Il PAV Parco Arte Vivente presenta “Sagesse des lianes”

Venerdì 31 ottobre, alle ore 18, il PAV ( Parco Arte Vivente) presenterà la “Sagesse des lianes”(La saggezza delle liane), mostra personale dell’artista Binta Diaw, a cura di Marco Scotini. Dopo le personali di Navjot Al Taf, Arahmaiani e Regina José Galindo, il progetto di Diaw, rappresenta un nuovo importante capitolo dell’indagine del PAV sui legami tra natura, corpo femminile e pensiero decoloniale.
Il titolo della mostra prende spunto dalla liana, pianta rampicante capace di adattarsi e resistere, simbolo di alleanze vitali e resilienza collettiva. Attraverso installazioni ambientali, materiali organici e riferimenti storici, l’artista affronta le tematiche della memoria diasporica afrodiscente, della sopravvivenza ecologica e della resistenza femminile. Nata a Milano nel 1995 da genitori senegalesi, Binta Diaw è un’artista visiva italo-senegalese attiva a livello internazionale. Cresciuta tra Italia e Senegal, si è formata presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, a Milano, e l’École d’Art et de Design di Grenoble, in Francia. La sua pratica si esprime attraverso installazioni, sculture, video, fotografie e performance, ed è profondamente radicata in una riflessione filosofica sui fenomeni sociali che caratterizzano il mondo contemporaneo, come la migrazione, l’identità diasporica, il senso di appartenenza e le questioni di genere. I suoi lavori compongono un linguaggio plastico che mette al centro l’esperienza fisica e sensoriale dello spettatore, invitandolo a confrontarsi con il proprio posizionamento nel mondo di fronte all’opera. Il lavoro di Diaw si nutre di prospettive afrodiasporiche, intersezionali e femministe, proponendosi come un atto critico di fronte alla visione eurocentrica dominante. Attraverso le sue opere l’artista indaga i molteplici strati dell’identità, la propria, in quanto donna nera in un contesto europeizzato, e quella collettiva in un continente segnato da storie e geografie in dialogo e in conflitto. Le sue creazioni danno voce a memorie marginalizzate, promuovendo una visione del presente più consapevole, inclusiva e plurale.
Al centro della mostra due opere fondamentali: ”Dià s p o r a”, del 2021, installazione presentata alla Biennale di Berlino 2022, composta da una struttura sospesa simile a una ragnatela, realizzata con trecce di capelli. L’opera evoca la resistenza silenziosa delle donne schiavizzate, che nascondevano semi e mappe nei capelli, trasformando la materia in archivio vivente e luogo di sopravvivenza clandestina; “Chorus of Soil”, installazione che raffigura la pianta della nave negriera Brooks, realizzata con terra e semi. Le sagome degli schiavi, simboli di oppressione, diventano anche germinazione vegetali, trasformando la nave in giardino di memoria e rinascita. Accanto a queste opere, la mostra presenta lavori come “Paysage corporel” e “Ritual”, in cui il corpo dell’artista diventa paesaggio attraverso gessetti e materiali naturali, e “Juroom Ñaar”, installazione composta da colonne di carbone e trecce annodate, dedicata al sacrificio delle donne nel villaggio senegalese di Nder, che, nel 1819, scelsero il suicidio collettivo per sfuggire alla schiavitù. L’opera è accompagnata da voci in lingua wolof e evocando la tradizione orale dei Griot. Completa il percorso l’opera video ”Essere corpo”, che sintetizza le connessioni tra memoria, corpo e natura, trasformando lo spazio espositivo in un luogo di attraversamento e di relazione con il vivente.
La mostra si configura come un paesaggio corale in cui dimensioni estetiche e politica si intrecciano, offrendo nuove immagini di comunità e appartenenza. Con “Sagesse des lianes”, il PAV conferma il proprio impegno nella costruzione di una nuova ecologia politica, capace di ripensare i rapporti tra arte, natura e società globale.

Mara Martellotta

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