STORIE DI CITTA’ / di Patrizio Tosetto
Diversi avventori e l’unica impiegata capacissima e sorridente. Tiene a bada gli utenti, mentre un signore cerca, a voce alta, di capire i vari piani tariffari. Con una mano lei telefona chiedendo spiegazioni, con l’altra naviga su Internet. E non accontentandosi sbircia sul suo palmare, senza mai perdere il sorriso
Piccole storie. D’incontri dove una parola porta altre parole. Piccoli racconti. Sabato ho deciso di cambiare gestore telefonico. Al Rondò della Forca entro in un centro telefonico con più gestori. Diversi avventori e l’unica impiegata capacissima e sorridente. Tiene a bada gli utenti, mentre un signore cerca, a voce alta, di capire i vari piani tariffari. Con una mano lei telefona chiedendo spiegazioni, con l’altra naviga su Internet. E non accontentandosi sbircia sul suo palmare, senza mai perdere il sorriso. Carina, viso rotondo, occhi vispi e raggianti. Sono indeciso se far la coda. Ma la curiosità di vedere questo “film” ha la meglio sull’indolenza dell’aspettare. Stranamente tutti uomini, ed ognuno, a turno, pone il suo problema. Un estimatore dell’impiegata, ne elogia le qualità, stigmatizzando la pochezza di chi le impone simili carichi di lavoro. Il tutto in una fluidità continua di parole. Si affacciano possibili avventori che desistono e intanto osservo le vetrine.
Con la coda dell’occhio continuo a godermi il piccolo teatrino. Costante e continuo, di sottofondo, il rumore del traffico. Rumore squarciato da un urlo umano. Uscendo intravediamo un uomo che ne rincorre un altro. Dopo capiamo che gli era stato rubato l’orologio. Solo uno ritorna sconsolato chiedendosi e chiedendo se valeva la pena denunciare il furto. Nella piccola storia quotidiana irrompe una piccola tragedia. E penso ai sociologi che rappresentano la diversità tra paura reale e paura percepita. Cose da sociologi. Finalmente il mio turno. Spiego il mio problema, ma non mi vengono subito date risposte. Un grassottello signore stempiato, “circondato” da una bambina molto più grassa di lui , chiede informazioni sulle diverse tariffe telefoniche. Signore che si arrende alla figlia, che ripete ritmicamente: “papà andiamo, sono stufa” . L’impiegata giovanissima (nel 2013 frequenta il liceo scientifico a Reggio Calabria ) non perde mai la pazienza. Scelgo la nuova compagnia ed il nuovo piano tariffario ed iniziano le pratiche burocratiche. Lo so, sono un inguaribile curioso e la riempio di domande.
Cadenza calabrese:come mai nella nostra città? “Per lavoro, facevo lo stesso lavoro giù ma pagano gli stipendi occasionalmente. E non c’è chi fa rispettare le regole”. Pensi anche al collocamento, dove solo se conosci puoi sperare d’essere avviato al lavoro. Prima dell’Unità d’italia tra Torino e Reggio Calabria il fuso orario era diverso e solo una convenzione l’ha unificato. Iscritta all’Università? “Si ma ora sono presa dal lavoro, qui è un mese che lavoro. Comunque riprenderò”. Le chiedo il permesso di raccontare questo incontro, di questo suo sorriso e come posso recapitarglielo. Diventiamo amici su Facebook. Benissimo. Qualcuno molto ma molto più importante disse: “Parigi val bene una messa”. Noi no siamo a Parigi… ma questa ragazza, la sua gioventù, la sua freschezza e pazienza, ci fa sperare che qualcosa di positivo avverrà. Alla prossima.