Paolo Leonardo in mostra alla Raffaella De Chirico Arte Contemporanea

La personale dell’artista torinese dal titolo “Resurfacing erasures”

 

La galleria Raffaella De Chirico Arte Contemporanea ha inaugurato il 6 giugno scorso la personale dell’artista Paolo Leonardo, torinese di nascita, classe 1973, nella sua sede in via Monte di Pietà 1A, a Milano. Il titolo dell’esposizione è “Resurfacing erasures”, e comprende lavori di recente produzione dell’artista, risalenti agli anni 2022-2024. Da circa tre decenni Paolo Leonardo interviene con la pittura sulla stampa fotografica da scansione. Sono in mostra tre cicli di lavori con cromie dominanti che danno anche i titoli al corpus delle opere: “Rossi”, di piccolo formato; “Blu” e “Oro”, di medio e grande formato, in cui la figura femminile risulta essere quella maggiormente protagonista. Se la poetica in passato era espressione politica, negli ultimi lavori l’artista è più introspettivo e intimo che mai, declinando anche la sua vita personale volta alla totale assenza dai social network.

È un altro torinese l’artista scelto per la seconda mostra in via Monte di Pietà 1A, a Milano. Paolo Leonardo che, da circa tre decenni, interviene con la pittura sulla stampa, da fotografie scansionate o su manifesti pubblicitari. L’elaborazione dell’immagine ha avuto fin dagli esordi una dimensione pubblica e politica e, in particolare, i manifesti pubblicitari sono stati il supporto attraverso il quale codificare e restituire la figura stravolgendone la natura pop mediante una poetica violenta di contestazione e distorsione. Negli ultimi anni, con lucida consapevolezza, Leonardo ha scelto per vita e lavoro una dimensione analogica. Estremamente schivo, e totalmente assente dai social network, ha dedicato la sua ricerca a una selettiva scelta di materiali che è divenuta più intima e profonda che mai. Si può definire approccio analogico nel senso di “lenta rivelazione”. Nella nuova serie di lavori “Rossi”, china su stampa da scansioni di fotografie, l’artista sceglie ancora l’anonimato di luoghi e persone; nonostante la sua intenzione sia quella di cancellare ulteriormente identità e contesto, dalla carta riemerge il ricordo raschiato. L’immagine viene distorta e cancellata, oltre a essere cromaticamente appiattita dal rosso; attraverso il livellamento il ricordo individuale si sgretola e la memoria diventa collettiva, mediante un meccanismo protettivo l’immagine diventa familiare e consolatoria. Il passato risulta essere confortante, il presente nonè compreso e veramente accolto, in fin dei conti percepito come inaccettabile. L’artista rifugge l’invadenza della forma contemporanea, troppo veloce e violenta, totalitaria e frammentata allo stesso tempo.

Nel 2005, ispirandosi allo stesso corpus dei lavori Rossi, con il regista Daniele Gaglianone e con le elaborazioni sonore di Massimo Miride, è stato realizzato un cortometraggio di trenta minuti in cui gli artisti hanno ripreso una metropoli dipingendola di rosso. Il risultato è un viaggio onirico e visionario, un allontanamento dalla realtà oggettiva. Impossibile non citare Jean-Luc Godard e La Nouvelle Vague, le cui atmosfere spesso ritroviamo nella ricerca di Paolo Leonardo. Questa recente produzione di piccolo formato, il cui allestimento in serie ricorda il montaggio di una pellicola cinematografica, aderisce bene all’idea di Godard, secondo cui il montaggio è un “pensare con le mani”, che garantisce al cinema il ruolo di rifugio dal tempo, grembo del senso storico, in contrapposizione al totalitarismo del presente che inghiotte qualunque distinzione temporale.

Nel 2024 Leonardo si è cimentato con il “Blu”. In mostra tele elavori su carta di grandi e medie dimensioni. Le figure femminili del ciclo “Oro”, anch’esse di recentissima produzione, sono immagini di corpi di donne recuperati dall’associazione per la fotografia storica, e gli originali risalgono al 1870 e al 1880. Rassicuranti e pienamente femminili, l’erotismo è esplicito ma scevro da aggressività; sono lontane dalle figure di modelle, così altere e inavvicinabili, su cui Leonardo ha lavorato in passato. Non vi è traccia del discorso sul genere, sui temi queer o LGTBQ, in totale controtendenza con la contemporaneità. Sono figure analogiche. Le donne “Oro” sono cristallizzate e confortanti; dal latino aurum, il colore rimanda alla preziosità intrinseca, anche se l’oro è il metallo con cui si fabbricano le monete: la mercificazione del corpo e dell’immagine femminile è un tòpos della ricerca di Leonardo.

La memoria, come allucinazione poetica e menzognera, fornisce compattezza, tiene insieme per non andare in pezzi ed è finalizzata all’integrità. Quelle sulle tele e le carte di Paolo Leonardo sono inganni che si intersecano. La memoria, illusoria e fallace, così come la descriveva anche Proust nella sua caratteristica di non rappresentare un evento per ciò che è stato ma per come lo si immagina e ricostruisce, la pittura, il godardiano “pensare con le mani” e la cinematografia, la magnifica illusione.

Paolo Leonardo vive e lavora a Torino.

La mostra rimarrà aperta fino al 31 luglio 2024. Dal 10 al 14 giugno dalle ore 15 alle 19 e gli altri giorni e orari su appuntamento.

 

Mara Martellotta

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