IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
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Nel 1994 morì Luciano Perelli, storico preside del liceo “Gioberti” ma il suo anniversario è stato ignorato. È stata invece intitolata la biblioteca del liceo, enclave della sinistra torinese, a Lidia de Federicis docente di Lettere italiane e soprattutto coautrice del “Materiale e l’immaginario”. Una rivoluzionaria antologia, concepita con Remo Ceserani, che avrebbe dovuto cambiare il modo di insegnare e studiare la letteratura in una dimensione interdisciplinare e internazionale. Tanti sono ancora oggi gli ammiratori della professoressa dal carattere impossibile e dal modo di scrivere spesso riservato a pochi addetti. La de Federicis proveniva dal PSI lombardiano, ma il suo punto di arrivo non fu certo il partito socialista. Era una professoressa molto politicizzata e divisiva, sempre pronta a stizzirsi e a polemizzare. Su altri versanti disciplinari simile a lei fu Carlo Ottino del liceo “Alfieri”, uomo polemico all’eccesso, un dottrinario laicista che non voleva la laicità della scuola, ma l’ateismo di Stato, anzi la libertà per tutti salvo che per i cattolici.
Un po’ come le due sorelle “passionarie” Bovero. Ebbi l’ ingenuità di accettare di essere fra i fondatori del Comitato per la laicità della scuola, per me una laicità intesa come apertura ad un metodo critico valido anche a prendere le distanze dalle credenze ideologiche piu’ o meno “cadaveriche” che Bobbio cercò di smascherare. Dopo poco tempo dovetti andarmene dal Comitato perché esso era formato da fanatici che vedevano nelle religioni tutto il male possibile dell’umanità e volevano discriminare i credenti quasi la scuola pubblica e laica non dovesse accoglierli, ma ghettizzarli. Ovviamente il Comitato in questione andò a braccetto con il Cogidas, l’associazione, ormai estinta dei genitori antifascisti, di cui Ottino era il leader maximo. In quell’ambiente conobbi la de Federicis che mi apparve molto faziosa, assai distante da Frida Malan laica e valdese, partigiana combattente, ma non irrigidita su dogmatismi ideologici. Quando presi in esame il volumone capolavoro della de Federicis, compresi da docente che esso era uno strumento non adatto per la maggioranza degli studenti: era un vero e proprio labirinto in cui mancava il filo di Arianna per orientarsi. E questo al di là dalle riserve di ordine ideologico assai facili da cogliere.
Non voglio tuttavia sottovalutare la professoressa a cui è stata dedicata la biblioteca di via Sant’Ottavio. Voglio invece denunciare come quel liceo abbia ignorato Luciano Perelli, preside del liceo e docente universitario di chiara fama, autore di saggi scientifici e testi scolastici tra i più adottati. Perelli non aveva lo stesso orientamento della de Federicis e quei professori forse non conoscono neppure Perelli che era stato anche perseguitato dal fascismo a livello personale e famigliare, ma non ne menava vanto e non chiese mai riconoscimenti per il suo passato. Forse tuttavia neppure questo titolo è oggi riconosciuto dagli antifascisti ovviamente tutti, per motivi generazionali, a costo zero, ma simili a quelli che Flaiano considerava una sottospecie dei fascisti per il loro settarismo. Poteva sicuramente essere onorata la de Federicis, ma non doveva essere ignorata la figura, più importante di quel liceo, che non è solo la scuola dove studiò Gobetti. Perelli morì nel 1994, amareggiato e offeso da un vile attacco di un giornale. Si tratta di un anniversario dimenticato o neppure conosciuto dal “piccolo soviet” del “Gioberti” . Uno studiato silenzio messo in risalto dalle Messe cantate celebrate in quell’istituto per la “compagna” Lidia.
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