Cosa c’è di così urgente da chiamarmi su questa linea…sbotta il presidente degli Stati Uniti interrotto bruscamente mentre era impegnato nella riunione annuale dei fornitori di energia elettrica americani in un hotel per conferenze a Seattle. Dall’altro capo della linea c’è il direttore della Cia. La voce è agitata. “Signor presidente, abbiamo immagini satellitari e conferma visiva sul terreno che piccole unità russe sono sbarcate sulla costa dell’Estonia nel Baltico, si tratta di un attacco limitato da parte della Russia a uno Stato membro della Nato. Sul posto abbiamo circa 2500 uomini che potrebbero intervenire subito e riconquistare l’area ma a questo punto si tratterebbe di un confronto militare diretto tra la Nato e la Russia”. Allora siamo in guerra con la Russia, chiede il capo della Casa Bianca. “Sì presidente, una controffensiva scatenerebbe una terza guerra mondiale” risponde il capo di stato maggiore. Come andrà a finire? Uno scenario possibile lo offre un esperto in materia con il libro “Se la Russia attacca l’Occidente”, Rizzoli, scritto da Carlo Masala, docente di Politica internazionale all’Università delle Forze Armate tedesche di Monaco, politologo e ricercatore. editorialista di quotidiani e riviste estere. È il 27 marzo 2028: i russi invadono a sorpresa l’Estonia. L’attacco all’Europa è iniziato…Nessuno ha oggi intenzione di attaccare l’Europa, ribadisce Putin, come se volesse tranquillizzare l’Occidente, ma molti analisti ne dubitano fortemente sostenendo invece che la guerra della Russia in Europa è iniziata e non finirà certo in Ucraina perché il vero obiettivo del presidente russo è quello di ricostituire, pezzo dopo pezzo, l’impero nell’Europa orientale. Oggi l’Ucraina e domani, come ipotizzato nel libro, i Paesi baltici. Ad essere ottimisti la Russia non ci attaccherà, l’Occidente, tutto insieme, rimarrà forte e la nostra democrazia sarà in grado di resistere. Ma se non fosse così e se la Russia attaccasse davvero l’Occidente, cosa accadrebbe? Siano abituati al lieto fine, scrive Masala, è così in ogni film di Hollywood. È stato così nel mondo reale del 1945 e del 1989, magari non subito, però all’ultimo tutto si risolve. Ma proviamo a immaginare che per una volta le cose vadano diversamente…”. E allora scorriamo le pagine di questo libro che si legge tutto d’un fiato, come il diario di una guerra annunciata, i fatti narrati giorno per giorno, ora per ora, e che ci lascia preoccupati e sospesi fino all’ultimo capitolo. Siamo nel 2028, la guerra tra Russia e Ucraina è finita da tre anni con un accordo di pace che ha decretato la vittoria dell’invasore russo mentre l’Ucraina è piombata nel caos e l’Europa non ha ancora deciso cosa fare, se e come riarmarsi di fronte alla minaccia dello Zar. I russi ne approfittano e all’alba del 27 marzo 2028 le truppe di Mosca occupano la piccola città estone di Narva e l’isola di Hiiumaa nel Mar Baltico. Le bandiere russe sventolano dalle torri dei comuni conquistati. L’attacco alla Repubblica baltica è iniziato, ufficialmente, dicono gli aggressori, “per difendere la minoranza russa dalla persecuzione e dall’oppressione”. La situazione precipita, gli ambasciatori della Nato si riuniscono d’urgenza a Bruxelles in collegamento video con il presidente americano. Per difendere l’Estonia la Nato applicherà il famoso articolo 5? Cosa deciderà l’Alleanza, cosa faranno gli Stati Uniti? Si rischierà una guerra nucleare? Putin nel frattempo si è dimesso e ha nominato come successore un suo fedelissimo, Zelensky ha perso le elezioni presidenziali anticipate ed è uscito di scena. L’Europa è sempre più debole, incapace di decidere e di agire. Risuona l’allarme in tutte le cancellerie europee, l’intero pianeta rischia un conflitto nucleare. Mi fermo qui. L’autore chiarisce: “c’è un altro aspetto importante da tenere in considerazione: di regola, si gioca con gli scenari per far sì che ciò che in essi è descritto non si verifichi ma il confronto con Mosca continuerà anche dopo la guerra in Ucraina e la Russia rimarrà la minaccia centrale per la sicurezza in Europa nel prossimo futuro”. Filippo Re
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