È stata depositata ieri un’interrogazione urgente, presentata dalla consigliera Giulia Marro (Alleanza Verdi e Sinistra), per chiedere conto delle gravi condizioni denunciate da alcune detenute del padiglione femminile del carcere Le Vallette di Torino. Una lettera collettiva – firmata “Le ragazze di Torino” – racconta una realtà fatta di sovraffollamento, caldo insostenibile, mancanza di supporto sanitario e psicologico, perquisizioni arbitrarie, disfunzioni lavorative e totale assenza di ascolto da parte della direzione.
Oggi in Consiglio regionale era prevista la risposta all’interrogazione. Tuttavia, un malfunzionamento del sistema informatico ha impedito l’elaborazione di alcune domande. Nonostante ciò, si è proceduto a discutere diverse interrogazioni. Quella sulle carceri no.
«Che il problema tecnico ci sia stato (peraltro gravissimo ed esteso a tutta la Regione) è fuori discussione – dichiarano le consigliere regionali di AVS Marro, Ravinale e Cera – ma le priorità si scelgono. E oggi si è scelto che la voce delle donne recluse poteva aspettare. Ancora una volta, il carcere viene dopo: dopo i fondi ai sottosegretari, dopo i tagli di nastro, dopo le riunioni d’urgenza per eludere le sentenze del TAR circa l’illegittimità della Stanza dell’ascolto al Sant’Anna».
Le detenute delle Vallette parlano di una condizione ormai ingestibile: celle sovraffollate e fuori norma, sezioni promiscue con persone affette da gravi disagi psichiatrici senza presidio medico, continue perquisizioni che colpiscono anche beni leciti, turnazioni lavorative arbitrarie e una quotidianità resa afflittiva da piccole e grandi misure punitive. La loro richiesta è semplice: essere ascoltate.
«La loro lettera non è un grido nel vuoto, è un atto politico, civile. Chiedono rispetto, dignità, dialogo. Ma oggi in aula nessuno ha risposto. Ed è il segno di una politica che continua a decidere senza interpellare le persone che subiscono quelle scelte. Una politica di uomini, fuori, che discute di donne, dentro», sottolinea Marro.
Ad aggravare il quadro, il vuoto istituzionale ormai cronico: la Regione Piemonte è ancora senza un Garante delle persone private della libertà, figura fondamentale per monitorare le condizioni nelle carceri. La sua assenza – denunciata nuovamente solo pochi giorni fa dall’Associazione radicale Adelaide Aglietta – pesa come una pietra sul silenzio istituzionale.
«Non chiedono privilegi, chiedono vita. E noi continueremo a fare pressione finché a quelle domande verrà data risposta. La dignità non può essere rinviata per un guasto informatico», conclude Marro.
Leggi qui le ultime notizie: IL TORINESE