ilTorinese

Pipe di crack a San Salvario? La resa non è civiltà

FRECCIATE

C’è sempre qualcuno che scambia la resa per civiltà. A Bologna, qualche mese fa, hanno deciso di distribuire pipe “sterili” per fumare crack, convinti che almeno così i tossicodipendenti non si infettino tra loro. Ora la stessa pensata viene proposta a San Salvario, cuore ferito di Torino. Ma davvero crediamo che basti cambiare il tubo perché la sostanza diventi meno devastante? Qui non si tratta di igiene: si tratta di disperazione. Lo Stato che offre la pipa al tossico non è un padre che cura, ma un becchino che si limita a lucidare la pala.

Iago Antonelli

Torino, un’altra notte di coltellate: ferito 25enne

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Ancora sangue nella notte torinese.  Un episodio che si aggiunge a quello di appena due giorni fa, quando un 17enne era stato accoltellato durante una rissa in piazza Dante Livio Bianco.

In piazza Stampalia, periferia nord della città, un 25enne è stato colpito con tre coltellate durante un tentativo di rapina. L’aggressore, dopo aver provato a portargli via denaro e cellulare, è fuggito ed è ora ricercato.

Il giovane ferito è stato soccorso e trasportato all’ospedale San Giovanni Bosco in codice giallo: le sue condizioni non destano preoccupazioni. I carabinieri  stanno ricostruendo l’accaduto anche grazie alle telecamere di sorveglianza e alle testimonianze raccolte.

A Candiolo la mostra di Daniele Ratti, dalle Gallerie d’Italia di Napoli

Dal 22 ottobre prossimo fino a Natale l’Istituto di Candiolo IRCCS ospiterà la mostra fotografica “Due cuori e una capanna” del fotografo Daniele Ratti, a cura di Benedetta Donato in un nuovo spazio espositivo creato all’interno dell’istituto. La mostra, oggi esposta alle Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo di Napoli, fino al 5 ottobre, sarà protagonista a Candiolo grazie alla Fondazione per la Ricerca sul Cancro. “Due cuori e una capanna” sarà l’esposizione ufficiale di ‘Life is Pink’, la campagna di ottobre della Fondazione contro i tumori femminili, e di ‘Life is Blue’, la campagna di novembre contro i tumori maschili, accompagnata da un catalogo dedicato, realizzato dalla casa editrice Allemandi, i cui proventi sosterranno le attività di cura e ricerca sul cancro dell’Istituto di Candiolo. Il volume verrà presentato martedì 28 ottobre prossimo presso la libreria Luxemburg in Galleria Subalpina. Con la mostra, all’istituto di Candiolo verrà inaugurato uno spazio permanente dedicato all’arte; l’allestimento è a cura di EDERA Project di Edelfa Chiara Masciotta, e sarà supportato da Traiano Luce e Antiqua Restauri di Paschetto. Durante l’anno questo ambiente ospiterà mostre, eventi, iniziative culturali, offrendo a pazienti, famigliari e personale sanitario occasioni preziose di bellezza, riflessione e condivisione. Esporre una raccolta fotografica che racconta le dimore e le architetture custodi di grandi storie d’amore, in un luogo di cura e ricerca oncologica, rappresenta un invito a spostare lo sguardo oltre la malattia, a lasciarsi ispirare dalla forza dei legami e a trovare nel linguaggio delle immagini un momento di sollievo e di respiro. “Due cuori e una capanna” di Daniele Ratti raccoglie una selezione di 42 immagini realizzate ed esposte a Napoli, che intrecciano architetture di valore e storie d’amore celebri e quotidiane, dai rifugi iconici come Le Cabanon di Le Corbusier, dono alla moglie nel 1951, fino alla cupola in Sardegna realizzata da Antonioni per Monica Vitti.
La riflessione dell’autore muove dalla storia dell’architettura, sua disciplina di formazione, dove la capanna è simbolo di abitazione primitiva, rifugio primordiale per difendersi dalle avversità della natura e modello che gli architetti hanno tenuto a mente come archetipo della “prima casa”.  Le due matrici, costituite dall’intimità famigliare e dal disegno architettonico, rappresentano il punto di partenza per un viaggio iniziato nel 2020 e conclusosi nel 2024 tra abitazioni straordinarie e per le coppie che le hanno elette a loro dimora, costruendo una memoria che la fotografia di Daniele Ratti ha saputo suggellare e raccontare.

