redazione il torinese

Liberamensa e MasterChef All Stars cucinano insieme

Al via il lancio di una linea gourmet di street food distribuita nei punti ristoro della Cooperativa Sociale

 

Conciliare qualità ed eccellenza tra prodotti e servizi proposti all’interno di concreti percorsi virtuosi sono i valori che accomunano le realtà di Liberamensa, Cooperativa Sociale che si occupa del reinserimento di detenuti ed ex scelti e formati nel settore della ristorazione e della panificazione, e MasterChef Italia, il cooking show di Sky prodotto da Endemol Shine Italy che premia i migliori talenti in cucina.   Da sempre MasterChef Italia è attivo nel campo del charity e della social responsability, e anche l’edizione di MasterChef All Stars Italia è stata un’occasione per fare del bene supportando l’attività di Liberamensa. Da questo brillante connubio è nato un progetto che ha un sapore squisitamente nobile, cioè quello di celebrare i sapori del nostro Paese attraverso la creazione di una linea gourmet di street food pensata dal vincitore dell’edizione di MasterChef All Stars Michele Cannistraro per Liberamensa. La selezione di 16 creazioni che alternano le variazioni gastronomiche più succulente ed estrose tra focacce, panini, pizze e patate farcite, saranno realizzate interamente dai dipendenti della Cooperativa Sociale dopo il percorso formativo del personale realizzato da Michele Cannistraro. Le ricette prevedono soluzioni estive e invernali, tra cui anche vegetariane, e adottano prodotti semplici che presentano un carattere elaborato, seppur presentate al pubblico a un costo contenuto. Ciascun prodotto di questa linea sarà distribuito e commercializzato presso i punti ristoro di Torino gestiti da Liberamensa: la Caffetteria del Tribunale, quella del Museo Egizio, il Bar Agenti della Casa Circondariale Lorusso e Cutugno e la nuova locazione di Corso Giulio Cesare 208. Nasce così un sigillo di garanzia in materia di creatività, gusto e attiva concretezza anche nell’inclusione sociale che infonde nuovo ossigeno e fiducia ai capitoli di letteratura gastronomica.

 

Alla presentazione hanno preso parte: Francesca De Martini, Responsabile Produzioni Format Sky, Veronica Ferrari, Commercial Strategy Director Endemol Shine Italy, Piero Parente, Presidente Liberamensa, Michele Cannistraro, vincitore MasterChef All Stars, Domenico Minervini, Direttore Casa Circondariale “Lorusso e Cutugno”, Carcere di Torino, Luca Iaccarino, giornalista de “La Repubblica” e moderatore dell’evento.

Che fine farà il basket torinese?

Giovedì 23 Maggio 2019 una data che  il mondo del Basket torinese non dimenticherà. Forni ha deciso di avviare le pratiche per chiedere il fallimento in proprio o l’eventuale concordato preventivo. Dipenderà dal tribunale. Giocatori ed allenatori avanzano molte mensilità ancorché esista un fondo fino a 250 mila Euro e la Federazione sia garantita da una apposita fideiussione

