Rubrica settimanale a cura di Laura Goria
Simonetta Agnello Hornby “Punto pieno” -Feltrinelli- euro
E’ il terzo capitolo della saga della famiglia siciliana dei Sorci (dopo “Caffè amaro” e “Piano nobile”); abbraccia il periodo tra secondo dopoguerra e 1992 con le stragi di mafia.
Il romanzo inizia il 5 aprile del 1955 con la morte del barone Andrea Sorci, uno dei figli di Enrico. Il palazzo avito è ormai vittima dell’incuria e lontano dai fasti antichi. La decadenza non è solo delle stanze perché la storia inizia con un fatto gravissimo che aggiunge sfascio morale alla progressiva perdita di ricchezza della blasonata famiglia Sorci.
Il barone Andrea in un accesso di follia ha ucciso la sua povera domestica spaccandole la testa, poi è uscito di casa, si è accasciato su una panchina ed ha lasciato questo mondo.
A insabbiare la vera dinamica del delitto è il figlio illegittimo del barone Enrico, il potentissimo avvocato Peppe Vallo; detto “l’Americano” perché oltreoceano aveva fatto fortuna, anche grazie a connivenze poco limpide. In virtù dei suoi rapporti con consolato americano, polizia e malavita riesce a dirottare le indagini e a salvare il buon nome della famiglia.
Casata che in realtà sta affondando economicamente per lo sperpero della fortuna ereditata, mentre faide e antichi rancori minano i rapporti tortuosi e complicati tra i suoi membri.
Al centro del romanzo c’è la sorta di sorellanza nel Circolo del Punto Pieno creato dalle zie che i Sorci chiamano “le Tre Sagge”,alle quali ricorrono per risolvere questioni spinose grazie al loro acume e buon senso.
Nella sagrestia della chiesa dei Santi Scalzi le zie accolgono donne di ogni età, estrazione sociale, esperienze di vita e lì, al riparo dal resto del mondo, ricamano corredini, tovaglie, lenzuola, asciugamani che otterranno un enorme successo anche commerciale. Soprattutto hanno ritagliato uno spazio unico in cui ogni donna viene accettata, dalla prostituta alla monaca; e tutte possono sentirsi libere di essere se stesse. Mentre cuciono febbrilmente parlano di tutto; dalla legge Merlin all’uomo sulla luna. Un circolo che però dà anche fastidio a qualcuno, come almagnaccia Cusumano…..
Poi ci sono altri sviluppi…e tra i protagonisti spicca Peppe Vallo, uomo del mistero e colluso con la Mafia. Seduce Mariolina, più giovane di lui di 42 anni; la loro è una passione intensa che continua anche quando Beppe la induce a sposare l’innocuo Alfio,«dell’altra sponda» e marito solo di facciata.
Poi c’è il nipote di Andrea, Rico, uomo tormentato che, credendo nel progresso, s’inventa svariate iniziative, tutte destinate a finire in nulla. Dalle delusioni cerca conforto in molteplici amanti;mentre sua moglie Rita Sala si rivela uno dei personaggi più perspicaci e intelligenti.
E sullo sfondo appaiono anche personaggi realmente esistiti come Marco Rostagno ucciso dalla mafia, o il giudice Falcone che morì con la moglie e gli agenti della scorta, sepolti dai macigni di un’autostrada fatta saltare per aria. Unico baluardo di amore, bellezza e solidarietà in una società in frantumi resta il Circolo del Punto Pieno.
Larry Watson “Uno di noi” -Mattioli- euro 16,00
Larry Watson è nato nel North Dakota nel 1947, ora vive nel Wisconsin a Kenosha, dopo una carriera da docente universitario, poeta e scrittore. Questo suo romanzo ha anche ispirato l’omonimo film girato dal regista Thomas Bezucha nel 2020 e arrivato a luglio nelle sale italiane. Magistralmente interpretato daidue mostri sacri di intensità e bravura Kevin Costner e Diane Lane.
