Esposte a Torino anche due copie della “Quarantana” del Manzoni, illustrata da Francesco Gonin
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Fino al primo febbraio
Pittore ed incisore, fra le figure di maggior spicco dell’Ottocento artistico piemontese, Francesco Gonin (Torino, 1808 – Giaveno, 1889) raggiunse la notorietà a livello nazionale, e non solo, accettando l’invito di Alessandro Manzoni (intermediario il genero dello scrittore milanese, Massimo D’Azeglio) di illustrare l’edizione definitiva dei suoi “Promessi Sposi”, la cosiddetta “Quarantana”, ripulita sotto l’aspetto linguistico – dopo che i panni erano stati “sciacquati in Arno”– e pubblicata a dispense dal 1840 al 1842. Di quell’edizione del primo esempio in assoluto di romanzo “storico” della letteratura italiana, impreziosita e arricchita di illustrazioni a firma del torinese Gonin (che, in certo senso, sottrasse il lavoro a Francesco Hayez cui Manzoni pare avesse inizialmente pensato di affidare l’incarico), due copie originali sono esposte nella mostra a lui dedicata, insieme al fratello Enrico, anch’egli abile litografo e sensibile cultore del paesaggio romantico, negli spazi della “Galleria Spagnuolo” di Palazzo Lascaris, sede del Consiglio Regionale del Piemonte, che promuove la rassegna. “Renzo e Lucia, don Abbondio e la monaca di Monza, don Rodrigo e Perpetua, gli umili personaggi narrati dal Manzoni hanno un volto grazie a Gonin”, sottolinea a ragione Arabella
Cifani, curatrice con Franco Monetti della mostra; sono volti, figure e paesaggi (quelli del territorio lecchese, del lago e dell’alto Lario) diventati realmente indelebili nell’immaginario di un esercito infinito di lettori, icone senza tempo – e non solo letterarie – cristallizzate nella raggiera di spadine in argento fissate a fermare i capelli di Lucia, non meno che negli ampi colletti e nelle maniche a sbuffo alla moda spagnola del tempo, o nei larghi cappelli di feltro con piume di struzzo di don Rodrigo e nelle verdi reticelle che raccoglievano le chiome dei “Bravi” con i baffi arricciati e il ciuffo all’ingiù sulla fronte, per meglio nascondere il viso truffaldino. Ancora oggi è questo per noi il mondo di Lucia Mondella e Renzo Tramaglino; un mondo narrato da Gonin attraverso illustrazioni di rigorosa e realistica precisione di segno, che a Giaveno (buen retiro del pittore nei suoi ultimi
anni) sono diventati “dipinti murali” realizzati sulle case del borgo vecchio e documentati in mostra a Palazzo Lascaris attraverso pannelli e filmati ideati dall’Associazione Pics – Proprietari immobili del centro storico di Giaveno. Fra dipinti, acquerelli e disegni inediti dei fratelli Gonin, va in primis segnalato per la struggente delicatezza dell’immagine e della vicenda umana il “Ritratto di Erminia Provana del Sabbione con il figlio Luigi Casimiro” eseguito da Francesco Gonin nel 1846, un anno dopo la morte (a soli 24 anni) della nobildonna sposata al Conte di Giletta e Caselette Carlo Alberto Cays e di cui in mostra è anche esposta una treccia di capelli biondi tenuti da fiocchi di seta azzurra e riposta in una teca di cuoio che in copertina riporta un’immagine ad acquarello della giovane Erminia. Accanto, altri ritratti di membri della nobiltà piemontese (di intensa interpretazione pittorica quello del 1851 dedicato al “Conte Giuseppe Provana di Collegno” che fra il 1822 e il 1831 indossò più volte la fascia di sindaco della Città di Torino) e due grandi tele commissionate sempre nel 1851 a Francesco Gonin dal Duca di Genova e rappresentanti, in un’epica armonia di corpi armi e cavalli lanciati al galoppo, la “Battaglia di Torino” del 1706 contro gli eserciti ispano-francesi e il più pacato e sacrale “Te Deum in Duomo dopo la battaglia” e la vittoria, cui seguì per voto del Duca Amedeo II la costruzione della Basilica di Superga. In rassegna, anche documenti e filmati sugli affreschi pressoché sconosciuti ideati da Francesco per l’Eremo di Belmonte di Busca (Cuneo), mentre fra i prestiti eccellenti è di grande impatto emozionale la tela del 1844 che immortala fra suggestive trame di luce e ombra “L’eroica morte del carabiniere a cavallo Giovanni Battista Scapaccino – 1834”, proveniente dal Museo Storico dell’Arma dei Carabinieri di Roma. Ad arricchire e a completare il percorso espositivo (pur se un po’ defilate), sono infine le incisioni raffiguranti “I castelli del Piemonte” realizzate dal maggiore dei fratelli Gonin, Enrico (Torino, 1799 – Torino, 1870), apprezzato vedutista, e acquerellate in dodici esemplari (di proprietà del Consiglio Regionale) dalla pittrice di Bene Vagienna Adriana Costamagna. Nota importante: la mostra ha dato anche modo di approfondire gli studi sugli affreschi realizzati da Francesco Gonin all’interno del Palazzo della Prefettura, in piazza Castello a Torino; affreschi che sabato 19 gennaio prossimo saranno eccezionalmente visibili al pubblico.
Gianni Milani
“Omaggio a Gonin. Enrico e Francesco, artisti piemontesi dell’Ottocento”
Palazzo Lascaris – Galleria Spagnuolo, via Alfieri 15, Torino; tel. 011/57571 o www.cr.piemonte.it
Fino al primo febbraio
Orari: dal lun. al ven. 9/17
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