I giovani di oggi? Non sempre rassegnati

Si intitola “L’ospite inquietante: il nichilismo e i giovani” il volume scritto nel 2007 dal filosofo e psicoterapeuta Umberto Galimberti, ospite domenica 30 settembre scorso della giornata conclusiva della quattordicesima edizione di Torino Spiritualità, e protagonista di una conferenza tenutasi al teatro Carignano dal titolo ” Non per forza rassegnati”. A distanza di poco più di un decennio dalla pubblicazione del libro, non pare essere cambiata molto la situazione, fatta eccezione per una non piccola percentuale di giovani, che è passata da un nichilismo passivo ad uno attivo, di cui non rimuove l’atmosfera pesante, ma non vi si rassegna. Il filosofo ha di recente pubblicato il volume “La parola ai giovani”, che raccoglie le voci di questi ragazzi, che mostrano un estremo bisogno di essere ascoltati per poter esprimere ciò che tacciono a genitori ed insegnanti, le loro ansie, le loro inquietudini ed i loro problemi. La conferenza al teatro Carignano è stata una vera e propria lectio magistralis con argomento i giovani, in particolare quelli tra i venti ed i trenta anni, che, secondo il filosofo ed accademico, si trovano nella fase della vita umana caratterizzata dalla maggior potenza creativa, dal massimo vigore fisico e sessuale.

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La società pare trascurare l’enorme potenziale presente in questa fascia di popolazione, che spesso non trova una collocazione nel mondo del lavoro commisurata all’impegno ed al grado della sua preparazione. Scuola e famiglia costituiscono i due più importanti fattori educativi capaci di aiutare i giovani a superare l’apatia e la mancanza di fiducia nel futuro e nel presente.La ricetta indicata dal filosofo, nel corso della conferenza a Torino Spiritualità, è stata quella di insegnare i sentimenti e di trasmettere, da parte di genitori e professori, empatia, proprio come riuscivano bene a fare gli antichi, capaci di tramandare miti e storie legate agli dei ed al destino. “I professori per essere empatici – spiega Umberto Galimberti – non devono trasformarsi in amici o pari dei loro allievi, ma devono dimostrarsi capaci di affascinarli con la cultura. Per questo motivo, se un insegnante si dimostra incapace di essere empatico, lo si deve poter rimuovere dal suo incarico educativo, anche se è di ruolo” Fondamentale è, poi, secondo Galimberti, la presenza di una sintonia tra i genitori e gli insegnanti dei figli soprattutto nella scuola elementare. Rimproverare da parte dei genitori gli insegnanti disorienta i figli dai modelli che devono seguire.

 Mara Martellotta

 

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