“Cultura e arte sono da sempre alleati con la ricerca sul cancro dell’Istituto di Candiolo – afferma Allegra Agnelli, presidente della Fondazione per la Ricerca sul Cancro – il benessere della persona è per noi centrale, bisogna andare oltre l’assistenza clinica, per questo insieme a Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo abbiamo voluto inaugurare con questa bellissima mostra un nuovo spazio espositivo per i pazienti e le persone a loro vicine”.

Mara Martellotta

Fondi di sviluppo: 500 mila euro al Canavese

L’Assessore Regionale ai Fondi di Sviluppo e Coesione Gian Luca Vignale presso la Sala Giunta del Palazzo della Regione a Torino ha incontrato i rappresentanti e sindaci dei Comuni delle Aree Omogenee del Canavese e delle Valli Orco e Soana.

Nel corso dell’incontro sono state illustrate le modalità e le tempistiche dell’erogazione delle premialitá legate i Fondi di Sviluppo e Coesione per un importo complessivo di 500mila euro.

Le risorse sono state così ripartite: lArea Canavese sono stati assegnati 300.000 euro e 200.000 euro sono stati assegnati allArea delle Valli Orco e Soana.

L’area Valli Orco e Soana ha candidato 5 progetti riferiti alle unioni che compongono l’area montana dell’Alto Canavese. In questa area, il territorio ha deciso di suddividere l’ammontare della premialità su cinque macro aree ognuna rappresentante le unioni montane canavesane (Sacra, Orco e Soana, Gran Paradiso, Alto Canavese, Gallenca con la città di Cuorgnè) con una ricaduta che copre complessivamente i comuni della zona.

L’area della Canavese, una delle aree con il maggior numero di comuni interessati in Piemonte, ha candidato inizialmente alcuni progetti sovracomunali per usufruire dei 300mila loro spettanti. Nel corso dell’incontro è emersa l’opportunità di rimodulare le strategie e di condividere le scelte sulla premialità con i rappresentanti di tutti comuni del territorio canavesano.

<I fondi della premialitá riconoscono ad ogni area omogenea della Provincia di Torino il grande impegno di strategia e condivisione territoriale che hanno contraddistinto la prima fase di redistribuzione dei fondi di sviluppo e coesione –dichiara l’Assessore Vignale – le ulteriori risorse stanziate permetteranno di realizzare progettualità di ambito sovracomunale con una modalità snella, semplice e immediata. Il frutto della collaborazione tra gli enti locali e la Regione che permetterà di calare a terra ben 105 milioni dei fondi Fsc spettanti al Piemonte”.

