Il Graffitismo vandalico e il degrado urbano

Queste azioni barbariche non hanno niente a che vedere con i meravigliosi murales e graffiti che rendono Torino più bella e all’avanguardia nell’arte urbana.

Palazzi restaurati, rimessi a nuovo, molti soldi spesi e lavori che durano per mesi interferendo, il più delle volte, con le vite degli abitanti dei condomini che, tuttavia, aspettano pazientemente il risultato: muri puliti, tinta fresca, aspetto nuovo. Strade rinomate di Torino, passeggiate sotto i portici, storia, architettura, orgogli cittadini deturpati da scritte, spesso piene di rabbia, a sfondo politico, sociale o sportivo che potrebbero anche avere un senso se solo facessero parte di un progetto di comunicazione (che può utilizzare anche la critica) studiato e pensato al fine di dichiarare il proprio dissenso senza sfigurare parti significative della nostra città, ma anche semplici edifici residenziali.

È un problema complesso? Si perché’ quando parliamo di graffiti come rappresentazione del degrado si può pensare che di includere, anche quelli che, al contrario, rappresentano arte, cultura, bellezza e pensiero come quelli straordinari nel quartiere Campidoglio diventato un museo a cielo aperto, il Mau – Museo di Arte Urbana, i murales di Borgo Vittoria, tra cui la famosa Mongolfiera, quelli San Salvario, Barriera di Milano con Millo, Parco Dora, Vanchiglia e Parco Michelotti; in questo caso, e in altri non citati, parliamo di Street Art, di strumenti di riqualificazione urbana, di antidoto al grigio, al degrado e all’abbandono che fanno parte di importanti progetti come B.ART, promosso dal Comune di Torino, Il Monkeys Evolution che organizza MurArte, e tanti altri che lavorano in autonomia, ma anche collaborano con gli Enti Pubblici in spazi autorizzati.

Mettiamo da parte quindi l’idea che qualsiasi cosa venga dipinta sui muri della sia da demonizzare, perché’ evidentemente non è cosi, e concentriamoci per un attimo su tutti quegli interventi fatti per sporcare e in qualche modo mortificare le città. La versione più attuale del graffitismo: il muralismo, spesso è oggetto di discussione considerate le sue diverse declinazioni, da una parte opere di grande espressione artistica da preservare come patrimonio e dall’altra scritte che deturpano, mancanti di qualsiasi filosofia artistica e di pensiero. Il confine alcune volte risulta poco chiaro e la voglia di gridare le proprie idee può trasformarsi in azioni impulsive e compulsive, ma deve esserci un limite, non può essere tutto concesso in nome della libertà di espressione; e se lo facessimo tutti? Se un giorno cominciassimo a urlare le nostre problematiche oltraggiando i muri di Torino?

È ovvio che non può essere. La legge parla chiaro e oltre alla pena, che cambia in base all’oggetto offeso, ci può essere anche la richiesta di ripulitura a spese di chi ha creato il danno; il punto però è un altro e cioè quello di far comprendere a coloro che imbrattano la città che ciò che si sporca è patrimonio di tutti, è un bene della comunità. La legittimità’ di poter esprimere il proprio pensiero (sacrosanta) non deve mai varcare il confine del rispetto e del privilegio altrui (condiviso da tutti) di godere dei beni, privati e pubblici.

“La libertà non è assenza di obblighi”.

Maria La Barbera

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