Il Giorno del Ricordo e il rischio del revisionismo minimizzante

IL COMMENTO Di Pier Franco Quaglieni

Da sempre mi occupo come storico del tema delle foibe e dell’esodo. Mi sono battuto per l’istituzione del Giorno del ricordo del 10 febbraio e sono stato oratore in quella occasione in tante città italiane, a partire da Torino per il primo giorno del ricordo del 2005 alla presenza di Ottavio Missoni, sindaco di Zara in esilio. Ho scritto e parlato di questi temi spesso, invitato dagli esuli Giuliano – Dalmati della associazione Venezia Giulia – Dalmazia degli amici Toth, Aquilante, Vatta. Oggi e domani parlerò in Liguria del Giorno del Ricordo.
Voglio denunciare che e’ in atto una campagna contro il Giorno del Ricordo e un libretto uscito da

L a t e r z a  (l’editore di Croce che si abbassa a certe strumentalizzazioni partigiane!) scritto da una guida turistica torinese nostalgica di Tito, promossa sul campo storico delle foibe potrebbe fomentare il revisionismo minimizzante e giustificazionista. Questo personaggio che si fece orgogliosamente fotografare con il pugno chiuso e la bandiera jugoslava alle spalle ha dato il via alle delegittimazioni del 10 febbraio, visto falsamente come una giornata voluta dai fascisti per controbilanciare la Giornata della memoria. Una tesi assurda, storicamente infondata. Ma in effetti questo signore ( che non voglio nominare per non fargli pubblicità gratuita ) ha persino ignorato che due dei protagonisti in Parlamento della legge istitutiva del Giorno del Ricordo del 2004 furono Luciano Violante e Piero Fassino che venne come Sindaco nel 2015 ad ascoltare una mia lezione su Fiume proprio all’associazione Venezia Giulia – Dalmazia di Torino. Dietro a certe tesi  ci sono i nostalgici comunisti ossessionati dal loro antico negazionismo nei confronti delle foibe che cavalcano squallidamente e cinicamente quel tema che gronda sangue, per ritagliarsi oggi, malgrado la condanna della storia, un ruolo politico. Chi specula sui morti rivela già a priori una bassezza che merita disprezzo. Il Pd deve prendere le distanze da questi personaggini in modo netto. Tornare a rimpiangere il despota sanguinario Tito, giungendo persino a mettere in discussione le parole del Presidente Mattarella sulla pulizia etnica, è un atto di pura faziosità che va condannato. Ed occorre una mobilitazione delle coscienze libere contro i falsificatori della storia. Anche il sindaco di Torino Lo Russo non può sostenere l’insostenibile, assimilando gli esuli del confine orientale con i migranti irregolari. L’omicidio recente alla stazione Termini lo dimostra in modo lampante. Gli esuli dell’esodo scapparono dalle loro case per venire a lavorare seriamente in Italia , spaccandosi la schiena. Vissero in dignitosa povertà e con il lavoro riscattarono il loro destino. Non bivaccarono mai nelle stazioni e non fecero mai nulla di illegale, malgrado la madrepatria li abbia accolti nel peggiore dei modi possibili.

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