ilTorinese

Illuminazione pubblica, nuovi interventi su strade e spazi cittadini

Miglioreranno l’accessibilità e la sicurezza consentendo efficientamento energetico e minori consumi gli interventi del piano straordinario per l’illuminazione pubblica approvato  dalla Giunta Comunale su proposta dell’assessora alla Transizione Ecologica Chiara Foglietta.

“Proseguiamo nell’impegno di riammodernamento dell’illuminazione di strade e spazi pubblici con interventi che, ripristinando e migliorandone l’efficienza e la sicurezza, ne aumenteranno efficacia e sostenibilità, e renderanno il territorio più accessibile”, commenta l’assessora Foglietta.

Il progetto, redatto da Iren Smart Solutions, prevede la realizzazione di nuovi impianti e la riqualificazione di altri già esistenti attraverso la posa di nuovi pali e apparecchi di illuminazione a led.

Cinquecentomila euro la spesa destinata ai lavori che riguarderanno il giardino di piazza Chiaves, il giardino ‘Tre lanterne’ di corso Giulio Cesare, il monumento di piazza Bodoni, l’area picnic Salgari/Rossetti al parco della Confluenza, via Boggio da corso Ferrucci a via Fratelli Bandiera, via Brandizzo e un primo lotto di intervento in via Tirreno. Previsto anche un secondo lotto di lavori, dopo quelli finanziati lo scorso anno e in fase di realizzazione, su corso Matteotti.

TORINO CLICK

D. Rodrigo de Souza Coutinho e Gabriella Asinari di San Marzano ritratti da de Sequeira

I personaggi pubblici dell’ancien régime spesso erano vivaci esponenti del mondo intellettuale. Così i lusitani de Souza Coutinho, soprattutto i diplomatici e gli uomini politici della famiglia. Tra essi D. Rodrigo de Souza Coutinho (Chaves, 3.08.1755 – Rio de Janeiro, 26.01.1812), 1° Conte di Linhares (Rio de Janeiro, 17.12.1808), che aveva iniziato la sua carriera come inviato straordinario e ministro plenipotenziario di Portogallo alla corte di Torino, dove era vissuto dal 23.09.1779 al 30.07.1796, e l’8.03.1789 si unì in matrimonio a Gabriella Asinari di San Marzano (Torino, 31.07.1770 – Rio de Janeiro, 24.01.1821).

********************************************************************************

Torino, Via Garibaldi, il palazzo, che, alla sinistra della Chiesa di San Dalmazzo, delimita il ristretto

sagrato, all’epoca ospitava la residenza e gli uffici del Ministro di Portogallo alla Corte dei Savoia.

Torino, in Via Maria Vittoria, n° 4, nel Palazzo di famiglia, prospiciente la chiesa di S. Filippo,

D. Gabriella Asinari di San Marzano nacque e visse fino al matrimonio con D. Rodrigo de Souza Coutinho.

Fin dagli anni giovanili, il 1° Conte di Linhares mantenne buoni contatti con il mondo culturale. Così, in gioventù, era stato con l’abate Tommaso Valperga Caluso, a Lisbona presso il fratello, ministro plenipotenziario dei Savoia in Portogallo, e, successivamente plenipotenziario egli stesso, nei suoi dispacci da Torino, dove scrive della vivacità degli intellettuali nel Piemonte prerivoluzionario.

Qui ci soffermeremo soltanto sugli incontri del Coutinho col pittore Domingos Antonio de Sequeira, avvenuti a Lisbona nel palazzetto di famiglia dei conti di Linhares, tra il 1796 e il 1798, cioè dopo il rientro in Portogallo dei due uomini, reduci entrambi di prolungati soggiorni nella nostra Penisola, e conclusisi dopo, tra il 1797, quando arrivò a Lisbona la sposa di D. Rodrigo, e il 1807, quando i Coutinho si imbarcarono per il Brasile con la Corte portoghese.

Quanto al ministro plenipotenziario, nel dispaccio da Torino n° 65 del 30 luglio 1796, l’incaricato d’affari di Portogallo riferisce che, in quello stesso giorno, egli era partito alla volta di Genova, accompagnato dalla moglie ventisettenne, per imbarcarsi per Lisbona. Quel documento dice che, a quella data, non si sapeva ancora se il fratello di D. Rodrigo, D. Domingos de Souza, avrebbe occupato in Piemonte il posto lasciato libero dal Coutinho stesso, infatti il decreto di nomina del diplomatico avrebbe avuto la data del 1° novembre 1796, mentre, fin dal precedente 4 settembre, D. Rodrigo aveva ricevuto a Lisbona l’incarico di ministro di Stato per la marina e l’oltremare.

Lisbona, palazzetto de Souza Coutinho in Arroios: ingresso con vista dalla strada e biblioteca.

Rientrato in patria, nel 1796, D. Rodrigo prendeva alloggio con i fratelli nel palazzotto di Arroios, dove incominciava a ricevere le visite di Domingos António de Sequeira (Belém,10.03.1768 – Roma, 7.03.1837), pittore portoghese che a Roma si era perfezionato nell’arte.

A sinistra, Domingos António Sequeira (autoritratto, pastello, 1805 ca.) e, a destra, un raro ritratto del prelato