Molinette, arriva il Robot Single-Port di ultima Generazione

Grazie al contributo di 2,5 milioni di euro della Fondazione CRT
Una nuova era per la chirurgia mini-invasiva si è aperta presso l’ospedale Molinette di Torino. Il 12 settembre la Clinica Urologica (diretta dal professor Paolo Gontero) ha ospitato un evento esclusivo per presentare una tecnologia rivoluzionaria: un robot chirurgico “single-port” di ultima generazione, acquistato grazie al contributo di 2,5 milioni della Fondazione CRT, che conferma il proprio impegno a sostegno dell’eccellenza sanitaria, della ricerca e dell’innovazione tecnologica.
“Avere in Azienda il Robot Single-Port ci permette di offrire ai pazienti cure sempre più sicure, precise e mininvasive, grazie al prezioso sostegno della Fondazione CRT” dichiara il dottor Lorenzo Angelone (Direttore sanitario della Città della Salute e della Scienza di Torino).
Cos’è e come funziona il Robot Single-Port?
Il nuovo sistema robotico rappresenta l’evoluzione più avanzata della chirurgia laparoscopica. A differenza dei modelli multi-braccio tradizionali, la tecnologia single-port (o a singolo accesso) permette al chirurgo di eseguire interventi complessi attraverso un’unica incisione di circa 3 centimetri. Da questo singolo punto di accesso, il robot introduce una telecamera flessibile ad altissima definizione e tre strumenti chirurgici miniaturizzati e multi-articolati. Il chirurgo, seduto ad una console ergonomica, manovra gli strumenti con una precisione, una flessibilità ed una stabilità che superano le capacità della mano umana. Il sistema traduce i movimenti del chirurgo in azioni micro-chirurgiche all’interno del corpo del paziente, filtrando ogni tremore e consentendo una visione tridimensionale immersiva del campo operatorio.
A cosa serve e perché è innovativo?
La chirurgia robotica single-port rappresenta una nuova frontiera per operare con la massima precisione in spazi anatomici molto ristretti, anche di dimensioni pari ad una pallina da tennis. Questo approccio riduce l’impatto chirurgico sul paziente, limitando l’invasività senza compromettere l’accuratezza del gesto. Una delle sue applicazioni più innovative è la possibilità di utilizzare vie di accesso alternative, rendendo la chirurgia una valida opzione anche per pazienti complessi e plurioperati. La Clinica Urologica delle Molinette vanta già una notevole esperienza in questo campo: il professor Paolo Gontero e la sua équipe hanno condotto circa cento procedure su prostata, vescica, rene ed uretere, utilizzando questo robot, acquisito nell’ambito di un avanzato progetto di ricerca.
L’evento di presentazione alle Molinette
La serata del 12 settembre è stata l’occasione per presentare il robot single port ed altre tecnologie innovative utilizzate in Clinica Urologica, e ringraziare i finanziatori che con le loro donazioni ne hanno consentito l’acquisizione. Durante l’evento, sono state illustrate le potenzialità tecniche del robot consentendone una prova in prima persona, con un accesso speciale alla sala operatoria. È stato sottolineato come questa acquisizione non sia solo un upgrade tecnologico, ma un investimento strategico che consolida la posizione dell’ospedale come polo di eccellenza, capace di attrarre i migliori professionisti e di offrire ai pazienti le cure più avanzate e meno invasive oggi disponibili. Un passo decisivo verso una chirurgia sempre più precisa, sicura ed efficace.
Non solo single-port
Durante l’evento sono state presentate diverse altre tecnologie innovative, quali i sistemi di fusion biopsy e terapia focale per tumore prostatico, il visore di realtà virtuale con modelli 3D degli organi da operare, un nuovo robot endoscopico per la resezione dei tumori di vescica ed una PET intraoperatoria per la valutazione istantanea dei margini chirurgici. Tutte tecnologie già in uso presso la Clinica Urologica o oggetto di future sperimentazioni.
In un’epoca di difficoltà del Sistema Sanitario Nazionale, è quantomai importante il sostegno di finanziatori esterni per poter consentire l’accesso a queste tecnologie di ultima generazione.

Torino, Chieri, Ivrea, Rivoli e Città metropolitana al lavoro in bici

Settimana europea della mobilità, il 18 settembre 

Chieri, Ivrea, Rivoli e Torino oltre a Città metropolitana sono le Amministrazioni pubbliche che hanno aderito anche quest’anno alla Settimana europea della mobilità, la campagna di sensibilizzazione più importante della Commissione europea sulla mobilità urbana sostenibile per promuove il cambiamento comportamentale a favore della mobilità attiva, del trasporto pubblico e di altre soluzioni di trasporto pulite e intelligenti.

Quest’anno la settimana si svolge dal 16 al 22 settembre e sono molte le iniziative in programma sul nostro territorio.

In particolare giovedì 18 settembre la Città metropolitana di Torino con Città di Torino e Legambiente Piemonte aderisce al “Giretto d’Italia” per sensibilizzare i dipendenti delle Pubbliche amministrazioni a raggiungere in bici o con mezzi di micromobilità elettrica la sede di lavoro.

Saranno cinque i punti tappa a Torino che rileveranno i passaggi tra le 7,30 e le 9.30 del mattino: non solo un monitoraggio, ma un modo per dare valore a chi ogni giorno sceglie modalità di spostamento meno impattanti: i punti tappa saranno allestiti in corso Inghilterra 7; lungo Dora Savona/corso Regio Parco; via Nizza/ corso Marconi (via Baretti); corso Francia /corso Principi d’Acaja; corso Vinzaglio/ corso Matteotti.

Al “Giretto d’Italia“ hanno aderito anche le Città di Rivoli, di Santena e di Nichelino.

Tre invece i punti identificati per la CiclOfficina a Torino: dalle 8 alle 9.30 al Campus Luigi Einaudi, dalle 10.30 alle 12.00 al Politecnico di Torino e dalle 13.00 alle 14.30 davanti alla sede di Città metropolitana.

Il “Giretto d’Italia” rientra anche in AMICI, progetto di cooperazione transfrontaliera finanziato dal programma Interreg Alcotra Italia Francia dedicato a sperimentare soluzioni concrete di mobilità sostenibile.

Nei giorni della settimana europea della mobilità, la Città metropolitana raccoglierà questionari interni compilati dai dipendenti di corso Inghilterra per perfezionare i piani casa-lavoro, incoraggiando scelte quotidiane più sostenibili anche nella dimensione organizzativa.

