L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

 

Karl-Markus Gauss “Viaggio avventuroso intorno alla mia camera”

-Keller Editore- euro 18,00

In questo breve e affascinante libro lo scrittore austriaco è un flâneur della sua stanza: perimetro limitato in cui lui ha l’abilità di avventurarsi e ogni oggetto su cui posa lo sguardo diventa lo spunto per un volo fantastico… altrove. Viaggiare nella storia e nel mondo, ma stando fermi e osservando quello che ci circonda e abita le nostre stanze; per farlo occorre avere cultura e fantasia.

Il germanista Karl –Markus Gauss, classe 1954, ci aveva già appassionati con il precedente “Nella foresta delle metropoli”, una mappa temporale del vecchio continente in cui era chiara la sua grande capacità di essere un viaggiatore nella memoria europea.

Ora dalla sua casa di Salisburgo osserva le stanze e parte da semplici oggetti per aprire mondi da esplorare e raccontare.

Un tagliacarte con la scritta «scatole in Eternit-brevetto Hatschek» è l’innesco per ripercorrere la storia dell’inventore del materiale edilizio a lunga conservazione, che lo rese ricco e fu impiegato ovunque, perché non si sapeva ancora quanto fosse mortale. Gauss ricostruisce l’avventura di Ludwig Hatschek, nato nel 1856 in Moravia, poi trasferitosi nell’Alta Austria, studi in Inghilterra e la sua creazione che, dopo la morte a soli 60 anni (causata dall’Eternit), fu portata avanti dal figlio che continuò a venderlo in mezzo mondo.

Questo solo un esempio, poi quadri, foto, raccolte di oggetti, librerie stracolme, bauli di famiglia, ricettario della nonna……tutto quello che è l’habitat domestico dello scrittore diventa trampolino di lancio per ricucire biografie, pensieri, viaggiare in altri paesi e in altre epoche. Tutto diventa materia che nelle sue mani si trasforma in racconto intelligente, dotto, interessante. Impossibile riassumere i tanti spunti che scoprirete e che vi faranno amare questo filosofo della memoria.

 

 

Isaac Bashevis Singer “Max e Flora” -Adelphi- euro 19,00

E’ rocambolesca la trama di questo romanzo dello scrittore yiddish Premio Nobel Isaac Bashevis Singer ((1902- 1991), uscito a puntate tra agosto e aprile 1972 sul quotidiano di New York (in lingua yiddish) “Forverts”, e finora inedito in volume.

E’ la storia di una coppia di coniugi ambientata nella Varsavia ebraica a inizio Novecento. Sono i Max e Flora del titolo, ebrei polacchi emigrati in Argentina dove hanno fatto fortuna con una fabbrica di borsette, ma anche gestendo un lucroso traffico di prostitute per il bordello di una certa Berta. Flora è analfabeta con un passato da attrice e sogna di tornare sul palcoscenico. Max gongola del successo ottenuto oltreoceano e della bella moglie.

I due partono da Buenos Aires, destinazione Varsavia, per reclutare nuova manovalanza femminile di dubbia destinazione finale, giovani operaie o/e «carne fresca» per la seconda attività redditizia.

Max e Flora si muovono nel ghetto ebraico, riallacciano i rapporti con i vecchi amici, a partire dal malavitoso Meir Panna Acida. L’azione si svolge tutta intorno a via Krochalma, pullulante di ladri, prostitute, rabbini, gestori di attività sordide e miseria umana varia ed assortita.

Singer ha passato gran parte della sua vita negli Stati Uniti, eppure il suo pensiero è tornato spesso nei romanzi in quella strada dove aveva abitato con la famiglia nel 1908, dove era cresciuto, aveva studiato e preso parte a tutti gli eventi chassidici. La via principale del quartiere ebraico di Varsavia, cancellato poi dalla Shoa.

E’ lì che i protagonisti si trovano immersi in grovigli amorosi, segreti del passato, e viene messa a dura prova la loro solidità di coppia particolare. Una serie di vicende tra il tragico e il ridicolo.

Flora è legata da un’ infinita riconoscenza all’uomo che l’ha salvata dal destino incerto, la sua dedizione arriva addirittura a scegliergli le amanti. Dal canto suo Max è pienamente appagato da Flora che soddisfa ogni suo capriccio. Le sortite extraconiugali paradossalmente cementano il loro legame e la passione che li unisce. Ma l’incontro con Rasha, la 15enne badante di un’anziana, rischia di far vacillare Max che (40enne) medita addirittura di sfidare la legge pur di stare con il nuovo amore. Aspettatevi complicazioni di ogni sorta.

A Varsavia accade di tutto: il ghetto imbriglia le loro vite e li scaraventa in una girandola di gangster, innamoramenti, ladruncoli, rabbini, tra sordide camere di hotel, case di sconosciute, stazioni e via così di grovigli criminali…..

 

 

Carlo Vecce “Il sorriso di Caterina” -Giunti-

A mettere al mondo Leonardo da Vinci il 15 aprile 1452, uno dei maggiori geni dell’umanità, sarebbe stata la schiava circassa, Caterina. Lo svela nel suo romanzo Carlo Vecce, professore all’Orientale di Napoli, filologo e studioso del Rinascimento, che padroneggia 6 lingue, autore di saggi dottissimi, abilissimo nello scandagliare importanti archivi storici.

Il 14 maggio Vecce ha annunciato che dopo anni di approfonditi studi e ricerche ha scoperto chi era la madre di Leonardo. Tutto accuratamente documentato e reso accessibile in forma romanzata.