D. José António de Menezes e Sousa Coutinho, fratello di D. Rodrigo (disegno di Sequeira tratto dall’Album di Arroios).

Il pittore non aveva incontrato D. Rodrigo nel viaggio da Genova a Lisbona, poiché era in Portogallo fin dagli ultimi mesi del 1795, perciò solo nell’anno successivo «comincia a frequentare il palazzetto di D. Rodrigo de Sousa Coutinho, [poi] Conte di Linhares. Risulta da questa frequentazione una serie di 51 disegni di Sequeira (alcuni datati del 1796, 1797, 1798 e 1802), organizzati nel cosiddetto Album di Arroios». Di quei fogli, scriveva Alexandra Josephina Reis Gomes Markl, del«L’opera grafica di D. A. de Sequeira nel contesto della produzione europea del suo tempo», tesi di dottorato in belle arti / disegno, Università di Lisbona, 2013, p.122], scriveva: «Dalla relazione (di Sequeira) con la famiglia del Conte di Linhares, principalmente con D. Gabriella Asinari de Sousa Coutinho, risulta una parte significativa della sua produzione grafica di quel periodo. Un insieme di 51 disegni rimasti noti come Album Arroios, eseguiti, secondo la tradizione famigliare nelle serate che l’artista trascorreva con i Coutinho, tra i quali si incontrano alcuni fogli datati dal 1796 al 1802». Anche Manuel Pedro Alves Crespo de San Payo, nelle sue pagine intitolate: «Il disegno in viaggio, album, quaderno o diario grafico, l’album di D. A. de Sequeira», tesi di dottorato in belle arti / disegno, Università di Lisbona, 2019, p. 57, nota 15], che afferma: «Credo che Sequeira possa aver dato lezioni di disegno alla Contessa di Linhares o a qualcuno dei sui figli nel periodo compreso tra il 1796 e il 1798, giacché alcuni degli esercizi configurano alcune prove di questo tipo con tracce di linee veloci parallele e incrociate per le ombre».

Ma seguiamo meglio le vicende famigliari di D. Rodrigo dalle notizie che, su nostra indicazione, Andrée Mansuy pubblicò nel secondo tomo della sua biografia del Coutinho, dove scrive: «Plusieurs mois s’écoulèrent ainsi, jusqu’au moment où le frère de D. Gabriela, le marquis Asinari di S. Marzano, écrivit au comte Balbo, ambassadeur du roi de Sardaigne à Paris, en le priant d’obtenir du Directoire les passeports nécessaires pour que cette petite famille puisse entreprendre par voie de terre son voyage vers Lisbonne. Le 25 mai (1797), le comte Balbo communiqua au “Citoyen Secrétaire Général des Relations Extérieures” à Paris le signalement de D. Gabriela et des “gens de sa suite, tous Piémontais», qui l’accompagneraient dans sa traversée des «départements méridionaux de la France pour se rendre en Espagne pour rejoindre son mari». Quei documenti ricordano che la Signora Coutinho, nata San Marzano, aveva 26 anni, capelli castani scuri, occhi celesti, denti bianchissimi, quattro figli (dei quali il primo di sette anni, il secondo di cinque, il terzo di due e la quarta di un anno) e alcuni domestici al seguito (tra cui: un cuoco, un valletto, una bambinaia, una cameriera e un cameriere). Già il 23 giugno quella piccola comitiva arrivava a Barcellona, il seguente 10 luglio era a Madrid, mentre, già alla data del 23 agosto 1797, le prime notizie da Lisbona dicono che la piccola figlia dei Coutinho era in fin di vita: sarebbe morta il giorno successivo (memoria del martirio di San Bartolomeo apostolo).

Il disegno (già dell’album di Arroios) che qui riproduciamo, diversamente da quanto riporta la didascalia, non tratta il momento in cui, a Torino, D. Rodrigo si accomiatava dai famigliari (infatti la stessa Mansuy, nel secondo tomo della biografia del Coutinho, ricorda che la nobildonna accompagnò il marito a Genova, dov’egli si imbarcava per il Portogallo). La scritta sembrerebbe accogliere una voce che, pur circolando in casa dei Conti di Linhares, non era veritiera, anche se nata nel loro ambiente stesso. La vistosa cuffia, disegnata sul capo della gentildonna torinese, fa pensare che fosse più adatta all’abbigliamento di una donna che viaggiava per la capitale portoghese (spesso sferzata dai venti atlantici), piuttosto che riferibile a un afoso fine luglio torinese (infatti, come ricordano i dispacci dello stesso Ministro portoghese a Torino, nel periodo estivo erano frequenti le temperature elevate, accompagnate da picchi di umidità). Il disegno quindi è lo schizzo di un testimone (e Sequeira era presente in casa Coutinho a Lisbona, dove aveva visto D. Rodrigo accogliere i famigliari provenienti dal Piemonte). Nella stessa raccolta di disegni ce n’erano altri che ritraevano personaggi pure presenti a quell’incontro, uno di essi rappresenta Gabriella Asinari adagiata su un sedile (formalmente così ben definito da anticipare i lavori da designer che in anni successivi avrebbero impegnato l’artista) e un ritratto del secondo conte di Linhares, D. Vittorio, bambino, disegno che ben figurerebbe tra i migliori disegni inglesi del tempo.

Il lavoro più importante che Sequeira realizzò per i Coutinho tuttavia è un quadro a olio, a proposito del quale l’11 aprile 1985, D. Nuno de Souza Coutinho (1914–2006), 7° Conte di Linhares, nel riscontrare la prima lettera che gli avevo inviato nove giorni prima da Rio de Janeiro, scriveva per me le frasi che qui traduco dal portoghese: «Con molto piacere le mando una fotografia del quadro dei Conti di Linhares dipinto da Domingos Sequeira. Come si sa la Contessa di Linhares era portata per l’arte, soprattutto per la pittura, perciò D. Sequeira ebbe l’idea geniale di pensare alla Contessa che dipinge il ritratto del marito». Si tratta di un’opera pittorica per la quale un altro disegno dell’album di Arroios, eseguito a “punta d’argento”, si rivela un bellissimo studio preparatorio.

Una tela (mai uscita da Lisbona per seguire in Brasile i Coutinho) dalla quale, in Portogallo Francesco Bartolozzi (Firenze, 25.09.1728 – Lisbona, 7.03.1815), morto in Brasile il 1° Conte di Linhares, avrebbe tratto due lavori esemplari del suo ultimo periodo. In essi egli da prova delle sue notevoli abilità di incisore, ribaltando sul lato destro il sinistro per un delicato disegno a colori, e riproponendo il ritratto dipinto da Sequeira in un’acquaforte alla quale legherà indissolubilmente il ricordo del nobile portoghese.

