“Poco dopo aver saputo della morte di Moussa Balde, nella notte del 23 maggio, ho mandato richiesta al Prefetto per visitare il Centro di Corso Brunelleschi”
Ciò accadeva martedì 25. A oggi, dopo una settimana, non mi è ancora stata concessa l’autorizzazione a entrare, nonostante abbia fornito i documenti miei e della mia collaboratrice, un attestato della Regione sul mio status di consigliere e la garanzia di presentarmi in possesso di tampone. Le procedure di autorizzazione impediscono di fatto a soggetti istituzionali del territorio di effettuare un sopralluogo in tempi celeri*. Non è che una delle tante violazioni di diritti che si consumano in quei luoghi, ora pretendiamo di entrare” – dichiara il Capogruppo di Liberi Uguali Verdi, Marco Grimaldi.
“Moussa Balde era chiuso nei così detti ospedaletti** del CPR di Torino, vere e proprie celle di isolamento non previste dalla normativa” – prosegue Grimaldi. – “La sua condizione di persona offesa è stata immediatamente dimenticata, non è stato informato sulla possibilità di sporgere denuncia e su altri diritti di cui avrebbe goduto, all’ingresso nel CPR è stato privato del telefono cellulare, non è stato sottoposto ad alcuna valutazione preliminare sulle sue condizioni psichiche. Diciamo ormai da anni che i C.P.R. sono luoghi di privazione dell’umanità e della dignità, dove persone che non hanno commesso alcun reato se non quello (amministrativo) di non possedere documenti, vengono abbandonate e dimenticate in condizioni peggiori che in carcere, senza alcuna conoscenza dei propri diritti e del proprio destino. Vanno chiusi immediatamente”.
*Lo stesso Garante regionale dei detenuti ha fatto presente due anni fa al Prefetto che il DL 13/2017 consente ai consiglieri regionali la visita senza autorizzazione e preventiva comunicazione, richiamando l’articolo 67 dell’Ordinamento Penitenziario, superando quindi le distinzioni del Regolamento sui CIE del 2014.
**Il consigliere Grimaldi aveva già denunciato quei luoghi nel 2019, dopo la morte di Hossain Faisal, giovane bengalese senza fissa dimora segnato dalla vita di strada e da difficoltà psicologiche e comportamentali.
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