“La crisi si sta aggravando, l’ingiusta via crucis per i lavoratori dell’ex Embraco è la punta dell’iceberg. Siamo una realtà sull’orlo del baratro e la situazione sociale rischia di esplodere in tutto nostro territorio. Non mancano, però, segnali di speranza. Serve uno sguardo generativo e non depressivo per poter uscire insieme dai problemi”.
Sono le parole dell’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, alla festa del Primo maggio, tenutasi nella sala Carpanini a Palazzo Civico, alla quale hanno preso parte la sindaca Chiara Appendino, l’assessore regionale alle Politiche Sociali Chiara Caucino e i segretari generali torinesi di Cgil Cisl e Uil.
“C’è una mobilitazione sociale, figlia di una consapevolezza sempre più diffusa, che vede interagire i soggetti del campo sociale ed economico come le associazioni d’impresa, le organizzazioni sindacali, il sistema del credito, le fondazioni, le istituzioni pubbliche, il volontariato e le comunità religiose e civili del territorio. Si vedono forme concrete di solidarietà , che evidenziano la volontà di non rassegnarsi e di affrontare la congiuntura con intraprendenza e nuove progettualità”, ha aggiunto l’arcivescovo.
Serve secondo Nosiglia uno “‘scatto’ etico, fondato su regole condivise, per rimettere al centro dei rapporti di lavoro, della finanza, del mercato e dell’economia, la persona, la famiglia, l’impresa, in una rete di relazioni, che conduca all’assunzione di responsabilità in ordine al bene comune. Servono stili di vita più sobri e coesione sociale”.
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