********************************************************************************

Per approfondimenti sui conti di Linhares rimando alle mie pagine: «Gabriella Asinari di San Marzano, Contessa di Linhares e la sua missione per l’Ordine di Malta» («Al­manacco Piemontese 2002», Torino, Viglongo, dicembre 2001, pp. 131-137); «1779-1796: a Torino, Dom Rodrigo de Souza Coutinho, portoghese, futuro conte di Linhares e ministro di Stato» («Studi Piemontesi», Torino, giugno 2008, vol. XXXVII, fasc. 1, pp. 181-196) e soprattutto a: Andrée Mansuy Diniz Silva, Portrait d’un homme d’État: D. Rodrigo de Souza Coutinho, Comte de Linhares (1755-1812), (Centre Culturel Calouste Gulbenkian – Commission Nationale pour les Commémorations des Découvertes Portugaises Lisbonne et Paris, tom. 1°, Les années de formation 1755-1796, 2002, tom. 2°, L’homme d’État 1796-1812, 2006). Mentre per il Sequeira rimando a: José Alberto Seabra Carvalho nel catalogo «1768-1837 Sequeira, um Português na mudança dos tempos», Ministério da Cultura – Instituto Português de Museus – Museu Nacional de Arte Antiga, janeiro a março 1997, pp.102-122 «Uma cronologia».

D. Domingos António de Souza Coutinho, m.se di Funchal

(Chaves, 20.02.1762 – Brighton, 28.11.1833).

Miniatura inglese, dipinta verso il 1820.

D. Domingos António de Souza Coutinho

Figlio di D. Francisco Inocêncio de Souza Coutinho (Vila Viçosa, 28.12.1726-Madrid,1781), governatore dell’Angola, morto ambasciatorein Spagna, e di D. Ana Luísa Joaquina Teixeira da Silva de Andrade. Fu fratello di: D. Rodrigo de Souza Coutinho, conte di Linhares (padrino di battesimo del quale era stato il futuro marchese di Pombal), ministro aTorino e membro del gabinetto regio quindi Ministro di Stato in Portogalloe in Brasile che, nel 1796, aveva pubblicato a Parma per i tipi bodoniani «Le virtù del trono. Cantata per la nascita di S. A. R. Don Antonio de Bragança Principe da Beira»; D. José António de Meneses e Souza Coutinho (Chavez, 24.01.1757–Lisbona, 28.09.1817), arcidiacono della Chiesa Patriarcale di Lisbona, noto come Principal de Souza il quale, durante la permanenza in Brasile del re di  Portogallo, a partire dal 1811 e fino alla morte, fece parte del Consiglio di Reggenza del Regno come rappresentante della Chiesa portoghese; D. Francisco Maurício de Souza Coutinho (Contins, 1763/4–Rio de Janeiro, 19.11.1820), ammiraglio della marina reale portoghese, professo e commendatore dell’Ordine di Malta, governatore e capitano-generale del Gran Pará (1789-1801).

D. Domingos António de Souza Coutinho, unico tra i fratelli, si laureò in giurisprudenza all’Università di Coimbra (1781), fu inviato straordinario e ministro plenipotenziario a Copenhagen (1790-1795), quindi a Torino(1796–1803), in ultimo a Londra (1803-1814) dove, nel 1810, fu elevato al grado di ambasciatore, infine a Roma (1814–1828). A Londra, aveva negoziato la dislocazione della corte portoghese in Brasile. Fu fatto conte di Funchal (17.12.1808), poi, poco prima di morire (nel giugno 1833), marchese di Funchal. Fu membro dell’Accademia delle Scienze di Lisbona fin dal 18.02.1810. Per combattere il Correio Braziliense di Hipólito José da Costa, fondò a Londra il periodico O Investigador Português em Inglaterra, che circolò fino al 1818.

**********************************************

À memória de minha esposa

Carmen Quireze Burdet (1951- 1988)

há 40 anos de nossa mudança do Brasil

Carlo Alfonso Maria Burdet

Carceri, Europa radicale a Torino: “Lo Stato è fuorilegge, servono misure urgenti”. “Numero chiuso” di detenuti

Sovraffollamento nel carcere torinese: 1.456 detenuti contro una capienza regolamentare di 1.117 posti, con un tasso di occupazione superiore al 130%

Si è tenuta ieri, presso la sede dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta, una conferenza stampa promossa da Europa Radicale per sollecitare Governo e Parlamento ad adottare provvedimenti concreti contro il sovraffollamento e il degrado del sistema carcerario italiano.

L’iniziativa segue la veglia notturna organizzata l’altra sera da Europa Radicale davanti al carcere Lorusso e Cutugno di Torino, con l’obiettivo di denunciare il collasso dell’intero sistema penitenziario, già segnato da 50 suicidi dall’inizio dell’anno.

Alla conferenza sono intervenuti Igor Boni e Silvja Manzi, esponenti di Europa Radicale, e Samuele Moccia dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta.

Durante il suo intervento, Igor Boni ha dichiarato:
“Contro il sovraffollamento delle carceri sarebbe urgente approvare un’amnistia o un indulto come provvedimento straordinario per riportare lo Stato nella legalità. Sappiamo che su questo il Parlamento non ha una maggioranza ma se si vuole nell’immediato trovare delle soluzioni percorribili occorre approvare la proposta di legge Giachetti-Bernardini sulla liberazione anticipata che porterebbe migliaia di detenuti fuori dal carcere. Europa Radicale ha ribadito la proposta del numero chiuso (proposta presentata da Magi in Parlamento) che, come accade già oggi in Gran Bretagna, impedisce di accogliere nuovi detenuti in strutture sature. Come in una classe scolastica o in un cinema, come in un albergo o in un ospedale non esiste che di fronte a capienze massime stabilite si arrivi addirittura a raddoppiare i numeri. I detenuti perdono il diritto alla libertà ma devono mantenere intatti tutti gli altri diritti e il fatto che sia lo Stato ad essere fuorilegge è una aggravante non di poco conto”.

