Anche i ricchi piangono. Poi si risollevano

Mi ricordo di quella volta che un mio amico mi raccontò di aver lasciato la ragazza che lo tradiva. Location dell’addio? La Falchera, davanti ai cassonetti Amiat. Spettatori, nessuno. Noi siamo liberali convinti, ma siamo tentati di dar ragione ai pauperisti-comunisti che da sempre osteggiamo, quando stigmatizzano il mondo dorato (e fuori dal mondo) dei ricchi borghesi. Tra i quali spiccano certamente i tanti milionari torinesi, spesso e volentieri viziati e radicalchic. Il caso dell’estate, il cruento duello degli stimati Seimandy-Segre, al di là delle giuste considerazioni che hanno portato l’Autorità garante della privacy ad indagare sulle questioni private della signora messe in piazza dall’ormai ex, tra tartine al caviale e champagne, ovviamente sulla dorata collina torinese, ci sta annoiando. La geopolitica mondiale esplode, l’occupazione langue e Bardonecchia viene sommersa dal fango. Anche i ricchi piangono, d’accordo. Siamo dispiaciuti e ne prendiamo atto. Ma poi sapranno risollevarsi, ne siamo sicuri.

Cri. Bus.

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