L’Erario è garantito.  Forse patiranno i piccoli fornitori. Tristezza infinita, tristezza ma comunque onore a Forni per gli impegni che si è preso.  Molti puntano su di lui l’indice della sconfitta e del suo caratteraccio. Ci ha tentato a vendere tutto ma gli è andata male. Terzolo si è prodigato ma si è arreso di fronte all’ evidenza dei fatti. Non si arrende la sua Mole di Basket proponendo (ad oggi) il suo vero capolavoro: l’accordo con Stefano Sarzana che porta la sua Cagliari di A 2 nella nostra città.  Inizialmente il 75% di Reale Mutua ed il resto di  Mole di Basket che porterà in dote la A 2 femminile ed il settore giovanile. Enel settore giovanile protagonista è il professore Federico Danna.  Il massimo, sicuramente tra i protagonisti del Basket piemontese ed italiano. Torinese ritorna nella sua città. Protagonista nel far rinascere il Basket a Biella dove ha portato la prima squadra ai massimi livelli. Insomma, una garanzia. Le premesse ci sono tutte.  Dal basso con il vivaio e con Stefano Sarzana unico manager che fa fruttare le sue scelte da imprenditore anche nello sport.Terzolo e Sarzana hanno il cuore d’ oro promettendo alla Sindachessa e all’ assessore Finardi che aiuteranno Auxilium.  In che modo non è dato sapere. Unico modo pratico è metterci dei soldi a fondo perduto per pagare i debiti. Comunque hanno reso contenti    per un momento gli amministratori della nostra città.  Altra , magari piccola tegola in testa alla nostra sfortunata sindachessa che si sta chiedendo , in vero, che cosa è avvenuto. Chi ha proprio perso le staffe è il Parco Olimpico. Poveretti, mazziati e bistrattati. Dipendenti senza stipendio, senza contributi versati ed allontanati dal loro posto di lavoro. L’ anello debole della catena. Proprio loro che colpe non hanno. Il debito che la società avrebbe con il Parco Olimpico oscillerebbe da 150mila a 250mila euro.  Cifre considerevoli ma non così preoccupanti per le sorti economiche del gigante Parco Olimpico. Sembrerebbe una reazione spropositata.  Nel loro comunicato stampa la risposta. Ci riserviamo azioni legali per tutelare il nostro buon nome societario. Concretamente con l’ eventuale evasione fiscale di un milione e mezzo di euro dell’ Auxilium “non c’ entriamo niente”. La guardia di finanza indaga su mandato della Magistratura. Forni, Feria e il commercialista Acris indagati.  Accusa : per non pagare le tasse hanno fatto delle compensazioni arbitrarie con società a credito che non c’ entravano nulla.
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Ci sarebbe anche truffa. Sempre garantisti, ma  con una domanda: come si è arrivati a questo punto? Molti sostengono che ad altre società è stato permesso ciò che non è stato permesso a Torino. Sappiamo che non è questione di questi ultimi giorni e la penalizzazione di 8 punti è determinata anche da ciò.  Secondo la Federazione Nazionale ha chiesto agli uffici erariali competenti se era una operazione ammissibile ricevendo una risposta assolutamente negativa.  Qualcuno ha denunciato? Forse, ma sicuramente con il clamore suscitato, per i magistrati c’ era la notizia di reato ed hanno deciso di indagare. Così dopo la retrocessione ed il possibile fallimento societario c’ è anche la possibilità di una condanna penale.Il Parco Olimpico è per il 90% privato e per il 10 % pubblico. Tant’ è che un consigliere su tre è indicato e successivamente nominato da parte pubblica. Il Comune di Torino, cioè da parte della sindachessa. Fortemente minoritaria la quota pubblica.  Ciò che però non è trascurabile è un dato.  La parte privata ha vinto con evidenza pubblica per la gestione della maggioranza delle strutture costruite o ristrutturate per le Olimpiadi 2006. Pala Vela sempre destinato alle attività sportive sul giaccio. Poi, tutto a un tratto, la svolta e l’ esclusione delle vecchie attività per fare posto alla A torinese di Basket.  Soluzione fortemente sollecitata dalla Città di Torino dopo la vittoria in coppa Italia.  Fin qui nulla di male.  Addirittura il campo ed altre strutture sportive sono state acquistate direttamente dal Parco Olimpico.  Effettivamente l’ avere una squadra fortemente competitiva dava lustro alla città stessa.  Ma nessuno si è premurato di verificare sul piano dei conti e dunque dell’ affidabilità societaria.  Questo è il punto. I famosi 5 milioni di debiti non si sono accumulati solo in questi ultimi 10 mesi.In particolare il debito verso lo Stato. Le compensazioni sono anche di anni precedenti. E nell’ esperienza di altri casi di richiesta di fallimento si inizia con una passività che cresce nel tempo. Insomma siamo solo all’ inizio di una storia che avrà complicanze non risolvibili in breve tempo. E comunque risolvibili solo in un modo.Pagando i debiti.  Pena il pericolo della bancarotta fraudolenta.  Appunto, purtroppo siamo solo all’ inizio.  Ne vedremo delle belle.  Che non piaceranno a nessuno.
 

Patrizio Tosetto

“Ho perso e me ne vado”. La scelta di Chiamparino

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Quando in serata pare ormai certa la vittoria di Alberto Cirio, lo sfidante uscente, Sergio Chiamparino  dichiara: “Mi sono sentito di combattere questa ultima battaglia e l’ho persa. E quando si perde è sempre il comandante dell’esercito che si assume la responsabilità. Valuterò le modalità con cui lasciare il seggio in Consiglio in modo che si trovino soluzioni che aiutino a portare energia nuova”. Lasciando il seggio che gli spetta di diritto come candidato alla presidenza, subentrerà un altro consigliere e Chiamparino potrebbe lasciare la politica. Cirio esprime apprezzamento per la figura dello sfidante. “E’ Una persona perbene, ci siamo sentiti e nei prossimi giorni avverrà il passaggio delle consegne. Io mi metterò subito al lavoro”,  dice il nuovo presidente del Piemonte.