I tre rappresentanti radicali hanno anche criticato la modalità con cui è stata nominata la nuova garante regionale piemontese dei detenuti, parlando di una scelta “partiticratica”. Tuttavia, hanno ribadito la loro piena disponibilità alla collaborazione.

Silvja Manzi si è rivolta direttamente al Presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, con un appello deciso:
“Vedere per capire!” – ha detto, invitandolo a mantenere l’impegno già annunciato di visitare personalmente le carceri piemontesi.

Samuele Moccia ha invece condannato con fermezza l’approccio del sottosegretario Delmastro al tema carcerario, annunciando un’iniziativa simbolica:
il prossimo 18 agosto i Radicali visiteranno i penitenziari di Torino e Messina in un gesto che intende rappresentare un “abbraccio ideale” da nord a sud a tutte le strutture carcerarie italiane.

Nel corso della conferenza sono stati diffusi anche i dati aggiornati al 31 luglio forniti da Antigone sul carcere Lorusso e Cutugno di Torino:

  • Sovraffollamento: 1.456 detenuti contro una capienza regolamentare di 1.117 posti, con un tasso di occupazione superiore al 130%. Tra questi, 122 sono donne e 697 stranieri (quasi il 50% della popolazione detenuta).

  • Condizioni strutturali critiche: ambienti fatiscenti, muffa, infiltrazioni d’acqua, scarsa ventilazione e docce degradate, con gravi conseguenze sulla salute fisica e mentale dei detenuti. Le sezioni più problematiche risultano i piani alti dei padiglioni B e C. Le infiltrazioni e il degrado strutturale delle docce sono problemi che si trascinano da decenni.

Uncem, borgate alpine: il plauso di tutti

Si era aperto nel mese di agosto 2018, sette anni esatti fa, il bando della Regione Piemonte dotato di 12 milioni di euro di risorse europee del Programma di sviluppo rurale per la rivitalizzazione delle borgate alpinE. I lavori nei paesi finanziati dovranno concludersi entro fine 2025. Una misura fortemente voluta da Uncem, molto attesa dai Comuni e dalle Unioni montane, fortemente auspicata da Uncem Piemonte e costruita dal Settore regionale montagna per volontà dell’allora Assessore Alberto Valmaggia. Proseguiva allora il percorso iniziato nel 2008 con un analogo bando del Psr che dal 2009 al 2013 ha consentito la rivitalizzazione di 35 borgate delle Alpi e degli Appennini. “Da allora molta strada è stata fatta – spiegava nell’agosto 2018 Lido Riba, presidente Uncem Piemonte – Con l’ex Assessore Bruna Sibille e il grande dirigente agli affari europei e alla montagna Canepa avevamo voluto consentire l’investimento di risorse europee non solo per ristrutturare case e borghi, bensì per consentire un vero sviluppo sociale ed economico delle borgate, gruppi da cinque a cinquanta case, veri e propri villaggi che hanno vissuto e sofferto per il drammatico spopolamento. Dal 2008 sono stati quasi cento i milioni di euro investiti, tra fondi pubblici e privati. A quel primo intervento con risorse europee, seguirono infatti molti interventi di privati, come quello in corso ad Ambornetti di Ostana, oppure Tensa di Domodossola, o ancora Ghesc di Montecrestese e tante frazioni di Frassinetto, per citarne alcune. Avevamo visto giusto e i nuovi 12 milioni di euro oggi disponibili permettono di traguardare il futuro”. Queste le frasi del Presidente Riba nel comunicato di sette anni fa.
Il percorso verso l’ultimo bando sulle borgate aveva visto Uncem contro tutti e tutte, “solo” con il supporto degli Assessori di Allora Valmaggia (montagna) e Giorgio Ferrero (Agricoltura). C’era Marco Bussone per Uncem al Comitato di Sorveglianza PSR nella sala della GAM a Torino nel quale vennero autorizzate il 28 ottobre 2016 le due misure del PSR, con i criteri di selezione, per le borgate. Dovevano essere inizialmente (secondo le prime tabelle del PSR) 20 milioni di euro. Divennero invece 12 milioni. Pochissimi erano d’accordo su quegli investimenti. Furono però gli Assessori, su spinta degli Osservatori della Commissione europea in Comitato di Sorveglianza, e del Dirigente al Settore Montagna della Regione, allora Franco Ferraresi, a sostenere la rivitalizzazione dei borghi, secondo però un modello diverso da quello del 2008. Di fatto le due misure previste e oggi (2025) in corso di esecuzione, dicono con forza che il Programma di sviluppo rurale è “rurale” e dunque non solo “agricoltura”, bensì anche montagna e foreste. E pure rivitalizzazione delle borgate. Una impostazione che Bruxelles ripete spesso alle Regioni, ma anche non sempre viene accolta. Questa volta la mobilitazione di Uncem è stata decisiva, criticata dal molte parti presenti nel Comitato di sorveglianza del PSR. Ma avevamo visto giusto.

