Da alcuni anni assistiamo ad un vero e proprio bombardamento di spot pubblicitari su integratori, farmaci da banco, prodotti omeopatici in grado di aiutarci a ridurre il livello ematico di HDL, a migliorare la qualità del sonno, a prevenire malattie da raffreddamento, migliorare il tono muscolare, migliorare le performances sessuali e molto altro.
Da notare che su ogni confezione è chiaramente indicato che l’assunzione di quell’integratore “non sostituisce uno stile di vita corretto ed una dieta adeguata”; sorge spontanea, quindi, una domanda: se io conducessi uno stile di vita corretto andrei forse a comprare degli integratori?
Va notato che non essendo considerati farmaci, sono esentati dai controlli riservati ai farmaci tradizionali.
Peccato che alcuni di essi, ad esempio l’iperico, la melatonina, la curcuma, la liquirizia, il riso rosso e altri possono avere effetti collaterali anche gravi, anche se in una percentuale ridotta di casi, che sconsigliano la loro assunzione inducendo, di conseguenza, al mantenimento della patologia per combattere la quale erano stati assunti.
Prendiamo per esempio la curcuma: danni epatici anche gravi (epatopatie) e problemi nel caso si soffra di calcolosi biliare, eppure è diventata un “must” degli integratori ed in cucina.
Che dire dell’iperico? Utilizzato come olio di San Giovanni (il 24 giugno è il giorno migliore per la raccolta dei suo fiori), antibatterico e cicatrizzante, ne è fortemente sconsigliata l’assunzione per via orale da chi soffra di disturbi bipolari, alle donne che allattano e a chi assuma antidepressivi.
E l’elenco potrebbe continuare a lungo. Cosa voglio dire?
Perché assumiamo integratori, farmaci, rimedi omeopatici, anziché eliminare all’origine i problemi? Se per eliminare il colesterolo (che non è sempre di origine alimentare ma ha una causa endogena) assumiamo farmaci pericolosi anziché alzare l’HDL (o colesterolo buono) facendo movimento, vita attiva e rinunciando quando possibile all’auto a favore di una camminata salutare, e ridurre quello cattivo (LDL) evitando cibi spazzatura, non andiamo certo nella direzione giusta, perché a problema aggiungeremo problema.
E che dire delle erbe, ritenute erroneamente non dannose? Meno pericolose dei farmaci di sintesi, se assunte senza controllo medico e, soprattutto, senza aver dichiarato eventuali patologie in atto, allergie o assunzione concomitante di altri farmaci, possono essere molto pericolose. E’ il caso della digitale, del colchico; quando un farmacista, che ci conosce, ci vende un farmaco per il quale occorre la prescrizione, non ci sta facendo un favore ma sta mettendo a repentaglio la nostra salute.
Se non acquisiamo una forma mentis che veda al primo posto la prevenzione e, eventualmente, la cura delle cause, anziché curare per anni i sintomi, saremo i clienti perfetti da fidelizzare per qualsiasi casa farmaceutica; affidando a una sostanza la soluzione dei problemi legati, spesso, alla nostra pigrizia, ai nostri disordini alimentari o, più semplicemente, inseguendo ciecamente le pubblicità non soltanto non avremo miglioramenti ma diventeremo schiavi di un prodotto, perché appena cesseremo di assumerlo tutto tornerà come prima.
Se assumiamo ansiolitici o antidepressivi ma non andiamo alla ricerca del nostro malessere non soltanto non risolveremo il problema ma peggioreremo sempre più la nostra salute perché ci intossicheremo e danneggeremo il nostro organismo; se abbiamo paura di un intervento chirurgico e assumiamo farmaci che rendono sopportabile il dolore, ci permettono di muoverci più agevolmente o migliorano comunque qualcosa in noi ricordiamoci che non abbiamo risolto nulla, abbiamo solo nascosto i sintomi lasciando irrisolta la causa.
In piemontese si usa un’espressione eloquente: “L’è cuma feje ‘n papin a na gamba ‘d bosc” (E’ come fare un impacco ad una gamba di legno), segno che non risolveremo nulla, semmai cronicizzeremo il problema.
E se cambiassimo strategia?
Sergio Motta
Leggi qui le ultime notizie: IL TORINESE