Le due chiese di Montmartre

Una è conosciuta e fotografata, eletta tra i simboli di Parigi per chi visita la città e sale sulla “butte” di Montmartre, la collina prescelta da pittori come Renoir,Toulouse-Lautrec, Suzanne Valadon e Maurice Utrillo

L’altra è una delle più antiche della “ville lumière”, molto amata da chi abita nel quartiere, luogo di culto dove si respira una profonda spiritualità. C’è differenza, e non poca, tra l’imponente e bianca basilica del Sacré Coeur e la più riservata chiesa di Saint Pierre, a fianco della place du Tertre, un tempo ritrovo degli artisti che ne varcavano la soglia per venerare la loro patrona, Notre Dame de Beauté. Su questa collina un tempo simbolo di ardenti passioni e spiriti liberi e ancor oggi, nonostante la pacifica invasione di vocianti comitive di turisti, ricca di fascino e di poesia, i due luoghi di culto sorgono uno vicino all’altro. Al culmine della lunga scalinata o, risparmiando fatica, al termine del tragitto della funicolare, la candida sagoma del Sacro Cuore domina Parigi, essendo il luogo più alto della città dopo la Tour Eiffel. Zola, nel suo “Paris”feuilletons pubblicato su Le Journal dall’ottobre 1897 al febbraio 1898, raccontava così la vista che si gode dalla Basilica: Parigi immensa si stendeva ai suoi piedi, una Parigi limpida e leggera nella chiarità di una sera di primavera precoce. Il mare senza fine dei tetti si stagliava con così singolare nettezza che si sarebbero potuti contare i camini e i trattini neri delle finestre, a milioni. Nell’aria calma i monumenti sembravano navi alla fonda, una squadra fermata nel suo cammino le cui alte alberature brillavano nell’addio del sole”. La basilica, costruita tra il 1875 e il 1914, consacrata cinque anni dopo, nel 1919 (quest’anno ricorre il centenario) è il frutto di un “voto nazionale” promosso dalla chiesa cattolica per “espiare i crimini della Comune di Parigi” e proprio per questo fu edificata nel cuore del quartiere dal quale erano partiti i moti rivoluzionari del marzo 1871. Quello che viene considerato come il primo esempio di potere democratico e socialista nell’Europa del nascente capitalismo, durò poco più di due mesi e finì nel sangue. Quella sorta di “ex-voto”, inaugurato in pompa magna, venne però snobbato dagli abitanti di Montmartre che continuarono ad andare a messa nella chiesa di Saint Pierre.Edificata sui resti di un antico tempio gallo-romano dedicato a Marte tra il 1133 e il 1147 nel luogo in cui, secondo la tradizione, Ignazio di Loyola fondò la Compagnia di Gesù (l’ordine dei Gesuiti) la chiesa di Saint Pierre de Montmartre faceva parte della grande abbazia benedettina di Montmartre fondata nel 1133 da Adelaide di Savoia, madre del Re Luigi VII, la cui pietra tombale si trova all’interno della chiesa. L’aspetto esterno di questo luogo di culto è di foggia medievale anche se la facciata è barocca, costruita nel ‘700, mentre linterno è in stile gotico. Dove sorgeva l’abbazia, ora c’è il giardino del Calvario, con i resti della Via Crucis realizzata per Richelieu. Di fianco alla chiesa il più piccolo dei cimiteri parigini – dove, tra le 87 tombe sono sepolti il cuore dell’esploratore Louis Bougainville (le cui spoglie sono ospitate al Panthéon) e lo scultore Jan Baptiste Pigalle – , aperto solo un giorno all’anno, il 1° novembre in occasione della festa dei morti. Due chiese, due epoche e due storie diverse, dove la meno nota dimostra di non essere la meno importante. E non solo per l’affetto, mai venuto meno, di chi ha vissuto sulla collina più alta a nord di Parigi, come i bohémien della rive droite durante la Belle Époque.