Uncem aveva già raccolto tutte le buone pratiche, i villaggi oggetto di intervento nel precedente PSR 2007-2013, i borghi riqualificati, i progetti di architetti, gli interventi previsti dall’Istituto di Architettura montana del Politecnico di Torino (Roberto Dini, Antonio De Rossi, Massimo Crotti, Daniele Regis), dall’Associazione RiAbitare le Alpi (Alberto Sasso, Antonino Iaria), dagli Ordini degli Architetti (Riccardo Bedrone, Massimo Giuntoli, Alice Lusso, Claudio Bonicco, Cristiana Taricco, ) sul sito www.borghialpini.it. Sonos stati poi inseriti molti progetti che la Regione ha raccolto con il nuovo bando, presentato giovedì 26 luglio 2018 dall’Assessore Valmaggia con il Dirigente del Settore regionale Montagna Franco Ferraresi, alle Unioni montane riunite con Presidenti e tecnici a Torino. Il bando, approvato dalla Giunta regionale, va ricordato oggi che due operazioni del Psr, la 7.2.1 per la realizzazione e miglioramento delle opere di urbanizzazione e degli spazi aperti a uso pubblico delle borgate montane e la 7.4.1 per la realizzazione e miglioramento di strutture ed infrastrutture culturali-ricreative nelle borgate. Saranno le Unioni montane a concordare con i Comuni i migliori progetti presentabili. Le Unioni hanno già censito le potenziali borgate sulle quali intervenire, grazie a un’altra operazione del Psr, la 7.1.1, varata dalla Regione Piemonte due anni fa. Il contributo sarà al 90 per cento, in conto capitale, per un massimo di 400mila euro per ciascuna delle due operazioni. Le borgate, per essere ammesse al finanziamento, dovevano essere raggiunte dalla rete viaria e avere da 10 alle 100 case. Non poco caos ha creato nella fase di costruzione della graduatoria l’adeguamento al PAI.
Tutto è stato molto faticoso in quegli anni, tra tanto disprezzo per quelle due misure. Gli interventi finanziati dal bando regionale del Piemonte – unico del genere in Italia – hanno riguardato la realizzazione delle opere di urbanizzazione primaria della borgata (rete fognaria, idrica), interramento e potenziamento delle linee aeree (elettriche e telefoniche), rete di distribuzione del riscaldamento, il rifacimento degli spazi aperti ad uso pubblico della borgata (interventi di arredo, illuminazione e pavimentazione della viabilità interna. Ma anche la realizzazione e il potenziamento di biblioteche e laboratori linguistici e di lettura, laboratori per attività artistiche, culturali, teatrali e musicali, laboratori informatici e multimediali, laboratori finalizzati alla diffusione delle conoscenze scientifiche ed ambientali, laboratori ed impianti per attività ludico‐sportive e psicomotorie. Uncem aveva chiesto, ma non ottenne, che la misura finanziasse strutture produttive, per l’economia e la socialità dei luoghi. Non riuscimmo a inserirle.

Uncem aveva anche elaborato un documento di sintesi con tutti i progetti delle borgate. Un dossier con un quadro sinottico unico. Paese per Paese. Di tutto il Piemonte. Una mole decisiva di dati.
Eccolo: https://uncem.piemonte.it/wp-content/uploads/2025/06/UNCEM-borghi-montagna-Piemonte-gen2020-rid.pdf
“Questo bando rivolto agli Enti locali delle aree montane piemontese – affermava nell’agosto 2018 Lido Riba – si unisce agli interventi che i privati hanno avviato, utilizzando bonus ristrutturazioni ed ecobonus per il restauro di edifici privati. E si aggiunge anche ai tanti interventi finanziati dalla Regione sempre con risorse del Psr e dai Gruppi di Azione locale per la creazione di nuove imprese agricole, artigianali, turistico-ricettive. C’è un importante fermento che registriamo con favore e supportiamo con il sistema delle Unioni montane. Agiremo affinché sul bando borgate presentato ieri si possano aggiungere altre risorse nel 2019. Oggi le Unioni montane sono particolarmente soddisfatte, e così Uncem, per il lavoro fatto su questo bando dall’Assessore Valmaggia e dal Settore Montagna guidato da Franco Ferraresi, con Marco Godino, Paolo Caligaris e tutti i colleghi dell’ufficio. Siamo pronti a lavorare insieme per proseguire un’azione che ha messo in prima fila il Piemonte, guidando un percorso di futuro, nato qui che fa scuola in Italia”. Sette anni fa. Il lavoro è proseguito. I cantieri stanno chiudendo. I nastri tagliati. Festa. Senza dimenticare la fatica per portare a casa quei milioni.

“A distanza di sette anni, quasi dieci da quando la misura è andata nel Comitato di sorveglianza, possiamo dire che come Uncem sia nel 2008 con la grande misura sui villaggi alpini da rigenerare – tra questi Chiappera, frazione di Acceglio, dove è nata Noah dopo 37 anni che nasceva nessuno – avevamo visto giusto”, ripetono Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem, e Roberto Colombero, Presidente Uncem Piemonte. “Pochi compresero la portata in quelle due tornate del PSR. Che non è solo agricoltura – affermano – Da Valmaggia a Marco Gallo oggi c’è un grande impegno sulle borgate. Che non deve essere solo per il turismo, bensì per la vitalità, per i servizi, per la dinamica economica nuova, nuovi flussi come raccontiamo nel Rapporto Montagne Italia 2025. Attenzione però a non vedere le borgate, come ha invece fatto il PNRR con i paesi e con i Comuni (in modo scellerato), tutte contro tutte. È un forte rischio. Trovare le più belle, e le più brave, nella contrapposizione. Non può essere così. Le frazioni dei Comuni sono tutte importanti, tutte decisive. Dobbiamo dunque agire per farle lavorare insieme, affinché il successo dell’una, giovi al successo dell’altra. È un NOI che parte da chi le abita, chi le vive, chi non è residente e fa impresa, ci vive qualche mese l’anno, le sente propria, le valorizza, le esalta. Nel NOI. Una comunità viva, nuova, non solo di autoctoni. Abbiamo bisogno di rigenerarci partendo dalle nuove comunità, di fare esperienze di comunione. I lavori in corso finanziati dal PSR siano generatori non solo di un po’ di porfido o cemento o fontane o spazi vuoti. Siamo capaci di portare vite, economie, nuovi nati, nuove imprese. Su questo dobbiamo lavorare. Anche in vista del prossimo PSR”.

Proprio sul prossimo PSR o “fondo unico” come sarà dal 2028, Uncem vede necessario un piano europeo per le aree montane, una rigenerazione che incontri altri Stati UE oltre l’Italia, che interessi le montagne, le zone rurali con una Agenda che non sia solo agricoltura o turismo. Deve essere territorio, comunità, montagna che vive.

