Il problema cinghiali esiste perché, a partire dagli anni ’50 del secolo scorso e sino a pochi anni fa ci sono state immissioni a scopo venatorio. I cinghiali si sono moltiplicati in Italia col solo scopo di consentire a una minoranza di cacciatori di divertirsi sparando e uccidendo.
Ciò premesso appare evidente che chi ha creato il danno deve pagarne le conseguenze, anche in termini economici. Il risarcimento dei danni da cinghiale va di conseguenza attribuito interamente agli ATC, gli Ambiti Territoriali di Caccia. In questo modo sarebbe chi trae vantaggio dalla presenza di quella che agli occhi dei cacciatori è solo selvaggina a sopportare gli effetti collaterali negativi di immissioni praticate per decenni. In caso contrario, come avviene oggi, sarebbero gli stessi danneggiati a ripagare i propri danni attraverso le tasse, dirette e indirette, che gravano su tutti i cittadini onesti, ovviamente anche cittadini assolutamente contrari alla attivitá venatoria di sorta.
Il secondo punto da tenere ben fermo riguarda una constatazione sotto gli occhi di tutti: l’attuale sistema di controllo della popolazione dei cinghiali è risultato del tutto fallimentare visto che i danni non sono affatto diminuiti. Le proteste ‘a cielo aperto’ di questi giorni hanno lo scopo di attirare l’attenzione dei media (e conseguentemente della gente comune) sul falso problema. La pericolosa dannosità del cinghiale e non la folle è insensata politica praticata sino ad oggi. È una questione di giustizia. Chi urla più forte non ha giocoforza ragione. Semplicemente, urla. E coinvolge cittadini/spettatori che poco o nulla sanno al riguardo. Senza rispetto infine per nessuno.
Coordinamento animalista
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