Il libro ricostruisce la vita di Caterina, nata libera e selvaggia sugli altopiani del Caucaso, figlia del guerriero Jacob. La sua vita cambia drasticamente quando viene catturata alla Tana (ultima colonia veneziana alla foce del Don).

E’ l’inizio della sua schiavitù, considerata meno di niente, passata di mano da un padrone all’altro: comprata, rivenduta e prestata. Trascinata contro la sua volontà via mare fino a Costantinopoli, poi a Venezia; sempre in lotta con la fame, rischiando stupri e morte.

La schiava circassa a un certo punto si ritrova a Firenze, proprietà dell’avventuriero Donato di Silvestro che fugge a Firenze dove ritrova il suo primo amore, monna Ginevra; la sposa e le regala Caterina.

E’ in casa loro che la giovane viene notata dal notaio Ser Piero, sposato a sua volta, che se innamora e, contravvenendo alla legge, la sottrae alla famiglia di cui è schiava. E’ con lui che Caterina concepisce quel figlio che, essendo frutto di una relazione extraconiugale, rischia di esserle portato via.

Ser Piero però non l’abbandona e insieme fuggono a Vinci, dove il piccolo Leonardo nasce il 15 aprile 1452.

Caterina ha 25 anni quando con un parto travagliato mette al mondo il suo primo figlio Leonardo. Ma poiché è stato concepito quando lei era una schiava e fuori dal matrimonio è qualcosa che le leggi dell’epoca puniscono severamente, ragion per cui non potrà mai dichiarare il loro legame di sangue.

Il nome scelto per il nascituro è quello del Santo protettore degli schiavi, e crescerà con lo zio, i nonni e Caterina che lo allatta e lo cresce per 10 anni, nel ruolo di balia dei figli del padrone di casa.

Quando il piccolo non ha neanche 6 mesi lei viene dichiarata libera con un atto notarile stilato proprio da Ser Piero da Vinci.

Anni dopo sposerà un ex soldato diventato contadino, avrà altri 5 bambini e il loro matrimonio durerà 40 anni. Anche se la sua strada si separerà da quella di Leonardo, il suo amore per lui sarà insuperabile, ampiamente ricambiato.

Rimasta vedova lo raggiungerà a Milano dove lui lavorava presso Ludovico il Moro; ed è lì che morirà di malaria il 26 giugno 1494, accudita fino all’ultimo dal figlio.

Leonardo organizzò per lei un funerale principesco e si ipotizza che i suoi resti potrebbero essere tra quelli riportati alla luce durante i recenti scavi nella Cappella dell’Immacolata Concezione nella Chiesa di San Francesco Grande.

 

 

Carlo Arancio “Sicily in Decay”

Carlo Arancio è un giovane prodigio siciliano, nato a Catania il 20 marzo 1992, studi di architettura, fotografo di sensibilità e talento, che si avventura in palazzi abbandonati e ferma nelle sue immagini il tempo inesorabile del degrado. Risultato: foto stupende che parlano all’anima e raccontano stralci di vite passate.

E’ talmente bravo che ha vinto gli ND Awards 2020, contest internazionale, come migliore fotografo non professionista nella sezione architettura d’interni. Inoltre vanta collaborazioni prestigiose con grandi fotografi, primo fra tutti Thomas Jorion.

Il volume raccoglie gli scatti della sua prima mostra personale a Catania “Sicily in Decay. Serie Biscari e serie Scammacca”.

Libro pregiato dell’allestimento aperto al pubblico dal dicembre 2020 ad aprile 2021 in due location poco distanti una dall’altra. A Palazzo Biscari (nella parte adibita a co-working) e nel piano nobile di Palazzo Scammacca, (restaurato ed ora aperto al pubblico come spazio espositivo).

La sua è una sorta di missione di vita ed è legata soprattutto alla magnifica terra che gli ha dato i natali, la Sicilia, dove le dimore lasciate a se stesse sono innumerevoli e nascondo meraviglie incredibili. Lui le scopre, vi entra con passo felpato, grande rispetto ed estrema sensibilità, poi compie la sua magia: riesce a cogliere l’essenza del luogo, la intuisce tra calcinacci e muri scrostati.

Se visitate la sua pagina social Sicily_ in_ Decay trovate le magnifiche foto che scatta in ville, chiese e palazzi fatiscenti.

Il libro è acquistabile sul suo sito, va consultato ripetutamente, con calma, e ad ogni sguardo scoprirete qualche dettaglio in più. Perché, come ci ha raccontato, il suo non è semplicemente addentrarsi in luoghi massacrati dall’incuria.

Se volete conoscere meglio questo artista si è raccontato nella lunga intervista che ha concesso al Torinese

https://iltorinese.it/2023/07/07/sicily-in-decay-le-fotografie-di-carlo-arancio/

 

Per scoprire le sue opere e acquistare il libro è da consultare il sito

www.sicilyindecay.com

Per le foto al Winners Awards 2020 il link del Contest:

https://ndawards.net/winners-gallery/nd-awards-2020/non-professional/interior/812/gold-award/

Leggi qui le ultime notizie: IL TORINESE

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Articolo Precedente

L’impegno di Aib Piemonte nelle regioni del Sud

Articolo Successivo

Terziario torinese fiducioso, ma emergono timori per l’autunno. Nel Torinese 118 mila imprese

Recenti:

IL METEO E' OFFERTO DA

Auto Crocetta