Uncem Piemonte

Rapina anziana che ha ritirato la pensione: arrestato

I carabinieri di Novi Ligure hanno arrestato e in seguito messo ai domiciliari un trentenne sospettato di avere rapinato un’anziana. Mentre la donna stava rincasando dopo avere ritirato la pensione  è stata immobilizzata da uno sconosciuto che le ha portato via la borsa con soldi e cellulare. La signora è stata soccorsa da un’ambulanza.  L’uomo è stato riconosciuto dalle telecamere di sorveglianza.

Non si riconoscono Stati che non esistono. La testimonianza di Ugo Finetti

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni

.
La netta e coraggiosa presa di posizione di Ugo Finetti a favore della causa di Israele, ripercorrendo l’intera storia della sinistra italiana ,assume una particolare importanza soprattutto  oggi quando ritorna e  rivive il demone comunista in tante teste esaltate e confuse prive della benché minima cultura storica. Trasferire l’avversione, legittima e anche condividile, per Nietanyahu  sugli  ebrei in generale e sugli Israeliani in particolare   significa rimettere in discussione l’esistenza stessa  di Israele come vorrebbero Hamas ed Iran. L’antisemitismo  storico, figlio del razzismo, è un qualcosa di strisciante che covava soprattutto a destra anche oltre Hitler e Mussolini ed era praticato nell‘URSS in modo sistematico ,riprendendo l’antisemitismo  russo al tempo degli Zar. La parola Pogrom è di origine russa anche se poi gli ammazzamenti sono dilagati. Nella sinistra italiana i socialisti ebbero ottimi rapporti con Israele, pur considerando l’amicizia di Craxi per Arafat. Tra i comunisti, se escludiamo Terracini e pochi altri, un atteggiamento prevenuto verso Israele era abbastanza frequente. Non va  certo ignorata e sottovalutata la situazione incandescente  della striscia di Gaza sicuramente tragica  ma non va mai dimenticato che tutto è nato dalle stragi del 7 ottobre, una raccapricciante  pagina inumana di violenza che oggi si tenta di dimenticare. Pretendere  che Israele  offra cristianamente l’altra guancia è ridicolo, non fosse altro perché la guerra da sempre finisce di travolgere ogni regola e l’odio genera odio: Machiavelli docet.
Finetti con la lucidità dello storico afferma  che il riconoscimento di uno Stato implica la presenza di uno Stato che adesso non c’è  perché occorrono almeno  confini definiti  e governi stabili per poter parlare di uno Stato. Non si possono riconoscere identità  generiche. La proposta di un riconoscimento non si sa bene a chi, è pura propaganda ,un modo per lavarsi la coscienza a costo zer, dice Finetti che cita anche Pasolini che fu dalla parte di Israele ed anche per questo motivo fu un isolato scomodo. Peccato che Finetti non citi Pannunzio e Pannella tanto più coerenti di Pasolini.
La complessità della questione medio- orientale  richiede analisi storiche e politiche che vadano oltre le strumentalizzazioni ,le superficialità e le emotività che si leggono sui social e che rivelano come l’ultimo cretino si senta in dovere di sentenziare su situazioni che non conosce. Sui social le più grosse sciocchezze diventano a loro volta stimolo per scrivere ulteriori  volgarità  senza limite perché la ragione è stata smarrita per strada. Stiamo tornando ai furori giacobini che seminano odio e intolleranza.  Troppe teste calde, magari con cuori freddi, fanno del tema di Israele oggetto di scontro politico  magari in vista delle prossime regionali. E questo è molto triste e ci avvicina a Macron che per salvare sé  stesso ha lanciato il riconoscimento della Palestina. La ferma. chiara e realistica presa di posizione della Rettrice del Politecnico di Milano contro la pretesa velleitaria  del riconoscimento della Palestina, come chiedeva parte dei docenti e dei non docenti  milanesi, è un segnale che parte del mondo accademico meno ideologizzato ha saputo esprimere, andando oltre la vulgata.
PS
La pretesa assurda dell’alleanza Verdi – Sinistra di denunciare alla Corte Penale  internazionale il governo per complicità con  il “genocidio” dei Palestinesi appare un ennesimo, abietto  uso strumentale, per bassi fini di politica interna, di una questione che non si può affrontare con gesti clamorosi e inutili, del tutto infondati giuridicamente.

Il teatro e la cultura tornano al Festival di Fenestrelle

Il teatro e la cultura tornano al Festival di Fenestrelle, grazie al Festival Teatro e Letteratura  promosso dal Tangram Teatro tra i forti di Exilles e Fenestrelle dal 2 al 17 agosto. Il festival trae origini da tempi lontani, da quando i direttori artistici di Tangram Teatro Ivana Ferri e Bruno Maria Ferraro hanno iniziato a intrattenere un rapporto con il pubblico a Sauze d’Oulx che si sarebbe poi rivelato duraturo.

La trentesima edizione ha preso il via il 2 agosto  a Fenestrelle, con Matthias Martelli nel suo nuovo lavoro “ Il suono delle pagine”, di cui è,  oltre che interprete, anche autore. Era accompagnato dai jazzisti Mattia Basilico  e Alessandro Gwis. Si è trattato dell’interpretazione di pagine della grande letteratura italiana, dai giullari a Dante, da Trilussa a Rodari.

Il 6 agosto, alle 21, andrà in scena “’L’invenzione senza futuro. Viaggio nel cinema in 60 minuti”. A 130 anni di distanza dal quel 28 dicembre 1895, quando si tenne la prima proiezione cinematografica dei fratelli Lumière al Salon du Grand Café di Parigi, andrà in scena uno spettacolo che verrà presentato alle 21 nell’Arena ex bocciofila di Fenestrelle, a ingresso libero. Il testo è  interpretato da Celeste Gugliandolo, Mauro Parrinello e Matteo  Sintucci e scritto da Federico Giani,  Celeste Gugliandolo, Francesca Montanino e Mauro Parrinello. Al centro dello spettacolo la nascita del cinema, avvenuta per mano dei due fratelli francesi. Ciò che si pongono come obiettivo gli interpreti di questo testo è creare una fusione tra teatro e cinema.

