Da alcuni anni si è sviluppata la pratica del book crossing, ovvero lo scambio incrociato dei libri: io lascio un libro che mi apparteneva e ne prendo un altro, poi terminata la sua lettura ripeterò il procedimento e così via.
Ovunque, nelle città turistiche come nelle grandi aziende, nelle cabine telefoniche di alcuni piccoli Comuni piuttosto che in alcuni bar e ristoranti, si vedono libri a disposizione di chiunque voglia prenderli e leggerli, in cambio se possibile di uno o più libri lasciati.
In un periodo in cui si legge pochissimo (la media in Italia è di meno di un libro l’anno pro capite) da una lato questa pratica stupisce, dall’altro crea speranza.
Fino a qualche tempo fa vigeva la regola non scritta che i libri non si cedono mai, come se si trattasse di un bene prezioso o di un titolo di merito; in effetti il compianto senatore Spadolini vantava una biblioteca privata di oltre 60.000 titoli che sicuramente non avevo letto tutti (a leggerne uno al giorno occorrerebbero 164 anni); molte persone, più semplicemente, conservano con gelosia i libri ereditati, quelli ricevuti in regalo in particolari occasioni o autografati dall’autore o di particolare valore economico o storico.
Personalmente credo che leggere sia molto importante per diversi aspetti: la formazioni di una cultura, la comparazione tra il nostro pensiero e quello dell’autore, la confutazione di informazioni errate sulla cui veridicità eravamo certi.
Oggigiorno è possibile trovare libri usati a prezzi irrisori (1-2 euro); ciò nonostante pochissimi leggono; spero che il book crossing che quasi ti porta i libri sotto casa gratuitamente possa invogliare sempre più persone ad avvicinarsi alla lettura.
Ricordo quando cambiai casa a 9 anni andando a stare vicino ad un supermercato dove erano posti in vendita anche gialli per ragazzi, altre collane di libri economici e manuali di vario genere; ogni settimana, andando a fare la spesa con i miei, almeno un libro era mio, ed i miei soddisfacevano volentieri questo mio desiderio; la lettura, specie una volta coricatomi nel letto, era un mezzo per rilassarmi dopo una giornata, lasciare andare la fantasia immaginandomi ora questo personaggio ora quello, e preparandomi al sonno ristoratore.
L’utilizzo degli smartphone, oggi, ottiene l’effetto contrario; nessuna fantasia da cavalcare, eccitazione dovuta all’utilizzo di videogiochi stimolanti anziché rilassanti e isolamento perché se prima un libro poteva essere discusso con compagni di scuola e amici, ora il gioco sullo smartphone ci rende isolati anche quando siamo seduti uno di fianco all’altro.
Se prima aver letto quel libro poteva servire a fare breccia nel cuore di una ragazza, ora avere quel videogioco ti mette alla pari di quegli altri ipnotizzati dalla tecnologia e con il QI in caduta libera.
Ho verificato: la lettura non sviluppa effetti collaterali anche in concomitanza con altre pratiche culturali, quali lo sport, i giochi come gli scacchi o la meditazione; mi sento, dunque, di consigliare a chiunque la lettura di almeno un libro al mese: sarebbe un bel modo di differenziarvi dalla massa emergendo anziché omologarvi appiattendovi verso il basso.
Immaginate, quando state conquistando una persona (uomo o donna, non c’è differenza), di citare una frase come “ti accorgerai che nella tua vita incontrerai molte maschere e pochi volti” (Pirandello): salirete nella top ten.
Se poi riuscirete a presentare alcune tesi frutto della lettura di un classico o di un saggio o narrare la biografia di un personaggio storico salirete sul podio.
Per salire al primo posto, però, dovrete dimostrare di aver capito ciò di cui parlate, e non fare una ripetizione a pappagallo.
Omologarsi è facile, basta copiare gli atteggiamenti altrui; distinguersi è veramente indice di intelligenza e di diversità.
Sergio Motta
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