Libro e film sono ambientati a inizio anni Cinquanta tra North Dakota e Montana, e possono essere annoverati come neo –western, ambientato negli spazi della frontiera americana che esiste ancora.
La vita dei coniugi George e Margaret Blackledge è stata segnata dalla morte dell’unico figlio James, accidentalmente caduto da cavallo e spezzatosi il collo. Sono sposati da quasi 40 anni,decisamente una coppia solida che ha retto al dolore più devastante che possa esserci. George è un ex sceriffo, uomo tutto d’un pezzo, poche parole e sguardi che dicono tutto; Margaret ha reagito alla perdita del figlio riversando il suo affetto sul nipotino Jimmie, piccolo tenero orfano di padre e rimasto in casa Blackledge con la madre Lorna.
I rapporti tra la nuora e Margaret non sono dei più facili, a unirle è l’amore per il bambino; ma tutto si complica quando Lorna sposa in seconde nozze un certo Donnie Weboy e si porta via Jimmie.
Il bimbo che ora ha 4 anni è stato il regalo che la vita ha fatto a Margaret e George e in parte ha compensato quello che la tragedia gli aveva portato via; ma ormai la nuova vita di Lorna ha allontanato i nonni dal nipote. E per Margaret la cosa è inaccettabile, tanto più che subodora qualcosa di poco chiaro nella nuova coppia.
E’ così che decide di andare a riprendersi il bambino; sembra fatta di acciaio, è tenace, battagliera e disposta a farlo anche da sola. E’ lei l’elemento trainante nella coppia; quanto a George, è meno convinto, ma non può certo lasciarla andare da sola. I due partono alla ricerca dei Weboy, attraversano spazi immensi e deserti alla volta del Montana, e alla fine dopo varie ricerche ritrovano Jimmie. Ma quello che scoprono è tutt’altro che piacevole.
Lorna è finita in una famiglia assai disfunzionale, fagocitata dal temibile clan Weboy che vive
isolato in una landa deserta e squallida, in un ranch sperduto in mezzo al nulla fuori dalla cittadina di Bentrock dove detta legge anche sulla polizia.
George e Margaret sprofondano in una sorta di incubo in cui devono fare i conti con lo spietato clan matriarcale dove a governare con pugno durissimo sui figli, sulla nuora e su Jimmie, è la pericolosa, perfida Blanche Weboy che trasuda odio, cattiveria e aggressività da ogni poro.
Salvare Lorna e Jimmie dalla violenza, dalle botte e dai soprusi di una famiglia marcia fino al midollo non sarà per nulla facile per i Blackledge. I Weboy non intendono lasciare andare la donna e il bambino e George e Margaret dovranno fronteggiare un’ondata di violenza e orrore incredibili, un mondo feroce dove la sola legge è quella di una famiglia disposta anche a uccidere ……
Un romanzo e un film che narrano magnificamente due modi opposti e inconciliabili di essere madri e di fare famiglia, e pagine che vi terranno col fiato sospeso fino alla fine.
Jonathan Lee “Il grande errore” –Sur– euro 18,00
Galeotta fu una panchina di marmo a Central Park dedicata a un grande uomo –“il padre della Greater New York”- sulla quale si sedette nel 2012 lo scrittore inglese 40enne Jonathan Lee, da poco trasferitosi a New York, direttore editoriale dell’editore britannico Bloomsbury ed autore di altri 4 romanzi.
E’ dedicata a un personaggio che ha costruito alcuni luoghi cult della Grande Mela, Andrew Haswell Green, vissuto per buona parte nel XIX secolo e assassinato a 83 anni, davanti al portone di casa nel 1903.
Green è stato l’artefice di Central Park, Metropolitan Museum of Art, Museum of Natural History e lo zoo del Bronx. Di lui si era un po’ persa memoria, ma la verità è che fu uno dei padri della New York moderna che conosciamo oggi.
