Cronache della peste. La retorica

Quello che davvero non sopporto più è tutta questa enfasi retorica sull’Italia. Rialzati Italia! Ce la faremo! Uniti si vince! E giù con Fratelli d’Italia cantata da dietro alle finestre sbarrate, i proclami d’amor patrio, i tricolori esposti accanto a (chissà perché?) drappi arcobaleno…

Manco avessimo vinto il Mondiale di Calcio… E Flash Mob e altre manifestazioni di giubilo che suonano, tutte, false come moneta di legno….

İntendiamoci. Io non sono un nostalgico dei Borboni o degli Asburgo – che, pure, non erano poi così male – ne’ della gloriosa Repubblica di San Marco. Insegno, da sempre, ai miei studenti che l’unità d’Italia fu chiaroscurale certo, ma necessaria. E nel mio personale Pantheon degli eroi ci stanno Garibaldi e Mazzini, Crispi e Cavour… Accanto all’Alfiere di Alianello e pure al von Trotta di Roth… E ci sta Monaldo Leopardi con De Maistre… E magari anche il Principe di Canosa a fianco di Ippolito Nievo. Che ci volete fare? Ognuno ha il suo modo di vedere le cose. E per me la bellezza dell’Italia sta proprio nelle sue contraddizioni storiche. La sua gloria nei vinti, forse anche più che nei vincitori…

Ma questa retorica patriottarda no. Non la sopporto proprio…

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