Marco Travaglini

Littizzetto e Fazio chiudono l'anno di Unitre

Grande festa di chiusura dell’Anno Accademico per l’Unitre Torino, l’Università della Terza Età con oltre 4 mila associati, martedì 28 maggio alle ore 16 all’Unione Industriale in via Fanti 17 a Torino. Ospiti d’onore del pomeriggio saranno la celebre comica Luciana Littizzetto e il conduttore Fabio Fazio. (Ingresso libero sino ad esaurimento posti presentando la tessera Unitre Torino). Fino al 29 maggio presso la sede Unitre di Corso Trento 13, ci sarà inoltre la mostra d’arte dei lavori svolti durante l’anno nell’ambito dei corsi di Arte Calligrafica, Ceramica, Decoupage (decorare con la carta e piccolo restauro), Fantasie di Carta, Fotografia base e avanzata, Arte incontra la Poesia, Pigotte, Origami, Pittura (acquarello, ad olio, con l’acrilico, disegno, copia dal vero, ritratto e tecniche pittoriche). La mostra sarà aperta con il seguente orario: dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 11.30 e dalle ore 15 alle 17.30.

Una donna libera

“Rita Levi– Montalcini, una donna libera” è il titolo del libro della giornalista Carola Vai (Rubbettino editore) che viene presentato martedi’ 28 maggio alle ore 18.00 a Palazzo Ceriana-Mayneri – Circolo della Stampa, in Corso Stati Uniti 27 a Torino. Partecipano all’evento: Marco Francalanci, Giornalista, vicepresidente del Circolo della Stampa Dario Giobbe, Neurologo, Presidente ALICE Piemonte, Sergio Scamuzzi, Vice Rettore dell’Università di Torino.  Rita Levi-Montalcini, torinese, unica donna italiana Premio Nobel per la medicina, nonostante la grande notorietà resta un personaggio misterioso. Per scoprire cosa ha condotto questa straordinaria figura a contrastare con successo dogmi ritenuti insuperabili, la giornalista e scrittrice Carola Vai si è cimentata in una biografia dettagliata. Nel volume, trecento pagine, in vendita a 18 euro, l’autrice che nel suo ruolo professionale ha avuto l’opportunità di conoscere la scienziata, analizza le principali caratteristiche motrici di un successo mondiale non solo scientifico, ma pure di immagine. Rita Levi Montalcini dopo la tragica esperienza vissuta nella seconda guerra mondiale ha voluto dare una totale svolta alla propria vita emigrando in America. Lei che già aveva cambiato in parte la propria esistenza con la decisione di laurearsi in medicina, ha scelto di sfidare l’ignoto per costruirsi una realtà più vicina ai propri desideri. Carola Vai nel volume narra dalla “culla alla morte” la vita della scienziata immersa nella trasformazione di una società che nel 1909 nulla aveva a che fare con quella del 30 dicembre 2012, ultimo giorno della lunga esistenza di Rita Levi-Montalcini. Si scopre così che nella sua battaglia contro “principi indiscutibili” la Levi Montalcini ha cominciato pretendendo di andare all’università, facoltà di medicina, quando alle donne italiane era consentita al massimo un’educazione superiore per essere brave mogli, mamme, nonne. Diventata medico e poi ricercatrice scientifica, ha lottato per dimostrare che nulla è statico nel corpo umano, fino vincere il Premio Nobel per la medicina. Ha anche dimostrato che una donna impegnata nello studio e nella scienza può, anzi deve, coltivare la propria vanità femminile per essere il più possibile elegante, soprattutto per se stessa. Nel libro ci sono pagine dedicate ai famigliari, agli amici, agli amori, ai conoscenti e alle polemiche.

Samp – Juve, amichevole di fine stagione

 Game over sul campionato; in quest’ultima giornata le attenzioni erano tutte rivolte ad altri campi (ad esempio Milano e Firenze), mentre a Genova si è giocata una vera e propria amichevole, giacchè le due squadre non avevano proprio più nulla da dire, se non cercare di far divertire il pubblico di Marassi, magari con qualche bella giocata da entrambe le parti

