“L’abbandono ed il ritorno alla montagna”

superga montagna antonio coluccia“L’abbandono ed il ritorno alla montagna” è il tema dell’ottava assemblea nazionale degli studenti forestali, organizzata dall’Ausf, l’associazione che li riunisce e rappresenta. L’evento è iniziato lunedì 12 e di protrarrà sino a sabato 17 settembre. In questi ultimi anni le Alpi sono protagonista di un cambiamento importante che mette in discussione i consueti stereotipi della montagna abbandonata, triste e difficile da vivere, in netta contrapposizione con la città dinamica, creativa e ricca di opportunità. Si tratta di un fenomeno dovuto non tanto a una ripresa della natalità, quanto piuttosto all’arrivo di una nuova popolazione residente. Con questo fenomeno stanno emergendo almeno due figure simbolo di esso: il pastore e il migrante extra-comunitario. Il primo, da sempre la figura tradizionale della montagna, una volta rappresentata rozza e poco incline alla vita sociale, oggi, rappresentata perlopiù da giovani che han cominciato a intraprendere questo mestiere. Il secondo è invece un soggetto relativamente nuovo per la montagna, ma che diventa anch’esso simbolo di un processo di integrazione tra una tradizione radicata e un diverso modo di pensare e di essere. È interessante quindi osservare nel suo insieme come questo fenomeno migratorio metta in evidenza soprattutto un nuovo modo di abitare la montagna. I nuovi montanari si fanno portatori di MONTAGNEun progetto innovativo basata su valori ambientali, naturali e culturali, rinnovando tradizioni e mantenendo reti di relazioni con territori extra – montani. Per poter riabitare le Alpi i fattori che esercitano un maggior peso son due: il primo è morfologico-infrastrutturale, poiché se da un lato abbiamo valli lunghe che danno accesso a valichi o trafori internazionali, percorsi da grandi assi viari e ferroviari e hanno al loro interno città importanti; dall’altro ci son piccole valli che dopo pochi chilometri sboccano in pianura e son costrette a far riferimento a dotazioni urbane che si trovano fuori da esse. L’altro fattore è il grado di urbanizzazione della pianura pedemontana su cui sboccano le valli. Si va quindi dalla presenza di metropoli come Torino alle numerose città sparse dell’alta pianura veneta. Combinando i due fattori otteniamo una varietà di situazioni più o meno attrattive per i nuovi abitanti. La Valle di Susa è un caso esemplare di come gli effetti dei due fattori si combinano perfettamente. Infatti, è una delle poche valli delle Alpi Occidentali italiane di una certa lunghezza e conduce a valichi e trafori internazionali, inoltre il suo sbocco pedemontano è compreso nella corona più periferica dell’area metropolitana di Torino.

Massimo Iaretti

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