Jonathan Lee ha ricostruito la sua vita a partire dalle umili origini contadine, e il romanzo viaggia su due linee temporali che finiscono per assemblarsi.
Andrew era nato nel 1820, settimo degli 11 figli di un povero contadino del Massacchusetts; uomo duro, spiazzato da quel figliogracile, pelle e ossa, taciturno e sensibile che amava la letteratura ed era diverso dagli altri. Quando ha 12 anni la madre muore e lui sospetta che si sia suicidata. Il padre frequenta e porta in casa altre donne, e decide di spedire Andrew lontano da casa a fare l’apprendista in una bottega.
E’ proprio lì che il destino gli mette sulla strada l’avvocato Samuel Tilden. Dapprima suo mentore, poi divenne l’amore della sua vita, in un’epoca in cui l’omosessualità non era per nientelecita e veniva mascherata da matrimoni di facciata, escamotage al quale però Green non volle piegarsi. Tilden fu colui che gli ispirò la costruzione della Public Library.
Green era geniale, tenace e dotato di una volontà ferrea che lo portò lontano e legò il suo nome in modo indissolubile a una delle città più affascinanti e moderne del mondo.
La seconda linea del racconto invece inizia dal giorno del delitto, 13 novembre 1903, in cui Cornelius Williams – misterioso uomo dalla carnagione scura, baffi sale e pepe, in bombetta– lo attende davanti alla sua abitazione al 91 fra la Quarantesima e Park Avenue. Lo apostrofa con la domanda «Ditemi dov’è lei, Green» e poi esplode 5 colpi che stroncano la vita di Andrew. E a quell’epoca venire assassinati era visto come qualcosa di vergognoso, la gente finiva per associare la vittima a qualcosa di losco nascosto nel suo passato e nella sua vita.
Questo è il libro che chi ama profondamente New York divorerà con passione, perché ci racconta anche la storia della città e rispolvera dall’oblio la statura di Andrew Green, la sua «..fame d’imprese grandiose, di opere di portata imprescindibile, capaci di resistere alla prova del tempo…».
Una su tutte, il Central Park, che volle con tutte le sue forze e che quando iniziò a prendere forma gli valse l’ammirazione di sindaci e governatori che lo definirono «Un uomo che porta a casa il risultato».
Sabina Minardi “Il grande libro del vintage” -Il Saggiatore- euro 29,00
La giornalista Sabina Minardi è responsabile delle pagine culturali dell’Espresso e sempre molto attenta ai fenomeni culturali, come la tendenza a rispolverare il passato traslandolo nel presente.
E’ in questa direzione che si muove il Vintage, oggi decisamente in voga come testimoniano le folle che si muovono tra i banchi dei mercatini in cui echi, oggetti, abiti, utensili ormai tramontati del passato suscitano una nostalgia che induce all’acquisto e a una sorta di ritrovata sicurezza e tenerezza.
La pandemia ha innescato tutta una serie di riflessioni sull’ambiente, il riciclo, e un modo nuovo di muoversi in un presente incerto. C’è anche una spinta ecologista che muove il vintage, un modo di sbloccare i ricordi, ridurre i consumi, frenare gli sprechi e dare uno stop al fast fashion spesso poco chiaro quanto a filiera di produzione.
Dalle famose pastiglie Leone in scatole di latta colorate ai vinili, dai vecchi telefoni agli abiti che evocano il calore di chi li ha indossati in passato, dai libri vissuti alle borsette e via di questo passo….oggi il vintage è trasversale e chic. Piace ai giovani che vogliono fuggire dall’omologazione ed esprimere una personalità da scoprire; va forte tra le signore ma anche tra gli uomini che vanno alla ricerca di chicche come bretelle, cravatte, gemelli e oggetti da scrivania dei tempi che furono.
La Minardi è bravissima nel raccontare quanto e come le cose siano fatte non solo di tela, stoffe, pelle, metalli, ecc., ma soprattutto di valori altamente simbolici e profondamente affettivi.
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