Al carcere di Torino Lorusso e Cutugno è in programma dal 19 al 22 maggio la pièce teatrale dal titolo “Ottantaquattro pagine”. Protagonisti e attori sono un gruppo di detenuti- attori, guidato dalla regia di Claudio Montagna. Dopo l’anteprima a Torino, nel dicembre dello scorso anno, la rappresentazione ritorna in carcere dove testi e scenografie hanno preso vita nel laboratorio teatrale che ha coinvolto in tutto 37 detenuti, nell’ambito del progetto “PER ASPERA AD ASTRA”, supportato da ACRI e dalla Fondazione Compagnia di San Paolo, realizzato da Teatro e Società, con la collaborazione del Teatro Stabile di Torino- Teatro Nazionale e della Direzione e degli Operatori della Casa Circondariale “Lorusso e Cutugno”.
Si tratta di quattro serate aperte al pubblico esterno, tutte sold out, con un’importante presenza delle istituzioni per proporre, attraverso il teatro, una riflessione più ampia sul ruolo del carcere all’interno della comunità.
“È molto importante mantenere vivo il legame espressivo che la Città di Torino offre costantemente al carcere attraverso le iniziative teatrali. Sono momenti in cui si sperimenta una condivisione emotiva che rende tutti i presenti egualmente partecipi – spiega il Direttore della Casa Circondariale Lorusso e Cutugno di Torino, Elena Lombardi Vallauri – il carcere ha bisogno di essere conosciuto e la cittadinanza ha bisogno di conoscere davvero chi sono le persone che abitano l’istituto penitenziario. Chi si mette in gioco nella realizzazione di uno spettacolo teatrale offre una autentica opportunità di incontro. Per i singoli partecipare alla realizzazione di uno spettacolo teatrale, spesso esperienza inedita, avvia riflessioni e ricerche interiori fondamentali. La costruzione di uno spettacolo teatrale permette anche di coinvolgere molteplici progetti attivi nel carcere, attivando una virtuosa collaborazione con le scuole e con i laboratori di formazione anche artigianale, ed offrendo quindi un’opportunità didattica in più legata ai mestieri del teatro. La coesione e collaborazione tra le diverse agenzie che portano il proprio contributo formativo, culturale ed educativo negli Istituti Penitenziari, è un elemento indispensabile per la migliore riuscita di ciascun progetto”.
“Ottantaquattro pagine” trae ispirazione dalla richiesta di perdono scritta in un mese di cella da un giovane detenuto ai figli della donna uccisa. A più di cento anni di distanza la lettera è riemersa dall’archivio del Museo Lombroso dell’Università di Torino per giungere all’attenzione del regista Claudio Montagna: “La lettera di 84 pagine termina con la data 4 maggio 1919, non si sa se sia servita al suo scopo. Del ragazzo non si hanno altre notizie – spiega Montagna – ma quella testimonianza, di cui ci siamo appropriati senza poter chiedere l’autorizzazione, ha ispirato la rappresentazione. Con un salto temporale di sessant’anni un vecchio che vive il tormento di non poter rimediare a un’antica colpa, perché chiedere perdono non basta, trova un’occasione.
Nella rappresentazione immaginiamo, così, che l’esile filo di un gesto oggi possa ancora opporre una traccia di vita all’irreparabile”. Dalla lettera emergono il dolore, il pentimento, il desiderio di spiegare la sfortunata china di un giovane che, fragile, si era perso nel buio della disonestà. Infine, il desiderio di essere perdonato, per poi scontare tutta intera la sua pena.
La testimonianza è diventata terreno di confronto per i partecipanti del laboratorio teatrale condotto da Franco Carapelle, Elisabetta Baro e Diego Coscia e ha dato vita a pensieri e proposte, molte delle quali trasformate in poesie, da restituire al pubblico in forma di haiku, insieme a brani della lettera e videoproiezioni.
In scena assieme al gruppo di detenuti-attori, gli attori Claudio Montagna e Margherita Data- Blin, con l’accompagnamento musicale di Alberto Occhiena e Paolo Morella e la suggestiva scenografia creata da cinque macchine teatrali per riprodurre gli eventi atmosferici: il tuono, la pioggia, la neve, il vento e il mare.
Le macchine sono state realizzate dagli studenti del Padiglione B ( IPIA Piana- Casa Circondariale di Torino) per ricreare una scena teatrale d’altri tempi, seguendo le indicazioni dei classici manuali di scenotecnica, sotto la guida del responsabile della parte scenotecnica Claudio Cantele per il Teatro Stabile di Torino- Teatro Nazionale e con la collaborazione del Primo Liceo Artistico di Torino e del IIS Giulio.
Le parole nel contesto carcerario sono diventate anche strumenti di formazione e di studio per il tirocinio su “Teatro e carcere” che ha coinvolto alcuni studenti del corso di Tecniche di Insegnamento dell’Italiano per stranieri, sotto la guida di Silvia Sordella, professoressa del Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università degli Studi di Torino.
Con “PER ASPERA AD ASTRA, come riconfigurare il carcere attraverso la cultura e la bellezza”, la Fondazione Compagnia di San Paolo sostiene il teatro in carcere come strumento di crescita personale e reinserimento sociale. Il progetto ha dato vita a una rete nazionale di 14 compagnie teatrali attive in sedici istituti di pena, che lavorano per valorizzare il teatro sia nel suo ruolo culturale ed estetico, sia nella sua funzione trattamentale. L’iniziativa non solo favorisce il riscatto individuale attraverso l’arte, ma contribuisce anche a una più ampia riflessione sul sistema penitenziario, promuovendo un dialogo tra istituzioni, detenuti e comunità nel rispetto dei principi sanciti dall’art 27 della Costituzione italiana.
Mara Martellotta
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