Ad Ivrea tra le iniziative previste nella settimana dellamobilità , anche una giornata senza auto domenica 21 settembre, in concomitanza con lo Sport City Day. In questa occasione, saranno istituite aree pedonali nel tratto di Lungo Dora e nel Borghetto mentre venerdì 19 ore 18 si terrà la presentazione del Piano di Mobilità Sostenibile e sarà esaminato lo studio “Termometro della mobilità sostenibile eporediese”, commissionato al mobility manager Paolo Ruffino per offrire una fotografia di partenza utile a definire strategie, a medio e lungo termine, condivise con cittadini e stakeholder nel corso di incontri dedicati.

A Chieri il 16 settembre al cinema Splendor a proiezione del documentario “I muli in montagna, un’alternativa” mentre venerdi 19 alle ore 17 si terrà “A piccoli passi – Il bosco Turriglie” una passeggiata gratuita con merenda.

La rubrica della domenica di Pier Franco Quaglieni

SOMMARIO: I morti buoni e quelli cattivi – Il caos – L’ incomunicabilità – Lettere

I morti buoni e quelli cattivi
Il prof. Odifreddi è un personaggio molto considerato da certi ambienti per le sue battute fulminanti che rivelano una vis polemica davvero eccezionale in un matematico e uomo di scienza come egli si considera ed è considerato. Con lui ebbi un animato dibattito sulla laicità e il laicismo in relazione a Giordano Bruno. Le sue posizioni rozzamente anticlericali impedirono di proseguire nel confronto di idee che stava finendo  nel battutismo da osteria. In questi giorni è  tornato alla ribalta, parlando dell’uccisione di Charlie Kirk, attivista del partito di Trump.
Infatti ha di fatto giustificato l’uccisione in base alle idee politiche del morto, dicendo cinicamente che “chi semina vento raccoglie tempesta“. Per Odifreddi forse esistono i morti buoni e quelli cattivi e la violenza contro la destra è cosa diversa di quella contro la sinistra. Ecco un modo illiberale di concepire la lotta  politica, giustificando la morte di chi non la pensa come noi. Voltaire diceva che avrebbe lottato fino alla morte per garantire la libertà di esprimere idee contrastanti con le sue. Odifreddi sembrerebbe giustificare chi uccide in base alla diversità di concezione politica. E’ una versione della violenza propria dei  giacobini francesi  e dei rivoluzionari comunisti russi, riproposta nel 2025 . Meriterebbe un Nobel. Magari per la scienza come venne dato quello per la letteratura a Fo, repubblichino della X Mas  di Salò, diventato fiancheggiatore dei terroristi rossi.
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Il caos

Tutte le riflessioni che abbiamo letto o ascoltato nei mesi scorsi sulla situazione internazionale e sulle due guerre che dividono il mondo, si stanno rivelando miopi e parziali. Anche i politici di tutti i colori rivelano la loro inadeguatezza. Siamo tutti dipendenti dal presidente russo e dal premier israeliano che si rivelano del tutto insensibili ad ogni tentativo di mediazione e ad ogni richiamo al buon senso. Vogliono perseguire i loro fini anche a costo di distruggere in modo irreversibile ogni speranza di pace. Israele si sta rivelando responsabile involontario  di un antisemitismo che ha raggiunto livelli mai visti e che può riarmare la mano al terrorismo internazionale. La parola pace appare una parola sconosciuta al premier israeliano che sopravvive al carcere solo facendo sopravvivere la guerra ad oltranza . Putin minaccia quello che resta dell’Europa, consapevole di trovare una Eu ormai sfilacciata, guidata da gente impreparata e incapace. L’Europa vuole riconoscere uno Stato che non esiste, la Palestina, invece di  tentare di assumere decisioni volte a indurre a più miti consigli Putin

 

Non saranno i soldati polacchi schierati al confine  che potranno intimorire lo Zar. In tutto questo quadro di sfacelo appare l’inettitudine di Trump che tace dopo aver detto idiozie  politiche velleitarie per mesi. Trump in poco tempo è riuscito a ridurre la potenza americana e ogni credibilità politica del presidente. Siamo davvero immersi in una condizione che può portare alla terza guerra mondiale e all’uso dell’atomica. Noi cittadini non possiamo far nulla, a parte i fantasiosi  che si sono imbarcati con Greta e potrebbero creare altre tensioni e altri disastri con la scusa di una finalità umanitaria che maschera il vero intento della propaganda politica . I nostri governi europei sono  al limite. Forse solo Italia e Germania hanno mantenuto un briciolo di coerenza . La Francia dopo il velleitarismo internazionale di Macron ha rivelato una situazione disastrosa in tutti i sensi , per non parlare della Spagna.

