La Fondazione Francesco Federico Cerruti per l’Arte presenta il calendario delle iniziative che animeranno la programmazione culturale dell’autunno 2025, intrecciando le tre principali linee di attività della collezione. “Interferenze”, programma avviato nel 2024, trasforma la Casa Museo in un laboratorio dialogico; ogni interferenza prevede l’intervento di un artista contemporaneo tra le sale della collezione, inserendosi nel suo palinsesto storico. “Confluenze” è lo strumento espositivo che, attraverso prestiti mirati di opere iconiche, accende nuove letture della collezione Cerruti. Le opere ospiti entrano in dialogo con i capolavori della Casa Museo, generando cortocircuiti di senso e nuove traiettorie di interpretazione. Infine, la collana edita da Allemandi e curata nei suoi primi tre numeri da Andrea Cortellessa, “I Quaderni di Fisica e Metafisica”, mette in scena la forma editoriale della collezione Cerruti, che agisce come organismo vivo e di cui ogni volume è un esercizio critico che unisce indagine scientifica e riflessione filosofica, con il contributo di scrittori e artisti.
“Interferenze”: Alessandra Ferrini, Gala Porras-Kim, Enrico David.
Avviato nel 2024, il programma introduce opere di artisti contemporanei all’interno delle sale della collezione Cerruti, generando disturbi creativi e innescando dialoghi inattesi fra patrimonio storico e presente. Questi interventi, prodotti in dialogo con le mostre del Castello di Rivoli o con i contenuti de “I Quaderni di Fisica e Metafisica”, creano cortocircuiti tra passato e presente, restituendo al pubblico nuove prospettive di lettura. La prima interferenza sarà quella di Alessandra Ferrini; faranno seguito quelle di Gala Porras-Kim e di Enrico David. L’opera video “Unsetting genealogies” del 2024 di Alessandra Ferrini (Firenze 1984) propone un’indagine critica sull’eredità del Fascismo e del Colonialismo, che anticipa il suo contributo al terzo Quaderno “La forma dell’Italia”. L’opera nasce dalla ricerca a lungo termine condotta dalla Ferrini sulla storia delle istituzioni culturali italiane. L’opera intreccia vicende famigliari e narrazioni storiche, interrogando il rapporto tra estetica, ideologia e propaganda, attivando una attenta riflessione sulla storia coloniale, le classi sociali, l’imperialismo europeo e l’eredità del Fascismo. In particolare, l’artista esamina la politica culturale del Fascismo sulle arti, mettendo in luce la relazione tra estetica, ideologia e propaganda. Il punto di partenza dell’opera è una fotografia che ritrae Giuseppe Volpi, Conte di Misurata, imprenditore e politico italiano, durante l’inaugurazione della terza Mostra internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, nel 1935. In quell’edizione fu istituita la coppa Volpi, premio alla miglior attrice e al miglior attore intitolato proprio al Conte di Misurata, allora presidente della Biennale di Venezia e figura di spicco del Partito Nazionale Fascista, nonché ex Ministro delle Finanze del Governo Mussolini. Volpi ricoprì un ruolo centrale nella brutale repressione anticoloniale in Libia, che culminò nel genocidio dell’Ordine Selussita alla fine degli anni Venti. Queste immagini d’archivio hanno innescato una riflessione sull’origine della Mostra del Cinema di Venezia, fondata nel 1932 dallo stesso Volpi insieme ad Antonio Maraini e Luciano De Feo, ma anche sulla gestione della stessa da parte di Maraini e Volpi durante il regime fascista. Antonio Maraini, scultore e politico, fu direttore della Biennale d’Arte tra il 1928 e il 1942. Tre membri della famiglia di Alessandra Ferrini, una prozia, la nonna e il nonno, lavorarono presso la tenuta di Maraini, a Firenze, negli anni Trenta e Quaranta, come personale di servizio. Attraverso archivi personali e storici, Ferrini fa emergere microstorie individuali accanto a narrazioni storiche dimenticate o rimosse, mettendo in scena una tensione tra la sfera pubblica e un’altra domestica.
Alessandra Ferrini, artista, educatrice, ricercatrice italiana residente nel Regno Unito, ha realizzato il video “Unsetting genealogies” all’interno di un’installazione composta da due ambienti ispirati alla fotografia d’archivio dell’inaugurazione della Mostra del Cinema: uno richiama lo spazio domestico, mentre l’altro presenta grandi riproduzioni di immagini d’archivio riguardanti spazi istituzionali.
Mara Martellotta
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