L’8 settembre  a Fenestrelle sarà sul palco Neri Marcorè  che, accompagnato dal polistrumentista Domenico  Mariorenzi, proporrà un viaggio dei cantautori italiani e stranieri, da Elvis Costello agli Eagles, da Simon and Garfunkel a Elvis Presley, passando da De André,  molto amato da Marcorè,  a De Gregori e Ivan Graziani.

Bruno Maria Ferraro  porterà in scena “Viaggio con Dante”, seguito il giorno dopo da un incontro promosso sul Sommo Poeta dal Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Torino. A Exilles sarà di scena Laura Curino con la pièce “La lezione di Rachel  Carson. La Signora degli oceani”, dedicato a una delle maggiori protagoniste dell’ambientalismo americano.

Interessante incontro domenica 10 agosto a Fenestrelle nell’ambito di ‘Focus ambiente’ con la climatologa Elisa Palazzi, che dialogherà con la docente Maria Ludovico Gullino sul  tema delle conseguenze delle crisi climatiche sui territori montani.

Mara Martellotta

Pippo Leocata. “Parole Parole. Prove di speranza”

Sono una trentina, fra dipinti disegni e sculture, le opere  esposte nella suggestiva cornice del Cinquecentesco Castello di Santa Margherita Ligure

Fino al 15 agosto

Santa Margherita Ligure (Genova)

Da Torino alla Liguria. Riviera di Levante, Golfo del Tigullio. E ancora una volta, uno storico Castello. L’anno scorso fu l’antico “Castello sul mare” di Rapallo; quest’anno è invece il “Cinquecentesco Castello” di Santa Margherita Ligure, opera, costruita a difesa delle frequenti incursioni dei pirati saraceni, dal Maestro comicino Antonio de Càrabo ad ospitare, nel “Salone piano-terra” e nell’inquietante cavernoso “Seminterrato”, fino a venerdì 15 agosto, la personale di Pippo Leocata, pittore scultore, allievo in gioventù, al Politecnico di Torino, del grande Carlo Mollino e che per i Castelli (quali location espositive) pare decisamente avere un “debole” se si pensa anche a un’altra importante mostra da lui tenuta anni fa nelle sale del “Castello Normanno” di Adrano (l’antica “Adranon”), sua terra natia alle falde dell’Etna, fatto erigere nell’anno Mille dal Conte Ruggero I di Sicilia. E, del resto, quale miglior luogo di un “Castello” per mettere in mostra opere che da sempre vivono gli afflati, le atmosfere, le voci di un’antichità totalmente riflessa, ancor oggi, nelle opere dell’artista siculo-torinese, in immagini spesso visionarie fatte di attese, di sogni, di aspettative che hanno dentro l’intima essenza di un quotidiano faticosamente giocato fra presente e futuro?

Promossa dal “Lions Club Santa Margherita Ligure – Portofino” e dal “Comune di Santa Margherita Ligure”, l’attuale mostra nella cinquecentesca Fortezza Sanmargheritese ha un titolo decisamente curioso, se si pensa che in sé quel titolo, fatto di cinque ben calcolate parole, ne racchiude altri due riferiti ad opere che sono al centro del percorso scenico e concettuale della stessa rassegna. “Parole Parole. Prove di Speranza”. Partiamo proprio da quel “Prove di speranza”. Tre parole folgoranti pensate a dar voce (al centro del grande Salone a piano terra), nella loro simbolica asserzione ad un’installazione “performativa” – riferita al “Giubileo della Speranza” di Papa Francesco – che non credo di sbagliare nell’indicare come vero fulcro centrale della rassegna. In legno di pallet, catramina e olio (estremamente attuale nel riferimento all’atroce crudeltà dei tempi di guerra che oggi paralizzano il mondo) l’opera ci offre la tragica visione di due poderose, sbrecciate “Porte Sante” che, al loro aprirsi, non possono che restituirci sgomento, cumuli di macerie, frammenti di antichi simboli di fede, bianchi sudari di morte e oceani di lacrime di donne, uomini, bambini (quanti bambini!) per i quali la vita è stata solo, o quasi, guerra.

 

E, per molti, subito morte. A lato, un grande olio urla la parola “PACE”. Anche in lingua araba. E potrebbe farlo usando decine di altri idiomi, propri degli oltre cinquanta Paesi oggi coinvolti in conflitti internazionali, spesso ignoti. O ignorati. E, dunque, quanto Leocata può offrirci, al di là del suo agire artistico, sono solo, per l’appunto, “Prove di Speranza” prima ancora di “prove di pace”. Quella “speranza” e quella “pace”, mai come oggi parole sconosciute ai “Grandi (piccoli, piccoli) padroni del Pianeta”, carne senza cuore, bruciati dall’arsura di un potere che non conosce limiti e ormai sordo ad ogni minimo sussulto d’umanità. Capaci solo, per l’appunto, di “Parole.Parole”. Ed ecco l’altro titolo. E l’altra opera di Leocata (olio e acrilico su tela del 2014 – ma oggi ancora così attuale e utilizzato, fra l’altro, come cover di un libro di “Pedagogia”, pubblicato nel 2021 in Italia e in Germania) in cui “griglie” letterarie “alla Boetti” fanno corpo a strutture urbane sovrastate dal rosso di un cielo infuocato dove anche il cerchio solare pare soccombere al fuoco del “nulla”. Di “parole”, solo “parole”, “parole dette e non dette”, parole – fumo che lasciano a terra le macerie e gli ingombri delle “Porte Sante”. A raccoglierle e a farne nuove più solide strutture sarà forse quel milione di Giovani, i “Papa Boys”, cui l’attuale Santo Padre venuto dalle Americhe ha di recente affidato il sacrosanto universale “mandato di pace”. Le nuove generazioni. E che bella, in proposito, la “futuristica” poetica “Offerta di pace” (il fanciullo generoso e il truce guerriero), olio e acrilici su legno del 2019! Insieme a quella “chicca” assoluta delle bianche “argille” (Anni ’90) esposte nel cavernoso “Seminterrato” del Castello, “omaggio” prezioso alla secolare storia della “Fortezza”. Roccia su roccia.