Esistono solo politicanti , gli statisti appartengono al passato. Questo è il nostro dramma che può diventare il dramma del mondo. Non illudiamoci: stiamo correndo verso il disastro della guerra. Chi conosce la storia sa cosa accadde nel ‘14 e nel ‘39. Allora la situazione era migliore di quella di oggi. Le diplomazie internazionali non esistono e l’unico linguaggio percepito è quello delle armi.

P.S.
Potrebbe sembrare una grave disattenzione non avere nominato l’Ucraina in questa  pur breve  riflessione. In effetti nel mio ragionamento l’Ucraina mi è apparsa irrilevante: un vaso  di coccio tra vasi di metallo , nessuno dei quali pregiato.

L’Ucraina è stata aggredita, su questo non ci può essere discussione, ma le responsabilità ricadono oltre che sull’aggressore Putin anche sulla NATO  e sull’Europa. E ci sono anche responsabilità evidenti  di Zelensky, rivelatosi del tutto inadeguato. Una parte nella vicenda ha avuto anche il presidente democratico  Biden, responsabile di una instabilità mondiale di cui noi vediamo oggi gli esiti estremi.

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L’ incomunicabilità

C’è sempre stata una certa difficoltà a mantenere un rapporto positivo tra vecchi e giovani, tra generazioni passate e presenti. Restano a testimoniare questa difficoltà gli antichi scrittori greci e latini e tanti altri tra cui Goldoni. Oggi questa difficoltà non è solo sostanziata di gusti diversi, modi di vita anche opposti, spiegabili con il mutare della società. Oggi l‘ incomunicabilità è dovuta anche ad ignoranza: i giovani non sanno la storia del passato, la scuola non li prepara e loro non hanno interesse a sapere. Lasciamo immaginare la confusione che regna nei cervelli di chi pensa di vivere in un eterno presente. Neppure la famiglia supplisce in molti casi ai vuoti. E’ naturale quindi che essi siano preda di chiunque sappia facilmente convincerli a passare dalla loro parte.
In questo caso il dogmatismo ne è la naturale conseguenza perché non c’è la possibilità di confrontare idee e tesi diverse. Benedetto Croce diceva che il problema dei giovani è quello di crescere, ma oggi non basta più. Dopo un po’ di anni nel corso dei quali non ho più avuto occasione di parlare con i giovani come facevo quando insegnavo ,ho provato ad avviare una conversazione e ho notato che la difficoltà a capirsi è aumentata. Chissà quanti sono i lettori giovani che mi leggono? E cosa pensano?
Cerco sempre di non dare per scontato nulla, ma temo che forse il dialogo risulterebbe difficile. Non basta a spiegare il fatto che io sia vecchio. Credo che il fatto di uscire da una certa scuola sia determinante. Mi è capitato tante volte di capire come molti argomenti fossero ignorati dai giovani. La preparazione di un liceo è poco più di quella di una scuola media del passato, mi dicono esperti a cui non è possibile non dar credito. Pensiamo cosa accade per un ex alunno di un istituto professionale… Senza un ponte tra generazioni un Paese non puo’ sopravvivere. Faccio un esempi: l’amor di Patria. Per molti giovani è una parolaccia nazionalista, per i loro nonni significa la guerra , per la mia generazione un qualcosa di vecchio e di impolverato. Eppure è un sentimento di cui parlavano già i Greci e i Romani. Se non riusciamo a colmare il fossato che ci divide, a venire meno è il concetto di popolo. Ma queste sono cose che annoiano i giovani che a volte non provano più neanche i legami del sangue. Un mio amico è stato per mesi ricoverato ed ha rischiato la vita: l’unico nipote non è passato neppure una volta in ospedale. Il giovane ha considerato l’episodio la cosa più normale.
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LETTERE scrivere a quaglieni@gmail.com
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La scuola ha riaperto

Ho letto le cronache dei giornali sull’apertura delle scuole che partono male senza avere gli organici a posto. Ho letto anche alcune dichiarazioni di dirigenti scolastici quanto meno discutibili. Anche sui telefonini vietati c’è stato chi come il d’Azeglio che ha voluto fare di testa sua, ovviamente una testa antifascista.
Cosa ne pensa? Giulia Finetti

 