A proposito, Fabio Quagliarella festeggia il titolo di Capocannoniere, a 36 anni suonati e 26 reti, giù il cappello. Non se ne abbia a male CR7, che in ogni caso, escludendo i rigori di entrambi, ha segnato appena un gol in meno di Quagliarella, ma avendo giocato ben 6 partite in meno (31 presenze Cristiano, 37 Fabio)
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La Juventus parte senza molti big, in vista degli impegni con le Nazionali, con un 4-4-2 in cui Dybala torna trequartista e Kean prima punta; in difesa, Chiellini affianca De Sciglio, Rugani e Caceres, in mezzo la novità è Pereira (esordio da titolare).L’avvio di gara è tranquillo, la Juve prova a fare la partita con Cuadrado e Bentancur molto propositivi; anche Kean scambia spesso con Cuadrado, si vede che ha voglia di far bene, ma l’uomo più pericoloso della Juve nel primo tempo è Bentancur, che ci prova da tutte le posizioni, ma il portiere blucerchiato ci mette sempre una pezza.Al 33′ primo tiro di Quaglia in porta, finisce alto sulla traversa, ma la Samp subisce le incursioni bianconere e aspetta il contropiede giusto; a centrocampo non si gioca molto, la due squadre sono lunghe e preferiscono le fasce oppure i lanci lunghi.Nel finale del primo tempo, la Samp osa un po’ di più, al 44′ Ramirez spreca una buona occasione.La ripresa vede una Juve inizialmente più aggressiva, tanto che Kean, Pereira e Dybala ci provano in sequenza (47′ st, 49′ st e 51′ st), ma nulla di fatto. Esce al 5′ st Emre Can per infortunio alla caviglia ed entra Portanova, giovane interessante, che si dà subito da fare.Il prosieguo della gara vede man mano le due squadre rallentare i ritmi, soprattutto la Juve, che quindi lascia più manovra alla Samp, e si vede: più pressione dei blucerchiati a centrocampo, infatti Pinsoglio blocca un bel tiro di Quagliarella al 76′ st. Kean va in rete al 79’st, ma il VAR annulla per fuorigioco; alla fine gli sforzi della Samp vengono premiati, perchè all’84’ st Pinsoglio forse non vede partire la palla, e DeFrel lo batte: 1-0 Sampdoria.Ora i bianconeri sono decisamente in difficoltà, dunque la Samp ne approfitta e Caprari realizza una punzione splendida, all’incrocio. Game over a Marassi, dove peraltro la Juve aveva già perso con il Genoa, sempre 2-0, confermando di essere un campo decisamente ostico per la Signora. Adesso si attende il nome del nuovo allenatore bianconero, il resto si vedrà.
Ovunqueecomunque.#finoallafine
 

Rugiada Gambaudo

 
 

Lega boom in Piemonte. Pd primo a Torino, crollo M5S

In Piemonte sono definitivi  i risultati delle elezioni europee, che vedono la Lega primo partito, con il 37,1% dei voti. Il carroccio è seguito dal Pd: con il 23,9% dei consensi supera il Movimento 5 Stelle, precipitato al 13,2%. Forza Italia si ferma al 9,08%, Fratelli d’Italia il 5,98%. +Europa – Italia in Comune conquista il 3,3% d, il 2.31% Europa Verde e l’1,5% La Sinistra. Sotto  l’1% Partito Comunista (0,94%), Partito Animalista (0,81%), Popolo della Famiglia (0,57%), Casapound (0,36%), Popolari per l’Italia (0,26%), Partito Pirata (0,26%), Forza Nuova (0,15%) e Autonomie per l’Europa (0,14%). Il Pd a Torino è il primo partito, con  il 33,47% dei voti. I 5 Stelle, il partito della sindaca Chiara Appendino non va oltre il 13.33%.

Irregolare da due anni presto sarà espulso

Gli era stato notificato il rifiuto del permesso di soggiorno ed intimato di lasciare il territorio nazionale entro 15 giorni dalla Questura di Cuneo, questo a marzo di due anni fa, ma continuava a restare in Italia.
Tutto almeno sino a pochi giorni fa, quando una pattuglia Polfer del Nucleo Scorte, inviata nello scalo di Carmagnola per servizi di prevenzione e vigilanza, lo ha identificato sulla banchina: al seguito, un passaporto marocchino scaduto e null’altro. Accompagnato al Gabinetto di Polizia Scientifica per il fotosegnalamento, è risultato essere tuttora irregolare e i due ricorsi che aveva presentato contro il decreto di rigetto del permesso di soggiorno, entrambi rigettati. L’uomo, marocchino 30enne, domiciliato in Fossano, è stato posto a disposizione dell’Ufficio Immigrazione della Questura di Torino ove sono state avviate le procedure per l’espulsione dal territorio nazionale.

