi

Michele Coppola, Presidente; Luigi Cerutti, Amministratore Delegato.

 

È stata presentata oggi a Torino, negli spazi di Gallerie d’Italia, la nuova Società Editrice Allemandi che guiderà il rilancio della storica casa editrice fondata nel 1982 da Umberto Allemandi e che lo scorso 5 dicembre è stata acquisita da Intesa Sanpaolo, Fondazione 1563 per l’Arte e la Cultura della Compagnia di San Paolo e Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo.

All’appuntamento sono intervenuti: Umberto AllemandiMichele Coppola, nominato dall’Assemblea dei soci Presidente della nuova società editrice Allemandi; Piero Gastaldo, Presidente di Fondazione 1563 per l’Arte e la Cultura della Compagnia di San Paolo; Roberto Giordana, Direttore Generale di Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo.

L’acquisizione si colloca nell’ambito di un’operazione che vede il consolidamento della storica casa editrice torinese nel settore editoriale e il suo rinnovato posizionamento come player di assoluto riferimento nel mercato dell’informazione con la testata «Il Giornale dell’Arte», fondata nel 1983, e delle pubblicazioni dedicate all’arte, all’architettura, all’antiquariato, al design, e, più in generale, alla divulgazione culturale e alla critica contemporanea, con l’obiettivo di costituire una delle principali piattaforme di conoscenza e divulgazione culturale a livello professionale.

L’assemblea dei soci ha confermato Luigi Cerutti nella carica di Amministratore Delegato della società. Cerutti è entrato in Allemandi nel 2020 come direttore Generale e ne ha assunto il ruolo di CEO nel 2021.

Il nuovo Consiglio di Amministrazione è composto da Michele Coppola (Presidente); Enrica DavidFabrizio PaschinaLaura FornaraGiulia ScagliariniEnea CesanaLuigi Cerutti ed è già al lavoro per la finalizzazione dell’ambizioso piano industriale che ha come obiettivo il posizionamento a livello europeo della casa editrice.

Il numero di gennaio 2025 de Il Giornale dell’Arte sarà l’ultimo firmato da Umberto Allemandi. Il CdA provvederà alla nomina del nuovo direttore del giornale entro i primi giorni di gennaio 2025.

Ha avviato i lavori un commosso Umberto Allemandi. In sala i dipendenti, giornalisti e collaboratori, che Allemandi ha ringraziato per lo straordinario percorso insieme, durato oltre 40 anni. Per Allemandi «non potevamo trovare nessun partner migliore di quelli che sono qui riuniti per assicurare nel secondo tempo della nostra storia uno straordinario sviluppo nelle attività di servizio culturale e artistico, e soprattutto la piena centralità dell’Italia nell’informazione universale su attività opere e operatori nel settore arte, un ruolo mondiale che finalmente diviene possibile dopo quanto per quarant’anni giorno dopo giorno abbiamo preparato».

Michele Coppola, afferma: «La scelta di investire in una realtà qualificata come Allemandi significa per prima cosa riconoscere la storia e il ruolo svolto in questi quarant’anni sia come casa editrice, sia come editore libero che ha raccontato l’attualità nell’arte e nella cultura, diventando un punto di riferimento prezioso che va tutelato e accompagnato negli anni a venire. La solida composizione del Consiglio di Amministrazione, voluto dai nuovi investitori, rappresenta il modo migliore per proseguire questa storia di successo confermandone la responsabilità e le ambizioni».

Andrea Granchi: addio a un uomo sapiente e appassionato, pioniere del cinema d’artista

Lo scorso luglio, presso la galleria della Fondazione Il Bisonte di Firenze, era stata dedicata una mostra personale dal titolo “Memorie incise-opere grafiche 1966-2023” ad Andrea Granchi, con un catalogo antologico incentrato sull’artista, film-maker, curatore e docente. Era forse un presagio dell’addio che l’artista purtroppo ci avrebbe dato nella giornata di martedì 10 dicembre, a noi increduli di fronte a uno dei grandi protagonisti dell’arte del Novecento, e anche del cinema d’artista italiano.

Andrea Granchi è nato a Firenze nel 1947 e si è diplomato all’Accademia di Belle Arti nel 1969. Figlio d’arte, il padre Vittorio nacque a Firenze nel 1908 in una famiglia dalle profonde tradizioni artistiche ( anche la madre Noris Rossi fu restauratrice), essendo il padre di Vittorio, Pasquale, titolare di una bottega nella quale realizzava con grande perizia oggetti decorati in stile, ebbe poi modo, dopo un apprendistato con il genitore, di formarsi negli anni 20 all’Istituto d’Arte di Porta Romana a Firenze. A lui si deve il restauro del Crocifisso di Cimabue, danneggiato dalla tragica alluvione fiorentina. Andrea Granchi, vincitore del Premio del Comune di Firenze per giovani artisti nel 1966 e del Premio Stibbert per la pittura nel 1971, nel 1978 era presente alla Biennale di Venezia, nel 1981 alla Triennale di Milano, oltre a numerose partecipazioni alla Quadriennale di Roma, tornando nel 2021 alla Biennale di Venezia. Granchi aveva creato la figura metaforica dell’inseguitore, che era rapportato ai giganti del passato, la figura dell’esploratore inserito in città ideali, colorate di bianco e nero, e ideato la figura del viaggiatore sedentario, proiezione del proprio essere, in un mondo metafisico, che riconosceva il primato all’uomo e al suo intelletto. Giunse alla notorietà internazionale grazie anche alle sue opere filmiche, che lo proiettarono nel mondo del cosiddetto “Cinema d’artista”, nell’ambito del quale realizzò capolavori come “Il giovane rottame” o “Cosa succede in periferia”, presentati nelle principali mostre e rassegne dedicate al genere. Colto e raffinato intenditore di musica, aveva una predilezione per il periodo barocco, ed è stato uno dei più alti rappresentanti del restauro italiano presso un omonimo studio condotto oggi dal figlio Giacomo.

Granchi lascia un grande vuoto nell’arte italiana,e Firenze in particolar modo lo piange; l’Accademia delle Arti del Disegno è in lutto per la sua scomparsa, essendo egli stato Presidente della classe di pittura e Vicepresidente dell’Accademia stessa.

“Una perdita grave per il mondo delle arti – spiega il Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, ricordando il Prof. Andrea Granchi – è stato un protagonista appassionato e creativo della scena culturale toscana e nazionale. Insegnante, pittore, uomo di cinema, acuto sperimentatore di linguaggi, Andrea lascia un’eredità importante che la Regione Toscana e Firenze sapranno onorare”.

Il mio ricordo personale va alla collaborazione con il Maestro Granchi per la stesura di un libro intitolato “Il tempo sospeso”, pubblicato nel 2021 e incentrato sulle riflessioni dell’epoca pandemica, rese ancora più intense dalle sue bellissime opere.

 

Mara Martellotta