Innanzi tutto un titolo di un giornale appare davvero incredibile: “ A scuola non si formano soldati “. Rifarsi all’Ottocento appare assurdo ed esprimerlo in un discorso è una ovvietà talmente evidente che stupisce che l’autore di questa pensata stravagante  sia un dirigente ministeriale. A meno che pensi alla guerra futura. Ma c’è un’altra perla: “Fare errori è  necessario per apprendere“. Una vera sciocchezza. Per apprendere non è obbligatorio commettere errori. E’ un giustificazionismo insensato e demagogico perché è da escludere, penso, un riferimento troppo colto  a Popper che vedeva nell’errore un fatto positivo per l’acquisizione della verità. Poi c’è il “d’Azeglio“ che vuole distinguersi  ad ogni costo, non ritirando i cellulari agli studenti, ma facendo appello alla loro responsabilità. Ultimo aspetto  non da poco: aprire l’anno con atti formali di ossequio alla Palestina. Non escluderei che qualche bandiera sia stata issata in classe da qualche professore orfano dell’eterno ‘68 o da qualche allievo/a che ama sfilare ed occupare pro Palestina.

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Cefalonia e Corfù
Ho visto su Rai Storia la trasmissione su Cefalonia e Corfù e l’eccidio dei soldati italiani nel 1943. Curatore era il prof.  Alessandro Barbero che ha introdotto e concluso il documentario. Ho notato che lo storico, turbato in modo evidente anche nel volto e nel linguaggio, ha dato un esempio di come non debba essere lo storico il cui compito non è quello di piangere e indignarsi, ma quello di capire i fatti. Sarebbe comprensibile, ma comunque sbagliato, se Barbero avesse avuto il padre ucciso dai Tedeschi a Cefalonia. Mio nipote che ha assistito con me alla introduzione di Barbero non ha assolutamente capito il tono indignato adoperato. ( …)  A. G. Alberetti ved. Dondo
Ho un po’ tagliato di proposito la Sua lettera perché non voglio avere guai con Barbero. Certo lo storico di Vercelli non è Bloch e neppure Chabod.  E’ un divulgatore televisivo che partecipa emotivamente di quello che dice perché forse il copione lo impone. Lo storico deve invece essere “freddo“ e  distaccato.  Io ho sempre insistito con i miei studenti su questa scelta addirittura preliminare alla  stessa ricerca storica. Ho visto anch’io una parte del documentario che consciamente o inconsciamente smonta la retorica creatasi attorno alla Divisione Acqui e al generale Gandin trucidati dai tedeschi. In effetti Gandin si rivelò tentennante sul  l’arrendersi ai tedeschi o combatterli. Fu un comandante indeciso che addirittura indisse una specie di referendum tra i suoi soldati. Occorre una rilettura critica e non mitizzata di quella storia. E’ vero che furono trucidati o deportati in Germania, ma è difficile sostenere storicamente che a Cefalonia nacque la Resistenza. Chi lo afferma ha un’idea molto approssimativa  dell’idea stessa  di Resistenza.  Rendiamo onore ai soldati caduti, ma essi  caddero trucidati dai tedeschi dopo una battaglia in cui gli Italiani tentarono di tenere testa ai tedeschi. Gli Italiani erano circa 13mila e i tedeschi poco più di 3mila, anche se molto meglio armati . Questo elemento deve far riflettere.  La storia deve prevalere sulle letture partigiane e mitologiche anche a riguardo del dramma di Cefalonia e Corfù, isole cariche di storia italiana per molti secoli, una storia ovviamente  irrisa da Barbero. La Resistenza italiana nacque  già nel 1943 nel Nord Italia con la formazione delle prime bande partigiane comandate da tanti ufficiali dell’Esercito che nel Regno del Sud ebbe nuova vita combattendo nella Guerra di Liberazione. Quello che accadde nelle isole greche va valutato e compreso perché i comandanti rimasero senza ordini. Se Gandin non fu all’altezza, i veri responsabili dello sbandamento  italiano furono Badoglio e Roatta che tra il 25 luglio e l’8 settembre non furono in grado di traghettare l’Italia in modo adeguato. Come ho ricordato recentemente, solo il maresciallo Caviglia sarebbe forse stato in grado di affrontare una situazione gravemente compromessa. Fu già un miracolo mantenere la continuità dello Stato con il trasferimento al Sud che fu precipitoso come una fuga ,ma ebbe delle ragioni motivate che  non consentirono  altre scelte.
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I Comuni e le commemorazioni
Ho letto  che al consiglio comunale di Lodi è stato commemorato Charlie Kirk. Mi sembra incredibile che i consigli comunali perdano tempo per commemorare persone del tutto estranee alla vita e alla storia di Lodi e dei Lodigiani. Arturo Actis Grosso
Non deve stupirsi, stiamo tornando ai tempi in cui i consigli comunali votano mozioni e ordini del giorno pro Palestina e contro Israele, come sul Viet Nam e contro gli USA negli Anni 60. Tutti i consiglieri comunali si sentono deputati come tutti i naviganti di Flotilla si sentano personaggi storici. E‘ il segno dei tempi burrascosi che viviamo. E’ comunque  meglio che i consigli perdano tempo a ricordare e a commemorare piuttosto che ad applaudire  le decisioni del podestà. Poi ci saranno anche le cittadinanze onorarie e tante altre corbellerie. Anzi stanno già arrivando.

