La rubrica della domenica di Pier Franco Quaglieni

SOMMARIO: L’Italia Paese sicuro? – La “lupa” Bonino e Francesco – Lettere

L’Italia Paese sicuro?
Questa definizione di Paese sicuro o insicuro che viene usata per i migranti  potrebbe essere facilmente adattata anche per l’Italia o almeno per tante zone del Nord e del Sud. La insicurezza percepita da tanti italiani nelle grandi città non è un’ invenzione della propaganda. In effetti l’eredità ricevuta dai Governi precedenti e la scarsa efficienza dell’attuale Governo  hanno creato un disagio evidente, causato da immigrati nulla facenti sempre più prepotenti e aggressivi e da una delinquenza autoctona che si manifesta con ammazzamenti, furti, rapine sempre più eclatanti e numerose. Le zone circostanti delle grandi stazioni sono oggi a rischio: al minimo può capitare un borseggio. In certe ore le città sono preda esclusiva  della teppaglia italiana e/o straniera  e i cittadini sono costretti a rintanarsi in casa per tutelare se’ stessi . Chi può compra antifurti sempre più sofisticati per cercare di tutelarsi. I tempi della serratura contro la chiave bulgara sono trapassati. Ovviamente andrebbero anche aggiunti reati come l’occupazione di case e reati contro le persone per futili motivi. Anche molte realtà famigliari sono funestate da omicidi che appaiono a volte del tutto improvvisi e immotivati, come se essi fossero frutto di improvvisi impazzimenti. Dall’insieme si deduce un clima generale che provoca ansia sociale e individuale di grado elevato. Gli ansiolitici registrano consumi mai toccati prima non solo per problemi personali o di coppia. Chi può permetterselo, viaggia in taxi. Gli slogan  e gli anatemi di  Salvini non restituiscono tranquillità sociale, ma accrescono le divisioni e moltiplicano le tensioni. Se aggiungiamo le gravi preoccupazioni che creano ampi settori dell’economia e della produzione abbiamo una fotografia allarmante che forse  consiglierebbe a noi italiani di trasferirci da altre parti, ammesso che, visti da vicino, ci siano Paesi più sicuri. Anche noi emigranti? Non è un’ipotesi, sia pure un po’ paradossale, da scartare a priori. Occorre una classe politica capace che non si improvvisa  e che a ben guardare , non esiste neppure in Francia, ne’ in Germania e neppure in Spagna.
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La “lupa” Bonino e Francesco
La visita a Emma Bonino da parte di Papa Francesco fa quasi pensare al santo di Assisi che ammansì il lupo di Gubbio, se pensiamo che l’aborto è stato definito recentemente  omicidio e i medici che lo praticano   sono stati considerati dal Papa “sicari”. La Bonino ha il primato assoluto in tema di aborto sul quale è stata costruita la sua carriera politica. Il Papa vuole dare un esempio di bontà e di perdono , quasi di affetto verso la Bonino a cui porta fiori e cioccolatini quasi  come ad una innamorata. Ho conosciuto la Bonino in qualche occasione anche come Ministro degli Esteri. Una volta ho cenato con lei senza riuscire a stabilire se non un algido rapporto molto convenzionale. Mi sembrò molto fredda e distaccata e forse io le diedi l’impressione di un disincantato intellettuale fuori dal coro. Ero amico di Pannella e il rapporto tra i due leader si stava già incrinando. Per altro, io sono stato sempre distante dalle sue idee, che ritengo modeste e rimaste, malgrado i tanti  viaggi, sempre un po’ provinciali. Adesso Francesco ha quasi beatificato la “lupa di Bra” che, malgrado un cancro al polmone, continua a fumare come una turca,  come si diceva a Bra. Viene  comunque fuori una grande lezione di amore cristiano verso chi la pensa diversamente su temi fortemente divisivi, anche se su migranti e carcerati i due la pensano allo stesso modo. Sarebbe impensabile un Papa Wojtyla che va a far visita alla Bonino, portando fiori e gianduiotti. Ha sicuramente ragione Bergoglio nelle sue aperture che smorzano le dure parole sull’aborto e soprattutto sui “medici sicari”. Anche il vetero anticlericalismo della Bonino sembra essersi dissolto anche se non siamo in vista di una conversione . Sono gesti che possono  creare turbamenti in parte dei credenti, ma già il Cardinale Federico Borromeo fu molto “inclusivo”, si direbbe oggi con parola “follemente corretta” ( Ricolfi ), nei confronti dell’Innominato.
