Gravi danni economici e sociali in tutto il Piemonte, in particolare nel Novarese”
“Gli agricoltori non possono rimanere senz’acqua e tanto meno possono rimanere senz’acqua gli agricoltori novaresi. La drammatica situazione idrica che sta vivendo il nostro bel territorio è sotto gli occhi di tutti”. Esordisce così il vicecapogruppo regionale della Lega Salvini Piemonte Riccardo Lanzo, su un tema quanto mai attuale che sta preoccupando ormai da mesi il Piemonte.
“In questo momento – fa notare Lanzo – sullo stesso territorio comunale si possono trovare aziende che hanno già decretato la perdita del raccolto sul 50% della superficie e altre che riescono ancora a far sopravvivere le colture: ma per quanto ancora? Queste differenze sono causate dalle diverse derivazioni dei canali e da dove questi canali a loro volta pescano. Fino a oggi la parte coperta dal fiume Sesia sembra tenere, mentre le altre stanno soffrendo terribilmente. La parte alta del Cuneese non risente ancora molto del fenomeno utilizzando pozzi profondi per l’approvvigionamento idrico, spostandosi verso la bassa Cuneese si vedono già molte situazioni compromesse. Per ora se la cava la zona viticola anche se si vedono parecchie morie in vigneti giovani dove le barbatelle con un apparato radicale poco profondo in molti casi non riescono a sopravvivere”.
“Tutti i settori zootecnici – ricorda ancora il vicecapogruppo Lanzo – stanno affrontando spese enormi per cercare di mantenere gli animali in condizioni accettabili, ma i costi per le irrigazioni analizzati dagli esperti in molti casi raggiungono e superano i mille euro al giorno di gasolio per alimentare idrovore e rotoloni. Altro accenno alle centrali a biogas per la produzione di energia elettrica che molto probabilmente, come le stalle, non avranno trinciato di mais a sufficienza per garantire l’approvvigionamento necessario ad affrontare un anno intero, con il rischio conseguente di spegnimento degli impianti. Trovandoci solo nella prima quindicina di luglio abbiamo di fronte ancora un mese e mezzo prima che si possano raccogliere i cereali primaverili, quindi se mancherà ancora di più l’acqua aumenteranno proporzionalmente le aziende costrette ad abbandonare parti sempre più significative di superficie. I prezzi dei fertilizzanti sono in molti casi quadruplicati, i costi per l’energia elettrica raddoppiati, pezzi di ricambio introvabili e venduti a peso d’oro”.
Una doverosa premessa che però non può distogliere l’attenzione da quanto sta accadendo sul territorio Novarese: “Chiudere le bocche di derivazione – continua Lanzo – che portano l’acqua a migliaia di ettari del novarese coltivati soprattutto a riso per convogliare tutta l’acqua disponibile verso al Lomellina appare una decisione quanto meno discutibile. La Lomellina non ha un terreno vocato al riso e cercare di salvare quelle coltivazioni ormai compromesse a danno di chi invece ha vera vocazione risicola può rivelarsi una scelta economicamente e socialmente pericolosa. La Regione sa bene quali siano le necessità e dove indirizzare correttamente i contributi. L’analisi di eventuali risarcimenti per lo Stato di Calamità saranno ben ponderati per evitare che cadano a pioggia invece di raggiungere gli imprenditori realmente colpiti dalla siccità. Occorre effettuare in tempi rapidi un processo di educazione del comparto agricolo così che possa arrivare il più preparato possibile ad affrontare cambiamenti radicali senza i quali migliaia di imprenditori agricoli piemontesi potrebbero vedere la fine delle loro aziende”.
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