Centro, serve un progetto e non ridicole piroette

LO SCENARIO POLITICO di Giorgio Merlo


Anche per il progetto politico del Centro, come per qualsiasi altra prospettiva politica, la serietà e
la coerenza non sono delle variabili indipendenti. E questo perchè quando il tutto viene
banalmente ridotto al trasformismo, all’opportunismo e al tatticismo, anche il miglior progetto
politico diventa semplicemente un fatto goliardico. Ed è quello che capita quando parliamo del
nuovo progetto di Renzi dove oramai, come tutti sanno – e come ci conferma l’ultimo sondaggio
di Youtrend di Lorenzo Pregliasco – contano più i colpi ad effetto, le boutade e lo spettacolo che
non un vero e credibile progetto politico. Insomma, le solite piroette. L’ultima in ordine di tempo,
in attesa della prossima, si chiama “Casa riformista”. Cioè un luogo di un sedicente Centro che
sostituisce e soppianta Italia Viva per dar vita ad una fantomatica “gamba moderata” all’interno
della coalizione di sinistra e progressista.

Ora, è del tutto encomiabile e anche apprezzabile che di fronte ad un sostanziale fallimento
politico ed elettorale di Italia Viva, il suo capo pensi ad inventare altri brand, altre sigle e altri
cartelli elettorali. Ma c’è un nodo da sciogliere, che resta politicamente insormontabile, al di là e al
di fuori della fantasia dell’ex rottamatore, e che pesa come un macigno sulla concreta possibilità
di superare quel fatidico 2% dei consensi. O poco meno, come conferma appunto il recente
sondaggio di Pregliasco. E il nodo è persino troppo semplice da spiegare e da descrivere. E cioè,
in politica – e ieri come oggi il contesto non è affatto cambiato, almeno sotto questo versante –
conta chi concretamente detta l’agenda politica, culturale e anche e soprattutto programmatica. E
oggi, com’è chiaro a tutti – sedicenti centristi compresi – l’agenda politica nel ‘campo largo’ ha 4
protagonisti principali, se non addirittura esclusivi. Per il peso politico innanzitutto e per la
rispettiva e conseguente consistenza elettorale. E cioè, la sinistra radicale e massimalista del Pd
della Schlein, la sinistra populista e demagogica dei 5 stelle di Conte e Taverna, la sinistra
estremista ed ideologica del trio Fratoianni/Bonelli/Salis e il ruolo fondamentale che gioca il
tradizionale “sindacato rosso” della Cgil a guida Landini. Oltre a ciò, per dirla in termini calcistici,
c’è posto solo sugli spalti. Appunto, un piccolo ‘diritto di tribuna’ che viene gentilmente concesso
alle miriadi di sigle, siglette, piccoli gruppi personali e autoreferenziali che affollano la periferia –
molto periferica – del ‘campo largo’.

Per queste ragioni, semplici ma oggettive, è perfettamente inutile cambiare continuamente nome
e simbolo. Il nodo, come si diceva un tempo quando esistevano ancora i partiti popolari e di
massa, è radicalmente ed eminentemente politico. Ovvero, parliamo di una coalizione che,
semplicemente, ha cambiato l’asse politico e programmatico da un tradizionale ed organico
centro sinistra ad una alleanza di sinistra e progressista. Una sorta, per capirci, di “Fronte
popolare” aggiornato e rivisto o di una inedita “gioiosa macchina da guerra” di occhettiana
memoria. Coerentemente radicale, populista, massimalista ed ideologica. Tutto il contrario,
dunque, di un centro sinistra riformista e di governo.

