Assaporato il successo torinese di “Rocky” (che verrà di certo consolidato nella tournée che porterà lo spettacolo sino ad aprile per l’Italia, toccando Trieste e Milano e Roma, Bari e Bologna e Napoli tra le varie piazze), ospitati “La sposa cadavere”, titolo caro a Tim Burton, il Woody Allen di “Central Park West”, dove l’autore americano ancora una volta costruisce dialoghi scintillanti e battute fulminanti per tratteggiare e portare in scena cinquantenni in preda a tradimenti sentimentali e “Dio è una signora di mezza età” dove la protagonista Emanuela Grimalda si chiede senza posa “ma se il Diavolo veste Prada, Dio cosa si deve mettere”, Fabrizio Di Fiore Entertainment elenca nelle sale dell’Alfieri e del Gioiello in questo inizio di novembre titoli che non potranno che riscuotere da parte del pubblico, ancora un sicurissimo successo.
Sabato 2 novembre (ore 19,30) e domenica 3 (ore 16,00) Andrea Rizzolini esplora con “Th!nk” (fidatevi, nessun refuso, la scrittura esatta è proprio questa!) al Gioiello – grazie al suo stile unico che fonde momenti di teatro, letteratura e filosofia, a illusioni perfettamente congeniate – i limiti di una forma d’arte come oggi è inteso il mentalismo, ormai diventato tanto popolare quanto troppe volte frainteso. Uno spettacolo che ti tiene con il fiato sospeso e l’attenzione posta in guardia ad ogni istante, uno spettacolo dove non è più così ovvio che cosa è reale e che cosa non lo è. Negli stessi giorni, nella sala di piazza Solferino (con orari 15,30 e 19,30 il sabato e 15,30 la domenica), grandi brani con “Broadway Celebration”, appuntamenti imperdibili per quanti vogliono riascoltare i più grandi successi dei musical d’oltreoceano, i brani più famosi tratti da “Rocky Horror Show” a “Rent” e “Jesus Christ Superstar”, da “Mamma Mia!” a “Sister Act” e “Matilda”, da “Les Misérables”a “Cats” a “Hair”, da “Hairspray” a “Grease”, da “Evita” a “The Phantom of the Opera”. Per tutte le memorie e per tutti i gusti. Otto performer che compongono la sezione dei solisti, un’orchestra d’eccezione e, per la tappa torinese, il supporto di oltre 300 coristi. La regia è affidata a Melina Pellicano, ad Alex Negro il compito di dirigere questo enorme cast.
E poi, lunedì 4 alle ore 21, sul palcoscenico dell’Alfieri, Ladies (moltissime) and Gentlemen (parecchi, tutti lì a tentare di carpire qualche segreto) a riempire per “Siffredi racconta Rocco”, produce con gran fiuto Paolo Ruffini e dirige con leggerezza (si spera) Paolo Ruffini. Ospite d’onore, la consorte diletta Rózsa Tassi, nome d’arte – si diceva un tempo, a nascondere un’anagrafe non troppo ingentilita: per cui Maria Luisa Ceciarelli divenne Monica Vitti, Valeria Abbruzzetti Valeria Moriconi o Carolina Mignone la leggendaria quanto principesca Milly e quanto era brutto Rosa Antonia Falzacappa invece di Rossella Falk -, agghindato e esterizzato a ricoprire un più comune Rosa Caracciolo. Anche Rocco Siffredi nasconde il passato di Rocco Antonio Tano, sessantenne, ormai, di Ortona, un tempo catturato dal bell’Alain Delon che in “Borsalino” si era beccato appunto il nome di Roch Siffredi. Lui, una vita trascorsa tra porno e una pausa da modello, abituato a pagare le bollette di casa dando smoderata fiducia e attività a piene mani, senza scioperi o casse integrazione, a una fisicità amatoria che per decenni non ha conosciuto limiti, non fosse per l’appoggio incondizionato di papà Gennaro e mamma Carmela, felice di conquistarsi l’appellativo in terra madre di “colosso di Ortona” per ovvi motivi. Lui che ha viaggiato tra Riccardo Schicchi e Moana, che s’è messo felicemente sulla scia di Gabriel Pontello e di John Holmes, lui che ha vinto sul terreno del porno premi che stanno allo stesso livello degli Oscar (quando si parla di performances e doti interpretative!) e ha dato fiato alle trombe con la sua casa di produzione, che ha per un paio di volte interrotto l’attività per trovarsi con molta serietà altri gusti, interessi, indirizzi affidandosi alle qualità registiche, affatto trascurabili, della francese Catherine Breillat – oddio, eravamo sempre da quelle parti ma cercando qualche chilo in più di gusto e qualche riga in più di sceneggiatura: i titoli comunque erano “Romance” e “Pornocrazia” -, motivo non ultimo i figli che crescevano e che dovevano ricordare un padre che porno era stato in passato ma che ne stava uscendo e, senza rinnegare nulla, porno non era più. “Lunga promessa ecc”, avrebbe scritto dagli inferi padre Dante.
Lui che sente serpeggiare una crisi religiosa e sogna ad un tratto ogni rispetto per Rózsa e una vita votata alla monogamia, lui che si vede con il viso di Alessandro Borghi in “Supersex” che è la sua vita e tutto il suo credo, lui che otto anni fa ha costruito, con l’intera family, una serie che quotidianamente raccontava il suo nido familiare, “Casa Siffredi” che fa tanto Vianello e Mondaini ma con qualche fuoco e vibrazione in più, lui che s’è costruito un piccolo impero, da 215 milioni di dollari si vocifera, con una casa a Budapest con elicottero in giardino e una catena di ristoranti e una personalissima linea di moda e altro ancora, sennò come fai a vivere? Lui che, per la serie “anche i porno hanno un cuore”, s’è mostrato in lacrime davanti alla platea televisiva di più che mezza Italia, lo scorso anno – tutto padre e nulla porno – rimirando le gesta del giovane figlio Lorenzo a “Ballando”, sotto l’occhio complice della Carlucci, con il fine di lasciare sconcertata la cuoredipietra Lucarelli, caustica e feroce in ben altri numerosi momenti. Quella sera il monumento è riuscito completo. Un quadretto di vita e impresa familiare: ma che farà alle 21 di lunedì 4 novembre, sul palcoscenico dell’Alfieri? Ci vediamo a teatro.
e.rb.
Nelle immagini: la locandina di “Rocco racconta Siffredi” e Rocco Siffredi con la moglie Rózsa Tassi; una scena d’insieme di “Broadway Celebration”.
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