Un'analisi storica, non ideologica, sul fascismo. Ma ignora De Felice

Di Pier Franco Quaglieni
Milano è stata al centro delle più importanti vicende politiche italiane del secolo breve
Ha fatto bene il “Corriere della Sera” a riproporre il volume  di Pierre Milza e di Serge Bernstein “Storia del fascismo” edita in Italia nel 1980 E’ un ‘opera che mantiene una sua validità perché soprattutto Milza e’ stato uno storico importante, anche se pochissimo conosciuto in Italia.  Lo storico italo- francese non è assimilabile alla storiografia  gobettian- gramsciana che vide nel fascismo l’autobiografia della nazione e una dittatura di classe che stroncò la classe operaia.  Milza ha visto nel fascismo una complessità che sfugge ai grossolani manicheismi di cui molta parte della storiografia italiana si fece  invece portavoce. Milza non amava le semplificazioni e l’opera riproposta consente un’analisi storica non ideologica, distante dalle vulgate italiane, tanto fastidiose quanto incapaci di riflettere in termini storici,  e  non solo meramente  politici in senso stretto, sul fascismo. Il volume analizza il fascismo dal suo atto di nascita del 1919 in piazza San Sepolcro  a Milano alla sua fine – vergognosa soprattutto per gli antifascisti – a piazzale Loreto sempre a Milano nel 1945 . L’inizio e la fine coincidono con la stessa città e questo è un dato che meriterebbe  un approfondimento perché Milano è stata al centro delle più importanti vicende politiche italiane del secolo breve . Tuttavia l’opera di Milza  e Bernstein si rivela anche datata ed abbastanza di parte  perché cita una sola volta Renzo De Felice ,lo storico del fascismo più importante in assoluto che fu oggetto di infami  ed astiose polemiche da parte di certa storiografia. E lo cita per l’” Intervista  sul fascismo” e non per la colossale opera  su Mussolini iniziata nel 1965 ed ultimata con la pubblicazione postuma e incompleta dell’ultimo volume  nel 1997 .
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Nel volume l’opera defeliciana  è citata nella bibliografia ,ma viene ignorata del tutto, anche eventualmente per confutarla , nei capitoli  del lavoro, pur pregevolissimo, ripubblicato. Io avevo saputo direttamente da Felice dei non buoni rapporti con Milza che pure non si  deve assolutamente collegare  alla storiografia marxisteggiante. So  bene che due storici che si occupano dello stesso tema sono rivali  difficilmente sono disposti a dialogare tra i loro. Nel campo storico ,come in tutti gli altri campi, ci sono antipatie e rivalità e questo è un tipico caso nel quale si evidenzia il rifiuto quasi aprioristico del grande storico  italiano del fascismo. Il volume riproposto dal “Corriere “ e’ comunque sicuramente ancora molto  fruibile dal grosso pubblico che non l’ha letto o sentito, malgrado sia  uscito quasi quarant’anni fa. L’iniziativa editoriale del “Corriere” merita comunque un plauso perché affronta il tema del totalitarismo ,dedicando volumi a Fidel Castro ,a Pol Pot ed altri dittatori di sinistra.  L’unico ragionamento storico sostenibile e’ infatti quello che riguarda i regimi totalitari ed autoritari del secolo scorso, senza limitarsi al fascismo e al nazismo, come troppo spesso si è fatto in passato. Sarà  decisivo ,per valutare a pieno  l’opera ,leggere i volumi su Lenin e Stalin che ci auguriamo escano presto e che siano stati affidati a storici di valore e non sia riproposizioni di vecchi libri. Soprattutto sarà decisivo, se ci sarà,quello dedicato a Lenin il cui furore giacobino, sanguinario e liberticida non fu meno forte di quello staliniano. Anche Trotsky meriterebbe un volume, perché la sua idea di rivoluzione permanente era  altrettanto terribile ,forse persino peggiore di quella di Stalin di cui pure  Trotsky fu vittima . Se confrontiamo le iniziative editoriali con quelle di altri giornali, non possiamo non apprezzare il lavoro che sta facendo il gruppo Cairo rispetto alle corte vedute e al fiato cortissimo del gruppo De Benedetti che si diletta a pubblicare  libretti sui proverbi piemontesi, in verità abbastanza  provinciali.
 

scrivere a quaglieni@gmail.com