Per queste ragioni, semplici ma oggettive, che si chiami Italia Viva, Casa riformista o partito del
capo la storia non cambia. Prima se ne rendono conto e meglio è. Non per i protagonisti ma,
soprattutto, per la credibilità, la coerenza e la serietà di un Centro riformista, democratico, plurale
e di governo. Che resta, comunque sia, sempre più necessario ed indispensabile anche per il
nostro paese.

 

Oggi in piazza Vittorio torna Agriflor

Domenica 14 settembre in Piazza Vittorio Veneto a Torino (orario dalle 9.30 alle 19) torna l’appuntamento mensile con Agriflor, il mercatino ad ingresso gratuito di fiori e specialità agricole organizzato da Orticola del Piemonte.

 

Una giornata intera da vivere con i fiori, le piante e le tipicità agricole del territorio in compagnia di circa una ventina tra agricoltori e vivaisti piemontesi che metteranno in mostra le proprie eccellenze.

In quest’ultimo appuntamento estivo di Agriflor debutta la nuova iniziativa RIFLOR, ideata dall’Associazione Orticola del Piemonte con il preciso obiettivo di dare una seconda vita alle piante, riducendo gli sprechi e promuovendo la condivisione del verde all’interno della comunità.

 

Tutti coloro che desiderano disfarsi di una pianta, perché non hanno tempo da dedicarle o spazio dove metterla, oppure semplicemente perché è malata e non sanno come “curarla,” hanno la possibilità di scambiarla o regalarla, affidandola alle cure dei ragazzi e delle ragazze di Orticola del Piemonte presso lo stand dedicato che sarà sempre presente in occasione di ogni edizione di Agriflor e delle altre manifestazioni di Orticola del Piemonte.

 

“Un gesto semplice capace di far scattare un circolo virtuoso all’insegna del riutilizzo, un’iniziativa che con il tempo può dare vita a un vero e proprio “club” di amanti del verde e della Natura che si scambiano le piante, cercano e offrono consigli utili e, soprattutto, contribuiscono in modo significativo a rendere ancora più verde l’ambiente urbano” Dichiara Giustino Ballato, Presidente di Orticola del Piemonte.

 

L’appuntamento di Agriflor anticipa di una settimana quello con Artiflor, il piccolo mercatino delle eccellenze artigiane che si terrà domenica 21 settembre in Piazza Palazzo di Città a Torino.

Le piante e i fiori torneranno invece protagonisti in grande stile dal 10 al 12 ottobre presso la Palazzina di Caccia di Stupinigi con la nuova attesissima edizione di FLOReal, una delle principali manifestazioni florovivaistiche piemontesi e italiane.

Chieri una città di sport

Festa delle Associazioni Sportive
Domenica 21 settembre 2025 – ore 16.00, Piazza Europa

Nell’ambito della manifestazione «Chieri una città di sport – Festa delle Associazioni Sportive», domenica 21 settembre alle ore 16.00 in Piazza Europa si terrà la presentazione del volume “I grandi sportivi del Piemonte”, organizzata dal Comune di Chieri insieme alle Edizioni del Capricorno.

Dopo i saluti istituzionali del Sindaco di Chieri, Alessandro Sicchiero, l’incontro sarà introdotto dall’assessore allo Sport Flavio Gagliardi e moderato da Silvia Garbarino, giornalista de La Stampa e Segretaria dell’Associazione Stampa Subalpina. Interverranno l’autore del volume, il giornalista Maurizio Ternavasio, insieme a tre grandi protagonisti dello sport italiano: Rita Guarino, calciatrice e allenatrice con 99 presenze in Nazionale e quattro scudetti conquistati alla guida della Juventus Women, e Giancarlo Dametto e Gianni Lanfranco, pilastri della Klippan Cus Torino campione d’Europa nel 1980 e della Nazionale di volley medaglia di bronzo alle Olimpiadi del 1984.

Nel libro, Maurizio Ternavasio ripercorre la storia dello sport piemontese contemporaneo attraverso i ritratti di cinquanta campioni che hanno portato in alto il nome del Piemonte in Italia, in Europa e nel mondo. Dall’alpinismo al ciclismo, dal nuoto alla scherma, dal calcio al tennis, fino alle discipline più tipiche come il pallone elastico, sono almeno venticinque gli sport in cui gli atleti piemontesi hanno lasciato un segno profondo, dal Novecento fino ai giorni nostri.

Cinquanta storie che raccontano non solo le imprese sportive, ma anche il lato umano dei protagonisti: un mosaico che restituisce più di un secolo di sport, capace di aprire nuove prospettive sulla storia e sulla società del nostro Paese e sul modo in cui sono stati raccontati e celebrati i suoi eroi.