L’ospedale Sant’Anna

Sant’Anna, Ravinale e Cera (AVS): “La Regione non ha piani”

Ribadiamo che la delibera sullo scorporo del Sant’Anna da Città della Salute e sul suo accorpamento al Regina Margherita è un non-sense. Nella stessa delibera Riboldi cita in premessa l’importanza della centralizzazione dei servizi, approva lo scorporo, ma rinvia ad un successivo atto “i criteri e le modalità di gestione”, cioè esattamente quello che serve per procedere effettivamente con lo scorporo stesso.
Nel corso della Commissione del 10 novembre 2025, in cui era stata per la prima volta illustrata la delibera, ci avevano detto che – tanto sul Regina Margherita quanto sul Sant’Anna – c’era un cronoprogramma e una previsione certa di costi. Ma questo piano non c’è: il documento, che abbiano richiesto a seguito della Commissione e inviato solo negli scorsi giorni, è privo di qualsiasi concreta prospettiva e programmazione.
Oltre al piano, mancano le risorse. Come abbiamo già rilevato in relazione al Regina Margherita, senza coperture finanziarie è impossibile procedere allo scorporo che, anche a fronte delle necessarie nuove assunzioni di personale amministrative (250 solo per il Regina Margherita), costerà decine di milioni di Euro alla sanità piemontese. Una spesa che, visto lo stato dei conti che emerge proprio dai bilanci di Città della Salute, la Regione non si può permettere, così come non si può permettere una gestione separata da Città della Salute del Sant’Anna e del Regina Margherita, che costerà molto di più.
Alle criticità economiche e gestionali si uniscono quelle cliniche: nella mattinata, sotto il Consiglio regionale, si è tenuto un presidio della rete +194, che ha espresso forte contrarietà allo scorporo e ha chiesto trasparenza, garanzie cliniche e tutela dei percorsi integrati.
Abbiamo ottenuto che la rete +194 Voci venisse ascoltata dall’assessore Riboldi e dalle consigliere e consiglieri. Anche da loro sono arrivate osservazioni molto puntuali sulle criticità dello scorporo, sul rischio di indebolire la medicina di genere e sulla mancanza di una visione complessiva.
Continuiamo a ripeterlo: separare Ostetricia-Ginecologia dalle specialità medico-chirurgiche dell’adulto significa indebolire la medicina di genere, frammentare i percorsi di cura e creare rischi per la sicurezza clinica. Su questo Riboldi continua a dare rassicurazioni, ma vogliamo impegni concreti: per questo chiediamo, con emendamenti e con un ordine del giorno collegato alla delibera a prima firma Cera, di garantire la multidisciplinarietà a tutela delle donne.
Alice Ravinale
Valentina Cera
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