Impalpabile riflesso luminoso sull’antico immaginifico universo del nostro Pippo, sulle sue “rocche”, i suoi “guerrieri”, su quella sua “Muntagna”, indimenticata madre e matrigna. Immagini di una vita intera. Un personalissimo, inconfondibile “antico” riproposto “nelle sue varie interpretazioni – ci ricorda lo stesso artista – e coinvolgimenti personali”.

Gianni Milani

“Parole.Parole. Prove di speranza”

Castello Cinquecentesco, Salita al Castello 1, Santa Margherita Ligure 1 (Genova); tel.0185/293135

Fino al 15 agosto

Orari: feriali 18/22; sab. e dom. 10/12 e 18/20

Nelle foto: “Porta Santa A/B”, legni di pallet, catramina, acrilici e olio, 2025; “Parole parole”, olio e acrilici su tela, 2014: “Offerta di pace”, olio acrilici su legno, 2019); Seminterrato, “Opere in argilla, legno e acrilici”, anni ‘90

Carmagnola pronta ad accogliere la 76esima edizione della Fiera del Peperone

Carmagnola si prepara ad accogliere la 76esima edizione della Fiera del Peperone, un evento  che dal 29 agosto al 7 settembre prossimo trasformerà la città in un vibrante crocevia di festa, cultura e gastronomia. Promossa con orgoglio dal Comune di Carmagnola e organizzata da SGP Grandi Eventi, questa manifestazione è un appuntamento fisso che celebra il Peperone di Carmagnola, vero protagonista indiscusso e anima pulsante del territorio.

Nato sotto il caldo sole del Sud America, uno degli ortaggi più amati della nostra tradizione è approdato nelle fertili terre della provincia di Torino agli inizi del Novecento, grazie alla lungimiranza dell’orticoltore  Domenico Ferrero di Borgo Salsasio. Da allora è  divenuto una coltivazione di pregio e una risorsa fondamentale per l’agricoltura e l’economia locale, tessendo una storia di eccellenza e qualità.
Il Peperone di Carmagnola non è un semplice ortaggio, ma è un simbolo di dolcezza, versatilità e tradizione. Si distingue per la sua polpa spessa e carnosa, il sapore intrinsecamente dolce e un notevole contenuto di vitamina C, caratteristiche che lo elevano al di sopra degli altri peperoni. La sua coltivazione segue rigorosi metodi tradizionali e sostenibili, garantendo un prodotto di altissima qualità capace di rispettare l’ambiente e le antiche pratiche agricole. La sua eccellenza è  attestata da importanti riconoscimenti, tra cui il Marchio di qualità del Consorzio del Peperone di Carmagnola e il riconoscimento come prodotto agroalimentare tradizionale (PAT) da parte del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. Questi attestati certificano la qualità del prodotto, garantendone origine  e autenticità.

La 76esima Fiera del Peperone non sarà solo un’esposizione, ma un vero e proprio viaggio sensoriale e culturale. Un ricco palinsesto di eventi accompagnerà il pubblico alla scoperta di questa eccellenza territoriale e agricola. Oltre all’esposizione di tutte le varianti del Peperone, sarà possibile partecipare a showcooking, che sveleranno i segreti della sua preparazione, degustazioni guidate per apprezzarne ogni sfumatura di sapore e veri e propri percorsi enogastronomici,  il tutto arricchito da spettacoli itineranti e di intrattenimento pensati per gli addetti ai lavori, gli amanti del Peperone e le loro famiglie.

Ed è durante la kermesse che sarà possibile scoprire il gioiello della terra piemontese che si presenta in diverse affascinanti varietà, ognuna con la sua personalità e destinazione culinaria. Il Quadrato, dalla forma robusta, è perfetto sia consumato crudo per la sua freschezza sia ripieno e cotto al forno, dove la polpa mantiene  una consistenza ideale. Il Quadrato allungato, conosciuto anche come “Bragheis”, matura precocemente  ed è estremamente versatile. Si presta ad ogni tipo di preparazione, specialmente la cottura al forno. Il Tomaticot ha la forma tondeggiante  e schiacciata come un pomodoro, con la sua polpa spessa è l’ideale per antipasti raffinati e sfiziose conserve, anche in agrodolce. Il Corno di Bue, lungo e affusolato, è insuperabile per la classica peperonata e per la conservazione, grazie alla sua polpa compatta che assicura un’ottima tenuta in cottura. Infine il Trottola, dalla forma a cuore con punta estroflessa o troncata, è una qualità estremamente versatile che assicura alte rese in tutte le preparazioni culinarie. In tema di tradizione, il Peperone di Carmagnola rappresenta un ingrediente estremamente versatile, capace di elevare tanto le ricette tradizionali quanto quelle più innovative. È  l’anima di piatti iconici della cucina piemontese come la celebre bagna càuda, dove la sua dolcezza bilancia l’intensità dell’aglio e delle acciughe. Ma non solo, aggiunge un tocco di colore e un sapore unico ad antipasti, primi piatti, secondi e contorni. Grazie alla sua dolcezza naturale, è eccellente anche per conserve e salse, creando sapori autentici e inconfondibili.

Potete visitare il sito www.fieradelpeperone.it , dove troverete tutte le informazioni utili per raggiungere Carmagnola, vivere al meglio la Fiera e acquistare i biglietti per il Foro Festival.

Mara  Martellotta

Locali storici a Torino: il Caffè Elena

A cura di Piemonte Italia.eu

Il locale si apre sul sottoportico di piazza Vittorio Veneto con una devanture formata da due accessi “a portale” e serramenti in luce entro una cornice centinata di marmo rosa.

La lunetta sulla porta d’ingresso ospita un’insegna dipinta con un’iscrizione pubblicitaria della Ditta Carpano, famosa per la produzione del vermuth…

Leggi l’articolo:

https://www.piemonteitalia.eu/it/luoghi/locali-storici-golosi/caff%C3%A8-elena