Edi Righi, imprenditore e mecenate, racconta la innovativa Onlus che insegna ai piccoli a diventare uomini
‘Verba docent, exempla trahunt’, scriveva in tempi lontani Sant’Agostino. Le parole conducono, l’esempio trascina, questo è certo. La storia insegna e conferma che sono sempre i cuori nobili a imbarcarsi nelle avventure più grandi.
Specialmente quelle combattute in nome di chi ha fame: di cibo, di acqua, di lavoro e di dignità. Come quello verace di Edi Righi, 67 anni, nativo di Poviglio (RE), fondatore e Presidente di ‘Digital Broker for Children prima’ e di ‘Be Children’ adesso, una Onlus davvero singolare per il metodo con cui trasferisce a culture e popolazioni lontane non abbienti i principi, i mezzi e gli strumenti con cui costruirsi e maturare la propria indipendenza a 360°, alla luce della scala dei valori universali che nella vita contano sopra ogni cosa e fanno la differenza.
Ora per tutti professione pensionato (anche se instancabilmente prodigo nell’aiutare il prossimo), un passato importante da dipendente prima e soprattutto per una lunga carriera con plurime esperienze di pregio nel settore agroalimentare, turistico ambientale escursionistico e naturalistico. Turismo alternativo, insomma, ambito che oggi anche in Italia va per la maggiore e che vede in lui uno dei suoi primi entusiasti, pionieristici precursori.
Buongiorno, Dottore. Da imprenditore a benefattore, il salto è importante. Com’è avvenuto?
Tradisco origini rurali, la mia è una famiglia di contadini e operosi coltivatori. Nella vita ho cercato di unire la vocazione innata al mercato del turismo con l’esperienza maturata nella gestione di aziende agricole e agrituristiche: un connubio in cui ho potuto convogliare ed esprimere tutta la professionalità e il background acquisiti lungo il sentiero dell’esistenza. L’aver orientato con la maturità i miei viaggi intorno al mondo fa parte del processo di formazione culturale e della visione interiore del mondo che una persona si costruisce attraverso il know-how experience che deriva dal percorso imprenditoriale.
Quali le radici di ‘Be Children Onlus’?
La maggior parte delle attività in capo a tale organizzazione non lucrativa di scopo sociale sono legate ad ambienti cattolici, con una accentuata visione terzomondista. Prima di essa è stato il tempo di ‘Digital Broker For Children’, che della suddetta Onlus è stata il fortunato progenitore, nata in seguito all’omonima e stimata azienda torinese che è storicamente stata il primo broker telefonico italiano: compagnia, così come l’ente benefico a essa correlata fondata fra gli altri anche dal sottoscritto e dall’Ingegner Cristiano Bilucaglia, con cui coltivo un fertile e solido rapporto di amicizia che prosegue indefesso dal 2005 proprio poiché fondato su un comune tessuto e orizzonte valoriale umano e professionale, che fa dell’economia della condivisione il suo attore e motore principale.
Sono soprattutto i Paesi poveri i beneficiari dei vostri atti di mecenatismo…
‘Be Children nasce nel 2014 assieme a ‘uBroker SRL’, la start-up milionaria torinese che per prima nel mondo ha ideato un collaudato sistema di fidelity program capace di azzerare le bollette di luce e gas, Canone Rai e accise incluse: altra idea geniale dell’amico Bilucaglia che, dopo aver ideato l’EuroCredito, la prima moneta complementare italiana con cui ha salvato oltre 3mila PMI dalla crisi, gli è valsa nel 2015 il titolo di ‘Imprenditore dell’Anno’ e innumerevoli riconoscimenti da parte delle principali associazioni consumeristiche italiane. Siamo attivi su più fronti: in Asia, Africa e America Latina.
Quali, al momento, le esperienze più significative?
La nostra mission riguarda in primis interventi mirati costituiti da attività di incremento di benessere e miglior condizioni a favore dei bambini che vivono in stato di sofferenza dal punto di vista economico e sociale. E tutto questo concentrando l’azione su dei temi molto precisi. Cambogia, per noi, ha significato bimbe sottratte all’egida della prostituzione, piaga terribile e dilagante in quelle zone difficili. In Congo, Stato infestato da continue guerriglie quotidiane e altrettante lotte clandestine, abbiamo costruito una scuola per l’infanzia primaria alla periferia di Goma, una città incredibile perché possiede ricchi giacimenti e riserve naturali di coltan, materia prima fondamentale nella realizzazione di microchip e cellulari, con un altissimo potere di conduzione elettrica.
Mentre in Tanzania, invece?
‘Be Children’ fa del diritto imprescindibile all’istruzione il perno del proprio agire. Qui le scuole hanno un costo elevato, più o meno 100 dollari all’anno a bambino (che qui sembrano pochi, ma in quel territorio molto disincentivano l’iscrizione scolastica). Per le famiglie che si sono impegnate concretamente a mandare a scuola i propri pargoli, abbiamo pertanto provveduto a regalare una capra gravida per ogni bambino, contando sulla capacità vivace di riproduzione di questi mammiferi e del latte da essi derivato a fini alimentari e commerciali: come dire, sic et simpliciter abbiamo generato in loco una microeconomia funzionale e rodata tale da coprire le spese sostenute dai genitori per la frequentazione dei figli all’ scolastico.
