Fascismo e comunismo

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
Ha ragione per una volta il faziosissimo Marco Revelli a criticare il Comune di Genova che intende costituire una commissione che assimila comunismo e fascismo.
In effetti, Genova risponde alla      incredibile petizione del Comune di Stazema per inasprire le leggi Scelba e Mancino contro il neo fascismo con il divieto di vendere gadget di Mussolini. Una petizione del tutto inutile e in parte liberticida sulla quale abbiamo già scritto e non meriterebbe la benché minima attenzione. Il centro – destra genovese ha approvato un ordine del giorno per creare un comitato volto a condannare sia il fascismo  sia il comunismo, sollevando l’indignazione dell’ ANPI che ha obbligato il Pd a passare dall’astensione al voto contrario e alla solita indignazione. Genova comunista, o meglio quel poco che resta, crede di poter fare come nel 1960,scendendo in piazza, ma ormai i pochi militanti sopravvissuti sono dei vecchi pensionati che hanno perso il contatto con la realtà. Va però anche detto che l’idea del comitato è un’idea balzana perché fascismo e comunismo sono oggettivamente diversi e si sono anche combattuti ferocemente. Sono diversi e non vanno confusi, ma sono due facce negative dello stesso secolo, egualmente autoritarie, se non totalitarie. I fascisti italiani hanno soggiogato l’Italia per vent’anni, i comunisti l’avrebbero volentieri soggiogata se non fossero stati battuti nelle elezioni del 18 aprile 1948 che impedirono loro il potere. La loro democrazia “progressiva“ era profondamente illiberale e i loro metodi assai poco democratici come dimostra, ad esempio , il “triangolo della morte” .
In sede storica fascismo e comunismo vanno analizzati per quello che sono stati, senza accostamenti arbitrari, ciascuno con la loro storia e gli accostamenti storiografici sono sempre sbagliati e arbitrari . Ma è altrettanto errata e persino patetica l’esaltazione acritica di Revelli dei comunisti come maestri di democrazia. I fascisti a colpi di manganello misero in riga l’Italia, i comunisti intendevano fare una rivoluzione che avrebbe ammazzato la democrazia italiana appena rinata a nuova vita, ma non poterono dar corso al progetto anche per ragioni internazionali. La loro democrazia la si vide, ad esempio, in Friuli con il massacro della Divisione partigiana cattolica “Osoppo” e con il sostegno dato a Tito. E la si vide nella insopportabile egemonia culturale esercitata per decenni nei giornali, nelle case editrici, nella cultura in generale. Il       loro non era fascismo, ha ragione Revelli, ma era egualmente una concezione politica incompatibile con la libertà. Questa è la verità storica, senza nulla togliere al loro impegno antifascista, prima e durante la Resistenza che non poteva però essere anche la prova generale di una nuova dittatura, quella stalinista, come il PCI sperava che potesse essere e dimostrò anche con i fatti di voler anticipare.
In ogni caso bisognerebbe evitare che i Consigli comunali diventassero dei campi di battaglia storico- politici, come quando ci si scannava per il Viet Nam  fino alle 3 del mattino invece di affrontare i problemi dell’amministrazione civica. Petizioni come quella di Stazema dovrebbero essere considerate irricevibili perché oggi i calendari o le bottiglie di Mussolini non ci interessano e non possono farci perdere del tempo di fronte alla pandemia e alla crisi economica.
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