Vittorio Cavalleri, pittore torinese. Gli estatici colori di Luzzogno 

Vittorio Cavalleri (Torino 1860-Gerbido di Grugliasco 1938), artista nato da Gioacchino e Felicita Angelino dal portamento signorile e dal tratto cortese, si trasferiva a Luzzogno nella stagione estiva dalla regal Torino non per riposare ma per dipingere, trovando spunti pittoreschi nei paesaggi rurali e nelle scene campestri. Cassetta a tracolla e cavalletto sottobraccio, usciva incontro a madre natura, primogenita di Dio, impiegando il tempo in momenti di generosità e devozione con la sua arte piena di grazia, spontaneità e raffinatezza esecutiva.

L’ispirazione che il geniale pittore trasse da questo territorio costituisce l’orgoglio di Luzzogno, fiero di aver contribuito alla sua grandezza artistica. Una traccia importante del Cavalleri è costituita dall’Annunciazione, affresco del 1895 visibile sulla parete sinistra del Santuario della Madonna della Colletta dedicato alla Natività della Vergine, vincolo di fede e spiritualità per l’intera vallata edificato nel ‘600 da un componente della nobile famiglia Gozzano per ex voto suscepto.

L’affresco, alquanto originale, rappresenta la Vergine che riceve l’annuncio dell’Arcangelo Gabriele, in veste bianca con le ali ferme ed aperte con un giglio in mano. La Vergine, sorpresa, non è raccolta in preghiera come solitamente rappresentata ma è vestita con il tipico costume del paese, intenta a filare la lana con l’arcolaio (il Vindoûl) tra canestri, fusi e gomitoli.

L’apprezzato ritrattista e paesaggista torinese eseguì diverse opere durante il soggiorno nella piccola comunità montana, la “Pazzerella” (ai Laghìtt), l’ “Empirismo” (la Jeta), “Vecchio volpone” (l’Angilòn), “Idillio” (all’Alpe Ruscadlana), “Angelo custode” (la Mariin all’Alpe Ruscadlana), “Madre” nel campo dietro alla chiesa, “Il portico” di fronte alla chiesa, “San Rocco” quartiere sotto al circolo, “Il filo della vita” dalla valenza simbolica sull’emigrazione e “Il turbine”, il più famoso, attualmente esposto al Museo di San Francisco in California. I riconoscimenti e la notorietà giunsero dopo il trasferimento da Torino a Gerbido nella casa dell’allievo pittore paesaggista Mario Gachet nel 1885. Alcune opere furono premiate con medaglia d’oro ai Salons di Parigi nel 1894 mentre, durante un viaggio nella capitale francese, acquistò i migliori pastelli in commercio, introvabili in Italia. Altre opere furono esposte in Vaticano, alla Biennale di Venezia e alla Corte d’Inghilterra.

Nel 1892 fu premiato con medaglia d’argento dalla Società Promotrice di Genova durante le celebrazioni del quarto centenario della scoperta dell’America. Mantenne stretti rapporti con Torino esponendo al Circolo degli Artisti, alla GAM, alla Promotrice di Belle Arti, alla Sede della Stampa, alla Società degli Amici dell’Arte e nel 1908 alla quadriennale con il premio Bricherasio. Sue opere si trovano nelle chiese di Pietra Ligure e Frabosa Serro. Nel Santuario di Oropa eseguì due lunette, “La pace” e “La guerra”. Fu socio dell’Accademia Nazionale, Accademia di Brera e Accademia Albertina di Torino dove si diplomò e insegnò nei corsi serali. Inoltre fu proclamato “Maestro famoso” a livello internazionale.

Letterati ed artisti lo circondarono di grande affetto e stima definendolo “Il Pascoli della pittura” mentre fu descritto nelle opere principali dell’amico fedele Edmondo De Amicis. Nel 1963 il Circolo degli Artisti di Torino organizzò una grande mostra postuma a lui dedicata con 94 opere, “Vittorio Cavalleri nelle collezioni torinesi”. La capacità di rilevare psicologicamente i contorni umani dei personaggi, la luminosità e la freschezza delle dolci pennellate e l’uso della spatola creavano una festa di colori ai suoi dipinti di stampo naturalistico. Vittorio Cavalleri, unitamente a Giacomo Grosso e a Edoardo Calandra e Marco Calderini, fu tra gli illustri esponenti dell’arte pittorica torinese di fine ottocento.
Armano Luigi Gozzano
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