Cani e gatti non sono pacchi di contrabbando

FRECCIATE

Si dice “il cane è il miglior amico dell’uomo”. Già. Ma troppo spesso l’uomo si conferma il peggior nemico del cane. La cronaca ci racconta dei cuccioli di labrador venduti in provincia di Torino come merce da contrabbando: senza pedigree, senza microchip, senza garanzie sanitarie. In pratica: pacchi da sballare, non esseri viventi.

Ora, la questione non è soltanto legale, ma culturale. Finché gli animali saranno trattati come oggetti da esibire, status symbol da pagare a peso d’oro, ci sarà sempre chi se ne approfitterà, lucrando sulla pelle – è il caso di dirlo – di creature indifese. La verità è che chi vuole davvero un cane o un gatto non ha bisogno di mercati grigi e allevatori improvvisati: basta varcare la soglia di un canile o di un gattile. Lì, dietro le sbarre, decine di occhi aspettano da anni qualcuno da amare, senza chiedere pedigree o certificazioni.

C’è chi obietta che un quattrzampe preso in adozione “non è di razza”, come se l’amore avesse etichette. È un’illusione borghese che fa più male agli animali che bene all’uomo.

Ecco allora l’importanza di leggi come quella voluta da Michela Vittoria Brambilla, che finalmente riconoscono gli animali come esseri senzienti e non come beni di consumo. Pene più severe per chi maltratta, traffica o abbandona non sono vendetta: sono giustizia minima, è la società che si ricorda di avere una coscienza.

Perché se non siamo capaci di rispettare chi non ha voce, difficilmente riusciremo a rispettare anche noi stessi.

Iago Antonelli

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