Torino vista dal mare /8 Camminare per conoscere. Un’immagine semplice ma efficace che descrive al meglio uno dei migliori modi per scoprire una nuova città. Abituarsi a nuovi paesaggi, differenti abitudini di quartiere, spesso è difficile, ma passeggiando tra le vie e le piazze più battute, per poi allontanarsi e perdersi in quelle meno trafficate permette di appropriarsene, cogliendo scenari, scorci e dettagli che spesso si perdono nella frenesia del quotidiano. Torino – io che vengo dal mare – provo a scoprirla così, raccontandola per impadronirmene allo stesso tempo.
Dopo qualche mese che si vive in una nuova città, camminando in quelli che ormai diventano i soliti luoghi, si entra in intima confidenza con i nomi di strade, piazze, parchi; il contesto è sempre più familiare, il che ti permette quasi di muoverti con spregiudicata sicurezza. C’è da dire che siamo in epoca di pandemia e troppa audacia negli spostamenti adesso non è concessa, per giunta molte attività restano chiuse e il nostro tempo libero ne risulta completamente stravolto, quello che l’anno scorso era del tutto normale oggi ci sembra lontano. In tempo di limitazioni la creatività è d’obbligo nel tentativo di soddisfare i momenti di svago, a cui contribuisce anche una rinata curiosità.
Non è un caso che abbia parlato di nomi di vie o piazze, perché se è vero che ogni città è fatta di strade e ognuna di queste porti un nome è anche vero che l’origine di questi nomi è diversa da città e città e raccontano storie differenti. Si può quasi arrivare ad affermare che per conoscere una città e la sua storia si debba passare anche per la sua toponomastica, quel complesso studio scientifico dei nomi di un luogo, considerati nella loro tipo di derivazione, composizione, origine.
Tutto decisamente molto vero, dal canto mio però anziché addentrarmi nell’articolato reticolo di un lungo passato, quello che mi sono chiesta non è tanto come mai una via abbia un nome anziché un altro, mi sono invece concentrata sulle personalità, su cosa hanno fatto questi personaggi, curiosa di conoscere chi attraverso il loro nome è ora mio vicino di casa. Un semplice gioco, ma simpatico nei suoi risvolti.
Il vicinato è illustre, fatto di Santi Martiri, come San Maurizio e Sant’Ottavio, quest’ultimo ritenuto uno dei primi martiri di Torino, poeti, musici e letterati, Niccolò Macchiavelli o Gioacchino Rossini, duchi di Savoia, ma la maggior parte delle viuzze più piccole dedicate a varie località mi porta a visitare il Piemonte settentrionale. Un tour tra storia locale e territorio insomma, fin qui tutto regolare. Le cose iniziano a cambiare quando perdendomi tra questi nomi e strade di Torino finisco anche per ritrovarmi tra la storia e le storie di Napoli. I primi indizi emergono quando per raggiungere il parco più vicino mi scontro con via Benevento, qualcosa qui mi dice che le strade iniziano ad incrociarsi. Il parco Colletta, quello da raggiungere, è decisamente una vasta area verde in piena città, un’ottima boccata di ossigeno. Ha una storia lunga alle spalle risalente al XVII secolo quando i Savoia progettarono un grande parco di caccia vicino alla città, tra la confluenza della Dora e della Stura con il fiume Po, ottenendo così la denominazione di Regio Parco, ma con l’assedio di Torino del 1706 il parco venne distrutto. Oggi questo ultimo come lo vediamo adesso è stato recuperato negli anni ’80 ed è dedicato a Pietro Colletta, storico e generale napoletano, la sua opera più importante? Storia del reame di Napoli dal 1734 al 1825, adesso si comincia a sentire una maggiore familiarità.
Coincidenze direte voi, una simpatica casualità di sicuro, ma quando dal parco decido di spostarmi verso il centro mi trovo ad attraversare quella grande strada che spesso sento chiamare dai torinesi semplicemente come Corso Regina, la domanda sorge spontanea, ma quale regina? Parliamo della Regina Margherita ovviamente, prima regina consorte di Italia. La sua figura storica è di certo quella di donna culturalmente acuta, una personalità carismatica, ma naturalmente la mia mente non riesce ad ignorare la leggendaria storia che la vede protagonista e che la lega all’origine della pizza Margherita, grazie al cuoco Raffaele Esposito che durante il soggiorno napoletano dei sovrani nel 1889 volle omaggiare la regina attribuendo il suo nome all’iconica pietanza.
In realtà i legami tra Napoli e la Regina non si esauriscono qui dal momento che soggiornò a lungo presso la reggia di Capodimonte, e molti sono gli aneddoti, a dire il vero spesso culinari, e come darle torto. Sembra infatti che dobbiamo ringraziare ancora lei e il suo fidato cuoco Raffaele Esposito anche per le chiacchiere, o bugie come qui conosciute, dolce carnevalesco semplice, ma gustoso.
Le contaminazioni tra le strade son tante e il gioco potrebbe sicuramente continuare, ma forse adesso è solo la mancanza di quell’altra e famosa margherita a guidarmi!
Annachiara De Maio
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