Idee innovative, frutto di un equilibrio sapiente di semplicità, immediatezza e innovazione.
Sono state queste le premesse di fatto che, dopo quattro anni di intensa, e altrettanto silente, operosa attività, a gennaio 2018 ci hanno consentito di avviare le procedure di legge per il riconoscimento ufficiale della nostra ONLUS, traguardo tagliato nel luglio del medesimo anno. E, per festeggiare questo passo importante, ci siamo regalati altri due progetti.
Può approfondire, Presidente?
Il primo, intitolato ‘Una storia di cuore a Leh’, riguarda la capitale del distretto indiano del Ladakh. Una città che, per via del fatto che si trova a 3.500 metri di altitudine, ha una popolazione affetta in numero significativo da cardiopatie, minori in gran numero inclusi. C’è un solo ospedale militare, che per lo più rifiuta i civili se non in rarissimi e gravissimi casi. Grazie al nostro contributo, è stato possibile avviare un iter di ampliamento del nascente ospedale civile insieme alla ‘Ladakh Heart Foundation’. Siamo attivi anche in Colombia.
Con che ruolo e scopo, precisamente?
In quelle terre dilaniate da continui conflitti interni abbiamo recentemente portato a compimento l’iniziativa ‘Giochiamo, ma non alle guerra’, consistente nella formazione di un gruppo affiatato di 100 bambini leaders nelle scuole deputati a formare i loro coetanei proprio perché dotati degli strumenti valoriali, culturali e sociali atti a disinnescare efficacemente la cultura della contrapposizione e del conflitto, sradicandola dal territorio per evitare fenomeni di dannosa moltiplicazione già in tenera età in quelli che un giorno saranno gli adulti di domani.
Quali i suoi compagni di viaggio, in questa preziosa avventura targata ‘Be Children Onlus’?
Fu l’amico e socio Fabio Spallanzani, tenace emiliano come me, uomo dotato di un’invidiabile capacità di sintesi e gestione della quotidianità, a presentarmi Cristiano Bilucaglia: intelligenza intuitiva allo stato puro, molto forte, avanguardisticamente capace com’è di precorrere le evoluzioni delle situazioni che gli stanno attorno, e di come esse possano evolvere. A mio avviso formano un duo che si complementa molto bene. Ci unisce l’amore per il prossimo, e l’innata passione per il tennis, nei rarissimi momenti liberi.
Un po’ come dire, generosità e lealtà.
Grazie alla sensibilità del CDA di ‘uBroker Srl’, possiamo contare su stanziamenti derivanti da parte degli utili aziendali. L’azzeramento delle bollette di luce e gas, oltre a fare felici gli italiani, regala sorrisi e concrete speranze anche al di là del mondo. Ogni progetto di ‘Be Children’ è tarato su economie di scala sostenibili, dove con poco a tanti è possibile fare moltissimo, agendo con successo su più versanti solidali contemporaneamente e su piani di scopo differenti.
Un’ultima domanda, Dottor Righi. Che cosa bolle in pentola per il futuro?
Il Madagascar è la meta del progetto ‘Facciamo scuole e cura’, ed è impostato con un’associazione benefica locale reggiana che si chiama ‘AMGA – Amici di Don Ganapini’, un missionario tuttora vivente impegnato da anni nell’edificazione e ristrutturazione di fabbricati a uso scolastico primario in due quartieri di Antananarivo, due quartieri della capitale. Poiché il fine è quello di “fare dei problemi un’opportunità”, come ripete spesso da una vita intera Cristiano Bilucaglia, forniremo i materiali necessari al completamento delle costruzioni, lasciando le opere di muratura nelle mani dei genitori dei bimbi che lì andranno a studiare. E vivere così l’esperienza umanamente edificante di una scuola convissuta e sudata. Vista come non un dono calato dall’alto, senza fatica né sudore, bensì come il frutto di un operato condiviso a più cuori e a più mani. Ma c’è di più.
Ci dica, Presidente.
Sempre nel medesimo Paese africano, per un ospedale con pochissime disponibilità di ricovero insistente su un’area densamente abitata attorno a cui gravitano 50mila abitanti che ha pochissimi posti, abbiamo già stanziato i budgets necessari a garantire le forniture di gasolio per l’alimentazione dei gruppi elettrogeni necessari per la corrente elettrica, e la dotazione di vaccini e medicini basiche primarie per la cura delle patologie più frequenti del territorio e di cui c’è sempre bisogno. Porteremo a compimento ambedue le attività entro un biennio, e il resto lo mettiamo nelle mani della Divina Provvidenza che, come dice San Giuseppe Benedetto Cottolengo, “fa sempre bene tutte le cose”.
Ha citato il primo grande Santo Sociale Piemontese, che con San Giovanni Bosco ha cambiato il mondo moderno, entrambi primi esempi di riuscito welfare…
Non sono cattolico, buddista né di qualunque altra confessione o movimento religioso: ma, pur avendo una visione laicistica della vita, apprezzo chiunque faccia del bene e fa qualcosa di buono per gli altri. Per chi lo desidera, è possibile sostenere ‘Be Children Onlus’ destinando il proprio 5×1000. Tutte le informazioni sul sito www.bechildren.org. Un piccolo gesto, un grande aiuto.
Bambini e futuro? C'è "Be children"
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