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LETTERE  scrivere a quaglieni@gmail.com
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Il Liceo Segré
Sono stata allieva del liceo Segre’  di Torino che in passato era il secondo liceo scientifico di Torino dopo il Galileo Ferraris. Ho dei ricordi contrastanti  sui professori e sui presidi. È una scuola che non mi è piaciuta. Lei ha ricordato il prof. Ottaviano, salesiano e docente di religione. Avevo un professore di lettere che andò in gita scolastica a Praga ed ebbe un’esperienza boccaccesca perché venne lasciato senza abiti e soldi. Una avventura che lo rese ridicolo.  Ricordo il preside Renato Taricco, un gentiluomo. Ha dei ricordi, lei che è uno storico della scuola torinese?    L. Lo Cicero
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Ogni scuola ha le sue luci e le sue ombre. Nessuna scuola è perfetta. E presidi e professori sono anche fallaci. Quel professore dell’avventura erotica a Praga fece il giro, ma i giornalisti ebbero pietà di lui marito fedifrago e amante derubato anche delle mutande. Ho conosciuto alcuni docenti, ma di nessuno non mai avuto una grande considerazione forse se eccettuo il prof. Gallino e  la germanista Tiziana Conti.  Ho conosciuto ed apprezzato i presidi Taricco, Rinaldi, Merlisenna, di cui divenni amico, tutti e tre degni di ricordo ed elogio.  L’unico che considerai non adeguato è stato un preside non vedente che abbandonò la scuola al caos,  non potendo sovrintendere di persona alla conduzione del liceo. Era incapace di decidere: un disastro. Ma nessuno protestò  per motivi non tanto di solidarietà ma di una mentalità politicamente corretta ante litteram.
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Gastronomie addio
A Torino sono scomparse le salumerie che erano un fiore all’occhiello della città, come è ancora così nella mia amata Bologna. A Torino  ci sono solo più  supermercati e Eataly. Che tristezza!  Giorgia Lissone Campanini
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È  proprio così. Torino, anche in questo settore, ha perso le sue  eccellenze. Rosaschino, Musso, Steffanone,  Castagno hanno chiuso da tempo.
E’ rimasto solo il grande Baudracco, l’artaiur del vecchio Piemonte, più gastronomo che salumiere. Una delle ultime buone  salumerie è quella dello storico gastronomo Bonelli, premio di alta gastronomia “Mario Soldati”. I supermercati hanno vinto. L’unico che conserva un po’ di stile gastronomico è  l’Esselunga  che ha mantenuto alto il nome del fondatore Caprotti. A contribuire a mettere in ginocchio i negozi è  stata anche  Eataly di Farinetti nata  sull’onda del profeta e vate Petrini. Eataly ebbe  i locali gratis del Comune, un privilegio assurdo per un’impresa commerciale enograstronomica a prezzi sempre molto alti, al di là della pubblicità. Farinetti che fa anche politica, è anni luce diverso rispetto a Rosaschino che aveva una boutique della bontà fatta con vera arte. Oggi a Torino non si trova più un salame ungherese originale.  Rimane inalterato solo  il  prestigio di Borgiattino, il re dei formaggi di alta qualità. In passato c’erano tre negozi  di Borgiattino, ora uno solo, ma la qualità  e la varietà sono rimaste  tal quali. Un equivalente di Pech, il negozio di salumeria di eccellenza da oltre 140 anni  a Milano, non c’è più da troppi anni. Forse a Torino non c’è mai stato. Anche la Fiat era molto meno dell’Alfa Romeo.
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